La Cina non tollera intromissioni soprattutto all’interno di questioni che ritiene siano interne alla Nazione. Una di queste è ovviamente la questione Taiwan che è già bollente negli ultimi mesi ma ora ha preso una piega differente con la visita dei parlamentari tedeschi a Taipei. Il governo cinese ha risposto duramente mettendo in chiaro la propria posizione.
Si tratta di una delicata questione che sta molto a cuore al governo di Jinping che ha, in prima persona, sollevato la faccenda anche durante il suo primo discorso dopo l’inizio nuovo mandato. Le autorità cinesi ritengono essenziale che venga rispettato il patto che prevede la One Cina o Grande o Unica Cina che significa sostanzialmente rispettare la sovranità cinese sui territori come Taiwan o anche Hong Kong.
L’intromissione statunitense della scorsa estate ha riportato la tensione ai massimi livelli e il governo di Pechino ha spiegato ribadito che farà tutto ciò che ritiene necessario per proteggere la sovranità territoriale della Cina.
La storia tra Cina e Taiwan è qualcosa che ha segnato entrambe le nazioni e che si trascina da molti anni. L’isola è stata per diverso tempo sotto l’influenza nipponica e ciò ha trasformato la cultura della popolazione. Nonostante il dominio di Taipei sia stato variegato, la Cina ha poi ripreso ufficialmente la sovranità del territorio taiwanese.
I cittadini dell’isola però hanno sviluppato usanze e cultura differente rispetto al resto del territorio cinese e questo ha creato il desiderio in Taiwan di essere indipendente. Le autorità cinesi hanno sempre ribadito che, nonostante la concessione di una certa autonomia governativa e organizzativa, l’isola sia comunque di diritto appartenente alla sovranità di Pechino. Questo riprende il concetto di unica Cina sopra citato.
La visita di Nancy Pelosi a Taiwan ha gettato nel caos il governo cinese che ha visto la provocazione statunitense come un affronto. Xi Jinping ha immediatamente manifestato il suo dissenso e questo anche perché Taiwan ha intensificato i rapporti commerciali e, sopratutto, quelli riguardanti i chip che hanno sollevato la famosa guerra tecnologica tra Usa e Cina. Proprio alle limitazioni volute da Biden che hanno arrecato danno all’economia di Pechino si sono contrapposte invece al fatto che Taiwan sia una delle maggiori produttrici di semiconduttori.
Ora la situazione ha preso una piega ancora più delicata con la visita inattesa a Taiwan da parte di funzionari governativi occidentali.
Pechino ha reagito duramente dopo la visita inattesa di diversi parlamentari tedeschi a Taiwan. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha comunicato che “la Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare fermamente la sovranità nazione e l’integrità territoriale”. Ma ha anche attaccato duramente Berlino ricordando la passata storia bellica della Germania.
Il portavoce ha poi affermato con decisione: “Chiediamo subito a questi uomini politici tedeschi di rispettare scrupolosamente il principio One China e di interrompere immediatamente tutte le interazione con le forze separatiste che promuovono l’indipendenza di Taiwan e di inviaer dei segnali sbagliati a questi ultimi. La Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare fermamente la sovranità nazione e l’integrità territoriale”.
Wenbin concluso poi la sua dichiarazione dicendo: “La causa profonda del problema di Taiwan è precisamente che la legge della giungla, l’egemonia, il colonialismo, il militarismo e il nazionalismo hanno dilagato nel mondo e la Cina ne ha sofferto profondamente. La Germania ha una lezione storica profonda e dolorosa a questo riguardo”.
La fermezza delle parole parole pronunciate riflette la tensione che sta lentamente aumentando e che fa tenere alle autorità internazionali che la questione possa portare a dure conseguenze.
La Cina ha intanto intensificato le esercitazioni vicino all’isola ritenuta ribelle e sta chiaramente dando dimostrazione della sua potenza militare ma anche delle sue intenzioni. Taiwan rimane di competenza territoriale cinese e se necessario Jinping si mobiliterà per una riconquista armata di ciò che ritiene proprio. Aver permesso di organizzarsi in maniera autonoma alla provincia cinese non significa assolutamente che Pechino abbia deciso di non esercitare la territorialità su Taiwan.
La Cina ha deciso di mandare 57 aerei militari e 4 navi da guerra nei pressi di Taiwan per continuare le esercitazioni di combattimento congiunte dell’aeronautica e della marina cinese. Le esercitazioni sono state annunciate lo scorso 8 gennaio dal Comando del teatro orientale.
Il Ministero della Difesa di Taipei nel mentre ha riferito che 28 aerei hanno attraversato la linea mediana dello stretto di Taiwan. Hanno violato il perimetro di sudovest della zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan, venendo meno ai patti presi in precedenza. Taipei ha risposto alla provocazione mettendo in campo navi, aerei e sistemi missilistici terrestri, oltre a emettere allarmi radio.
Quello andato in scena è stato il secondo round di esercitazioni militari condotte dall’Esercito popolare di liberazione cinese intorno a Taiwan nelle ultime due settimane, da quando il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato a dicembre il National Defense Authorization Act, che autorizza gli Usa a elargire 10 miliardi di dollari in prestiti a Taiwan per acquistare armi americane nel prossimo quinquennio.
Questo ha scatenato il malcontento di Jinping e delle istituzioni cinesi che non hanno intenzione di rinunciare alla provincia cinese di Taiwan. Si preannuncia un delicato periodo che potrebbe portare a un conflitto e soprattutto per le intromissioni occidentali.
La Cina ha ribadito che le manovre sono relative a “operazioni di polizia congiunte, di prontezza al combattimento ed esercitazioni di combattimento effettive”. Il governo di Taipei ha condannato duramente le esercitazioni cinesi affermando che stanno aumentando appositamente l’instabilità nello stretto e nella regione.
Il portavoce dell’ufficio presidenziale Xavier Chang ha affermato: “Attraverso varie affermazioni e ragioni infondate, le forze comuniste hanno costantemente condotto operazioni militari intorno a Taiwan negli ultimi giorni. Per questo, l’ufficio presidenziale esprime la sua grave condanna”.
il portavoce del comando del teatro orientale dell’esercito cinese il colonnello Shi Yi ha precisato inoltre che: “Lo scopo delle esercitazioni è testare le capacità di combattimento congiunto e anche contrastare risolutamente le azioni provocatorie delle forze esterne e delle forze separatiste indipendentiste di Taiwan”.
Gli analisti sostengono che le ultime esercitazioni varate da Pechino sarebbero da intendere come addestramento ad alta intensità per rafforzare le capacità di combattimento delle forze cinesi. Avrebbero anche lo scopo di far comprendere agli Stati Uniti e al Giappone la posizione di Pechino, nel caso in cui Washington e Tokyo, in futuro, dovessero appoggiare ulteriormente Taiwan.
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