Sono giorni pieni di incontri inattesi ma anche strategici come quello in Ucraina del presidente Biden ma anche quello tra Zelensky e Meloni che ha già avuto modo ieri di incontrare il premier polacco. Oltre a questo la tensione è molto alta anche a causa delle vicende che ruotano intorno a Cina e Usa partendo dal pallone spia, dove in realtà emerge che gli ultimi palloni abbattuti dall’esercito statunitense siano presumibilmente amatoriali, a ciò si aggiunge la delicatissima questione di Taiwan e ovviamente anche le dichiarazioni degli Stati Uniti riguardo alla Cina, inseriti nel contesto della guerra in Ucraina.
Ovviamente dopo le accuse di Blinken che incolpava la Cina di aver intenzione di fornire armi letali a Mosca e, anche l, dopo le dichiarazioni sul pallone spia sono arrivate le risposte da parte delle autorità cinesi. Ciò che preme molto a Pechino è il fatto che la responsabilità di una parte del conflitto attuale in Ucraina causato dall’invasione russa venga dato alla Cina.
Dopo che il presidente Xi Jinping ha deciso di instaurare una partnership con Putin profonda e improntata ad una collaborazione e cooperazione a lungo termine, il resto del mondo ha alzato le antenne dall’allerta sicurezza perché questa vicinanza potrebbe essere pericolosa per la comunità globale.
Le accuse mosse da Blinken che vedono la Cina a fornire armi non letali ora ma ben presto, secondo la teoria statunitense, la fornitura potrebbe essere di componenti letali dei quali, anche lo stesso segretario di Stato Usa ha detto che fanno parte anche le munizioni di armi non sono piaciute a Pechino e hanno alimentato la teoria del complotto occidentale.
La reazione del governo cinese non è stata di certo quella di prendere atto delle notizie, ma è arrivata dapprima la precisazione dell’alto funzionario degli esteri cinese Wang e nella giornata di oggi, martedì 21 Febbraio, Il ministro degli Esteri cinese Qin ha precisato la sua posizione in merito alla questione statunitense ma soprattutto in merito alla sicurezza cinese.
Il nuovo ministro degli Esteri cinese ritiene che gli Stati Uniti abbiano la colpa di aver accusato la Cina di essere parte integrante del conflitto in Ucraina e, soprattutto, di aver insinuato e dichiarato ufficialmente che il governo di Pechino potrebbe fornire armi letali a Mosca da impiegare nel conflitto in Ucraina.
La reazione delle autorità cinesi è arrivata mediante una dichiarazione del ministro degli Esteri Qin, che ha sostituito l’ex ministro Wang, e, proprio oggi, mentre esponeva alla nazione il nuovo documento sulla sicurezza cinese ha utilizzato l’occasione anche per rivolgersi anche alle autorità Usa.
Ha precisato innanzitutto che la Cina è “profondamente preoccupata” per l’escalation All’interno del conflitto in Ucraina e che a questo punto potrebbe tranquillamente “sfuggire al controllo”.
La tensione attuale Tra Stati Uniti e Cina scaturisce oltre che per le questioni bilaterali come il pallone spia anche dal fatto che Jinping si è impegnato in una partnership senza limiti con Putin e ha inoltre evitato di condannare l’invasione russa e inoltre emergono notizie da fonti locali, come cita anche il Guardian, che parlano di alti funzionari cinesi che hanno offerto addirittura un sostegno chiaro ed esplicito alla Russia.
La Cina ha precisato e sottolineato la sua neutralità all’interno della guerra in Ucraina e ha invece additato gli Stati Uniti e la NATO come in parte fondamentale nell’alimentare il conflitto attuale.
Dopo le dichiarazioni rilasciate dagli Stati Uniti, sul coinvolgimento cinese nel conflitto in Ucraina, l’ex ministro degli Esteri e massimo diplomatico cinese Wang ha spiegato alla Conferenza di Monaco l’intenzione di creare un piano di pace tra Ucraina e Russia. Dopodiché, dal territorio russo dato che il funzionario di Pechino si è recato in visita a Mosca, ha precisato che avrà modo anche di tenere un discorso dalla Russia.
Qin ha riferito che: “Dallo scoppio della crisi, la Cina ha assunto una posizione obiettiva e imparziale basata sul merito della questione” spiegando anche che: “Esortiamo alcuni paesi a smettere immediatamente di alimentare il fuoco, a smettere di addossare la colpa alla Cina e a smettere di esaltare l’Ucraina oggi, Taiwan domani”.
La risposta alle affermazioni di Washington che affermava sabato la possibilità di un intervento cinese nel fornire alle truppe russe armi letali è stata un susseguirsi di attacchi diretto e indiretti che hanno riempito anche i quotidiani statli.
Il funzionario Usa ha spiegato alla NBC News che: “Ci sono vari tipi di assistenza letale che stanno almeno pensando di fornire” precisando inoltre che sarebbero stati forniti ulteriori dettagli.
Ieri pomeriggio un alto funzionario cinese ha precisato che gli Stati Uniti non sono in grado e neanche tenuti a effettuate conferenze n merito alla Cina riguardanti il conflitto ucraino. Wang ha anche precisato in maniera nervosa che sono stati gli USA a “versare armi sul campo di battaglia”.
L’ultima settimana è stata caratterizzata, se si guarda nel dettaglio, da numerosi commenti pervenuti da Pechino nei confronti di Washington e questo si evince anche da ciò che viene pubblicato all’interno dei media cinesi. Oltre alle comunicazioni e dichiarazioni ufficiali da parte di funzionari cinesi e statunitensi, anche i saggi e gli articoli emersi dai media statali di Pechino rivelano una certa intolleranza verso gli Stati Uniti, che non è celata ma è ben visibile soltanto dando un’occhiata ai titoli degli articoli pubblicati. Molti mettono in guardia la Cina e i cittadini cinesi riguardo ai pericoli “L’egemonia statunitense” e sostanzialmente accusano le autorità Usa di continuare a recitare una parte che va a screditare il governo cinese e alimentare la paura di una possibile minaccia da parte di Pechino.
Non solo la questione Ucraina e Russia ma anche la delicata questione di Taiwan sono state caricate di informazioni negli ultimi giorni per plasmare e giustificare, probabilmente, le azioni e le dichiarazioni di Pechino.
Un editoriale pubblicato sul China Daily esprime esattamente la volontà di far emergere le calunnie degli Stati Uniti verso Pechino e le sue autorità, l’articolo riporta: “Sono gli Stati Uniti che hanno minacciato la sovranità e l’integrità territoriale della Cina interferendo continuamente nei suoi affari interni, che si tratti di Taiwan, Xinjiang, Hong Kong o Tibet. Gli Stati Uniti che gridano ‘minaccia cinese’ non sono altro che un ladro che grida ‘ferma il ladro'”.
In un altro editoriale proposto dal Global Times, noto tabloid nazionalista, emerge l’ipotesi che le dichiarazioni di Blinken siano state fatte per destabilizzare l’economia e il commercio tra Cina e Russia e minare così lo sviluppo cinese.
Questi sono soltanto due esempi ma la realtà editoriale statale propone numerosi articoli che puntano a difendere le autorità cinesi e a classificare la tattica statunitense come un piano discriminante sotto il più disparati ambiti partendo dal commercio fino all’indipendenza di Taiwan, ma sostanzialmente fanno ricadere la colpa agli Stati Uniti per le tensioni emerse in Ucraina, con Taiwan ma anche nei confronti di paesi come l’Iran con il quale Pechino sta stringendo un legame molto intenso insieme alla Russia.
Ovviamente Jinping sostiene che le tensioni a Taiwan siano in gran parte alimentate dagli Usa e, soprattutto, dopo le ripetute visite effettuate sull’isola la ritenuta ribelle ma di sovranità territoriale cinese. Sostanzialmente Pechino vede questo come una tattica per penalizzare economicamente la Cina e rallentare la sua espansione commerciale. Il capo di Stato cinese ha precisato, già dal discorso di apertura dopo essere stato eletto per il suo terzo mandato, che intende annettere Taiwan e questa è per lui una priorità. Il nervosismo cresce di ora in ora a Taipei dato che la popolazione e in gran parte indipendentista e vede nella riunificazione con la Cina continentale un privarsi della propria identità conquistata nel corso degli anni.
Il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen ha spiegato pubblicamente che il governo sta: “Rafforzando i legami militari” con l’esercito statunitense e ha annunciato nuove esercitazioni congiunte in maniera da preservare la sicurezza dell’isola in caso di attacco. Precisando anche che Taipei collaborerà con altri governi su questioni di espansionismo autoritario ma non sono state fornite informazioni in più in merito alla questione nonostante abbia sollevato interesse globale.
Nelle scorse ore il nuovo ministro degli Esteri Di Pechino Qin ha proposto un nuovo documento del governo inerente ai piani per un’iniziativa di Sicurezza globale e la notizia di questa proposta, era già emersa dallo stesso capo di Stato Jinping al forum di Boao lo scorso Aprile, sta caricando le autorità di apprensione e curiosità in quanto punta alla riforma dei rapporti internazionali.
In realtà il documento ho mostrato anticipava soltanto i principi base delle autorità cinesi e non veniva spiegato nel dettaglio logistica e specifiche di questo progetto di sicurezza globale.
Il documento riporta testualmente che: “L’iniziativa sarebbe sostenuta dalle Nazioni Unite e sosterrebbe un concetto di sicurezza comune, rispettando e salvaguardando la sicurezza di ogni paese, per risolvere le controversie attraverso il dialogo e la consultazione”.
Oggi è stato precisato inoltre che l’opposizione di Pechino alle sanzioni continua e questa non è di certo una novità ma una posizione nota di Jinping.
Viene precisata spesso in questi giorni dalle autorità cinesi l’importanza del preservare l’integrità territoriale di tutti i paesi ed anche la loro sovranità. Questo ovviamente in riferimento alla riunificazione della Cina con Taiwan e ciò alimenta ancor di più la paura di un’imminente azione atta alla riconquista dell’isola.
Wen-Ti Sung, un esperto di Cina presso l’Australian Centre on China in the World dell’Australia National University ha spiegato che, a suo avviso, dopo aver analizzato il documento, emerge chiaramente come questo sia Più una strategia concettuale che propone una sorta di messaggistica strategica piuttosto che è una strategia ponderata e accuratamente ricercata e questo non fa che alimentare l’ambiguità di Pechino sia in merito alla guerra in Ucraina e alla posizione con la Russia ma anche nella questione Taiwan.
Nonostante mancasse una strategia di attuazione della teoria il documento presentava però dei dettagli specifici e ben argomentati come ad esempio l’elenco delle istituzioni multilaterali Come per esempio l’Asean ovvero l’Unione africana e la Lega araba.
Sung ha spiegato in un’intervista rilasciata al Guardian che : “Il documento GSI non nomina l’Unione Europea, o qualsiasi organizzazione regionale in Europa, ad esempio la NATO, come un veicolo legittimo per la governance della sicurezza regionale o la risoluzione delle controversie. Perché la Cina vuole ancora aiutare la Russia, e non vuole dare legittimità all’Ue o alla Nato che giocano un ruolo di primo piano nel negoziare la fine della guerra in Ucraina. L’omissione è significativa”.
Quello che emerge chiaramente è la volontà di Pechino di differenziare la questione Taiwan da quella in Ucraina e lo ha fatto accusando fortemente Stati Uniti e paesi occidentali che vedono invece schierato il governo cinese al fianco del conflitto causato dall’invasione russa.
Gli Stati Uniti stanno attendendo con scetticismo la proposta che dovrebbe appunto arrivare direttamente da Jinping nei prossimi giorni completa, ma che è già stata lungamente discussa nelle ultime ore data la tensione che aleggia tra le istituzioni internazionali in questo preciso periodo storico.
Anche la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha rivelato che le intenzioni Della Cina in merito a Taipei sono chiare e definite e quando è stato chiesto al funzionario Wang se potesse rassicurare la comunità internazionale in merito alla questione su Taiwan la risposta del funzionario è stata quella di affermare che l’isola non è mai stata e mai sarà un paese autonomo. Precisando inoltre che: “Questa è la vera realtà della questione di Taiwan”.
Fondamentalmente sembra che lo scopo della Global security Initiative sia quello di fornire un’alternativa al modello di alleanze militari internazionali e soprattutto rispetto a quelle statunitensi e di dipingere Pechino come un’autorità responsabile e affidabile.
Qin ha spiegato che l’iniziativa è aperta a tutti i paesi e la comunità internazionale dovrebbe prendervi Parte prendendo anche delle decisione.
Precisando inoltre nel documento condiviso che: “Le divergenze e le controversie tra i paesi dovrebbero essere risolte attraverso il dialogo e la consultazione invece che attraverso la guerra e le sanzioni. Le grandi potenze dovrebbero assumersi le dovute responsabilità e facilitare i negoziati basati sui bisogni e sui desideri dei paesi coinvolti creerà solo maggiori difficoltà. Le grandi potenze hanno un dovere speciale e importante nel mantenere la pace e la sicurezza internazionale e dovrebbero assumere un ruolo guida nella promozione dell’uguaglianza, della cooperazione e dello stato di diritto La Cina rifiuta risolutamente la guerra nucleare e invita le potenze nucleari a comunicare e cooperare”.
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