Partite da Shanghai e adesso anche nel resto del Paese, migliaia di persone hanno protestato in Cina contro il presidente Xi Jinping e le restrizioni.
Scesi in piazza con dei fogli bianchi in mano – che in Cina rappresentano il lutto – i manifestanti per protestare contro i durissimi lockdown per contenere il Covid. Lo scorso venerdì 10 persone erano morte a causa di un incendio, rimanendo intrappolate nell’edificio pare proprio a causa delle restrizioni. Nell’ultima settimana nuovi positivi ancora in crescita.
Cina, potreste a Shangai contro il lockdown
Le proteste in Cina si sono intensificate, soprattutto dopo l’incendio a Urumqi. Da mesi ormai la decisione di Pechino di attuare la politica “Zero Covid” ha compromesso la vita dei cittadini, scesi in piazza in queste ore in segno per esprimere il loro dissenso.
Nello Xinjiang sono 10 le vittime dell’incendio scoppiato venerdì in un edificio – che ha dato vita alle proteste – rimaste bloccate nella loro abitazione proprio a causa del lockdown. In quel momento la zona era stata circoscritta per evitare la diffusione del Covid, e molti inquilini avrebbero avuto difficoltà a mettersi in salvo.
La gente nella giornata di sabato si è dunque scagliata contro il governo, e si è riversata a Shangai proprio nella via che deve il nome alla città di Urumqi con i mano dei fogli bianchi in segno di lutto, per esprimere la loro insofferenza nei confronti della politica del partito comunista. Molte delle vittime dell’incendio, secondo i media locali, sono giovani non ancora trentenni.
Cina, il lockdown non basta: aumentano i contagi
Non solo a Shangai le proteste. La polizia ha disperso i manifestanti anche in altre zone del Paese, e secondo alcuni testimoni diversi manifestanti sarebbero stati arrestati. Disordini anche all’Università di Pechino, Nanchino e a Wuhan, e ancora in altre città dello Xinjiang. La gente ha intonato dei cori contro il presidente Xi Jinping.
Ma i casi continuano ad aumentare in Cina, dove la politica dello Zero Covid pare non stia dando i frutti desiderati. Complice anche la scarsa efficacia del vaccino cinese – che il governo continua ad utilizzare in maniera esclusiva – negli ultimi giorni la Cina ha registrato il maggior numero di casi dall’inizio della pandemia, ossia 39.506, mentre la scorsa settimana i casi erano stati meno di 30mila.
Numeri che stanno spingendo il governo ad intensificare le restrizioni, anche se a novembre lo Stato aveva garantito che i lockdown sarebbero via via diminuiti.