Il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, snocciola le principali questioni legate alla crisi del gas, individuando le soluzioni europee e nazionali in grado di alleviare il costo della crisi.
Cingolani, intervenuto a un webinar per parlare del piano della Commissione Europea REPowerEU, tranquillizza anche la platea sulla disponibilità italiana di gas, per cui il Paese non rischierebbe per l’inverno.
La discussione più accesa e controversa a livello europeo è quella sul tetto al prezzo del gas. Cingolani in tal senso afferma come ci siano dei passi avanti sulla questione, ma al contempo denuncia la lentezza europea nel giungere a una decisione effettiva: per il ministro l’aver cercato di garantire una risoluzione compatta e univoca ha rallentato i tempi della risposta.
È infatti palese come il problema energetico non sia dovuto a una scarsità di gas, bensì alle manovre speculative al rialzo a cui è sottoposto nel mercato TTF di Amsterdam (la piazza affaristica dove si decide il costo dell’energia per l’Europa).
Secondo il ministro dell’Energia del governo Draghi il price cap sarà approvato sotto forma di intervallo di costo consentito: ossia si vorrebbe indicare una forchetta di valori, minimo e massimo, entro la quale affidare alle logiche di mercato la definizione del prezzo.
Un sistema misto dunque di mercato libero e controllato dove gli investitori possono operare determinando fluttuazioni nel costo dell’energia che tuttavia non può oltrepassare un limite prefissato, il quale dovrebbe prevenire i fenomeni speculativi odierni.
Maggiori dettagli potrebbero giungere mercoledì dalla Commissione UE; da ciò che filtra i tetti potrebbero essere due: uno rivolto ai Paesi fornitori “amici”, probabilmente meno rigido e strutturato su contratti a lungo termine (meno soggetti alla volatilità del mercato), un secondo tetto relativo al prezzo dell’energia elettrica.
Il nodo principale insoluto resta il differenziale tra prezzo amministrato e di mercato: il Consiglio non sembra aver raggiunto un’intesa su chi debba pagare questa differenza e come.
Cingolani torna poi su un tema molto divisivo per politica e società italiana: la nave rigassificatrice a Piombino. Com’è noto, la città marittima toscana si è opposta alla posa dell’opera al largo delle sue coste e la stessa amministrazione cittadina, guidata da Fratelli d’Italia, si è detta recalcitrante all’iniziativa.
Il governo ha già motivato la scelta indicando in Piombino l’unico porto dotato delle strutture e infrastrutture necessarie per immettere il gas, riconvertito da liquido (GNL) in aeriforme dalla nave rigassificatrice, nella rete energetica nazionale.
Secondo il ministro dell’Energia ci si troverebbe di fronte a un problema NIMBY (Not In My Back Yard, ossia “non nel mio cortile”), il quale, però, sta generando una questione di sicurezza nazionale che avrà dei precisi responsabili, se la situazione di stallo dovesse permanere.
Inoltre, prosegue Cingolani, la nave verrebbe ormeggiata al largo di Piombino per un periodo concordato di tre anni, per poi essere trasferita in un sito non invasivo, cosa che dovrebbe sgonfiare ulteriormente i timori della cittadinanza, secondo il responsabile del MiTE.
Concludendo il ministro rassicura sul livello degli stoccaggi i quali, ormai pieni, dovrebbero garantire un inverno tranquillo sul versante disponibilità di utilizzo effettivo di gas, non altrettanto sul fronte prezzi per il consumatore, la cui volatilità si vorrebbe però circoscrivere con la travagliata approvazione del price cap comunitario.
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