Ciro Esposito ha riconosciuto il suo assassino e lo ha indicato in Daniele De Sanctis, detto Gastone, mentre era in un letto di ospedale, ferito e sofferente, poco prima di entrare in coma. Al termine delle indagini per la morte del giovane tifoso napoletano, arriva la svolta forse definitiva: è la trascrizione della registrazione del suo interrogatorio fatto in presenza della criminologa Angela Tibullo, nominata consulente per la parte civile dai legali che lo assistono, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani. Accanto a lui c’è anche la madre, Antonella Leardi. Quando gli viene mostrata la foto di De Sanctis, Ciro non ha dubbi: “È stato lui a spararmi”. Due settimane dopo, Ciro entrerà in coma che lo porterà alla morte.
La trascrizione dell’interrogatorio sembra togliere ogni dubbio. Ciro Esposito è in ospedale, ha la voce fioca ed è molto sofferente: al suo fianco c’è mamma Antonella e la dottoressa Tibullo che gli chiede come si sono svolti i fatti.
La criminologa gli chiede perché si trova in ospedale. “Mi hanno sparato”, è la sua risposta. Lo hanno colpito mentre andava a vedere la partita, continua, il biglietto l’aveva comprato a Napoli, dove abita. Il dialogo tra i due continua con le domande della consulente.
Ciro parla chiaramente di più persone che lo hanno aggredito, con indosso i caschi: solo uno non l’aveva ed è quello che gli ha sparato. “Perché ti ha sparato?”, chiede la Tibullo.
La voce di Ciro si fa sempre più debole, eppure risponde: racconta di aver visto tanta gente, i bambini su quel pullman contro cui venivano lanciate le bombe carta, è intervenuto per difenderli. Poi ha visto “il chiattone”, quello grasso con un termine dialettale. “Era fuori di testa”, si ricorda che prima gli aveva dato due schiaffi. Le parole di Ciro sono difficili da sentire, la dottoressa Tibullo le traduce. “Hai incontrato questo che non stava bene con la testa, ha preso la pistola e ha sparato, ma questo che ti ha sparato ha preso così la pistola e ti ha sparato o stavate urlando o è caduto? Era a terra, era alzato?”, gli chiede. “Stava in piedi e poi a terra e parlava con accento romano”. Poi l’ultima decisiva domanda, mentre gli mostrano la foto di De Sanctis. “Sì, è lui”.
Daniele De Santis ha sparato prima di essere aggredito
Già in precedenza erano emersi dettagli sulla dinamica dei fatti che sembrano inchiodare “Gastone”. Secondo il PM, Daniele De Santis avrebbe sparato prima di essere aggredito dai tifosi. La Procura respinge la versione dei carabinieri del Racis. La Procura di Roma ha ricostruito in maniera precisa la dinamica dei fatti. Da quanto è emerso, Gastone avrebbe assaltato gli autobus napoletani con fumogeni e bombe carta. Tutto ciò avrebbe suscitato la reazione dei tifosi e quindi ci sarebbero stati gli spari di De Santis.
Però gli spari sarebbero appunto avvenuti prima che lo stesso Gastone venisse sopraffatto dai tifosi. La Procura, per questa ricostruzione, si è basata sul sangue di uno dei napoletani feriti e sulle tracce dello stesso Gastone sulla pistola. Inoltre sono stati evidenziati sui guanti di De Santis dei rilevanti residui di polvere da sparo, che fanno propendere proprio per l’ipotesi avanzata. A quanto pare De Santis si sarebbe liberato dei guanti successivamente.
Un nuovo video dell’agguato al tifoso del Napoli
Un nuovo video inedito mostra gli istanti in cui Ciro Esposito viene raggiunto da un colpo di pistola. Le immagini sono state girate con un telefonino da un tifoso partenopeo bloccato sul bus davanti al Ciak Village: la famiglia del giovane, morto dopo 50 giorni di agonia, lo ha consegnato alla Digos della Capitale perché possa aiutare a stabilire la verità e tutte le responsabilità che quel 3 maggio portarono alla morte di Ciro. Nel video, di circa due minuti, si sente chiaramente il rumore dello sparo: si vedono poi i tifosi che portano Ciro, già incosciente, lontano dal luogo della sparatoria e gli prestano i primi soccorsi. Dopo un minuto, sul posto arriva una volante della Polizia: un agente in borghese si dirige verso il luogo dove Ciro è stato colpito su indicazione dei tifosi.
Il video è molto importante per la famiglia di Ciro Esposito. Il padre, Giovanni Esposito, lo ha inviato alla Digos tramite il suo avvocato, Angelo Pisani, che poi lo ha diffuso. “È un dolore enorme che non troverà pace finché tutti i colpevoli non saranno in carcere”, racconta l’uomo al Mattino di Napoli. Sono immagini terribili per lui e la sua famiglia ma che possono far luce su quanto accaduto quel giorno. Sono tante le domande che quel video solleva: perché i soccorsi sono arrivati dopo un’ora? Perché l’agente in borghese non si è diretto subito verso Ciro, già accasciato a terra? “Vorrei sapere perché quando sono arrivati i soccorsi il primo ad essere trasportato in ospedale è stato De Santis? Perché De Santis è stato portato al Gemelli e mio figlio al San Pietro dove non c’è una sala di rianimazione. E si è così perso altro tempo”, prosegue ancora. Rimane il dolore per una perdita enorme, quella di un figlio che era andato a vedere una partita di calcio, in un giorno in cui “lo Stato non ha funzionato”, conclude.
Le indagini sui responsabili
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Le indagini sui responsabili dell’aggressione nei confronti di Ciro Esposito vanno avanti. L’ultimo aggiornamento risale agli inizi di agosto quando la Procura iscrisse nel registro degli indagati quattro ultrà della Roma con l’accusa di concorso in omicidio. Gli indagati erano sotto osservazione da parte della Digos che aveva già effettuato le perquisizioni del caso, arrivando a raccogliere elementi importanti per la loro iscrizione nel registro degli indagati. I quattro sono accusati di essere i complici di Daniele De Santis, accusato di essere l’omicida di Ciro Esposito.
Fin dall’inizio, comunque, ci sono stati alcuni elementi decisivi, che avrebbero fatto ricadere la responsabilità su De Santis. In particolare le dichiarazioni di tre testimoni sono state concordi nel vedere l’ultra della Roma esplodere i colpi di pistola. In ogni caso De Santis sarebbe stato l’unico ad esplodere i petardi, che avrebbe scatenato una vera e propria reazione da parte dei tifosi napoletani. Questi ultimi si sarebbero armati di spranghe e avrebbero aggredito De Santis: ora gli investigatori stanno avrebbero capito chi sono gli altri assalitori che, secondo le indagini e le testimonianze raccolte, portavano in testa un casco nero integrale.
I funerali di Ciro a Scampia
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Lo scorso 28 giugno migliaia di persone sono arrivate da tutta Italia a Scampia per salutare Ciro Esposito, nella piazza Grandi eventi, che alcuni tifosi per l’occasione hanno voluto intitolare al tifoso, morto prima della finale di Coppa Italia. Sulla bara, tra i tanti fiori, anche quelli mandati dai tifosi del Borussia Dortmund. La madre Antonella ha voluto ricordare il figlio con queste parole: “Solo quando sono andata a Roma, dopo gli incidenti, ho saputo che il ragazzo in fin di vita era mio figlio. Questo ragazzo aveva mille motivi per bestemmiare il nome di Dio, invece non l’ha mai fatto, abbiamo pregato a lungo insieme. Ora Ciro non c’è più, ma sono sicura che vive nella gloria di Dio. Grazie a tutti voi, che siete venuti da tutta Italia. Mantenete sempre alto il nome di Ciro Esposito, non dimenticate mai“.
L’agguato in cui rimase ferito il ragazzo avvenne poche ore prima della finale di Coppa Italia, giocata a Roma tra Napoli e Fiorentina, che fu preceduta da scontri e tensioni per le strade della capitale. La partita iniziò in ritardo, e si parlò tanto di Genny ‘a Carogna, l’ultras che contrattò l’inizio del match con i giocatori e con le forze d’ordine.
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A Ciro Esposito sarà intitolato il campo di calcio comunale di Scampia in via Hugo Pratt. Lo ha detto il presidente dell’ottava municipalità Angelo Pisani, che ha firmato il decreto relativo. Una targa con la frase “All’eroe Ciro” sarà applicata alle pareti della struttura sportiva. Pisani ha inoltre avanzato richiesta al sindaco de Magistris di dedicare la curva A della struttura di Fuorigrotta alla memoria di Ciro.
[K.I.]
L’annuncio della morte di Ciro
La vita del tifoso 30enne di Scampia ferito da colpi di pistola in un agguato il 3 maggio, poche ore prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina-Napoli a Roma, è stata stroncata da un’infezione polmonare che ha aggravato una situazione già compromessa. Il giovane al momento risulta clinicamente morto già martedì 24 giugno ed era tenuto in vita da farmaci e macchinari. La situazione era molto grave, come ha confermato anche il legale della famiglia: nella camera d’ospedale dove è stato ricoverato e dove la madre, Antonella Leandri, è stata al suo capezzale, è entrato anche un prete per dargli l’estrema unzione. Le notizie sul peggioramento delle condizioni del tifoso partenopeo sono filtrate dalla pagina Facebook ”Ciro Esposito non mollare”, su cui amici e conoscenti hanno fatto sapere che i medici del Policlinico Gemelli hanno chiamato i parenti al capezzale del ragazzo. Tanti, tantissimi i messaggi di solidarietà per il giovane. Accanto a lui, in ospedale, c’è stata la madre che non lo ha mai abbandonato un attimo da quel 3 maggio, quando alcuni colpi di pistola esplosi in un agguato prima della partita di Coppa Italia, lo colpissero. Grande tifoso del Napoli, Ciro ha ricevuto in questi mesi il sostegno di tifosi di tutta Italia: tra questi anche il suo idolo, Diego Armando Maradona, che ha lasciato il suo messaggio personale diretto a Ciro su una maglia dell’Argentina.
De Santis in carcere
Per il ferimento di Ciro Esposito è detenuto con l’accusa di tentato omicidio, Daniele De Santis. Secondo gli inquirenti, l’ultrà romanista, noto come Gastone, ha fatto fuoco in direzione di alcuni tifosi del Napoli, tra cui Ciro Esposito, nel corso di una rissa scoppiata dopo che De Santis, assieme ad altre tre persone ancora da identificare, aveva provocato alcuni tifosi del Napoli a bordo di un bus con lanci di oggetti e fumogeni.
L’aggressione
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Ciro Esposito, supporter partenopeo di 27 anni, è stato aggredito e ferito gravemente. E’ stato colpito alla colonna vertebrale. E’ stato subito portato all’ospedale Villa San Pietro, dove è stato operato e poi trasferito al Policlinico Gemelli. In totale tre tifosi del Napoli sono stati raggiunti da colpi di pistola. L’arma è stata poi ritrovata e con essa sono stati rintracciati anche nove bossoli. In totale negli scontri sono rimaste ferite circa dieci persone. Le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate su Daniele De Santis, che è stato interrogato dalla Polizia.
Gli scontri fuori dallo stadio
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Tutta la città di Roma è stata coinvolta in quell’occasione in una serie di scontri. Tutta la giornata è stata caratterizzata da incidenti che hanno interessato i tifosi. Soprattutto la tensione è salita, quando i tifosi delle due squadre hanno cominciato a scontrarsi tra di loro. A quanto pare ai momenti di tensione avrebbero partecipato anche gli ultras della Roma. Ci sarebbero stati anche degli scontri tra i tifosi e le forze dell’ordine. Gli agenti cercavano di scortare le tifoserie, perché non venissero a contatto. Proprio contro le forze dell’ordine impegnate in questa operazione sono stati lanciati bottiglie ed oggetti vari. I momenti più alti di tensione si sono svolti nei pressi di Ponte Milvio e in altre zone vicine all’Olimpico.
La follia in campo
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Episodi drammatici si sono verificati anche in campo, visto che le tifoserie hanno svolto un ruolo di primo piano in questo scontro calcistico, che è stato fortemente segnato da quella che a buon diritto può essere definita come una vera e propria follia. Nelle curve si è registrata una certa tensione e i tifosi del Napoli hanno chiesto di non giocare. Poi il centrocampista del Napoli Marek Hamsik è andato sotto la curva nord, per trattare con i tifosi, mentre venivano esplosi dei petardi. Questi ultimi hanno colpito un vigile del fuoco, che è rimasto stordito.
Si è detto, così almeno si sarebbe capito da ciò che è avvenuto in campo, che si sarebbe instaurata una trattativa con i tifosi, i quali avrebbero deciso che la partita avrebbe potuto avere luogo. In particolare un ruolo determinante in questo senso sarebbe stato attribuito al capo ultras chiamato Genny ‘a carogna, che avrebbe dato il suo “consenso”.