Claudio Ranieri è stato esonerato dal ruolo di allenatore del Leicester, ora è ufficiale dopo qualche rumors preliminare. La dirigenza delle Foxes ha sollevato dall’incarico il mister italiano protagonista meno di un anno fa dello storico e incredibile successo in Premier League. Attualmente, la squadra campione in carica latita nelle ultime posizioni di Premier League ed è in piena lotta per non retrocedere, pur tuttavia si è qualificata per gli ottavi di finale di Champions League con più di una prospettiva di passaggio ai quarti dopo la sconfitta non così pesante per 2-1 sul campo del Siviglia. Ciò che è accaduto oltre Manica è il risultato di una dirigenza che non ha certo brillato per riconoscenza e rispetto verso chi ha saputo raggiungere un obiettivo pazzesco. Ma è anche il frutto del comportamento inqualificabile dei giocatori.
Tutti si ricordano la cavalcata trionfale di Claudio Ranieri e del suo Leicester l’anno scorso in Premier League con il campionato vinto partendo da probabile retrocessa. Invece, a suon di vittorie e prestazioni superlative, la piccola provinciale ha sconfitto tutti e ha raggiunto il punto più alto in 133 anni di storia. Fast Forward arriviamo a ieri sera quando è giunto questo comunicato: “Leicester City Football Club ha sciolto il rapporto con il suo allenatore della prima squadra Claudio Ranieri […] ha portato le Foxes a raggiungere il più grande trionfo nei 133 anni di storia del club […] Il profilo di Claudio Ranieri è senza dubbio quello del tecnico di maggior successo di tutti i tempi del Leicester. Tuttavia, i risultati raccolti quest’anno nella stagione in corso hanno posto la squadra in una situazione di pericolo, per questo il Consiglio ha ritenuto a malincuore che un cambio della guida tecnica, che sicuramente è doloroso, sia necessario per il più alto interesse del club“.
Un comunicato perfetto nella sua struttura, ma inaccettabile per il contenuto. Si ricorda quel che di straordinario è stato raggiunto, ma al tempo stesso si dimentica tutto ciò che si era affermato in precedenza. Ossia che quest’anno l’obiettivo era comunque salvarsi, non certo ripetersi o conquistare una posizione in Europa. Lo spogliatoio era irrimediabilmente spaccato, con una buona parte dei giocatori ormai schierata contro il mister e poco propensa ad impegnarsi in campo. Questo, dopo aver ottenuto bonus e aumenti di stipendio, ma – per alcuni – un mancato trasferimento verso club più prestigiosi. Ma non è certo una novità che molti calciatori non siano dei grandi campioni di riconoscenza e di fedeltà. Sono professionisti, è lavoro, dirà qualcuno. E ha ragione, ma c’è un’etica da applicare, che nulla c’entra con il sentimentalismo da ultrà.
E così Ranieri viene cacciato con una pedata nel deretano ma con il sorriso e con tutte le belle parole che ora suonano ancora più stonate. Perché non permettergli quanto meno di giocarsi la gara di ritorno in Champions League contro il Siviglia? Era un atto se non dovuto quantomeno elegante. Così, invece, si mostra quanto la dirigenza volesse solo risultati, che peraltro un organico del genere non avrebbe mai potuto garantire. Chi ha preso il posto di Kante, vera anima dello scorso campionato? Peccato, è proprio un atteggiamento che Ranieri non si sarebbe meritato, ma tant’è. E già si parla di sostituti, con Roberto Mancini in pole position.
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