[didascalia fornitore=”ansa”]L’auto in cui la sera del 19 dicembre 2017 un clochard di 64 anni, Ahamed Fdil, è morto carbonizzato a Santa Maria di Zebio (Verona)[/didascalia]
I due minori accusati di aver bruciato in auto e ucciso un clochard a Verona, avrebbero confessato che si è trattato di uno scherzo finito male. Il fatto risale al 19 dicembre 2016, quando un senzatetto di origini marocchine era morto carbonizzato all’interno della sua auto a Santa Maria di Zevio, nel Veronese.
All’inizio si era pensato a un incidente: sembrava che a provocare l’incendio all’interno della macchina in cui l’uomo viveva, dopo aver perso il lavoro, fosse stata una sigaretta. Con il passare dei giorni, però, la polizia aveva cominciato a sospettare qualche aggressione. Molti residenti, infatti, avevano raccontato di come il clochard, Ahamed Fdil, da tempo venisse preso di mira da alcuni bulli, che lo tormentavano lanciandogli addosso anche petardi. Inoltre, stando a una testimone, prima che dalla fiat Bravo divampassero le fiamme, si era udito uno scoppio.
«C’erano dei ragazzini che lo perseguitavano, a volte gli lanciavano contro dei petardi – ha raccontato la donna al Corriere – Anche quella sera ho sentito un botto, e quando mi sono affacciata alla finestra ho scorto le fiamme che salivano».
Così gli inquirenti hanno cominciato a ipotizzare che qualcuno avesse provocato dall’esterno l’incendio e, con l’aiuto delle immagini delle telecamere di sicurezza che li hanno ripresi mentre lanciavano petardi sulla macchina, sono risaliti a due minorenni stranieri. Un 13enne (non imputabile) e un 17enne, sono così indagati per l’omicidio di Fdil. Il più piccolo dei due avrebbe confessato (ma la testimonianza è ancora al vaglio degli inquirenti) che quella sera avevano dato fuoco a un pezzo di carta per poi lanciarlo all’interno dell’auto dal finestrino: «Era uno scherzo, non l’abbiamo fatto apposta». Gli avvocati della famiglia della vittima non hanno invece dubbi che si sia trattato di omicidio volontario.