Secondo un’analisi Coldiretti basata sugli ultimi dati ISTAT riguardo l’inflazione, si assisterebbe ad un forte rincaro anche di acqua e bevande a causa dell’aumento dei costi dell’energia.
La filiera agroalimentare del resto è oltremodo energivora e gli aumenti di prezzo sono dovuti anche indirettamente alla crescita dei costi produttivi di materie non alimentari ma legate al settore per confezionamento, imballaggio, trasporto ed altri processi legati alla vendita al dettaglio.
Secondo l’associazione rappresentativa dei coltivatori italiani il caro energia, causato dalle speculazioni sui mercati della Russia di Vladimir Putin, genera forti ricadute su tutto il sistema produttivo italiano.
L’Italia ha difatti un’economia prevalentemente trasformativa e quindi energivora e la filiera agroalimentare è sicuramente una delle più colpite in tal senso.
Coldiretti segnala una impennata del +11% sul prezzo dell’acqua minerale, del 10.5% sui succhi di frutta, del +7% per le bevande gassate nonché l’aggravio del cartellino di alcuni alcolici, tra cui birra e vino.
I rialzi sono spiegabili attraverso il surplus di spese sia per quel che concerne i prodotti necessari alle coltivazioni sia per i vari materiali con i quali alimenti e bevande sono impacchettati e distribuiti.
Tutta la filiera ha subito forti aumenti, avverte Coldiretti: +170% per i concimi, +129% per il gasolio, +300% per le bollette dell’acqua pompata per irrigare i campi; poi vi sono le spese indirette: +30% per il vetro, +15% per il tetrapak, +45% per il cartone, +70% per la plastica, +10% per la latta, +35% per le etichette.
Se la situazione appare già abbastanza critica, con molte aziende in difficoltà nel mantenere attiva la produzione con questi costi da ammortare, il periodo autunno-invernale non lascia presagire miglioramenti, anzi il quadro appare ancora più fosco per l’agroalimentare.
Naturalmente causa principale è l’inflazione dovuta alle pesanti oscillazioni del mercato dell’energia, che diverrà sempre più centrale nei processi trasformativi con l’inizio della stagione fredda.
Il settore economico dell’alimentazione infatti assorbe circa l’11% dei consumi energetici nazionali (13,3 milioni di tonnellate di petrolio ogni anno) tra produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti nonché per il funzionamento dei macchinari e la climatizzazione degli spazi di lavoro e trattamento del cibo.
L’impatto sull’economia del Bel Paese potrebbe essere devastante, sottolinea Coldiretti: il settore genera entrate per 575 miliardi di Euro, un quarto del PIL nazionale, e garantisce un impiego a 4 milioni di lavoratori, distribuiti in un ramificato comparto che va dall’azienda agricola, alla industria agroalimentare, alla ristorazione e punti vendita al dettaglio.
Per tale ragione l’associazione dei coltivatori chiede che la politica intervenga subito con uno strutturato piano per calmierare i prezzi delle bollette e assicurare la continuazione senza intoppi del flusso produttivo di un ambito così centrale per l’economia patria.
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