[didascalia fornitore=”ansa”]Elezioni Politiche 2018, come si vota per la Camera e per il Senato[/didascalia]
Elezioni politiche 2018: in occasione delle votazioni con la legge elettorale Rosatellum bis gli elettori italiani voteranno con un sistema elettorale misto, in parte maggioritario e in parte proporzionale. Per fare chiarezza su cosa significano tutti questi termini di cui tanti ignorano il significato, abbiamo preparato questa guida che speriamo possa essere utile a tutti gli italiani che hanno ancora dei dubbi su come funziona davvero un sistema maggioritario e un sistema proporzionale.
Partiamo dal principio, dalla domanda ”cos’è un collegio elettorale?”. Il collegio elettorale, altrimenti chiamato circoscrizione elettorale o anche distretto elettorale è, chiamiamola così, l’unità di misura che indica le parti in cui l’Italia viene suddivisa per l’elezione di un organo rappresentativo, come può esserlo una delle due Camere del Parlamento. In base al numero di collegi vengono eletti tot numero di rappresentanti.
Nello specifico, il territorio nazionale italiano è diviso in 27 circoscrizioni che, a loro volta, per la Camera sono divisi in 232 collegi uninominali e 386 proporzionali – per un totale di 618 seggi – più 12 seggi assegnati agli italiani all’estero. Per il Senato, invece, le circoscrizioni corrispondono alle Regioni e prevedono 116 collegi uninominali, 193 seggi proporzionali – per un totale di 309 seggi – più sei senatori eletti all’estero.
In totale, dunque, avremo in Parlamento 630 deputati, 231 saranno eletti in collegi uninominali (1 in Val d’Aosta, per un totale di 232), 386 saranno eletti in 63 collegi plurinominali in proporzione ai voti ottenuti dalla coalizione e dalla lista, 12 saranno eletti in circoscrizione Esteri. Dei 315 senatori, 115 saranno eletti in collegi uninominali (1 in Val d’Aosta, per un totale di 116), 193 saranno eletti in 33 collegi plurinominali in proporzione ai voti ottenuti dalla coalizione e dalla lista, 6 saranno eletti in circoscrizione Esteri.
Con i termini seggio elettorale o ufficio elettorale, invece, si intende sia il luogo fisico, ossia la struttura, presso cui gli elettori vanno a votare, sia l’insieme di persone incaricare di gestire le operazioni di voto e di scrutinio necessarie per portare a termine le elezioni.
La differenza tra collegio elettorale uninominale e plurinominale è piuttosto semplice. Ciascun collegio elettorale viene definito di tipo uninominale quando la votazione serve per eleggere un solo membro di uno specifico organo rappresentativo, e di tipo plurinominale quando la votazione serve per eleggere più di un membro. Volendo semplificare e parlando in generale senza entrare nel merito delle tante eccezioni possibili, nei sistemi maggioritari in genere si fa largo uso dei collegi uninominali, mentre nei sistemi proporzionali vengono preferiti i collegi plurinominali.
Il nuovo sistema elettorale chiamato Rosatellum Bis prevede sia collegi maggioritari (uninominali) dove vincono i candidati che hanno ricevuto più voti – a meno che ci sia parità tra due nomi, nel qual caso viene eletto il candidato più giovane – che collegi plurinominali, dove si votano le liste di partito bloccate e si eleggono i candidati in modo proporzionale, in base ai voti ottenuti dall’elettorato. Non viene ammesso il cosiddetto voto disgiunto.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2018/02/20/elezioni-cos-e-il-voto-disgiunto-e-come-funziona/130417/” testo=”Voto disgiunto: cos’è e come funziona”]
Riassumiamo come si vota con il Rosatellum Bis. L’Italia è divisa in collegi elettorali che corrispondono a un posto in Parlamento: 232 per la Camera e 116 per il Senato. Con il metodo maggioritario, in ogni collegio vince il candidato che ottiene più voti.
I restanti 398 deputati e 199 senatori sono eletti in collegi plurinominali, 63 per la Camera e 34 per il Senato. Con il metodo proporzionale ogni partito presenta un listino bloccato con minimo due e massimo quattro candidati. I seggi elettorali vengono assegnati ai partiti che hanno ottenuto almeno il 3% dei voti (10% per le coalizioni) in proporzione ai consensi ricevuti. Quindi, con il metodo proporzionale i candidati sono eletti in ordine di listino dopo aver ricevuto almeno il 3% dei voti nazionali. Non è previsto alcun voto di preferenza, ad eccezione dei dodici deputati e dei sei senatori eletti all’estero.
Con il termine ‘lista bloccata’ o listino bloccato si intende un elenco di candidati di un determinato partito che non può essere modificato dall’elettore, il quale, dentro l’urna e cioè in fase di votazione, non può dare una sua preferenza personale verso un candidato specifico. In altre parole al singolo elettore non è permesso cambiare l’ordine dei candidati segnati nel listino bloccato, pertanto verranno eletti in base alla graduatoria stabilita da ogni singolo partito. L’elettore può votare solo per un partito ma ad essere eletti saranno dunque i cosiddetti ‘capolista’, ossia i candidati posti all’inizio della lista, scelti dal partito stesso e non dagli elettori.
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