Colpo di scena nella politica della Colombia, la polizia ha arrestato sabato all’alba Nicolas Petro, primogenito del neoeletto presidente Gustavo Petro, con le pesanti accuse di riciclaggio di denaro e appropriazione indebita.
Il provvedimento, è stato eseguito su ordine della procura di Bogotà e rappresenta una doccia fredda per il governo progressista, in carica da meno di due mesi, dopo la storica vittoria di Petro alle elezioni presidenziali dello scorso giugno.
Una situazione che ha agitato gli animi e l’opinione pubblica.
La procura colombiana sta indagando su presunti fondi illeciti che Nicolas Petro, 37 anni, avrebbe raccolto e gestito durante la fortunata campagna elettorale del padre nel 2022. Oltre al rampollo presidenziale, gli investigatori hanno arrestato anche la sua ex moglie, Daysuris Vazquez. Entrambi sono stati trasferiti nel carcere La Picota di Bogotà, in attesa della convalida del fermo da parte di un giudice.
Il procuratore capo Francisco Barbosa ha fatto sapere che i pm chiederanno la detenzione preventiva della coppia per tutta la durata delle indagini.
Le ipotesi di reato formulate dagli inquirenti sono estremamente gravi e imbarazzanti per Petro e il suo entourage. Si va dal riciclaggio al peculato, passando per l’appropriazione indebita di fondi elettorali.
Ma soprattutto, Nicolas Petro sarebbe sospettato di aver intascato mazzette milionarie da esponenti del narcotraffico colombiano, promettendo in cambio favori e condizioni agevolate nei programmi di pacificazione nazionale che il presidente intende promuovere.
Insomma un pericoloso intreccio di corruzione, traffico di influenze e rapporti opachi con la criminalità organizzata che getta pesanti ombre sulla limpidezza della scalata al potere di Gustavo Petro.
Il presidente, in carica dallo scorso 7 agosto dopo aver strappato una storica vittoria al ballottaggio sull’imprenditore populista Hernández, si è affrettato a prendere le distanze dal figlio, garantendo il pieno appoggio alle indagini e augurando a Nicolas di imparare dai propri errori.
“Come individuo e come padre, mi addolora vedere tanta autodistruzione”, ha scritto Petro in un tweet, assicurando però che da presidente della Repubblica garantirà alla procura “tutte le garanzie per agire secondo la legge”.
Parole che per ora non placano le polemiche dell’opposizione conservatrice. L’ex presidente Alvaro Uribe, ancora una figura di peso nella politica colombiana, è stato uno dei primi ad attaccare: “Purtroppo abbiamo un governo impresentabile. Speriamo che la giustizia faccia rapidamente luce“.
Anche l’ex procuratore generale Alejandro Ordoñez chiede a Petro di rimuovere immediatamente il ministro della Giustizia Néstor Osuna, reo di aver ostacolato in passato alcune inchieste su presunti legami tra esponenti del partito di governo e narcotrafficanti.
Gli Stati Uniti osservano la situazione con profonda preoccupazione. La Colombia è un alleato fondamentale di Washington nella lotta ai cartelli della droga e contro il terrorismo interno delle Farc. Il caso Petro rischia di incrinare i rapporti bilaterali proprio mentre il Paese tenta di lasciarsi alle spalle decenni di violenze ed entrare in una nuova fase di pacificazione nazionale. Ma le ombre sul passato del presidente e del suo entourage hanno gettato pesanti interrogativi sulla reale trasparenza del nuovo corso politico inaugurato dall’elezione di Petro.
I media colombiani in queste ore stanno ripercorrendo la controversa biografia di Nicolas Petro, figura dal passato turbolento con diversi precedenti penali alle spalle, tra cui una condanna per furto risalente al 2009. Coinvolto in passato anche in casi di spaccio di droga, Nicolas ha di recente lanciato una linea di abbigliamento ispirata alla cannabis. Una posizione scomoda se rapportata agli ideali professati.
Secondo l’accusa, il rampollo della famiglia presidenziale avrebbe approfittato della crescente popolarità di Gustavo Petro durante la cavalcata elettorale per intessere rapporti equivoci con vari faccendieri e personaggi loschi.
Il presidente si è già visto costretto a frenare alcune iniziative del figlio, in precedenza, che rischiavano di provocare incidenti diplomatici, come la sua partecipazione a un forum in Iran dove Nicolas era stato presentato come “inviato speciale” del governo colombiano, creando irritazione negli Usa.
Ma le ultime accuse sono di tutt’altra portata. L’ex moglie Vazquez, che ha già denunciato azioni non consone del marito ad alcuni media locali, ha fornito alla procura prove compromettenti su un giro di tangenti gestito da Nicolas Petro e ha sostenuto che per tali azioni sono stati utilizzati i fondi elettorali del padre. Il tutto promettendo favori e concessioni ai donatori, secondo le parole della donna.
Decisive sarebbero state anche alcune intercettazioni telefoniche. Ora la procura vuole vederci chiaro e promette indagini rapide ed efficaci per appurare ogni responsabilità.
Il presidente Petro si trova ora in una situazione delicatissima. Se da un lato deve garantire piena collaborazione con la giustizia, dall’altro è chiamato a difendere la credibilità e la trasparenza del suo governo agli occhi dell’opinione pubblica e della comunità internazionale. La sua figura rischia però di uscirne comunque compromessa e indebolita, nonostante le dichiarazioni di estraneità ai fatti.
Ovviamente i sospetti stanno crescendo sempre più e anche il fatto che Nicolas possa aver agito nell’ombra a insaputa del padre, sfruttandone indebitamente nome e influenza è la tesi più sostenuta ma emergono anche teorie che riportano coinvolgimenti più estesi nonostante.
Uno scandalo dai risvolti ancora ignoti che può segnare una battuta d’arresto per l’agenda progressista del primo presidente di sinistra nella storia della Colombia. Petro aveva promesso riforme radicali per combattere povertà e disuguaglianze, abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili, pacificare il Paese dopo 60 anni di sanguinoso conflitto interno, riformare il sistema sanitario e scolastico. Obiettivi ambiziosi che rischiano ora di arenarsi anche a causa dell’impatto politico dello scandalo familiare.
I fragili equilibri parlamentari che avevano garantito a Petro una risicata maggioranza alle Camere potrebbero saltare, con i partiti moderati che prendono le distanze e l’ala conservatrice sul piede di guerra. Anche il consenso popolare, caricato dalle promesse di cambiamento radicale, potrebbe iniziare a vacillare di fronte alle zone d’ombra emerse sulla vittoria elettorale.
La bufera giudiziaria che ha travolto Nicolas Petro, figlio del presidente colombiano Gustavo Petro, il quale è stato tratto in arresto sabato con le accuse di riciclaggio e appropriazione indebita, ha sollevato un polverone nella politica della Colombia e anche grande attenzione mediatica.
Dopo le prime ammissioni, il rampollo presidenziale deve ora far fronte a nuove pesanti rivelazioni da parte dell’ex moglie, che aggravano la sua posizione.
Inizialmente Nicolas Petro aveva accolto con apparente favore l’apertura delle indagini e ha respinto le voci di finanziamenti illeciti da parte di narcotrafficanti durante la campagna elettorale del padre. Il suo atteggiamento collaborativo non ha però fatto scemare i sospetti degli inquirenti, che sono ora confermati dalle dichiarazioni dell’ex consorte Daysuris Vazquez ai media locali.
Stando al racconto della donna, due presunti narcotrafficanti legati al temuto Clan del Golfo avrebbero elargito cospicue somme a Nicolas Petro, ufficialmente destinate alla campagna, ma di fatto utilizzate per sostenere uno sfarzoso tenore di vita personale.
In particolare, l’ex narcotrafficante Samuel Santander Lopezierra avrebbe donato circa 124.000 dollari, secondo l’ex moglie di Petro.
Il presidente, da parte sua, continua a proclamarsi estraneo alle malefatte del figlio.
Questa vicenda rischia di minare la credibilità della sua “crociata” anti-crimine, proprio mentre cerca faticosamente di convincere bande armate e cartelli della droga ad aderire al programma di “Pace totale”.
In ballo c’è l’intero progetto riformatore della nuova presidenza progressista, che punta a pacificare il Paese dopo 60 anni di sanguinoso conflitto interno. Lo scandalo Petro aggiunge incertezza al tormentato percorso di riconciliazione nazionale intrapreso dal discusso leader ex-guerrigliero. La magistratura è chiamata a fare chiarezza con celerità, per il bene della democrazia colombiana.
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