L’emergenza profughi sta riempiendo le prime pagine dei giornali: la fuga di migliaia di persone dalla Siria e altre terre martoriate da guerre e povertà continua, nonostante alcuni Paesi come l’Ungheria abbiano chiuso di fatto le frontiere. L’Italia si è già trovata in una situazione drammatica solo qualche mese fa, quando gli sbarchi nel Mediterraneo sono andati avanti senza sosta, provocando molti morti. Mentre la politica si è divisa su cosa fare, la società civile ha agito: gente comune si è riversata nelle stazioni di Milano e Roma per dare una mano nelle fasi di primo soccorso. Associazioni no profit in collaborazione con enti e istituzioni locali hanno portato cibo, vestiti, giocattoli per i bambini, beni di prima necessità per far fronte alle tante necessità di chi ha viaggiato per migliaia di chilometri. Le stesse scene si sono viste nelle stazioni austriache, tedesche, svedesi: mentre la politica si perde in chiacchiere, i cittadini si danno da fare. Cosa fare per aiutare davvero in profughi?
Aiutare chi ha bisogno è solidarietà e non “buonismo”. Le soluzioni ai problemi dell’immigrazione sono ancora lontane da venire, un po’ per convenienza politica, un po’ per incapacità di vedere al di là del contingente.
L’immigrazione è un fenomeno complesso che si intreccia con molti fattori (economici, politici, sociali), ma c’è una parola che le condensa tutte: dignità. Intere famiglie fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dalla morte: avviene in Siria come in Eritrea, in Somalia o nel Sud Sudan. Si scappa dalla fame e dalla povertà, alla ricerca di un vita degna di essere vissuta.
Una delle prime cose da fare è conoscere le storie di chi arriva in Europa, cercare di capire i motivi della loro fuga, immedesimarsi e guardare il mondo dalla loro prospettiva. Non dare retta alle tante bufale che girano sul web, cercare di informarsi con dati ufficiali, senza cadere nella demagogia: cambiare prospettiva è il primo aiuto che si deve dare a chi fugge verso una nuova vita.
Come aiutare i profughi
La cosa migliore per aiutare i profughi è rivolgersi alle centinaia associazioni che si occupano di loro sul territorio o dare una mano con donazioni in denaro le istituzioni riconosciute a livello internazionale.
L’Unhcr (l’Alto Commissariato della Nazioni Unite), l’Oim (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni), Croce Rossa, ma anche Emergency, Amnesty International, Medici senza Frontiere, Save The Children e altri: appoggiare il lavoro di chi è sempre sul campo e conosce le problematiche dei migranti è un gesto che può dare molto in termini reali.
Anche i big di internet sono scesi in campo. Google ha infatti lanciato una campagna di raccolta fondi per l’emergenza profughi con l’obiettivo di raggiungere 10 milioni di euro, arrivando a oltre la metà della cifra nel giro di poche ore. Il gigante della Silicon Valley ha deciso di fare la sua parte, raddoppiando ogni donazione di tasca propria e dando già 1 milione di euro: ogni contributo verrà devoluto a Neetwork for Good che distribuirà i fondi a quattro dei più importanti enti: Medici Senza Frontiere, Comitato Internazionale di Soccorso, Save the Children e l’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati)
Altro punto è rivolgersi al proprio territorio. In ogni comune e città operano associazioni no profit piccole e grandi, persone che portano il loro aiuto concreto ogni giorno. Anche in questo caso si può scegliere di fare piccole o grandi donazioni in denaro, oppure di partecipare ai lavori di ogni giorno in prima persona facendo del volontariato.
Controllate sui siti internet della Croce Rossa, Caritas o di altre associazioni religiose e laiche, oltre a quelli delle organizzazioni che gestiscono i centri di accoglienza nel vostro territorio: contattateli e chiedete cosa serve e come poterli aiutare.
A Milano, per esempio, la Caritas e la Casa della Carità sono sempre attive nelle attività di volontariato: basta contattarle e farsi dire cosa si può fare sul territorio milanese.
E ancora, la Fondazione Progetto Arca (che gestisce i centri di Via Aldini e Via Mambretti di Milano), ha diverse attività sul territorio cittadino e progetti che coinvolgono la popolazione nei luoghi d’origine come la scuola mobile per i bimbi siriani rifugiati in Libano, nata in collaborazione con l’ong Avsi
A Lampedusa, tra le tante associazioni e istituzioni che si occupano dei migranti, segnaliamo il progetto Bambini in Alto Mare di Ai.Bi, dedicati ai minori non accompagnati che sempre di più giungono nel nostro paese.
A Roma ci si può rivolgere agli Amici del Baobab, centro interculturale che si occupa da tempo di migranti e integrazione, a Torino c’è il Comitato solidarietà rifugiati e migranti e la stessa amministrazione comunale ha lanciato un progetto di accoglienza profughi. Contattare il proprio comune è un’altra cosa che si può fare: sono tante le amministrazioni che si sono mosse in prima persona con progetti reali sul territorio.