Com’è andata la partita tra Napoli e Juventus

Napoli e Juventus si sfidavano per la 18esima di Serie A in un big match che prometteva tanto talento e grandi emozioni e non ha deluso le aspettative. I partenopei sono partiti molto meglio, imponendo il loro agonismo e un ritmo irresistibile per gli avversari. I bianconeri, invece, hanno sfruttato i lampi dei loro attaccanti, su tutti Angel Di Maria, stando attenti a restare sempre in partita e non disperdere quanto fatto nelle ultime settimane. Ne è uscito un confronto diretto e con la guardia abbassata, in cui per lunghi tratti ha vinto lo spettacolo. Un confronto in cui Victor Osimhen ha dominato con la sua fisicità e Khvicha Kvaratskhelia ha fatto impazzire la retroguardia avversaria, mettendo una firma enorme sul 5-1 finale.

Napoli
Il Napoli festeggia il gol – Nanopress.it

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Sicuramente lo avranno pensato Napoli e Juventus prima della super sfida che ha rubato e ruberà tutte le attenzioni nella 18esima giornata di Serie A. Una partita che ha visto lo strapotere fisico e tecnico dell’attacco dei primi in classifica e che fin dalle prime battute hanno regolato le velleità di rimonta degli ospiti, incapaci di reagire sotto il profilo del gioco per la maggior parte della partita. Ne è uscito un passivo pesante per i secondi in classifica, ma che lancia i partenopei in vetta alla graduatoria del massimo campionato italiano a 10 punti di distacco dalla Vecchia Signora. Ecco com’è andato il match e gli eventi chiave della partita.

Il Napoli dà spettacolo e frantuma la Juventus con il risultato di 5-1

La Serie A entra nelle sue fasi calde ed è proprio a questo punto che si decide il futuro e si decide soprattutto chi alla fine alzerà le coppe, in questo caso lo scudetto. Per questo Napoli-Juventus inizia carico di significati. I significati di un big match che si porta dietro una rivalità storica del nostro calcio e che non ha bisogno di tante spiegazioni.

Invece, la partita in sé e per sé ha lasciato veramente poche attenuanti a Massimiliano Allegri e ai suoi ragazzi. Si è visto soprattutto un divario incredibile e per certi versi inaspettato sotto il profilo del gioco espresso e della cattiveria agonistica. La Juventus delle otto vittorie consecutive senza gol subiti si è sgonfiata tutta in una volta e sotto i colpi di chi, invece, la sua crescita se l’è costruita settimana dopo settimana, esprimendo un calcio moderno e che ha stupito non solo l’Italia, ma l’Europa intera.

Osimhen
Victor Osimhen in un duello con Gleison Bremer – Nanopress.it

La partita di stasera è un unicum dall’inizio alla fine, con poche speranze durante il suo svolgimento. Il Napoli parte subito alla grande con il baricentro alto e pressando senza paura la Juventus che, infatti, non riesce praticamente mai a trovare i suoi riferimenti centrali e a impostare il gioco. Il gol che sblocca la partita arriva già al 14esimo: i partenopei costruiscono bene sulla destra, Kvaratskhelia tenta una meravigliosa rovesciata che Wojciech Szczesny respinge lateralmente, ma c’è Osimhen che di testa segna il vantaggio. Subito 1-0 e con gli ospiti costretti a cambiare il copione del match.

Da lì in poi, l’andamento della partita non cambia più, anzi il Napoli continua a esprimere il suo gioco come se si fosse sullo 0-0 come fanno le grandi squadre. Solo un errore di Amir Rrahmani che lancia Di Maria sembra poter riportare le cose in parità, ma il bolide dalla distanza del Fideo colpisce l’incrocio dei pali e si spegne sul fondo. Dopo un breve periodo di pausa dallo strapotere tecnico, il Napoli torna a stupire. Stavolta Osimhen si traveste da uomo assist e serve un pallone al bacio a Kvaratskhelia che incrocia con il destro e batte ancora Szczesny. Due a zero e il pallone torna al centro: un risultato pesante dato che non era neanche finito il primo tempo.

Kvaratskhelia
Khvicha Kvaratskelia esulta per il gol appena fatto – Nanopress.it

Una prima risposta importante arriva dopo tre minuti per quello che, con il senno di poi, sarebbe stato il gol della bandiera. Il Fideo è l’unica nota positiva nella squadra ospite e se non altro ha mostrato di potersi iscrivere al libro delle speranze per il resto della stagione. Fino a quel momento non era stato affatto così, anche e soprattutto per colpa degli infortuni. In ogni caso, ora l’argentino sembra dare ottime risposte sia sotto il piano fisico che tecnico, ma non basta stasera a rialzarsi dal dominio partenopeo. In molti tra i tifosi della Juventus hanno dato più volte le colpe a Di Maria per una stagione che, nella prima parte, sembrava assolutamente maledetta. L’ex PSG era anche incolpato di pensare molto più al Mondiale in Qatar con la sua Argentina, poi finita in trionfo, piuttosto che al suo percorso in bianconero. Probabilmente quelle malelingue sono state smentite proprio stasera, nella speranza che questa scia possa proseguire da qui fino alla fine dell’anno.

Gol Di Maria
Il gol di Angel Di Maria che ha rimesso parzialmente in partita la Juventus – Nanopress.it

Il Napoli riparte alla grande nel secondo tempo, quasi come se fossero i ragazzi di Spalletti a dover recuperare il risultato. L’aggressività e il ritmo mostrati dagli ospiti sono assolutamente incontenibili e al 55esimo gli sforzi dei partenopei vengono premiati. A segnare è Rrahmani sugli sviluppi di un’azione da calcio d’angolo, in cui la difesa della Juventus non ha chiuso come gli riesce bene solitamente.

Al 65esimo, esattamente dieci minuti dopo, in cui il Napoli ha continuato a spingere e ha spento qualsiasi tentativo bianconero, arriva anche il 4-1 che tatua un marchio indelebile sulla partita. Il gol è bellissimo e confezionato ancora una volta da Kvaratskhelia e Osimhen. Il cross del georgiano è perfetto, anche se pure in questo caso Gleison Bremer – senza dubbio il peggiore in campo – capisce poco, e il bomber nigeriano di testa non sbaglia. Il Maradona è un tripudio di gioia e i minuti successivi non spengono il suo entusiasmo. Al 72esimo, infatti, anche Elmas si iscrive al tabellino dei marcatori: il centrocampista dialoga alla grande con capitan Di Lorenzo sulla fascia destra, porta a termine un gran dribbling e con il mancino batte ancora Szczesny.

I minuti finali sono semplicemente l’attesa della fine per la Juventus, mentre per il Napoli sono gli attimi che separano dalle urla di gioia e dalle feste con tutto il pubblico dello stadio Maradona. Allegri, intanto, aveva inserito diversi giovani che, però, in questo contesto – forse il più difficile – possibile non hanno brillato. Per Spalletti, invece, c’è il tempo per la passerella dei big. Fino al triplice fischio finale: il big match è terminato 5-1 per la capolista, ora a dieci punti di distacco dalla seconda. Chapeau!

Il Napoli ha dominato in lungo e in largo e ha legittimato un primato netto sulla Juventus e sulle altre avversarie

Se ad alcuni serviva una prova del fatto che il Napoli meritasse l’ampio primato e riuscisse a tenere per tutto l’anno il ritmo di inizio stagione, stasera è arrivata la prova che può essere tranquillamente così. Anzi, è giusto che sia così, perché fino a questo momento i partenopei hanno tutto ciò che serve a una squadra per ambire ai massimi successi, in Italia come in Europa. La magica serata di stasera, lì al Maradona, non è la prima per cui i tifosi hanno potuto gioire negli ultimi mesi. Basti pensare alla magnifica partita nel girone di Champions League contro il Liverpool, ma anche a quanto fatto successivamente contro Ajax e Rangers.

Insomma, la squadra di Spalletti ha l’entusiasmo contagioso della gioventù che traduce in un gioco spregiudicato e violento per quanto fa male agli avversari, esasperato nelle qualità dei singoli calciatori e rifinito da talenti che Cristiano Giuntoli non ha strapagato, ma ha scovato sapientemente, cedendo chi invece sembrava aver dato tutto per far crescere il progetto dei campani. Ci riferiamo ovviamente e primo tra tutti a Kvaratskhelia, uno che aveva seguito a lungo anche la Juventus, senza mai affondare il colpo. E probabilmente ora se ne sono anche pentiti un bel po’.

Non deve sorprendere per il finale della partita di oggi, perché il Napoli ha semplicemente messo in campo ciò che è più bravo a fare: attaccare e farlo senza paura di subire. A dimostrarlo c’è l’azione della difesa che sale quasi a spingere su tutta la squadra, alla ricerca del recupero di palloni nella metà campo avversaria per poi andare a segnare. È successo molto spesso anche questa sera, con la Juventus come vittima sacrificale ideale, visto che la squadra di Allegri è rimasto fin troppo spesso molto bassa e stavolta questa strategia non ha pagato i risultati sperati.

Allegri Spalletti
Massimiliano Allegri e Luciano Spalletti – Nanopress.it

Ora i partenopei hanno solo la pressione di gestire il notevole vantaggio accumulato sugli avversari a dividerli dallo scudetto e la necessità di gestire le energie in una stagione che li vede protagonisti in campionato, ma anche in piena corsa in Champions League e in Coppa Italia. La parola fine deve ancora essere scritta, anche se le scelte, il gioco e le indicazioni di questa sera hanno dato un’indicazione molto chiara ed è quella dei trionfi che restano nella storia.

Dall’altra parte, invece, c’è una Juventus che in questo momento, a essere onesti, ha veramente tanto da invidiare alla diretta concorrente. Chi si aspettava che le otto vittorie consecutive senza subire gol avessero dato ai bianconeri nuova forza e la linfa sportiva necessaria per rimontare fino allo scudetto, è rimasto sicuramente deluso da quanto mostrato in campo dalla Vecchia Signora. A essere sinceri, le prime avvisaglie, però, erano arrivate già nei match contro Cremonese e Udinese. I torinesi avevano trovato due vittorie di misura, di corto muso per dirla alla maniera di Allegri, ma senza brillare affatto sotto il profilo del gioco e della manovra.

La Juventus è una squadra che si basa essenzialmente sulla sua tenuta difensiva e sul lavoro di schermo del centrocampo. Ha quasi piacere a soffrire, e questo è un marchio tipico del tecnico livornese, e a lasciare la porta inviolata, ma quando attacca dà la sensazione che non ci sia un’armonia totale e quell’intesa necessaria per rendere la circolazione del pallone scorrevole e letale per gli avversari. Certo, il talento negli uomini offensivi non manca e neanche la pericolosità che arrivano dai lampi dei singoli calciatori, ma le vittorie raggiunte all’ultimo momento e anche con un po’ di fortuna non possono essere la regolarità, al massimo un’eccezione tipica delle grandi squadre. Ma con quella sensazione, costante e poi crescente, che se salta la difesa salta tutto il banco e sia sempre difficile recuperare, come a inizio stagione.

E, in questo senso, non è possibile non rimarcare alcuni dei limiti dei singoli nella retroguardia di Allegri. Bremer, prima di tutti, perché stasera il grande colpo difensivo del calciomercato della Juventus ha deluso in maniera impressionante e grave nel match decisivo della stagione, meritando i tanti tre ricevuti dai pagellisti. Il brasiliano Osimhen l’ha solo visto, perché il nigeriano l’ha fatto impazzire e ha stravinto il duello. In maniera veramente netta per non evidenziarlo. Poi probabilmente si è innervosito e ha avuto degli svarioni che a certi livelli non sono per nulla accettabili. E pensare che molti tifosi dell’Inter, anche nelle ultime ore, l’hanno rimpianto fortemente e ora probabilmente se ne sono fatti anche una ragione dello ‘scippo’ sul calciomercato da parte della Juventus.

I tifosi bianconeri comunque non hanno preso affatto bene la sua prova, tanto che hanno pubblicato molti post pieni di critiche su Twitter. Ve ne mostriamo solo alcuni di seguito.

Insomma, in questi minuti ne stanno parlando tutti e molti di loro ricordando l’importante cifra spesa dalla Juventus la scorsa estate per assicurarsi il difensore all’epoca al Torino.

La Juventus, in generale, ha dato la sensazione di essersi sgonfiata proprio nel momento in cui è arrivato un avversario capace di far girare il pallone con velocità e di far valere le doti offensive dei singoli. Ora lo scudetto pare decisamente più lontano, ma sicuramente Allegri dovrà lavorare tanto alla fase offensiva della squadra, anche a costo di perdere un po’ di solidità alle spalle. Perché il calcio moderno va in questa direzione e ora non si può proprio più fare in altra maniera per cercare di vincere – magari non la singola partita – ma i trofei di sicuro.

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