Oggi il Parlamento si è riunito in seduta comune per eleggere i dieci membri laici del Csm, il Consiglio superiore della magistratura. Dopo giorni impasse, al fotofinish sembrava che i gruppi parlamentari si fossero messi d’accordo su chi sarebbe stato eletto. Poi il MoVimento 5 stelle ha sollevato dei dubbi su Giuseppe Valentino, nome scelto da Fratelli d’Italia, facendo saltare il banco e portando l’ex senatore a rinunciare alla candidatura.
Al posto di Valentino, indagato per ‘Ndrangheta, il partito di Giorgia Meloni ha proposto il nome di Felice Giuffrè per evitare la fumata nera. Ma il problema, sempre i pentastellati, è arrivato anche sul candidato del terzo polo, Ernesto Carbone. Nonostante questo, però, il Parlamento in seduta comune ha comunque dato il via libera all’elezione di nove dei dei dieci membri laici del Csm, è fuori è rimasto il candidato proposto successivamente da Fratelli d’Italia. Il nuovo scrutinio avverrà il 24 gennaio per l’elezione dell’ultimo componente che spetta alle due aule.
Mettere d’accordo più di 600 persone non è facile, ancora più difficile se sono divise da credenze politiche, eppure il gioco della democrazia prevede anche (e soprattutto) questo. L’elezione dei dieci membri laici del Csm, il Consiglio superiore di magistratura, avvenuta oggi a Parlamento riunito ne è stata la dimostrazione.
Prima della convocazione dell’aula, prevista per le 16, e dopo giorni di impasse, sembrava che maggioranza e opposizione avessero trovato una soluzione che accontentasse tutti: quattro nomi erano stati proposti da Fratelli d’Italia, due la Lega, uno di Forza Italia e uno a testa per il Partito democratico, il MoVimento 5 stelle e il terzo polo di Azione e Italia Viva.
Alla prima chiama, però, qualcosa è andato storto. Per dei malumori nati tra i pentastellati di Giuseppe Conte, è saltato il nome dell’ex sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino, indagato per ‘Ndrangheta, che per primo ha deciso di farsi da parte. “Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm“, ha detto l’ex senatore e presidente di Alleanza nazionale.
Dal canto loro, alcuni fonti dei Cinque stelle hanno riferito che su Valentino “sono state chieste delle garanzie rispetto alle indagine che lo riguardano, ma non sono arrivate“. Tutte le opposizioni, hanno detto ancora, “non avrebbero potuto sostenerlo“.
Al di là delle dichiarazioni, tante, dei parlamentari del partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, si è anche deciso di virare su un nuovo candidato, ovvero Felice Giuffrè, che ha finalmente messo d’accordo un po’ tutti, o per lo meno così sembrava. Alla seconda chiama, infatti, sempre i grillini hanno levato il loro appoggio all’uomo scelto dal terzo polo e indicato, quindi, da Carlo Calenda e Matteo Renzi, Ernesto Carbone – non prima, tra l’altro, di avere sollevato delle perplessità anche sul candidato scelto dai forzisti, Ernesto Aime.
E su Twitter è arrivato anche l’attacco della capogruppo al Senato, Raffaella Paita, che ha scritto che “il M5S si conferma un partito totalmente inaffidabile. Evidentemente la parola dei grillini è carta straccia come la loro lealtà istituzionale“.
La fumata bianca, insomma, che si attendeva per oggi, è arrivata ma a fatica. Infatti, sono stati eletti nove membri du dieci, e a rimanere è proprio Giuffrè, dentro invece sia Carbone, sia il candidato del Pd, Roberto Romboli, ma anche Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Rosanna Natoli (proposte da FdI), Fabio Pinelli della Lega, Enrico Aimi proposta da Forza Italia e Michele Papa del MoVimento 5 stelle. Servirà, dunque, una nuova seduta del Parlamento per eleggere il decimo membro laico del Csm mancante.
La legge 71 del 2022, la cosiddetta riforma firmata dall’ex Guardasigilli Marta Cartabia aveva ai parlamentari di eleggere i dieci membri laici “tra professori ordinari di università in materie giuridiche e tra avvocati dopo quindici anni di esercizio effettivo, nel rispetto dell’articolo 104 della Costituzione, secondo procedure trasparenti di candidatura, da svolgere nel rispetto della parità di genere di cui agli articoli 3 e 51 della Costituzione“.
Ed è per questo che prima dell’inizio dell’assemblea erano stati presentati i nomi di 287 avvocati o professori che rispondevano ai requisiti, che ha salutato in maniera positiva anche il presidente di +Europa, Riccardo Magi. “Nei decenni passati avevamo denunciato, con le forze politiche di minoranza, il fatto che tutto avvenisse nelle segrete stanze“, ha detto all’AdnKronos.
Piuttosto, ha sottolineato, è fallito il secondo obiettivo. Le donne candidate sono state nettamente di meno rispetto alla soglia minima del 40%, “ma i nomi che stanno circolando parlano di tre donne su 10. Se confermati, credo ci sia un problema anche nel centrosinistra“.
Un’altra criticità, denunciata sempre dal deputato, è quella dell’ “assenza di dimensione pubblica di dibattito sulle candidature, crediamo sia una lesione della trasparenza. Per fare un bilancio finale, un piccolo passo è stato fatto sulle candidature ma tutto il resto è da conquistare“. E questo si è visto nel momento in cui il banco è saltato, soprattutto.
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