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Come districarsi nella giungla dei cosmetici: partiamo dall’Inci

Diventare consumatori consapevoli significa prendere coscienza di ciò che è contenuto all’interno di un prodotto cosmetico. Ma come si può scegliere un cosmetico di qualità in mezzo alla complicata giungla del marketing della bellezza? Orientarsi in questo sconfinato mare di prodotti è davvero difficile: da una parte la crisi obbliga il portafoglio ad una condotta economica, dall’altra le grandi aziende producono allettanti etichette con fiori, colori e scritte che richiamano al bio e all’ecologico. Uno strumento utile per non farsi ingannare dalle pubblicità è imparare a leggere l’etichetta.

Per legge infatti sulla confezione di ogni cosmetico è riportato l’INCI, acronimo per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, cioè la lista internazionale dei componenti cosmetici. Al di là del colore dell’etichetta, del carattere usato, dell’azienda, della pubblicità, del nome e delle scritte accattivanti, uno strumento per comprendere la qualità di un cosmetico è proprio questa lista, che riporta i nomi in inglese o in latino degli ingredienti cosmetici in ordine di quantità: nelle posizioni più alte i componenti contenuti in quantità maggiore e poi quelli a scalare.
Molte persone credono che il prezzo sia proporzionale alla qualità, per cui una crema da 150€ di una nota marca cosmetica acquistata in profumeria è considerata necessariamente migliore del cosmetico di supermercato; altri credono che i prodotti professionali consigliati dal parrucchiere di fiducia siano senza alcun dubbio i migliori nel mercato; altri ancora pensano che i prodotti da farmacia siano obbligatoriamente perfetti. Ma secondo quale criterio?

Basta avere fiducia in una persona “sicuramente” più esperta (come il parrucchiere, il farmacista, il commesso della profumeria..)? Io direi che questo non è affatto un criterio accettabile per determinare la validità o meno di un cosmetico. E’ necessario avvalersi di strumenti oggettivi. Spesso infatti il prezzo non ha niente a che fare con la qualità: per un consumatore consapevole un cosmetico qualitativamente valido ha un basso o assente impatto ambientale ed è totalmente dermocompatibile. Da ciò ne deriva che non importa il nome, la marca o il costo di quel prodotto: se esso contiene sostanze non eco-dermo-compatibili non sarà considerabile valido. Pertanto, non importano la provenienza, la confezione, il marchio, il profumo, l’aspetto… queste sono solo caratteristiche superflue necessarie per vendere ma che ben poco hanno a che vedere con la sostanza.

Quindi, per comprendere meglio ciò che spalmiamo sulla pelle e che immettiamo nell’ambiente bisogna imparare a districarsi tra quei nomi strani e difficili riportati in caratteri minuscoli in fondo all’etichetta; bisogna diffidare dalle pubblicità che recitano green e bio solo per accaparrarsi sempre più clienti e cominciare a valutare un prodotto cosmetico oggettivamente e dal punto di vista scientifico. Ma d’altronde, non abbiamo imparato a fare lo stesso quando acquistiamo il cibo? Stiamo attenti alla presenza di grassi idrogenati, olio di palma, allergeni (uova, latticini, frutta secca..), glutammato, quantità di sodio… Adesso è tempo di cominciare a prestare attenzione anche all’INCI.

FINE PRIMA PARTE

Foto di Idhren

Sara Pianigiani

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