Oggi si celebra il calcio, la meraviglia, l’ansia e la vittoria, oggi si gioca la finale del Mondiale in Qatar, uno dei più discussi della storia e che oggi volge al termine. La firma in basso e quella sulla coppa sarà quella della Francia o quella dell’Argentina. Una finale annunciata, forse quella più desiderata da tutto il calcio e gli appassionati e che vuol dire anche la sfida tra due culture. Ma ecco com’è andato il primo tempo tra gli europei e i sudamericani.
L’inno argentino cantato a squarciagola, poi la Marsigliese. I brividi sulla pelle dei tifosi, degli appassionati e anche un po’ degli occasionali che la finale del Mondiale non vogliono proprio perdersela. E proprio i supporters oggi potrebbero giocare un ruolo decisivo, perché oggi quelli che tengono all’Albiceleste sono molti di più allo stadio e ci tengono anche di più. Non perché la doppietta della Francia non sia importante, ma perché la fame dei sudamericani con la maglia bianca e celeste non si può discutere, ancor di più se per molti è la fine di un ciclo e tra questi c’è anche Lionel Messi, all’ultima grande occasione per vincere un Mondiale e scrivere la stessa storia che aveva scritto un mostro del calcio come Diego Armando Maradona. Argentina-Francia è tutto questo ed è anche la Pulce contro la tartaruga ninja: Messi contro Mbappé e che vinca il migliore. Tutti questi temi si sono visti direttamente sul terreno di gioco.
L’arbitro fischia e la partita inizia. A partire meglio è sicuramente l’Argentina. L’Albiceleste sembra tenere meglio il campo, mostrando fin da subito la capacità di gestire la sfera con qualità e soprattutto di chiudersi con grande efficacia per poi partire in attacco, grazie alla tecnica del suo attacco e dei fantasisti. Con Messi fin da subito come miccia per accendere l’incendio offensivo.
La prima occasione, al secondo minuto di gioco, è quindi tutta dell’Argentina. Messi, il più atteso in tutta la competizione e quindi anche nella finale, dialoga con Rodrigo De Paul che si esibisce in un bel cucchiaio per trovare Julian Alvarez in area di rigore. Il bomber del Manchester City non arriva in spaccata, ma la sua posizione è anche in fuorigioco. Niente di fatto, ma anche un primo squillo che fa capire le intenzioni dell’Albiceleste. Al quinto minuto, gli uomini di Lionel Scaloni replicano con Alexis Mac Allister che tenta il tiro dalla lunga distanza, ma Hugo Lloris si fa trovare pronto e non sbaglia la presa. All’ottavo, i ragazzi di Scaloni replicano: dopo una grande giocata di Messi a centrocampo, esplode l’azione offensiva che De Paul conclude con un tiro sporco, che non può impensierire i francesi.
I primi dieci minuti di gioco passano così, con gli uomini di Didier Deschamps in balia degli avversari, come non succedeva da tempo. Al dodicesimo, però, arrivano i primi segnali di risveglio. Adrien Rabiot, Theo Hernandez e Kylian Mbappé tentano un’interessante combinazione sul centrosinistra che termina con la chiusura della difesa e la presa sicura di Emiliano Martinez. Il copione generale della partita, però, non cambia, solo che l’Argentina ora ha preso sicurezza e impone senza troppi compromessi il suo possesso palla. La Francia, invece, teme le imbucate di Messi e compagni, rinculando sempre più spesso e perdendo campo in avanti.
Il pressing dell’Albiceleste, invece, funziona. Al 17esimo, i Bleus perdono un’altra palla in costruzione: De Paul e Messi combinano sul centrodestra, poi la Francia si salva. L’Argentina sembra correre di più e con maggiore efficacia sia in fase difensiva sia in quella offensiva. Al 19esimo, però, gli europei cominciano a ritrovare qualche sicurezza. Theo Hernandez sfonda in proiezione offensiva a sinistra e conquista un calcio di punizione che sembra quasi più un calcio d’angolo corto. Sui suoi sviluppi Olivier Giroud svetta ma non trova la porta. E ha anche commesso fallo.
Al 21esimo la mole di gioco che ha creato l’Argentina trova il suo compimento massimo. Angel Di Maria, autore di una gran prima parte di partita, scarta facilmente Ousmane Dembele. L’esterno d’attacco del Barcellona lo stende ingenuamente e procura un evidente calcio di rigore. Scaloni lo chiede subito e viene accontentato, mentre Giroud se la prende con il suo compagno di squadra che ha commesso il fallo. Dal dischetto, al 23esimo, si presenta ovviamente Messi: il pubblico è in silenzio, quasi come in preda all’ansia o per poi lasciarsi andare a un urlo ancora più forte.
La Pulce resta lì a studiare la situazione per qualche secondo, quasi come a sfidare il portiere del Tottenham. Poi parte lentamente e spiazza Lloris, incrociando con il suo mancino d’oro, e sbloccando la partita. Uno a zero e palla al centro: ha segnato Messi, proprio Messi. Il pubblico impazzisce, i compagni di squadra lo travolgono in prossimità della bandiera. Anche la sua famiglia, presente allo stadio, dà vita a un’esultanza incontenibile sugli spalti. Messi diventa il giocatore della storia con il più alto numero di minuti giocati in un Mondiale, superando Paolo Maldini. Record su record battuti e oggi, nel giorno più importante, non ha fatto eccezioni. La Pulce va avanti anche nella classifica marcatori del Mondiale con sei reti.
I ritmi restano abbastanza alti, anche se con un po’ di paura di perdere palloni delicati in fase di possesso palla e che potrebbero dare vita a contropiede letali. La Francia, soprattutto, cerca di riordinare le idee e di reagire, ma oggi le trame di gioco non sembrano essere esattamente quelle più brillanti che ci hanno mostrato gli uomini di Deschamps.
Dopo qualche minuto in cui la Francia cerca, in maniera piuttosto confusa, di impostare calcio e di creare occasioni da gol, torna a farsi vedere l’Argentina. L’Albiceleste ci riprova in altre due fasi, al 28esimo e al 30esimo. Prima si fa vedere ancora Messi su calcio piazzato, ma la difesa della Francia libera. Poi Di Maria sbaglia un cross dalla sinistra che poteva essere veramente difficile da leggere per la retroguardia avversaria.
La Francia sembra in ginocchio, per l’evidente difficoltà a creare gioco, che alimenta le velleità tecniche degli argentini. Il simbolo della squadra, oltre a Messi, sono De Paul e Mac Allister, capaci di giocare ad altissimi ritmi per tutto il primo tempo e poi mettendo al servizio della sua squadra grande qualità negli ultimi trenta metri. Le Bleus, invece, sembrano in confusione totale per i primi trenta minuti, senza riuscire neppure a trovare la palla alta per Giroud, in modo da dare sollievo alla manovra della squadra. Un’altra chiave del gioco è Enzo Fernandez, uno dei migliori dell’Argentina in tutto il Mondiale. Il calciatore del Benfica è quasi sempre libero di creare gioco in mezzo al campo, e con le sue qualità tecniche non è difficile capire che è un grosso problema per i campioni del mondo in carica.
La sensazione è che la Francia corra male e a vuoto. E viene punita ancora. Il pressing dell’Argentina funziona alla grande, palla recuperata e ripartenza di altissimo livello. Messi libera con l’esterno mancino il contropiede al 36esimo minuto. L’azione è meravigliosa e viene conclusa da un inserimento puntuale e decisivo di Di Maria sul secondo palo. Il calciatore della Juventus si presenta di prima intenzione con il piatto del piede sinistro e non sbaglia. È 2-0 e ha segnato lui, uno dei simboli del ciclo dell’Argentina, nelle vittorie e nelle sconfitte degli ultimi lustri. L’uomo delle finali, come lo chiamano, un po’ la scelta a sorpresa di Scaloni, visto le condizioni fisiche precarie con cui si è presentato a questa partita, e che neppure questa volta ha tradito le attese.
Di Maria festeggia correndo e con le mani a disegnare il solito cuore che, però, stavolta è un po’ diverso. È lo stupore oltre che la gioia, di quelle emozioni che scrivono la storia. Il Fideo è assolutamente scatenato e pochi minuti dopo si concede anche un tunnel a Kounde, accolto dagli applausi totali del pubblico allo stadio.
A questo punto, Deschamps non sta più a guardare. Solo al 41esimo, senza neppure aspettare di tornare negli spogliatoi per la fine del primo tempo, il tecnico francese sostituisce Giroud e Dembele con Thuram e Kolo Muani. Ovviamente, le loro facce non possono essere delle migliori e soprattutto l’attaccante del Milan è parso decisamente contrariato da quanto ha scelto il suo allenatore. Poco da dire, invece, per l’esterno d’attacco del Barcellona che, oltre all’errore da rigore che ha portato all’1-0, non è sembrato entrare per nulla in campo. Giusto o sbagliato che sia, la Francia cerca la scossa.
La voglia e la felicità dell’Argentina sono visibili dai minuti finali del primo tempo. Lisandro Martinez chiude su un avversario, mandando il pallone in fallo laterale. Il centrale si carica come se avesse segnato un gol. Una gioia che sembra in partenza sproporzionata rispetto alla giocata tecnica messa in evidenza, ma che scatena la reazione immediata del pubblico, che si esalta in un’esultanza incontenibile, anche stavolta come se l’Albiceleste avesse realizzato un altro gol. È questa la sintesi del primo tempo della finale del Mondiale: una squadra sembra assolutamente lanciata verso la vittoria della coppa, l’altra è in chiara difficoltà, forse in crisi d’identità, senza voler togliere nessun merito a chi la partita la sta vincendo e meritatamente.
L’arbitro, in tal senso, non aiuta la squadra in svantaggio che probabilmente voleva solo tornare negli spogliatoi per ricompattarsi e soprattutto ritrovare la mentalità e le trame di gioco che hanno portato i Bleus alla vittoria di quattro anni fa e alla finale di quest’anno. Si può notare anche una buona dose di nervosismo, che traspare in Theo Hernandez, autore di un paio di falli di troppo. E comunque l’arbitro assegna sette minuti di recupero, in pieno stile di questi Mondiali che hanno scandito anche questa rivoluzione. E scorrono un po’ così, nella frustrazione francese e con un’Argentina che si impone sempre di più, sulle ali dell’entusiasmo, ma anche con razionalità, sapendo aspettare e non lasciando spazi agli avversari. Il pressing, però, non manca mai, con gli uomini di Scaloni che sempre più spesso si presentano in tre o quattro sul pallone, e al momento giusto, nel tentativo di lanciare il contropiede.
La scelta di schierare Di Maria dal primo minuto ha fatto la differenza e pagato dividenti inaspettati per i sudamericani. Il Fideo scandisce i tempi di gioco, salta gli avversari, è assolutamente imprendibile per lunghi tratti del match. L’ultimo brivido del primo tempo arriva al settimo minuto di recupero, quando un calcio di punizione tagliato di Griezmann, partito da destra, non trova nessun compagno in area, ma spaventa un po’ Emiliano Martinez. Se Raphael Varane fosse arrivato su quel pallone, probabilmente sarebbe stato il gol che avrebbe riaperto la finale.
Così non è e l’arbitro fischia per far tornare le squadre negli spogliatoi: la prima frazione di gioco termina con il risultato di 2-0 e il pubblico accoglie il parziale con un boato che sa di storia. Ma la vera domanda è: chi se lo sarebbe davvero mai aspettato di vedere i primi 45 minuti così? La differenza tra le due squadre è parsa netta, in favore dell’Albiceleste che ha assolutamente meritato il bilancio raccolto finora. Una distanza che è sicuramente figlia di due fattori. Da un lato, c’è l’entusiasmo dei sudamericani che hanno davvero capito che questa è la volta buona, dopo anni di digiuno. Dall’altro una Francia che sembra assolutamente impreparata a contenere il fuoco avversario e che per tutta la durata della prima frazione di gioco ha fatto fatica a trovare se stessa. Sarà colpa dell’influenza, non può essere la pancia piena dal precedente trionfo iridato.
Non sappiamo se alla fine la Francia reagirà o se l’Argentina riuscirà a tenere il campo come fatto nei primi 45 minuti, senza dare alcun accenno di titubanza. Ciò che è sicuro è che nel primo tempo si è vista l’Albiceleste migliore del Mondiale e degli ultimi anni. Probabilmente, si è vista anche la prova peggiore dei campioni del mondo in carica. Due indizi che potrebbero fare una prova, ma lo scopriremo solo al novantesimo.
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