La frana a Ischia ha interessato un territorio in cui la pericolosità delle frane è altissima, questo a causa delle sue caratteristiche geologiche e dell’eccessive costruzioni che sono state realizzate.
Tra il 25 e il 26 novembre 2022 il terreno ha ceduto interessando la zona di Casamicciola Terme e causando danni gravissimi, distruggendo case, auto e strade ma anche uccidendo almeno otto persone. Le cause che hanno creato la frana di Ischia sono differenti tra queste l’eccessivo numero di costruzioni presenti nella zona e le caratteristiche geologiche.
La frana avvenuta tra il 25 e il 26 novembre 2022, a seguito del maltempo che ha interessato la zona in questi giorni, e che ha ucciso almeno otto persone nella zona di Casamicciola Terme, ad Ischia, ha avuto diverse cause.
La prima che è possibile riscontrare è la pioggia intensa che ha colpito l’isola in questi giorni, in particolare dalla notte di venerdì 25 novembre e che ha visto la caduta di circa 126 millimetri di pioggia, il dato più alto che si era registrato negli ultimi vent’anni.
Ma non è stata solo la pioggia la causa infatti la seconda causa, che ha portato alla creazione dei detriti e della frana che ha poi travolto l’intera zona, è da ritrovarsi nella presenza eccessiva delle costruzioni proprio qui a Casamicciola.
Edificazioni realizzate senza tener conto delle caratteristiche del terreno e delle caratteristiche idrogeologiche del suolo. La presenza di queste caratteristiche non è nuova, anzi era già stata resa nota molto tempo prima della frana che si è verificata il 26 novembre 2022.
Un’altra frana aveva già, in passato, interessato la zona di Casamicciola in particolare nel 1910 quando causò la morte di undici persone. C’erano poi state altre due frane più recenti una nel 1987 che distrusse un intero ristorante provocando un morto e una nel 2009 che provocò la morte di un’altra persona.
La zona di Casamicciola è situata alle pendici del Monte Epomeo, nella zona settentrionale, è la montagna più alta dell’isola ed ha un’origine vulcanica. Il suo versante è caratterizzato per essere molto ripido e fatto di polveri e ceneri vulcaniche, ed è anche poco compatto per questo diventa eroso con l’acqua.
Quando piove con una certa intensità perciò non è difficile che si vadano a creare delle colate di detriti che trascinano con sé terra e altri materiali che vengono incontrati lungo il cammino.
Questa pericolosità si può evincere anche dalle cartografie dei Piani di assetto idrogeologico previsti per legge, che prevedono che circa il 37,8% del territorio è considerato a pericolo di frana elevato. In questa stessa zona secondo i dati di PAI vivono 801 persone.
Secondo quanto riportato dal geologo Romeo Toccaceli, in una prima valutazione sui fatti avvenuti, la frana ha seguito lo stesso percorso del 2009 ed è quindi partita dal versante nord dell’Epomeo.
La frana è andata a distruggere Via Celario nella parte più alta del Comune. Ha poi percorso la rete di forre e canaloni raccogliendo tutto ciò che incontrava massi, rami e detriti.
La colata ha poi proseguito fino al porto percorrendo in totale circa due chilometri. La colpa della frana però non è dovuta solo alla poca compattezza del terreno ma anche all’operato dell’uomo, che per poter costruire ed edificare nella zona ha abbattuto moltissimi alberi. Le radici degli alberi sono molto utili per poter trattenere il terreno.
Inoltre l’eccesso di costruzioni all’interno della zona ha ridotto le capacità del territorio di poter reagire ad un fenomeno meteorologico così intenso, ad esempio con l’eccessiva cementificazione dei ruoli che ha ridotto la capacità del terreno di assorbire le acque.
Adesso sarebbe il momento di studiare delle situazioni che possano impedire nuove tragedie come quella a cui abbiamo assistito questo week end.
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