Dal 2025, se tutto va come deve andare, inizierà negli Stati Uniti il primo Mondiale per club, organizzato e pensato dalla Fifa, che si dovrà disputare ogni quattro anni (esattamente come la coppa del mondo per le Nazionali). A partecipare saranno 32 squadre, e dodici arriveranno dall’Europa: solo tre, al momento, sono sicure di essere dentro la competizione, e sono le tre vincitrice della Champions League degli ultimi tre anni, ovvero il Chelsea, il Real Madrid e il Manchester United.
A loro si aggiungerà, ovviamente, anche la vincitrice della coppa dalle grandi orecchie della prossima stagione (e chissà chi potrà essere), e le otto squadre con il ranking migliore del quadriennio che val dal 2021 al 2024, in cui spicca il Bayern Monaco, praticamente anche lei dentro, ma anche l’Inter. I nerazzurri di Simone Inzaghi se dovessero riuscire a superare i gironi della Champions League nella prossima edizione, infatti, avrebbero diritto a partecipare alla prima edizione del Mondiale per club del 2025, ma hanno speranze anche la Juventus, il Milan, il Napoli e persino la Lazio. A disposizione un montepremi astronomico, con 100 milioni che dovrebbero arrivare dritti dritti nelle casse di chi vince, e solo per la finale.
Come se non bastassero le 38 partite di Serie A, la Champions League, l’Europa e la Conference League, la Coppa Italia, e poi anche la Supercoppa italiana (che ora cambierà il formato, portando a Riad quattro squadre e non più solo due), la Supercoppa europea per chi ha la fortuna di arrivarci (non le squadre del nostro campionato, per lo meno non quest’anno), la Fifa da anni sta lavorando a un Mondiale per club che inizierà nel 2025 (d’estate? Mah, chissà), per poi presentarsi una volta ogni quattro anni, esattamente come la coppa del mondo che impegna le Nazionali.
La prima edizione del nuovo torneo si disputerà negli Stati Uniti e parteciperanno 32 squadre, divise in otto gruppi da quattro squadre ciascuno. Le prime due qualificate di ogni girone accedono ai quarti di finale, e così via fino ad arrivare alla finale che, per la vincente, dovrebbe mettere in palio, secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello sport, 100 milioni.
Per il Mondiale per club, infatti, pare che il montepremi si aggiri intorno ai 2,5 miliardi, con almeno due miliardi che dovrebbero essere distribuiti tra le 32 fortunate che arriveranno alla fase finale e, appunto, 100 milioni che andrebbero alla vincitrice solo per l’ultimo atto, come la Champions League, ma anziché per tutto il cammino, solo per una partita da dentro o fuori.
Ecco, chi c’è dentro o fuori da questo progetto a cui hanno lavorato Gianni Infantino e Zvonimir Boban, al momento? Concentrandoci solo sull’Europa, dal nostro vecchio continente, sempre secondo quanto ha scritto Fabio Licari, dovrebbero arrivare dodici squadre, quattro sono le vincenti della coppa dalle grandi orecchie dell’ultimo quadriennio a partire dal 2021, ovvero il Chelsea, il Real Madrid e il Manchester City e l’ultima da scoprire nella prossima edizione del torneo dell’Olimpo del calcio, e altre otto che, invece, sono le migliori squadre del ranking, sempre degli ultimi quattro anni.
Per quanto riguarda questo, ci sono due precisazioni da fare: nessun campionato, quindi neanche la ricchissima Premier League, può portare più di due squadre negli Stati Uniti, a meno che non siano tutte vincitrici della Champions League, e solo aver partecipato alla coppa dalle grandi orecchie, e non all’Europa o Conference League, dà punti per poter migliorare la posizione in classifica.
E quindi, paradossalmente, un Liverpool che a punti sarebbe praticamente dentro, non sarà nel Paese a stelle e strisce perché ci sono già i Blues e i Citizens, e non ci può arrivare neanche da una probabile vittoria del massimo titolo europeo perché la squadra di Jurgen Klopp non ci si è qualificata per la prossima stagione. Paradossalmente, ancora, la Roma, che è la squadra italiana che in assoluto è messa meglio nel ranking (è sesta) non avrà il diritto di partecipare perché non ha partecipato alle ultime quattro edizioni della coppa dalle grandi orecchie.
Hanno più possibilità di accedere, per dire, l’Arsenal, il Manchester United e il Newcastle o il Napoli, la Lazio, il Milan e l’Inter, anche se con le dovute differenze e probabilità. Per esempio, alla squadra di Simone Inzaghi, che nell’ultima edizione della Champions League si è arresa solo a quella di Pep Guardiola, a Istanbul, dall’alto dei suoi 60 punti, basterebbe andare oltre i gironi nella prossima stagione per staccare il pass per gli Stati Uniti, e più o meno nella stessa posizione è anche il Paris Saint-Germain (con 66 punti), mentre il Bayern Monaco (che ha qualche punticino in più dei Reds, ovvero 84) è già dentro.
I biancocelesti di Maurizio Sarri, che partono da 21 punti, invece, per poterci arrivare possono solo vincere la competizione, esattamente come gli altri tre club inglesi, che comunque sarebbero partiti da una posizione piuttosto svantaggiata, a parte i Red Devils, perché sono tornati in Champions League quest’anno dopo anni di assenza. Per il Napoli, il Milan e la Juventus (pure) la situazione è un po’ più semplice, ma la concorrenza è tanta.
Chi parte più in alto è sicuramente la squadra di Massimiliano Allegri, con i suoi 47 punti che, però, non ha la possibilità di migliorare perché, al massimo, potrebbe giocarsi la Conference League il prossimo anno (e se la Uefa è clemente, per altro), poi ci sono i rossoneri, con 35 punti, e i campioni d’Italia con 29 punti, che devono guardarsi le spalle.
Dal Benfica innanzitutto, che ha 49 punti, dal Porto, che ne ha 45, dal Borussia Dortmund, a quota 44 punti, dal Barcellona a 42, dal Lipsia a 39, dal Siviglia a 36, e dal Salisburgo a 30. Già il Lipsia e il Siviglia avrebbero una sfida interna con i gialloneri e i blaugrana e solo due di loro, una dalla Germania, una dalla Spagna, avrebbe il diritto di esserci, lasciando quindi spazio, appunto, al Napoli o al Milan, che arrivando fino alla fine come i nerazzurri quest’anno si garantirebbero di esserci a questa prima edizione del Mondiale per club, ma anche di portarsi a casa un bel gruzzoletto.
Spiegato come potrebbe andare, anche perché nessun regolamento del Mondiale per club è ancora ufficiale, ci sono delle domande da porsi. La prima nasce, come abbiamo visto all’inizio, da tutti gli impegni a cui sono chiamati i calciatori in primis – considerato che dal 2025 le squadre che parteciperanno alla Champions League dovrebbero essere 48 e non più 32, e la stessa cosa, ma dal 2026, anche per quanto riguarda la coppa del mondo per le Nazionali -, e poi i club.
Chiaro, le iniezioni di denaro consentirebbero alle società di dotarsi della cosiddetta “panchina lunga”, ovvero prendere abbastanza giocatori da schierare nelle varie competizioni, ma alla stessa maniera potrebbero far perdere appeal ai campionati nazionali, quindi alla nostra Serie A, già martoriata di per sé a causa dei diritti televisivi che non sfondano come vorrebbero, e forse alla stessa Champions League. Ma ancora di più costringerebbero i calciatori a non avere mai una pausa, con i rischi di infortuni dietro l’angolo, ma anche una preparazione che si dovrebbe fare per un intero anno, e non più per nove mesi.
Derogando un attimo la questione umana al dio denaro, che governa tutto, figuriamoci se non muove il calcio, un altro quesito da porsi riguarda effettivamente il fatto che un torneo simile sia quello di cui avevamo bisogno. Gli amanti del mondo del pallone difficilmente potrebbero rispondere in maniera negativa a questa domanda, orfani come sono, già da ora, di una partita – bella o brutta poco importa – da guardarsi. Alla stessa maniera, però, un giallorosso o un tifoso dell’Atalanta che interesse avrebbe ad accendere la televisione, per di più a orari in cui solitamente si dorme, considerato il fuso orario, per vedersi un Inter Miami-Manchester City, o un Al-Nassr-Bayern Monaco? Probabilmente poco, o nessuno.
Se, tra l’altro, non si dovesse giocare in estate, il problema per quei supporter di squadre che non ci andranno sicuramente al Mondiale per club sarebbe soprattutto un altro: vedersi ancora una volta, e dopo la coppa del mondo in Qatar, la propria Serie A stoppata sul più bello, e fare il tifo (quasi segretamente) per squadre che in altre circostanze mai si sarebbero prese in considerazione.
Con un format decisamente diverso, poi, questo Mondiale per club somiglia un po’ anche alla Superlega che la Uefa ha abortito quando era solo un’idea. In quel caso, le società d’Europa top mettevano a disposizione pochi pass per le meno blasonate (o meno interessate, dipende dai punti di vista), che giocavano tra di loro e davano spettacolo, attraendo i tanti che ne avrebbero acquistati i diritti per trasmettere le partite; in questo caso, a eccezione di alcune squadre che ci finivano per diritto divino, e dello spettacolo che potrebbe non essere sempre garantito, il principio è quello di un’élite che scende in campo, e di tante emittenti disposte a comprarsi i loro match da mostrare a chi paga un abbonamento in più per vedersele, nulla di più nulla di meno.
Poi sì, il calcio ci piace, le levatacce si faranno, altri dieci euro verranno sborsati, si chiuderà un occhio, se necessario, sui diritti umani e tutte quelle cose là come è stato fatto altre volte, e quindi ce lo gusteremo tutto anche questo Mondiale per club, ma non veniteci a dire, ecco, che era quello di cui avevamo bisogno, non veniteci a raccontare che è stato fatto per noi, perché tutto sembra meno che quello.
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