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Come funziona il Tutor: i segreti dell’occhio autostradale

Sapere con precisione come funziona il Tutor è importante per chiunque utilizzi un veicolo, non solo per evitare le multe ma anche per non creare inutilmente pericoli per se stessi e gli altri, almeno da parte di chi ha una coscienza.

Descriviamo quindi in questa guida il modo di funzionamento di questa apparecchiatura, basandoci sulle indicazioni illustrate pubblicamente dalla Polizia stradale e sul video da essa diffuso.

LE ORIGINI DEL TUTOR

Facciamo prima un passo indietro. Cos’è il Tutor? E’ un complesso sistema elettronico il cui scopo è rilevare la velocità dei veicoli in un determinato tratto. Viene usato principalmente per misurare la velocità media ma può essere legalmente utilizzato anche “in modalità autovelox”, cioè per rilevare la velocità istantanea (ma raramente viene usato per questo scopo). Però è vietato usarlo contemporaneamente in entrambi i modi. Nei tratti controllati dal Tutor è inoltre vietato usare altri sistemi di rilevazione della velocità. L’apparecchiatura adottata nel nostro Paese è stata sviluppata da Autostrade per l’Italia; la legge ne prescrive esclusivamente l’uso e la gestione da parte della Polizia stradale; ed è unicamente dallo Stato che vengono incassate le multe. Il sistema è entrato in uso nel 2005.

IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA

Passiamo al funzionamento vero e proprio dell’apparato Tutor. La velocità media di tutti i veicoli viene calcolata da un elaboratore centrale in base ai dati trasmessi da due postazioni, collocate di solito a circa 10 Km l’una dall’altra. In corrispondenza di ogni postazione (i cosiddetti “portali“, installati su alcuni di quei grandi pannelli luminosi dove vengono visualizzati messaggi alla circolazione), dentro l’asfalto sono installati dei sensori, chiamati spire induttive, collocati a coppie (due diverse per autoveicoli e motoveicoli). Si tratta di cavi metallici avvolti in una spirale dentro cui passa una corrente elettrica che genera un campo elettromagnetico; quando il telaio metallico di un veicolo attraversa le spire, a causa del principio d’induzione elettromagnetica viene generato un secondo campo elettromagnetico, opposto a quello della spira.

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Ciò provoca una variazione nella frequenza di oscillazione della corrente; tale variazione viene registrata da una centralina, la quale in questo modo “si accorge” che un veicolo sta passando e invia un segnale di attivazione alle telecamere poste sotto il grande pannello luminoso. In base alla lunghezza del telaio (cioè al tempo in cui dura la variazione nell’oscillazione della corrente), la centralina sa anche riconoscere le diverse classificazioni dei veicoli (autovetture, autocarri, moto, autobus, eccetera).

Le telecamere ad alta risoluzione registrano la targa di tutti i veicoli in transito e il momento esatto del loro passaggio, inviando questi dati all’elaboratore centrale. Dopo una decina di chilometri c’è un altro sistema analogo, che eseguirà la stessa rilevazione. L’elaboratore centrale quindi confronterà per ogni targa registrata il momento d’ingresso e quello d’uscita; in questo modo potrà calcolare la velocità media di ogni veicolo (ripassiamo la fisica: velocità = spazio / tempo).
Se la velocità media è inferiore a quella stabilita dal limite di velocità per quel tratto, i dati relativi a quel veicolo vengono automaticamente e immediatamente cancellati. Se invece è superiore, i dati vengono inviati alla centrale operativa della Polizia stradale, dove gli operatori provvederanno a valutare le immagini e ad emettere la contravvenzione.

Poiché lo scopo alla base del Tutor è prevenire gli incidenti inducendo le persone a ridurre la velocità, le postazioni sono ben segnalate. Appositi cartelli a sfondo verde e scritta bianca “controllo elettronico della velocità con sistema Safety Tutor“, sormontati da un riquadro nero su fondo bianco con la scritta “Polizia stradale“, sono installati ad una distanza massima di 4 Km ed una minima di 250 metri dal portale d’ingresso. Solo i cartelli valgono come segnale, non la scritta sul pannello luminoso, che potrebbe anche non esserci.
Inoltre non viene segnalato il portale di uscita. La Polizia comunica i tratti autostradali in cui i Tutor sono installati ma non le coppie di pannelli attivi in un determinato momento. Per cui l’unica cosa da fare è procedere a velocità legale per l’intero tratto.
Infine, le telecamere funzionano anche al buio, con la pioggia e con la nebbia fino a 30 metri di visibilità.

LE LEGGENDE METROPOLITANE

Anche a proposito del funzionamento del Tutor sono nate tante leggende metropolitane e false convinzioni, come sempre accade quando non ci si informa accuratamente. Riepiloghiamole.
Non serve frenare di colpo quando si vede il segnale o il portale. Facendolo si rischia solo di essere tamponati. A parte che non è possibile sapere se il portale sotto cui si passa sia effettivamente in funzione; comunque i sensori d’ingresso non rilevano la velocità, ma solo il momento del passaggio. Poiché il calcolo è sulla velocità media in un tratto di circa 10 Km, anche se si sta viaggiando troppo velocemente all’ingresso, si ha tutto il tempo di rallentare progressivamente per raggiungere una velocità media legale.

Le telecamere registrano il passaggio sull’intera carreggiata, comprese la corsia d’emergenza e la zona a cavallo tra le corsie. Per cui le acrobazie di certi matti sono del tutto inutili, oltre che estremamente pericolose.
Un’altra superstizione particolarmente ridicola è quella secondo cui, se si passasse a velocità elevatissima sotto il portale, il sistema non farebbe in tempo ad attivarsi. Assurdo: i campi elettromagnetici generati dalle spire e dal telaio del veicolo che fanno attivare le telecamere sono composti da onde elettromagnetiche; queste onde viaggiano alla velocità della luce, misurata in poco meno di 300.000 Km/s. Trecentomila chilometri al secondo; una Formula 1 lanciata su un rettilineo infinito al massimo arriva a 450 chilometri orari. Quindi le telecamere potrebbero anche bersi un caffé mentre aspettano l’auto che passa nello spazio minimo di 30 metri (quando c’è nebbia fitta).

Anche il trucco di fermarsi ad una stazione di servizio per abbassare la velocità media non aiuta con certezza. Potrebbe funzionare, se la stazione fosse compresa proprio nel tratto di 10 Km tra i due portali attivi. Ma noi non potremo mai esserne sicuri, perché l’attivazione specifica delle coppie di portali varia giorno per giorno. Senza considerare che non è logico correre e poi doversi fermare per diversi minuti.

Roberto Speranza

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