Dopo l’ennesima tragedia del mare si scrivono fiumi di parole, si intasano i telegiornali con servizi indignati e i social network diventano un vespaio di commenti più o meno (f)utili. Quasi ogni giorno almeno un migrante muore cercando di raggiungere le coste siciliane, ma la soglia critica dell’indignazione è direttamente proporzionale al numero di cadaveri, per questo ieri, oggi e domani non faremo altro che parlare dell’ultimo naufragio. Il giorno seguente però ricominceremo a preoccuparci delle solite banalità.
Mentre scriviamo sono in partenza altre decine di bagnarole. E migliaia di migliaia di migranti si stanno muovendo a piedi o su camion dal cuore dell’Africa verso le coste del Mediterraneo.
Comunque la pensiate, cerchiamo di capire come stanno le cose al di là delle ideologie.
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Quanti sono?
Non abbiamo la minima idea dell’entità e della effettiva gravità del fenomeno: nemmeno l’agenzia europea Frontex, deputata alla vigilanza sul fenomeno migratorio, sa dare numeri certi. Così parla il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri: “A seconda delle fonti ci viene segnalato che ci sono tra i 500mila ed 1milione di migranti pronti a partire dalla Libia”.
Perché non restano a casa loro?
I migranti non vengono in Italia in vacanza, ma scappano dall’Inferno. Si lasciano infatti alle spalle carestia, guerra, epidemie e morte. Un migrante può chiamare per nome tutti e quattro i Cavalieri dell’Apocalisse, perché sono i suoi compagni di vita. Qualunque sia il dolore più grande che può affliggere l’esistenza di un cittadino occidentale, non è nulla rispetto alla normalità della vita di un migrante.
Si stava meglio quando si stava peggio?
Gheddafi era un dittatore sanguinario e un ricattatore, ma era di aiuto nel tenere sotto controllo i flussi migratori. In cambio però continuava ad alzare la posta delle relazioni bilaterali, minacciando di lasciar partire i barconi. Inoltre la sua strategia nel contenere l’immigrazione si basava essenzialmente sull’esercizio della violenza.
Un business per tutti
I migranti sono un business. Sulla pelle di ogni immigrato guadagnano almeno 10 persone, fra
- organizzatori del viaggio e scafisti;
- poliziotti e militari africani che pretendono il pizzo dal migrante, stuprano sistematicamente le donne e rapinano i malcapitati di tutti i loro averi;
- agricoltori italiani che li sfruttano in nero per i lavori nei campi;
- cooperative che gli offrono assistenza
La politica che fa?
Sulla pelle dei migranti i politici di destra e sinistra fanno carriera. I primi agitando i pugni e invocando la chiusura delle frontiere e i secondi invocando soluzioni condivise con l’Europa, nel rispetto dei diritti umani.
Sparategli
Non si può sparare agli immigrati, con buona pace di chi (come Francesco Speroni) invocava scariche di mitra preventive contro chiunque invadesse le nostre acque territoriali. Più cauto, ma sempre col grilletto pronto, era stato Roberto Castelli che invocava scariche di mitra solo in risposta ad atti aggressivi degli scafisti.
Riportarli a casa
Non li si può fermare in mare per riportarli da dove sono partiti: l’Europa ha già condannato l’Italia per il respingimento di barconi carichi di africani. Intercettare al largo le imbarcazioni e riportarle sulle coste libiche non è possibile. Nemmeno dopo averli sfamati, dissetati e curati come propone Matteo Salvini.
Un problema europeo o italiano?
Solo una parte di migranti mira a raggiungere l’Italia per restarci, gli altri puntano ad altri paesi Europei: Germania, Francia, Regno Unito, ecc…
Eppure l’Unione Europea ha scaricato per anni la responsabilità del problema interamente sulle spalle italiane. La missione Mare Nostrum, portata avanti da novembre 2013 a ottobre 2014 è stata esclusivamente responsabilità italiana. La nuova missione Triton vede finalmente la compartecipazione dell’Unione Europea.
Dove ti metto?
I centri di permanenza temporanei sono temporanei solo di nome. Si tratta in realtà di strutture fisse, fatiscenti e carenti sotto tutti i profili, più volte criticati da magistratura e organizzazioni umanitarie. I centri sono al collasso e non si sa più dove mettere gli immigrati.
Attualmente molte strutture alberghiere stanno ospitando migranti africani. Il business è semplice: l’albergo varia oggetto sociale diventando cooperativa o associazione, paga lo stipendio a qualche mediatore culturale e a qualche psicologo e garantisce vitto e alloggio ai migranti in cambio di 30 euro più Iva al giorno a cranio. Basta avere l’ok della Prefettura e il gioco è fatto. I rimborsi statali però vengono versati dopo mesi e gli albergatori devono anticipare tutte le spese.
E un’idea geniale è venuta l’anno scorso al sindaco di Roma Ignazio Marino, che ha proposto “affido alle famiglie anche degli adulti, con una partecipazione economica da parte del governo di 30 euro al giorno per l’ospitalità di un migrante adulto nelle nostre città”.
Il migrante nel piatto
Quando un migrante muore in viaggio, gli scafisti lo buttano in acqua dove gli squali fanno scempio del corpo. La cronaca ci racconta come il pesce più taroccato nelle nostre pescherie sia il pesce spada. Tu compri un trancio di spada, ma in realtà porti a casa un pezzo di squalo verdesca venuto su mangiando somali ed eritrei. Buon appetito.
I commenti social
Ogni volta che muore un immigrato si scatena la caccia di giornalisti e blogger a chi intercetta il commento più sadico e xenofobo. Internet è il mondo e al mondo ci sono anche gli idioti. Dare spazio alle loro idiozie è la vera idiozia.
La Giustizia non funziona
La temibile arma disposta dalla italica legge contro l’immigrazione clandestina, qualoria sia molesta, è… il foglio di via: un pezzo di carta con cui il questore intima all’immigrato di abbandonare l’Italia. E se quello non se ne va? Allora è previsto l’arresto, minimo un mese. Ah be’…
Ce li ritroveremo sul pianerottolo?
In conclusione, considerato che da almeno 2mila anni l’uomo bianco si reca in Africa solo per saccheggiarla, non stupisce che gli africani vengano in Europa a cercare un riscatto.