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Categories: Cronaca

Come si fa un identikit, dai disegni a matita alle app per computer

Come si fa un identikit? La polizia scientifica di solito ricorre a questo strumento per individuare e arrestare i colpevoli, grazie all’aiuto dei testimoni, i quali sono chiamati a ricordare ogni minimo dettaglio del viso della persona che si vuole cercare. Gli operatori poi devono riuscire anche a ”interpretare” gli elementi che compongono la descrizione, oltre che a disegnarla. I metodi sono diversi, vanno dallo schizzo su foglio bianco all’uso di moderni programmi per computer, che elaborano immagini e aiutano a gestire i database.

La ricostruzione di un identikit da parte della polizia scientifica si basa dunque su una dettagliata descrizione del volto di una persona: il colore della pelle, la grandezza del naso, la forma della bocca, il colore e la forma degli occhi, le sopracciglia, la presenza dei capelli, e se corti, lunghi, lisci, ricci, ecc. Tutto può aiutare a elaborare una immagine che possa somigliare alla persona ricercata, per cui i testimoni sono un elemento chiave per questa fase delle indagini.

I disegni possono essere fatti a mano. Molto fa l’abilità del disegnatore, chiamato pure a cogliere le sfumature che permettono di personalizzare un volto partendo da una descrizione tutto sommato anonima. In aiuto degli esperti della Polizia c’è anche il computer. Vengono sempre più spesso usate infatti, delle app, software che permettono di ricostruire un volto dandogli l’aspetto di una vera fotografia, anche se in bianco e nero.

E’ il caso del programma Faces, che permette di ricostruire un volto pescando direttamente in un enorme database fatto di nasi, occhi, orecchie, capelli e forme del viso, scelti dall’operatore insieme al testimone.

Realizzare un identikit perfetto di una persona mai vista è dunque impegnativo, perché oltre alla evidente difficoltà di creare un disegno che si avvicini a una figura umana mai vista, c’è da mettere in conto la tensione emotiva che attanaglia i testimoni, che spesso sono anche vittime di un qualche crimine.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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