Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo presieduto da Giorgia Meloni, a margine di un sopralluogo nel bresciano ha annunciato che, nel Consiglio dei ministri previsto per domani, probabilmente si affronterà anche il tema dell’aumento dei prezzi dei carburanti, così come denunciato dal Codacons e per cui sono state aperte delle inchieste nelle Procure interessante.
“Ragioneremo se, tra guerra, caro materiali e caro materie prime, sia il caso di intervenire, se ci siano denari per intervenire“, ha detto il leader della Lega che si è anche mostrato contento del fatto che si stiano facendo “dei controlli a tappeto” per cercare di capire perché, nonostante il prezzo del greggio al barile sia sotto gli 80 dollari, il costo di diesel e benzina sia arrivato anche a 2,5 euro al litro. Sempre domani, oltretutto, la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, incontreranno il Comandante Generale della Guardia di Finanza, a Palazzo Chigi.
Anche dal governo di Giorgia Meloni, la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, ci si è resi conto che c’è stato un aumento notevole dei prezzi dei carburanti. Dopo la decisione, infatti, di togliere lo sconto sulle accise così come era stato introdotto dall’esecutivo precedente, quello targato Mario Draghi, e che portava a un risparmio, per le tasche degli italiani, di 30 centesimi al litro per benzina e diesel, dal primo gennaio del 2023 i costi sono cresciuti.
Stando alle parole di Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, la scelta del governo di “mantenere la sospensione delle accise sui carburanti, favorendo soprattutto chi possiede automobili che consumano molto” in manovra è stata dettata dal fatto che si è preferito “destinare quei fondi a misure per lavoro e famiglie come il taglio al cuneo fiscale e l’assegno unico“, ha detto a Sky Tg24 economia. Ma questo non significa che nei programmi non ci sia una riduzione delle accise: “Abbiamo davanti cinque anni per farlo attraverso una strategia economica complessiva”, ha concluso il senatore.
Come denunciato dal Codacons, in ogni caso, i prezzi dei carburanti sono arrivati in alcune zone a toccare anche i 2,5 euro per il gasolio. E nella stessa nota, dal coordinamento delle associazioni a tutela dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori hanno anche fatto sapere di aver presentato un esposto a diverse Procure d’Italia con lo scopo di indagare perché, soprattutto nelle autostrade, il costo fosse aumentato così tanto.
Un pieno di benzina, hanno detto oggi, costa in media 8,9 euro in più rispetto a fine dicembre, ovvero “una maggiore spesa su base annua di circa 214 euro ad automobilista“. Il rialzo che, come dicevamo prima, ci si aspettava non sarebbe comunque giustificabile “per effetto del forte calo delle quotazioni del petrolio, sceso in questi giorni abbondantemente sotto gli 80 dollari al barile“. Ancora più difficile da comprendere, poi, hanno proseguito dal Codacons, è perché “due pompe dello stesso marchio, ma ubicate in zone diverse, possano vendere lo stesso carburante con differenze di prezzo di anche 20 centesimi di euro“.
E quindi il governo. Come detto da Carlo Rienzi, il presidente dell’associazione, in settimana ci sarà un incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in cui si chiederà di riformare Mister Prezzi, una misura “finora rivelatasi fallimentare, attribuendo compiti e funzioni di tale organismo alle associazioni dei consumatori, che hanno competenza a presenza sul territorio in grado di garantire un controllo serrato sui prezzi e denunciare in tempo reale anomalie e speculazioni“. Ma qualcosa potrebbe muoversi già prima.
Stando a quanto detto da Matteo Salvini, vicepremier e titolare del Mit – il ministero per le Infrastrutture e per i Trasporti – domani nel Cdm si potrebbe anche pensare di prendere nuove misure. “Ragioneremo se, tra guerra, caro materiali e caro materie prime, sia il caso di intervenire, se ci siano denari per intervenire“, ha detto a margine di un sopralluogo nella zona di Brescia il leader della Lega.
“Sono contento che ci siano dei controlli a tappeto perché qualcuno ahimè, anche in questo caso, come per gas e luce, ne sta approfittando. Per lo stesso prodotto non puoi pagare 1,70 euro in una città e 2,30 euro in un’altra“, ha osservato ancora. Al di là di ogni decisione, infatti, si devono “bloccare i furbi e far pagare chi sta esagerando. Poi conto che i prezzi in discesa arrivino anche alla pompa di benzina perché non può calare il prezzo del barile e aumentare il prezzo al distributore“, ha concluso Salvini.
Non solo, però, perché anche Meloni, assiema al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, si muoveranno per cercare di capire qualcosa nel merito di questo aumento dei prezzi. A Palazzo Chigi, sempre domani, incontreranno il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, per fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni in atto sui costi.
E proprio dalle fiamme gialle, oggi, hanno annunciato oggi che, in previsione della fine dell’anno, dal Mef era già stato dato loro l’incarico “di intensificare i controlli in tema di prezzi carburanti, avendo particolare riguardo alla rete di distribuzione autostradale e a contesti territoriali sensibili, in ragione del ripristino delle ordinarie aliquote accise e della concomitante intensificazione del traffico veicolare“. Saranno, quindi, anche le fiamme gialle a occuparsi di rendere possibile una calmierazione dei prezzi attraverso tre diversi direttrici.
Nel corso del 2022, hanno spiegato, sono stati eseguiti 5187 interventi, anche grazie a uno specifico piano diazione, su scala nazionale, denominato “Prezzi carburanti“, contestando 2809 violazioni alla disciplina prezzi. Di queste, 717 hanno riguardato la mancata esposizione e/o difformità dei prezzi praticati rispetto ai prezzi indicati e 2092 l’omessa comunicazione.
“I dati forniti oggi dalla Guardia di Finanza sulle violazioni riscontrate nel settore della distribuzione stradale di carburante confermano, purtroppo, tutti i nostri timori sulle irregolarità a danno dei consumatori che interessano il comparto“, hanno commentato dal Codacons che ha poi sottolineato come sia stati gli unici a denunciare ciò che era evidente a chiunque. Per loro, però, non basta che solo la Procura di Roma abbia aperto un’indagine, ma si aspettano che lo faccia anche qualcun altro, anche dall’Antitrust.
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