Le ultime sono state giornate decisamente importanti per gli “italiani” impegnati al Mondiale. Si tratta di tutti quei calciatori che sono tesserati da club di Serie A e che, in un certo senso, rappresentano molti tifosi del nostro Paese, dato che gli Azzurri di Mancini sono rimasti a casa. Di seguito nel dettaglio come si stanno comportando e quali prospettive hanno.
Il Mondiale è una delle vetrine più importanti per un calciatore e ancor di più per una Nazionale. Per questo è importante che l’Italia di più, ma siamo sicuri che molti tifosi staranno attenti alle prestazioni degli “italiani“, cioè dei calciatori stranieri che militano in Serie A. Da Vlahovic a Lautaro Martinez e Milinkovic-Savic, sono tanti e importanti gli interpreti che cercheranno – e lo stanno già facendo – di stupire in Qatar. Le cose, però, non stanno andando in maniera stupenda per molti di loro. Altri, invece, hanno mostrato un livello piuttosto alto e come possano essere un riferimento.
Come non si può partire dall’Argentina? La Nazionale di Lionel Scaloni ha stupito, ma in negativo all’esordio, poi ha – parzialmente – sistemato le cose contro il Messico. Lautaro Martinez è stato presenza fissa, almeno da titolare, nel cuore dell’attacco, ma per lui le cose non sono andate benissimo. Il Toro avrebbe anche segnato, ben due volte, ma il Var l’ha fatto pentire di avere esultato, e ha attirato tante critiche. Comunque l’attaccante dell’Inter non sta rubando l’occhio. Si chiude tra le difese avversarie e di palloni ne tocca pochi, ben meno di quanti ne tocchi all’Inter. Da rivedere quando si alzeranno il livello delle avversarie, ma per ora non sembra letale come al solito.
Chi l’ha promosso, però, è il suo Vice-President, Javier Zanetti. In un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”, la storica bandiera nerazzurra ha sottolineato: “Può essere ancora il suo Mondiale. Si sbloccherà presto, è garantito, magari già con la Polonia. Non deve preoccuparsi, non sono state due partite semplici da gestire per un attaccante, non lo sarebbero state in ogni caso. Ma non vedo problemi”.
Un giretto in casa Juventus ora è d’obbligo e qui arriviamo alla prestazione di Angel Di Maria. Il Fideo non è quello dei tempi migliori, si vede, ma per l’Argentina è imprescindibile. E il motivo l’ha mostrato anche contro il Messico. Parte da lui l’azione e l’assist da cui scaturisce il gol di Messi. Deve ancora crescere, anche in condizione fisica, ma per ora Scaloni non si può lamentare. E i tifosi bianconeri possono recriminare per la sua assenza. Discorso a parte per Paulo Dybala. Le condizioni della Joya non possono essere delle migliori. Molti l’avrebbero voluto in campo contro l’Arabia Saudita per risolvere le cose, ma così non è andata e evidentemente perché non si poteva. Se l’Argentina andrà avanti, potrebbe essere tremendamente utile. E per Leandro Paredes il discorso cambia ancora. Contro il Messico è arrivata un’altra panchina per il mediano della Juventus. A Torino non decolla, qui ha perso centralità: il riscatto della Vecchia Signora si allontana. Deve dare la scossa, e potrebbe essere un mai più.
Da un’eterna rivale all’altra, perché il Brasile ha una condizione psicofisica straordinaria. I verdeoro hanno vinto entrambe le partite finora giocate e mostrando una tecnica e uno strapotere in campo straordinario. E poi una difesa di ferro. Di conseguenza, dobbiamo restare nel capoluogo piemontese. Nessun gol subito in due partite fanno della squadra di Tite una delle forze favorite per la conquista del Mondiale. E complimenti agli “italiani” che compongono la retroguardia del Brasile: Alex Sandro e Danilo sono titolari fissi, anche se entrambi ora sono ai box per infortunio. Finora, però, nulla da dire, perché contro la Serbia è stato uno dei protagonisti del successo finale e ha dimostrato di essere uno dei leader di Tite. Il terzino, invece, è passato dall’oggetto misterioso che è a Torino a essere un calciatore prezioso. Non spinge tanto e non come qualche anno fa, ma fa il suo. E in difesa sorprende anche: concentratissimo.
Per restare a una delle favorite del torneo, facciamo un salto in casa Francia. Francese o milanese, perché nel gruppo di Didier Deschamps la macchia rossonera è forte. I convocati sono due, ma sono Olivier Giroud e Theo Hernandez. Entrambi stanno facendo benissimo. La punta ha aperto il suo Mondiale con una doppietta niente male, poi ha giocato, ma la scena se l’è rubata Kylian Mbappe. Difficile pensare a una Francia senza di lui per quanto è utile in zona gol e per l’intera impalcatura offensiva. Discorso diverso per Theo Hernandez. Lui partiva dietro nelle gerarchie rispetto al fratello Lucas, poi quest’ultimo si è fatto male e il milanista ha iniziato a dominare sulla fascia sinistra. Assist, discese velenose e fiato da vendere: Hernandez è semplicemente incontenibile, anche fuori dal contesto italiano.
Stavolta ci spostiamo, sì, e andiamo nella Serbia. E lì di italiani ce ne sono tanti, e con tante storie diverse. Partiamo dal più atteso, o forse quasi ma ci arriviamo. Sergej Milinkovic-Savic ha vissuto un Mondiale, per ora, spaccato in due. Con la Lazio è un elemento letale, praticamente immancabile sui campi di Serie A, tanto che la Juventus lo cerca da anni – ma concludere è quasi impossibile – e Claudio Lotito chiede non meno di 100 milioni di euro. Dopo il Mondiale potrebbero essere anche di più e con molte più big a fare la fila.
Cosa dire sul centrocampista di Maurizio Sarri e Dragan Stojkovic? Beh, l’inizio contro il Brasile non è stato proprio tra i più emozionanti, anzi. Milinkovic-Savic sembrava imbrigliato tra le maglie della difesa del Brasile come un liceale che dopo aver fatto serata si presenta all’interrogazione alla prima ora. Semplicemente confuso. Da trequartista puro sembra molto meno pericoloso, ma il suo Mondiale è ben presto uscito dalla spirale negativa. Infatti, già contro il Camerun si sono visti sprazzi del migliore Milinkovic. E anche un gol degno di nota. In crescita, e alla Serbia serve proprio.
Poi ci sono anche Dusan Vlahovic e Filip Kostic. Il bomber della Juventus praticamente non l’abbiamo mai visto e non per una questione esclusivamente tecnica. L’attaccante bianconero non sta bene, ancora a rischio per una pubalgia fastidiosa e che proprio non gli dà tregua. Stojkovic spera di recuperarlo e intanto si tiene stretto Mitrovic, ma il tempo inizia a stringere. Per il laterale di Massimiliano Allegri le cose sono partite allo stesso modo, e cioè con una condizione fisica non perfetta e l’impossibilità di esserci contro il Brasile. Già per la seconda partita, poi, almeno lui ha recuperato e ha fatto sentire la sua presenza sulla fascia sinistra. Esattamente come fa alla Juventus, le sue discese non sono mancate e anche i suoi temibili cross. Certo, i numeri da protagonista assoluto per ora l’ha mostrati altrove.
La Serbia, l’avrete intuito, ha una colonia di italiani ben folta. E qui arriviamo dall’altra parte di Torino. Infatti, qualche riga va dedicata anche a Senad Lukic e Vanja Milinkovic-Savic, il fratello del campione della Lazio. Il centrocampista che a Torino domina per ritmo, equilibrio e qualità, nel Mondiale si sta mettendo in evidenza per uno stile di gioco agonisticamente cattivo. Picchia e picchia duro, ma corre come un forsennato un po’ in tutte le zone di campo, tappando anche i buchi dei compagni. Offensivamente, però, può fare di più. L’estremo difensore di Stojkovic, invece, va un po’ a corrente alternata, caratteristica che molti gli hanno rifilato anche al Torino. Contro il Brasile ha parato tanto, contro il Camerun meno. Resta comunque un riferimento essenziale per il suo allenatore.
Un po’ più in avanti rispetto all’estremo difensore granata, c’è Nikola Milenkovic. Il centrale della Fiorentina di talento ne ha da vendere, eppure anche lui non eccelle per continuità e a volte si prende delle pause. Contro il Brasile ha guidato con sicurezza la sua difesa, concedendosi anche dei recuperi di primo livello. Peggio, invece, è andata contro il Camerun, ma è un po’ un discorso comune a tutta la difesa. Resta un profilo decisamente interessante. Menzione particolare per Darko Lazovic, lui che ha subito definito il Mondiale come un sogno che si avvera. Dobbiamo essere sinceri: l’impegno è tanto, come in Serie A, ma non ha lasciato particolarmente il segno. Di tempo, però, ce n’è ancora per brillare. Ci sono poi Luka Jovic e Nemanja Radonjic. Entrambi di talento ne hanno da vendere ma se uno può ancora maturare, l’altro sembra decisamente in fase di stallo dopo essere arrivato addirittura al Real Madrid. Per la Serbia sono uomini importanti per il gruppo, ma non dal primo minuto.
Radonjic, però, è sicuramente più atteso e può creare scompiglio a partita in corso. Piccola menzione anche per Filip Djuricic e Ivan Ilic. Stesso discorso del fantasista del Torino, ma forse con meno aspettative.
Ora arrivano le noti dolenti e il Belgio ne è la chiara dimostrazione. La prima vittoria è arrivata un po’ casualmente, diciamoci la verità, e poi il Marocco ha subito regolare, senza neanche troppe difficoltà, i Diavoli Rossi. Però, nel caos finale è tornato in campo Romelu Lukaku, e questa è un’ottima notizia non solo per Santos, ma anche per l’Inter. Si è visto ben poco eh, sia chiaro, ma da vero leader del gruppo potrebbe essere fondamentale a partire dalle prossime. Diciamoci la verità, il discorso è un po’ diverso per Charles De Ketelaere. Al Milan proprio non si è ambientato, nonostante sia stato presentato come grande acquisto estivo e pagato pure bene. In Nazionale non sembra affatto una prima scelta e in campo, quando entra, non ruba l’occhio. È l’ora di crescere.
Crescere, come sta facendo e bene Mathias Olivera, con il Napoli e nell’Uruguay. Per Luciano Spalletti è ormai una validissima alternativa come terzino sinistro e anche al Mondiale fa il suo. Ogni tanto spingendosi anche in avanti, cose che gli viene spesso naturale e con la consueta grinta sudamericana. Sempre nell’Uruguay c’è Matias Vecino. Lui di esperienza ne ha tanta e nella Lazio sta anche facendo decisamente bene. In Uruguay tanta legna ma di palle buone in attacco ne ha viste veramente poche. Senza lasciare veramente il segno.
Breve giro in casa Messico. Vasquez della Cremonese non ha giocato neanche un minuto, ma le cose per i suoi non stanno andando benissimo. Discorso completamente diverso per Hirving Lozano: il laterale d’attacco del Napoli stavolta non è una sorpresa, ma una certezza. Di scompiglio ne ha creato non poco in queste prime due partite, ma senza essere decisivo come gli è capitato in altre occasioni. Ma c’è almeno un’altra possibilità per fare bene, forse meglio.
Occhi italiani anche in Olanda, dove sono ben quattro i calciatori impegnati. Gli Oranges non sono sembrati in forma meravigliosa, se non contro il Qatar, ma comunque hanno fatto il loro dovere per qualificarsi agli ottavi di finale. Denzel Dumfries è presenza fissa sulla fascia destra. Corre come un forsennato, lotta su ogni pallone e ha un fisico pazzesco. Come nell’Inter manca decisamente la precisione nell’assist o nell’andare in rete, probabilmente più della Nations League e del primo anno in nerazzurro. Molti tifosi lo criticano per questo, ma la sua utilità è indubbia nelle gerarchie di Louis van Gaal. Discorso diverso per gli altri tre “italiani” tra gli olandesi. Stefan de Vrij ha perso la centralità che aveva all’Inter e anche in Nazionale. Fino ad ora, se non nella lista dei convocati, il suo contributo non si è visto in campo: le scelte sono altre. Il resto si gioca direttamente in casa Atalanta con Teun Koopmeiners e Marten de Roon. I due centrocampisti non sono titolari fissi ma per motivi diversi, nel corso del Mondiale, potrebbero tornare particolarmente utili. E non è un dettaglio.
Anche nel Senegal una macchia italiana c’è. Partiamo dalla fine e, quindi, dall’attacco. A modo suo, Boulaye Dia ha scritto la storia e l’ha fatto perché è il primo calciatore della Salernitana ad aver segnato a un Mondiale. Detto ciò, fino a oggi ha giocato tutte e tre le partite da titolare e il 92% dei minuti disponibili. Essere il centravanti di una squadra già agli ottavi di finale del Mondiale non può essere banale. Bravo lui e bravo a chi l’ha scoperto, anche perché il futuro sembra limpido. E poi c’è Ballo-Toure. Lui gioca nel Milan ma di minuti in campo ancora non ne ha totalizzato in questo Mondiale. Magari agli ottavi di finale potrebbe toccare anche a lui sulla fascia sinistra, ma per ora non è pervenuto. Menzione speciale per Kalidou Koulibaly.
È vero, lui in Italia non ci gioca più, ma ha un cuore talmente napoletano da dedicare il gol decisivo per la qualificazione del suo Senegal a Ischia, dopo la frana che ha messo in ginocchio Casamicciola. Chapeau!
L’Inghilterra poteva essere, ma non è stata italiana. Gareth Southgate, quasi per ripicca dopo la sconfitta agli Europei, ha deciso di tenere fuori tutti quelli che poteva dalla nostra Serie A, anche probabilmente chi l’avrebbe meritato. È così che Tammy Abraham, Chris Smalling e soprattutto Fikayo Tomori sono a casa, ma – soprattutto quest’ultimo – il Qatar l’avrebbe meritato. Passiamo, quindi, agli alleati storici degli Stati Uniti. Loro il turno l’hanno già passato, lottando fino all’ultimo istante con l’Iran e anche grazie all’Italia. Sergino Dest, che da quest’anno milita nel Milan, ha mostrato qualità offensive di alto livello, spingendo come un forsennato e generando l’assist per il gol decisivo. Un treno, forse un trenino per le caratteristiche fisiche, ma di grande qualità e fiato. Sarà prezioso anche per Stefano Pioli. Weston McKennie, invece, non sa quale sarà il suo futuro alla Juventus, ma negli Stati Uniti è un titolare fisso e fa pure il suo in entrambe le fasi di gioco. Senza rubare l’occhio, a dire la verità.
In un Galles che ha deluso in questo Mondiale e probabilmente vuole solo archiviare un’esperienza che li ha visti per numeri tra le peggiori squadre del torneo, c’è comunque una piccola luce italiana. Ethan Ampadu dello Spezia complessivamente il suo è riuscito a garantirlo. Bravo nella gestione del pallone e della manovra, potrebbe tornare utile ai liguri per esperienza e qualità: giocatore interessante e da non sottovalutare.
Andando più a Est, troviamo una Polonia che ha già mostrato l’anima della sua discontinuità in questo Mondiale. L’epicentro è sempre Robert Lewandowski, per carità, ma un nucleo fortemente “italiano” non manca. A partire dalla porta, dove Wojciech Szczesny non è in discussione ed è anche uno dei leader più esperti di questo gruppo, meritatamente. Alle sue spalle poteva esserci Dragowski dello Spezia, ma invece, dopo l’infortunio del portiere dello Spezia, c’è solo Lukasz Skorupski, non pervenuto per ora agli occhi delle telecamere. Sempre nello Spezia, però, c’è Jakub Kiwior e qua il discorso cambia. Sì perché il centrale ne ha giocate due su due e senza sfigurare. Già il Milan era sulle sue tracce, dopo questo Mondiale, che comunque sta giocando da protagonista, la sua considerazione potrebbe aumentare a livello internazionale. Anche sul calciomercato.
Sugli esterni troviamo poi un altro veterano e un ragazzino di belle speranze. Bartosz Bereszynski non se la sta passando bene alla Sampdoria, ma per la Polonia resta comunque una risorsa, per esperienza e rilevanza nello spogliatoio. Nikola Zalewski, invece, è il nuovo che avanza, dopo la conquista di un ruolo importante nella Roma di José Mourinho e della Conference League. Niente di trascendentale al Mondiale, ma comunque c’è e gli servirà anche per il futuro, che si preannuncia brillante. E ora arriviamo ai più rappresentativi. Piotr Zielinski ha segnato e ha mostrato a più riprese la sua qualità nel cuore del centrocampo. Per la Polonia è semplicemente fondamentale, con i marchi e gli slanci tipici del suo gioco, ma il Napoli lo aspetta con ansia per concretizzare l’assalto allo scudetto da gennaio. Per ora, promosso anche al Mondiale.
Discorso simile per Arkadiusz Milik. Per Allegri è un riferimento in attacco, anche perché la stagione di Dusan Vlahovic non è stata tra le più fortunate. Per la Polonia è importante da anni, non solo in zona gol, ma anche per legare il gioco e come spalla di Lewandowski. Per ora, va bene così, ma ci si aspettano anche gli acuti definitivi da uno come lui. Sempre in attacco, gioca Krzysztof Piatek. Il calciatore della Salernitana, ai tempi del Milan, sembrava poter strappare un posto fisso in attacco. Ora non è così, ma rappresenta comunque una risorsa, all’occorrenza, importante. Discorso simile per Szymon Zurkowski della Fiorentina: per qualità e talento, dopo una stagione ottima all’Empoli, potrebbe riservare delle sorprese.
Qualche riga anche per Joakim Maehle e Simon Kjaer, impegnati con la Danimarca. Il laterale sembra un po’ più timido in zona dribbling rispetto alla spinta costante garantita contro l’Atalanta, il centrale ancora convive con troppi problemi dal punto di vista fisico, ma è uno dei leader del gruppo. Discorso diverso per la Croazia che nell’ultimo decennio è stata spesso un feudo italiano e, ammettiamolo, interista. Mandzukic a parte, ma ormai non è più nel giro. Ora il calciatore più importante che gioca in Italia è Marcelo Brozovic. Il centrocampista è un riferimento assoluto per l’Inter come per la Croazia. Finora non ha brillato particolarmente, anche perché ha da poco recuperato dall’infortunio, ma fare a meno di lui non è possibile. Mario Pasalic e Nikola Vlasic, invece, sono centrocampisti da tenere in considerazione e possibilmente da buttare nella mischia. Senza pentirsi, visto il feeling con il gol.
Un feudo “italiano” c’è anche in Marocco e non di calciatori a caso. Sofian Amrabat è un calciatore imprescindibile per gli africani, bravo a fare legna in mezzo al campo, ma anche a impostare l’azione. Con i ritmi giusti a livello internazionale e la grinta identificativa di questo Marocco. Assolutamente promosso. Poi c’è Abdelhamid Sabiri: non sempre titolare, anzi, ma da un suo calcio piazzato è nato un gol fondamentale per i suoi. Non male, per nulla. Chiude il giro Walid Cheddira che ancora in Serie A non c’è arrivato, ma sta meravigliando con il Bari. Gol e potenza fisica, non solo per il presente di questo Mondiale, ma soprattutto per il futuro. Destino da bomber.
Piccola parentesi per il Camerun, ma neanche tanto. Qui a rubare l’occhio è sicuramente il caso Andre Onana, rispedito a casa dopo una sola partita per motivi disciplinari. È lui la grande delusione, per com’è finita e per quello che stava facendo all’Inter. Zambo Anguissa, però, non è da meno. Perché rispetto alle straordinarie qualità mostrate con il Napoli, sta facendo decisamente peggio. C’è almeno un’altra partita per riscattarsi. Enzo Ebosse dell’Udinese e Martin Hongla del Verona potrebbero essere preziosi, oppure no. Staremo a vedere.
La Svizzera, proprio colei che ha giustiziato l’Italia a vederselo dal divano questo Mondiale, vede in Ricardo Rodriguez uno dei leader del suo gruppo. Il calciatore del Torino è utilissimo per esperienza e un mancino che non tutti possono vantare. Non poteva uscire dai calciatori impiegati nella massima competizione per Nazionali. Occhio anche a Michael Aebischer che nel gruppo c’è, ma finora senza una traccia significativa.
Nel Portogallo, poi, gioca un certo Rafael Leao che potrebbe essere una delle grandi sorprese del Mondiale. Da subentrante è decisamente devastante con la sua qualità e il suo fiuto per il gol. Soprattutto a campo aperto è un’arma letale: più si andrà avanti, più sarà prezioso, come nel Milan. E un gol l’ha già messo a segno. Rui Patricio, invece, sembra aver perso la centralità sembra avuta con Santos in panchina. Le scelte sono state altre, ma il portiere della Roma è comunque fondamentale fuori dal campo. Dall’Europeo alle tante presenze, rappresenta esempio e guida preziosissima per i più giovani. Soprattutto in altre posizioni.
Infine, occhio alla Corea del Sud. Le lacrime di Heung-Min Son hanno segnato una nuova traccia. In una squadra che poteva rivelarsi una sorpresa, c’era grande attesa per vedere l’operato di Kim Min-Jae, colosso e titolarissimo del Napoli delle meraviglie. In una difesa che si chiama tutta come lui, di certo non ha sfigurato ma non ha potuto neanche salvare la situazione. Anche in questo caso, Spalletti lo aspetta a braccia aperte e con un po’ d’esperienza internazionale in più.
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