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Sport

Come sono andate le partite dei sedicesimi di finale delle italiane di Europa e Conference League

Non c’è solo la Champions League ad animare le serate feriali degli appassionati di calcio. Da oggi, infatti, sono iniziati anche i sedicesimi di Europa e Conference League che hanno visto impegnate rispettivamente la Roma e la Juventus, e la Fiorentina e la Lazio. Gli uomini di José Mourinho non sono stati molto fortunati, dopo i legni colpiti hanno subito il gol della vittoria del Salisburgo all’87esimo, meglio è andata ai bianconeri, ma non poi così tanto, considerato che non si è riusciti ad andare oltre il pari contro il Nantes.

Ciro Immobile, autore del gol della vittoria della Lazio con il Cluj – Nanopress.it

A fare davvero la differenza sono state le due squadre impegnate in Conference, Luka Jovic e Arthur Cabral sono scesi come una valanga sul Braga, in Portogallo, concedendosi una doppietta ciascuna. I biancocelesti di Maurizio Sarri, loro in casa contro il Cluj, dopo la partenza shock per l’espulsione di Patric, hanno vinto grazie al ritorno al gol di Ciro Immobile. Da sottolineare, poi, il pareggio spettacolare tra il Barcellona e il Manchester United, con i blaugrana di Xavi Hernandez che hanno anche rischiato di perdere contro i Red Devils.

Come sono andate le partite delle italiane in Europa League: nì la Juventus, sfortunata la Roma

Non saranno notti magiche come quelle della Champions League, ma anche quella della seconda competizione Uefa, l’Europa League, appunto, hanno il loro perché, specie per una Juventus che, ora come ora, è fuori da tutto considerati i 15 punti di penalizzazione che gli sono stati comminati dalla Corte d’appello federale della Figc. Con questi presupposti è difficile pensare che non ci sia una spinta in più, una motivazione in più per andare avanti e magari portare a casa un trofeo extra Italia che manca ormai da tanto tempo nella bacheca dei bianconeri. Ma è tempo di far parlare in campo, e iniziare da una Roma che, invece, è stata molto sfortunata.

SALISBURGO-ROMA 1-0 – I giallorossi di José Mourinho, l’unica delle squadre romane rimasta in Europa League, iniziano il cammino ai sedicesimi di finale contro una vecchia, ma neanche troppo, conoscenza del Milan. È proprio a causa dei campioni d’Italia, infatti, che gli austriaci, già ampiamente qualificati ai playoff nel campionato di casa, sono stati retrocessi nella seconda competizione dell’organo presieduto da Aleksander Ceferin. Se all’andata, alla Red Bull Arena, arrivò solo un pareggio, al ritorno al San Siro gli uomini di Stefano Pioli persero capre e cavoli tornando a casa con quattro gol presi.

Ora di nuovo un’italiana, che con i rossoneri condivide la posizione in classifica, la terza, e che non è affatto un osso semplice dato che ad allenarlo c’è quello Special One che appena sente profumo di Europa brilla come non mai, e ne sa qualcosa il Feyenoord, per ultimo, che ha dovuto abdicare al re nella finale di Conference dello scorso anno. Adesso è passato del tempo, e l’eroe di quella serata calda se n’è andato – sì, è Nicolò Zaniolo -, ma anche senza di lui, e soprattutto con una coppia come Paulo Dybala e Tammy Abraham, si può sognare in grande.

La smorfia di Paulo Dybala – Nanopress.it

Il portoghese li schiera entrambi, anzi si presenta in Austria proprio con la formazione tipo. I risultati, in realtà, arrivano pure, soprattutto per quanto riguarda la mole di gioco creato e le qualità dalla metà campo in su. I giallorossi riescono a contrastare la manovra che aveva evidenziato il Salisburgo fin dall’inizio di questa stagione. La solidità non manca, ma anche con un po’ di spregiudicatezza in più rispetto ad altre occasioni. Le chance, però, non arrivano a grappoli, anzi mancano un po’ ma è un problema anche per gli avversari, non proprio nella sua versione più brillante. A inizio ripresa, però, Mourinho è costretto a mandarne uno ai box, la Joya, infatti, ha rimediato un problema muscolare al flessore della coscia destra, che al momento sembra solo un sovraccarico, al suo posto entra Zeki Celik, il peggiore in campo contro la Cremonese ai quarti di finale di Coppa Italia, e infatti da allora non troppo fortunato nei turni del mister.

E non sono fortunati neanche oggi i giallorossi, perché al 73esimo, il colpo di testa di Bryan Cristante da corner si infrange sul palo alla destra, negandogli la gioia di un gol che forse avrebbe meritato. Non va meglio, otto minuti dopo, ad Andrea Belotti, entrato al posto dell’inglese. L’ex capitano del Torino trova lo spazio per raggiungere un traversone da calcio d’angolo e lascia partire un tiro che, stavolta, finisce sulla traversa. Ma questi sono solo due presagi di una beffa che viene consumata all’87 quando Strahinja Pavlovic crossa morbido in area e Nicolas Capaldo di testa salta più in alto dei difensori della Roma e insacca sulla sinistra. Non c’è neanche tempo di recuperare perché sì, finisce così.

E non è affatto una bella notizia per i giallorossi. Sì, perché gli uomini di Mourinho tornano a casa con le ossa rotte dopo una prestazione comunque buona e migliore rispetto a molte altre volte in cui la manovra dei capitolini aveva lasciato a desiderare e anche le occasioni create. Stavolta, invece, sono state almeno tre le possibilità in cui il club della Capitale sarebbe potuto andare a segno e invece non è successo. Di sicuro nella serata di ieri i rimpianti non sono stati pochi nel pullman del rientro e perseguiteranno i giallorossi anche nei prossimi giorni. L’occasione capitata sui piedi di Abraham ha messo in luce le qualità del portiere avversario, ma anche le caratteristiche di un bomber che a volte non riesce proprio a essere decisivo e non in tutte le partite.

Per Belotti, invece, dopo il forfait di Dybala, il match aveva proprio le sembianze di un’ultima occasione per emergere. Invece, l’ex Torino non è riuscito ancora una volta a emergere, anzi quando ha avuto tra i piedi un’opportunità che un tempo avrebbe spinto in porta a occhi chiusi e invece ha fallito in maniera clamorosa. Il feeling non è scattato, ma la sensazione è che, a questo punto della sua carriera, sia difficile dare una svolta decisiva. Il cinismo austriaco, insomma, ha avuto la meglio e Mourinho spera che al ritorno non sia così. Perché la prestazione c’è stata, lo ripetiamo, e non è un fattore che può essere ignorato.

JUVENTUS-NANTES 1-1 – Nella sagra degli orrori di Torino, tra Juventus e Nantes non vince nessuno, solo i tanti errori, arrivati da una parte e dell’altra. A passare in vantaggio sono i bianconeri con Dusan Vlahovic, ma a pareggiare i conti, nella seconda frazione, è Ludovic Blas che praticamente spegne un po’ di speranze alla Vecchia Signora, anche se c’è ancora il ritorno, la settimana prossima, e tutto è ancora da vedere, come l’arbitro al Var quasi allo scadere che infierisce sugli uomini di Massimiliano Allegri e non concede loro un rigore che farà discutere, tanto.

Ma andiamo con ordine e facendo il punto della situazione su ciò che è successo in un Allianz Stadium finalmente gremito, pieno di tifosi e reattivo che è sicuramente un pro per sostenere la squadra, ma anche un contro se, invece, le cose si mettono male e alcuni giocatori sono decisamente al di sotto del loro rendimento. Il match contro il Nantes ha messo in luce ancora troppi limiti individuali e collettivi, anche a livello di gestione della partita.

Dusan Vlahovic esulta dopo il gol contro il Nantes – Nanopress.it

Infatti, ci ha messo poco il magico tridente bianconero a mettersi in luce e a imprimere il suo marchio sulla partita. Angel Di Maria e Federico Chiesa hanno impacchettato un assist che vale un gol per Vlahovic: il serbo è abile a farsi trovare al posto giusto e al momento giusto per spingerla in porta e continuare la sua striscia positiva. Tutto sembra orientato a una serata di festa per la Vecchia Signora e per il suo pubblico, ma le cose non vanno esattamente così. La sensazione è la stessa che fa da triste leitmotiv agli ultimi anni bianconeri e cioè quella di una squadra che proprio non riesce a trovare la sua quadratura a centrocampo e in cui i nuovi acquisti non hanno inciso neppure in questa occasione. Pensate a quello che era stato Arthur e a quello che sta succedendo adesso a Leandro Paredes. L’argentino anche stavolta non riesce proprio a garantire il rendimento atteso e a dare le geometrie necessarie per far spiccare il volo ai risultati sul campo. Il risultato è che, dopo tanti errori e poche giocate convincenti, Allegri l’ha sostituito e lui si è beccato i fischi del pubblico. Male, soprattutto perché da qui a fine stagione, a questo punto, è difficile che riesca a riscattare il suo percorso a Torino e a dare una netta sterzata verso la centralità in cabina di regia.

Non può essere lui, però, l’unico problema della squadra. Infatti, più passavano i minuti più la Juventus si è liquefatta anche in difesa. Nonostante il Nantes non sembrasse affatto tanta roba in attacco, siamo onesti, una serie di errori e lo scivolone di Gleison Bremer hanno aperto a Blas la strada per la rete del pareggio, su cui Wojciech Szczesny non ha colpe. Da lì in poi è partito un vero e proprio forcing verso la porta dei francesi: la reazione di nervi e d’orgoglio c’è stata, ancora però poca maturità e non una manovra organica. Solo sprazzi e occasioni che i singoli non sono riusciti a concretizzare.

Chi c’è andato più vicino è Chiesa che merita un capitolo a parte. L’esterno d’attacco ex Fiorentina ha vissuto praticamente una partita nella partita. Ha puntato gli avversari, li ha seminati, ha creato costantemente il panico nella retroguardia avversaria. Ha fatto anche spaventare tutti i tifosi della Juventus quando ha lamentato un fastidio muscolare verso la metà inoltrata del primo tempo. In realtà, non era nulla di particolare e Allegri ha potuto lasciarlo in campo anche oltre il 45esimo. Alla fine, dicevamo, la chance più ghiotta è proprio la sua: l’attaccante italiano colpisce di collo pieno e il suo tiro si scaglia sulla traversa interna, ma poi anziché finire in porta, sbatte contro il palo e sulla riga. Magicamente non entra in porta e quasi per miracolo.

Sembra la sintesi giusta del periodo della Vecchia Signora. Un periodo in cui la squadra attacca (finalmente), crea gioco, ci mette la grinta e anche l’orgoglio, anche a costo di lasciar perdere qualcosa in fase difensiva. E, invece, i risultati vanno ancora a singhiozzo e non sembra esserci un modo per uscirne del tutto. Poi, sì, le critiche ai singoli, ad Allegri sono corrette dal punto di vista del tifoso innamorato, ma forse toccherebbe prendersela davvero con chi è il responsabile della situazione giudiziaria della società. E quello potrebbe essere ancora più difficile da ribaltare come risultato.

LE ALTRE PARTITE

Ajax-Union Berlino 0-0

Barcellona-Manchester United 2-2

Salisburgo-Rennes 2-1

Bayer Leverkusen-Monaco 2-3

Siviglia-PSV 3-0

Sporting -Midtjylland 1-1

Conference League, la Fiorentina a valanga in Portogallo, la Lazio regge grazie a Immobile

E c’è anche la Conference League, la stessa competizione vinta l’anno scorso, dicevamo, dalla Roma, che adesso vede impegnate la Lazio di Maurizio Sarri e la Fiorentina di Vincenzo Italiano, due storie diverse di un campionato anomalo. Perché se da una parte i Viola galleggiano, e male, dall’altra i capitolini hanno vissuto momenti bellissimi – come la vittoria contro l’Atalanta, quella con i giallorossi nel derby e contro il Milan – ma si sono anche persi in altre situazioni, e ora è proprio un periodo di quelli, in cui a pesare è un digiuno di Ciro Immobile dal gol che dura da troppo tempo. Ma in Europa, forse, è un’altra musica. Anzi lo è sicuramente.

BRAGA-FIORENTINA 0-4 – Lo è, diversa, perché la Fiorentina, che già aveva fatto bene nei gironi e solo per il conto dei gol è arrivata seconda, ha brillato più che mai contro il Braga, in Portogallo. Lo stesso Braga che in campionato sta alle spalle di Benfica, ieri vincente contro il Club Brugge in Champions, e il Porto, la prossima avversaria dell’Inter, sempre nella coppa dalle grandi orecchie.

Ma questo c’entra poco perché quegli attaccanti che il mister ha aspettato per tanto tempo, decidono di sbocciare proprio nella penisola iberica. Al 46esimo, è Luka Jovic a sbloccare il risultato su assist di Cristiano Biraghi, e poi si va negli spogliatoi. Con un uomo in meno dal 55esimo – Tormena viene prima graziato con un giallo, poi al Var si becca il rosso -, la Fiorentina vola, e lo fa ancora, cinque minuti dopo, con il serbo, che stavolta arriva grazie al contributo di Riccardo Saponara.

Arthur Cabral festeggia il gol con i compagni di squadra – Nanopress.it

Al suo posto entra Arthur Cabral, al 75esimo, e ci mette solo quattro minuti per mettere la firma sul match – per Biraghi è il secondo assist della serata. Nella serata all’insegna del 2, finora, non può che esserci un poker a chiudere il tempo, che arriva ancora grazie all’attaccante brasiliano che stavolta deve ringraziare Jonathan Ikone. E questi quattro gol non sono che una sentenza, anche che un piede agli ottavi, la Viola, ce li ha già.

Il risultato è gonfio, tronfio, sicuramente molto più largo di quello che ci si poteva aspettare alla vigilia, ma le buone notizie non sono solo quelle strettamente collegate alla Conference League. Infatti, c’è da fare i conti anche con quello che è stato il problema più annoso e difficile da risolvere per la Viola: il suo attacco. Nella partita contro il Braga Jovic e Cabral sono esplosi tutti insieme e denunciando le caratteristiche che finora gli erano state rimproverate. I due bomber hanno segnato, hanno attratto la difesa avversaria e a tratti l’hanno irrisa.

Soprattutto i gol di Cabral dimostrano che le qualità tecniche e individuali, di certo, non mancano. Il palleggio in area e la bomba al volo di destro rappresentano una realizzazione di rara bellezza e che mette in primo piano anche tutti i pezzi forti del repertorio. Un repertorio che in Italia, sul serio, non abbiamo mai visto, e sarà anche merito dei nostri difensori. Chissà, però, che qualcosa non sia scattato nella testa del centravanti, anche perché, tra lui e Jovic, il ruolo da prima punta vera è tutto tranne che assegnato e da qui a fine stagione di partite ce ne sono tante per dimostrare il proprio valore.

LAZIO-CLUJ 1-0 – E diverso è anche il copione della Lazio, che inizia nel peggiore dei modi rimanendo in dieci per l’espulsione, al 15esimo minuto, di Patric, ma rimanendo in piedi grazie al ritorno al gol, sì, proprio del capitano. Un gol bellissimo, al volo, su una punizione velenosa di Felipe Anderson, e forse servirà per dare fiducia a una squadra e un giocatore che un po’ l’aveva persa.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire come stanno davvero le cose nella pesante vittoria per 1-0 dei biancocelesti che alla vigilia, viste le qualità tecniche e le loro differenze, nessuno avrebbe potuto considerare pesante. I capitolini approcciano alla partita come chi vuole vincere, ma anche testare i possibili innesti per il presente e per il futuro. Non è il caso di Patric che è lì da anni e ha perso il posto, ma sicuramente è un discorso che vale per Marcos Antonio, un oggetto misterioso che con Maurizio Sarri in panchina non ha ancora avuto spazio e non ha neppure brillato, quindi, ma potrebbe rivelarsi molto utile di qui al prossimo futuro per prendere il posto di Danilo Cataldi.

Il mediano, però, ha solo quindici minuti per mettersi in luce e lo fa anche bene, prima che proprio Patric si faccia espellere, più per colpa della severità dell’arbitro che per la sua stessa imperizia. Comunque la Lazio finisce subito in dieci uomini e con una partita intera ancora davanti non è affatto semplice rimettere le cose nella giusta direzione. Infatti, Sarri opta per mettere in campo Gila e cercare di salvare il salvabile per poi puntare sulla qualità offensiva dei suoi uomini, a partire da un Immobile che spera abbia finalmente messo alle spalle gli infortuni e torni a brillare come faceva un tempo e non così lontano.

I migliori auspici si realizzano con un calcio di punizione indiretto di Felipe Anderson, battuto proprio da indicazioni che lo stesso tecnico della Lazio impartisce da anni e che evidentemente sono ancora estremamente efficaci. Il resto della partita è una sfida serpentesca alla gestione, ma anche all’offesa. La squadra della Capitale pensa per prima cosa a non subire gol, poi riparte e cerca di far male, senza più riuscire a concludere o ad allargare le proporzioni del risultato. Un 1-0, però, soprattutto per come si era messa, va più che bene e permette ai biancocelesti di affrontare il ritorno con relativa tranquillità.

Il Cluj non sembra squadra capace di impensierire sul serio Sarri e i suoi ragazzi, perché la Lazio non sarà quella squadra incontenibile e imbattibile e che aveva trasmesso questa sensazione a inizio anno e un po’ oltre, ma è comunque una compagine matura, attenta a gestirsi e a gestire la partita come si deve. Tra zona Champions e Conference League toccherà dosare le energie e gli uomini per tentare di centrare tutti gli obiettivi stagionali e farlo nel modo giusto, con un gioco che non avrà sempre funzionato, ma resta comunque la via corretta.

LE ALTRE PARTITE

Bodo/Glimt-Lech 0-0

Qarabag-Gent 1-0

Trabzonspor-Basilea 1-0

AEK Larnaca-Dnipro-1 1-0

Ludogorets-Anderlecht 1-0

Tiraspol-Partizan 0-1

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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