Manca solo un giro di boa alla conclusione del girone di andata della Serie A e il Napoli è meritatamente e continuamente primo della classe. Venerdì, nella prima partita della 18esima giornata, infatti, la squadra di Luciano Spalletti ha battuto per 5-1 la Juventus, fino a quel momento seconda in classifica. Ma questo turno del massimo campionato si ricorderà anche per la goleada dell’Atalanta alla Salernitana – la gara del Gewiss Stadium si è conclusa 8-2 per gli uomini di Gian Piero Gasperini e ha sancito anche l’esonero del tecnico granata.
Anche Massimiliano Alvini, l’allenatore che ha contribuito al ritorno in Serie A della Cremonese è stato esonerato, e per aver perso pure contro il Monza. In zona retrocessione, hanno perso la Sampdoria contro l’Empoli, e l’Hellas Verona, contro l’Inter che ha, dal canto suo, recuperato tre punti ai bianconeri di Massimiliano Allegri, e due al Milan, che ha solo pareggiato in casa del Lecce. Hanno vinto, poi, la Lazio di Maurizio Sarri (prima vittoria del 2023), che ha inguaiato il Sassuolo di Alessio Dionisi, e la Roma di José Mourinho.
La 18esima giornata di Serie A, la penultima prima della fine del girone di andata, ci ha regalato davvero tantissimi gol ed emozioni. Se le seconde non si possono contare, i primi sono stati in tutto 34, dieci dei quali sono arrivati nella partita tra Atalanta e Salernitana, giocata al Gewiss Stadium. Ma il turno si è aperto con un’altra partita, quella tra la capolista Napoli e la Juventus di Massimiliano Allegri, che inseguiva. Vediamo insieme come sono andate.
NAPOLI-JUVENTUS 5-1 – La prima partita della giornata, di venerdì alle 20:45, era sicuramente la più attesa, quella di cartello. I partenopei di Luciano Spalletti avevano il compito di dimostrare che la gara contro l’Inter, persa per 1-0, era una nuvola passeggera in un campionato finora impeccabile, dall’altra parte i bianconeri si presentavano al Diego Armando Maradona con una striscia di otto vittorie senza subire gol, e la possibilità di accorciare sulla prima classe. Il risultato è stato una partita molto bella, in cui il Napoli ha messo in luce tutti i difetti che hanno caratterizzato la prima parte di stagione della Juventus e che erano stati messi in secondo piano dalle vittorie, arrivate molto spesso al fotofinish.
E in effetti sono bastati esattamente 14 minuti a Victor Osimhen, anche capocannoniere del campionato, a bucare la porta di Wojciech Szczesny. L’attaccante nigeriano, che si trova al posto giusto al momento giusto, infatti, approfitta di una ribattuta del portiere polacco, che ha appena fatto un miracolo sull’altro eroe della serata, Khvicha Kvaratskhelia, e fa subito l’1-0. Passa qualche minuto e al 39esimo, il classe 1998 ricambia il favore al georgiano che anticipa due avversari e sigla il raddoppio per gli azzurri. Tre minuti dopo, la gara sembra farsi un po’ più equilibrata: Angel Di Maria, tornato in campo per l’occasione, con una rasoiata all’angolino basso di sinistra batte Alex Meret, su assist di Arkadiusz Milik, e pare (appunto) riaprire tutto.
Non è così, perché al ritorno dagli spogliatoi il Napoli mette in scena il suo copione migliore e umilia la Vecchia Signora, e soprattutto Gleison Bremer. Da un angolo calciato perfettamente da Kvaratskhelia, arriva il 3-1 firmato da un colpo da fuori di area di Amir Rrahmani per cui Szczesny, davvero, non può fare nulla. Basterebbe, eppure no, perché la combo perfetta tra il georgiano e Osimhen si concretizza un’altra volta, dieci minuti più tardi, con l’attaccante nigeriano che stavolta ci mette la testa per trafiggere il numero uno bianconero.
Il divertimento non è ancora finito e, infatti, al 72esimo arriva anche il colpo della definitiva manita con il subentrante Eljif Elmas che raccoglie un assist di Giovanni Di Lorenzo e mette anche lui la firma su un match dominato, che significa continuare a sognare, a farlo in grande, e mettere tanti punti di distanza con chi, in passato, non ha avuto pietà. Significa festa, per le vie della città partenopea, e sconforto, oltre che un ritorno con i piedi per terra, per la Juventus, strapazzata tantissimo da un Napoli in formato scudetto.
CREMONESE-MONZA 2-3 – Il sabato, nella gara che apre il pomeriggio calcistico, si passa dalle stelle alle stalle – senza nessuna offesa per lo stadio della Cremonese, ovviamente. I padroni di casa avrebbero voluto la prima vittoria della stagione e del ritorno in Serie A, anche per salvare una panchina vacillante di Massimiliano Alvini, e ovviamente per non arrivare a maggio con la certezza di dover riscendere negli inferi, i brianzoli di Raffaele Palladino, tranquilli nella loro posizione, invece, volevano vincere e basta, anche perché si trattava di un derby.
E lo hanno dimostrato già a partire dall’ottavo minuto quando Patrick Ciurria, che si era già sbloccato contro i nerazzurri, ha raccolto l’assist di Andrea Petagna e ha trafitto Marco Carnesecchi, battuto undici minuti più tardi anche dal rigore, procurato da Armando Izzo e concesso dopo il consulto del Var, e trasformato da Gianluca Caprari. Lo stesso ex Hellas Verona, poi, assistito dall’ex Napoli, sigla anche quello che potrebbe essere definito il colpo letale, quello del 3-0, al 55esimo, ma che in realtà non chiude davvero i giochi.
I grigiorossi, infatti, hanno un moto d’orgoglio e riaprano la gara con Daniel Ciofani, che scatta in area per colpire un cross arrivato da Emanuele Valeri e ci riesce, al 67esimo. Più di un quarto d’ora dopo, Cyriel Dessers è il primo a lanciarsi su un rimpallo e ad accorciare ancora le distanze. Troppo tardi, però, per ribaltare il risultato, e anche salvare il suo allenatore, che domenica viene esonerato e verrà sostituito da Davide Ballardini, un mago nel riacciuffare chi si trova in difficoltà, o per lo meno, un mago per il Genoa.
LECCE-MILAN 2-2 – Accorciare sul Napoli per i campioni d’Italia è impossibile, scrollarsi di dosso la Juventus e l’Inter, invece, è quasi un obbligo, specie se durante la settimana si è già perso il treno per la Coppa Italia, e se il mercoledì successivo è in programma un derby in Supercoppa italiana, a Riad, in cui serve arrivare con il morale giusto.
Il primo tempo al Via del mare, però, sembra altro, sembra che siano proprio i padroni di casa del Lecce a giocarsi lo scudetto, a dover vincere a tutti i costi, e al terzo minuto sono già in vantaggio grazie a un regalo di Theo Hernandez, tornato dal Mondiale non in forma splendida, per così dire. Al vicecampione del mondo carambola una palla sul corpo che così cambia direzione e batte Ciprian Tatarusanu.
Una reazione sarebbe cosa gradita per gli uomini di Stefano Pioli, ma non arriva, arriva piuttosto il raddoppio dei giallorossi, venti minuti dopo, e dall’uomo che non ti aspetti: Federico Baschirotto. Il difensore centrale, al primo anno in Serie A, colpisce di testa un cross in area di Morten Hjulmand e mette di nuovo al tappeto il portiere rossonero.
Le cose cambiano nella seconda frazione quando sale in cattedra Rafael Leao, fino a quel momento poco incisivo. Al 58esimo, è proprio il portoghese ad accorciare le distanze mettendo in rete una palla che si ritrova quasi addosso. Al 70esimo, ancora, è il colpo di testa del capitano, Davide Calabria, a riequilibrare un match che fino a qualche minuto sembrava condannare il Milan alla seconda sconfitta di fila: Olivier Giroud allunga di testa per il terzino ed è fatta. Con un punto a ciascuno, che fa male più che a qualcuno.
INTER-HELLAS VERONA 1-0 – I nerazzurri di Simone Inzaghi, alla luce dei risultati di chi, fino a quel momento, gli sta davanti in classifica, si sono presentati all’appuntamento del sabato sera non con la febbre, ma con la voglia di dire la loro, almeno per quanto riguarda la zona Champions League. Davanti si sono ritrovati un Hellas Verona, nonostante la vittoria nella prima giornata dell’anno nuovo, arrancava ancora parecchio.
E quindi è bastato Lautaro Martinez, lui sì tornato magnificamente dalla spedizione in Qatar in cui si è anche laureato campione del mondo, al minuto tre per trovare la via della rete. Dal limite dell’area, l’argentino classe 1997 tira un siluro su cui Lorenzo Montipò non può nulla. Al 63esimo, dopo aver dominato in lungo e in largo, trova anche un’altra gioia, spezzata dall’arbitro Michel Fabbri, che però prima vede un fallo e non convalida il gol dell’attaccante dell’Inter. Tanto basta, però, per agguantare la Juventus, soffiare sul collo dei cugini, recapitando loro anche un messaggio per l’Arabia Saudita, e per tornare a vincere dopo Monza.
SASSUOLO-LAZIO 0-2 – Il gennaio, e quindi l’inizio dell’anno, del Sassuolo di Alessio Dionisi e della Lazio di Maurizio Sarri non lo si augura a nessuno: due sconfitte per i neroverdi, contro Sampdoria e Fiorentina, una sconfitta e un pareggio – che sapeva comunque di beffa – per i capitolini. Ci si doveva rialzare, a riuscirci sono stati solo i padroni di casa, però, che dopo 15 minuti hanno anche la sensazione di vivere in un incubo quando Ciro Immobile, il bomber e capitano, esce toccandosi la coscia, è la destra stavolta.
Entra Pedro al posto suo, ma le cose non cambiano perché la partita non ingrana, o per lo meno non lo fa fino a quando non entra in scena Sergej Milinkovic-Savic, opaco come tutti i biancocelesti fino ad allora. Al 46esimo, il pallone che dovrebbe essere un assist per un suo compagno di squadra viene deviato da Jeremy Toljan in area con un braccio. Luca Pairetto non vede, ma il Var sì e assegna il rigore agli ospiti che si presentano con Mattia Zaccagni dal dischetto. L’ex Verona non sbaglia e porta avanti i suoi.
A differenza delle altre volte, la Lazio si mostra più concreta e più attenta, e riesce a non subire né la rimonta, né il sorpasso. È anche vero che di occasioni il Sassuolo ne crea davvero pochissime, anzi, al 94esimo danno la possibilità alla squadra di Sarri di raddoppiare, e Felipe Anderson non sbaglia. Su assist del serbo, il numero 7 si smarca e batte Gianluca Pegolo – che il 25 marzo, per altro, compirà 42 anni. Sono tre punti fondamentali per la Lazio e un incubo che vuol dire un passo dal pantano per gli emiliani, mai stati così poco brillanti nel massimo campionato.
TORINO-SPEZIA 0-1 – Galvanizzati dalla vittoria in Coppa Italia contro i rossoneri di Pioli, i granata di Ivan Juric volevano continuare a macinare punti anche in campionato, in cui nel 2023 ne avevano conquistato solo due. Dal canto loro, però, gli spezzini di Luca Gotti avevano una zona retrocessione da cui guardarsi alle spalle.
Ed effettivamente così fanno, perché sono loro, i liguri, a portare a casa il risultato semplicemente con il rigore trasformato al 28esimo da M’Bala Nzola che batte Vanja Milinkovic-Savic, il fratello del laziale insomma. È una vittoria pesante, perché lo Spezia fa un balzo in classifica e perché mette 9 punti dal pantano che vorrebbe dire serie cadetta.
UDINESE-BOLOGNA 1-2 – Il Bologna, prima della partita degli ottavi di finale del torneo nazionale con la Lazio, doveva superare un altro scoglio in un nuovo anno che ha portato poche gioie, l’Udinese doveva rialzarsi da un momento no iniziato praticamente dopo l’ottava giornata in cui si sognava in grande.
Partono meglio i padroni di casa di Andrea Sottil, che trovano subito la rete del vantaggio con Beto che raccoglie al meglio l’assist di Isaac Success. Possono anche raddoppiare, ed effettivamente lo fanno sempre con l’attaccante portoghese che stavolta viene aiutato da Rodrigo Becao. Il gol, però, non è regolare e quindi è tutto da rifare, esattamente come per gli uomini di Thiago Motta, che al 45esimo pareggiano i conti con Nicola Sansone. Le cose vanno meglio al 59esimo, quando è sempre l’attaccante italiano a colpire a battere Marco Silvestri e ristabilire le distanze.
Non è sufficiente per i rossoblù, che vogliono vincere a tutti i costi: all’80esimo, è Stefan Posch, difensore austriaco, a levare le castagne dal fuoco al tecnico italo brasiliano, che ora può andare a Roma con il cuore un po’ più leggero e la classifica decisamente meno pesante, specie di quando ha raccolto il testimone di Sinisa Mihajlovic.
ATALANTA-SALERNITANA 8-2 – L’Atalanta doveva rinascere dalle sue ceneri e come un’araba fenice è tornata più forte di prima, la Salernitana, stavolta, non è stata salvata neanche da Guillermo Ochoa, che ha avuto bisogno di un pallottoliere per contare tutti i gol che sono arrivati nella sua porta da parte degli uomini di Gian Piero Gasperini.
Al quinto minuto, la musica inizia con Jeremy Boga, al decimo pareggia i conti Boulaye Dia su assist di Krzysztof Piatek, poi lo spartito (almeno per un po’) suona solo per i bergamaschi che al 20esimo trasformano il primo rigore con Ademola Lookman, al 23esimo vanno in gol con Giorgio Scalvini, al 38esimo sbagliano un altro penalty con Teun Koopmeiners, che lo stesso olandese ribadisce in rete dopo la parata del portiere messicano, e ancora al 41 firmano il poverissimo con Rasmus Hojlund.
Insomma, c’è spazio per tutti, anche per la doppietta del nigeriano classe 1997 al 54esimo, per la prima rete da ex e con la maglia della Dea in Serie A di Ederson e anche per quella di Nadir Zortea, intervallate sì dal gol di Hans Nicolussi Caviglia, arrivata nella finestra di calciomercato di gennaio dal Sudtirol. È un’ecatombe che costa la panchina a Davide Nicola, il vero artefice della salvezza dello scorso anno dei granata, ed è una goduria che non si vedeva dai tempi di Zdenek Zeman, e sulla panchina della Lazio.
ROMA-FIORENTINA 2-0 – Vincere per non perdere il treno dell’Atalanta e dei cugini: è con questo spirito che i giallorossi di José Mourinho si presentano al pubblico delle grandi occasioni dell’Olimpico. Lo fanno grazie a Paulo Dybala e una mentalità da squadra che non li fa scomporre mai, che anche con l’uomo in più – Dodo è stato espulso per doppia ammonizione al 24esimo – difendono e rimangono ancorati a quel posto in attesa che qualcuno faccia un passo falso.
Perché è così che va la partita della Roma, Tammy Abraham libera per il sinistro della Joya al 40esimo, lo rifa all’82esimo, ed esplode davvero una festa sugli spalti di uno stadio gremito di colori, canzoni, e sciarpe.
EMPOLI-SAMPDORIA 1-0 – La Sampdoria di Dejan Stankovic si è presentata al Carlo Castellani di Empoli con l’immensa voglia di riprendersi dopo la batosta contro il Napoli di Marassi, gli uomini di Paolo Zanetti, invece, hanno dimostrato che non sono arrivati quasi a metà classifica per caso.
E quindi è bastato il gol al 55esimo di Tyronne Ebuehi su assist dell’ex Cagliari Razvan Marin, andato in rete contro i biancocelesti all’Olimpico, per conquistare tre punti d’oro, poi ci ha pensato Omar Colley a cambiare tutto, e all’ultimo minuto ma il controllo al Var, durato oltre cinque minuti, alla fine ha premiato i toscani, e lasciato nella melma i blucerchiati. La mentalità, comunque, c’è.
NAPOLI 47
MILAN 38
JUVENTUS, INTER 37
LAZIO, ATALANTA, ROMA 34
UDINESE 25
TORINO, FIORENTINA 23
BOLOGNA, EMPOLI 22
MONZA 21
LECCE 20
SPEZIA 18
SALERNITANA 18
SASSUOLO 16
SAMPDORIA, HELLAS VERONA 9
CREMONESE 7
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