È il momento della storia, è il momento in cui non si può più sbagliare. A dieci giornate dal termine, abbiamo ancora diversi dubbi, ma anche alcune certezze. Certezze che nelle partite andate in scena negli ultimi tre giorni sono state anche ribaltate. Stiamo sicuramente parlando del Napoli che vive dal peggior serata della sua stagione e viene fracassato 4-0 allo stadio Maradona. E non se l’aspettava proprio nessuno. L’Inter, invece, nonostante la sosta, continua a vivere una crisi che sembra ormai endemica nel club nerazzurro quest’anno e per cui molti puntano il dito verso Simone Inzaghi. Va bene la Roma, va benissimo la Lazio che trova per l’ennesima volta lo zero sul tabellino dei marcatori avversari e conquista anche Monza. Juventus sempre più pericolosa e vicina alla zona europea.
Proprio quando serviva a dare tranquillità in vista della Champions League, il Napoli è crollato. L’ha fatto nel momento più difficile, ma anche tremendamente importante, dando speranza a un Milan che, come i cugini, sembrava molto diverso da quello dell’anno scorso, e invece si è ritrovato. Il discorso scudetto pare comunque chiuso, ma il sogno europeo vale la pena di essere vissuto e sudato. Delle tre ancora in corsa quella che ha più problemi è l’Inter: Inzaghi ora è spalle al muro e sempre più tifosi mettono in discussione i suoi metodi e, di conseguenza, la sua panchina. Non assolutamente così nella Capitale, dove la Lazio vola sulle ali di Maurizio Sarri, bravissimo a portare la squadra a questo livello e la Roma di José Mourinho torna a riprendere il volo contro la Sampdoria. Juventus incontenibile: alle porte della Coppa Italia, i bianconeri trovano altri tre punti contro il Verona.
Il Milan asfalta il Napoli e per molti era l’antipasto della Champions League. Crisi nera per l’Inter, non per la Juventus. Bene la Roma, benissimo la Lazio
La 28esima giornata, fin dai nastri di partenza, si proponeva come una delle più interessanti dell’ultimo periodo. Napoli-Milan era sicuramente la partita da vedere e da non perdersi a tutti i costi, e ha riservato anche tantissime sorprese. Ma subito dietro c’era, per forza di cose, Inter-Fiorentina e anche lì ha prevalso la squadra in trasferta. La prestazione dei nerazzurri, però, anche alla luce dei risultati della scorsa settimana è parsa una sorta di psicodramma e che ha avuto come protagonista infelice Romelu Lukaku. E ora la corsa alla Champions League si fa sempre più complicata.
A dispetto di chi è andato male, c’è anche chi ha fatto alla grande il suo dovere, stiamo parlando della Juventus che non ha impressionato, ma ha confermato una fase difensiva sempre più importante e ha battuto il Verona con un gol di Moise Kean. Nella Capitale, almeno stavolta, possono esserci solo sorrisi: la Lazio torna con tre punti dalla trasferta contro il Monza, mentre la Roma in casa supera la Sampdoria, sempre più inguaiata in classifica.
CREMONESE-ATALANTA 1-3 – Il sabato alle 15.00 a riaprire le danze dopo la pausa per le Nazionali tocca proprio a loro: Cremonese contro Atalanta, due squadre che hanno necessità e fame di punti e che a questo punto non potevano più sbagliare. Alla fine, ha prevalso la qualità e la maggior compattezza dei bergamaschi.
Verso la fine del primo tempo, a portare in vantaggio i suoi è stato Marten de Roon, che ritrova il gol, nonostante il suo mestiere non sia proprio quello del cannoniere. Nel secondo tempo, però, succede di tutto e sicuramente ci sono molte più emozioni rispetto alla prima frazione di gioco. Al 56esimo, infatti, la tenacia della Cremonese viene premiata con il rigore realizzato da Daniel Ciofani che firma l’1-1. L’Atalanta, però, non ha affatto l’intenzione di lasciare punti per strada e raddoppia con gol di Jeremie Boga. Nel finale di partita, torna al gol anche Ademola Lookman, autore dell’1-3 finale.
È proprio questa una delle notizie più belle per Gasperini. Nelle ultime settimane, infatti, quel giocatore letale che ha trascinato la squadra durante le sue emozioni più belle si era un po’ perso. Questione di atteggiamento, di grinta, di essere sempre dentro alla partita, non di qualità, perché quelle non si discutono. Lookman è esattamente quel tipo di seconda punta che cade a pennello nel calcio moderno: abbina, infatti, una capacità di corsa naturale a una potenza letale, soprattutto se fanno tris con un fiuto per il gol allucinante, di primo livello a certi livelli. Contro la Cremonese l’Atalanta è stata trascinata proprio dalle mezze punte, perché anche Boga, ancora troppo a sprazzi, è un attaccante capace di saltare l’uomo con regolarità, ma anche di farsi trovare nella zona calda quando serve di più.
Senza dimenticare chi ha spaccato la partita e che ci siamo tenuti volontariamente per ultimo. Rasmus Hojlund è sicuramente una delle punte più interessanti del campionato. Con la maglia della Danimarca ha dimostrato quanto sappia fare male alle difese avversarie e anche di vedere la porta come riesce a pochi. Gasperini ha deciso, a sorpresa, di lasciarlo fuori dal primo minuto contro la Cremonese, ma appena l’ha schierato ha mostrato un’attitudine e un impatto sulla partita rari, di quelli che hanno i giovani migliori. Bene così e le big non possono che applaudire a un talento che per molti sarebbe un lusso ora come ora. Ah, ha anche sfornato l’assist decisivo.
Ai padroni di casa, invece, va un plauso non di poco conto: i lombardi sono la tipica squadra che non molla mai, che mira dritta verso l’obiettivo, nonostante raggiungerlo sembri ormai un miraggio. Anche contro i bergamaschi non si sono affatto arresi anche quando le cose si sono messe male e fa nulla se le qualità tecniche degli ospiti poi erano superiori, migliori per vincere la partita. Probabilmente non basterà a salvarsi, ma con questa attitudine nulla è impossibile, neppure un’immediata risalita in Serie A che sarebbe una boccata d’aria storica per una società umile, ma ambiziosa. E che non si può non apprezzare.
INTER-FIORENTINA 0-1 – È già l’ora della resa dei conti per l’Inter, a sempre meno giorni dal quarto di finale di Champions League, ma con ancora la qualificazione da blindare, anzi da conquistare, visto che la classifica non è più così sicura, anzi la lotta è serrata. In realtà, però, contro la Fiorentina è arrivato un altro scivolone in casa ed è la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite. Un periodo nero che è stato sugellato dal ko contro i toscani, dopo tante occasioni fallite e un Romelu Lukaku tutt’altro che infallibile sotto porta.
Il gol decisivo l’ha segnato una delle bestie nere della Beneamata e si tratta di Giacomo Bonaventura che all’inizio del secondo tempo di testa si è inserito con un tap-in vincente dopo un grande intervento di André Onana. L’Inter a questo punto cade in classifica e ha bisogno di una reazione immediata in Coppa Italia contro la Juventus.
Sono tanti i punti che non hanno funzionato nei nerazzurri e non si può partire da ciò che sta andando peggio: l’attacco e più in generale la fase offensiva. L’Inter ha creato tanto, anche troppo per vincere la partita, ma ha terminato il match senza neanche un gol realizzato in casa, ancora una volta. Veramente troppo poco per pensare che così vada bene e possa bastare. Nel primo tempo, Henrikh Mkhitaryan dopo una serpentina delle sue aveva l’occasione per centrare il vantaggio, ma si è fermato sul più bello.
Lukaku, invece, ha avuto ben due chance per gonfiare la rete, una più ghiotta dell’altra. Nella prima occasione, ha temporeggiato e ha perso il tempo per segnare un gol che in altri periodi avrebbe firmato a occhi chiusi. Poi, per quello che sembrava più facile di un rigore, ha lisciato a pochi passi dalla linea di porta, intanto sguarnita. Non bastano i suoi segnali di crescita a considerare sufficiente la sua prestazione. E neanche quella di Denzel Dumfries, calato vistosamente rispetto all’anno scorso e che il calciomercato vorrebbe portare in ben altri lidi. L’olandese è arrivato con più continuità in zona calda o sul fondo a mettere delle palle interessanti in area di rigore, ma anche lui si è fermato sul più bello quando, a tu per tu con il portiere, si è fatto bloccare.
Se quattro indizi fanno una prova e l’unico cannoniere che ha trovato continuità nei nerazzurri è Lautaro Martinez, allora Inzaghi dovrà lavorare anche per questo e per rendere sistematiche le realizzazioni dei suoi, a prescindere dai momenti dei singoli. L’allenatore, però, intanto, gode di una fiducia sempre meno importante e che dovrà saper gestire, soprattutto nelle competizioni a eliminazione diretta che aspettano l’Inter. Si parla tanto di Roberto De Zerbi, Antonio Conte o Thiago Motta per sostituirlo, ma è ancora presto. Certo, le prossime prove non potranno essere fallite e a quel punto si potrebbe ripiegare anche su un traghettatore, ma questa è un’altra storia.
Non ci sono solo i demeriti dell’Inter, però, nel racconto della partita, ma anche le qualità di una Fiorentina che sta crescendo sempre di più nella gestione dei match e nella capacità di far male quando conta di più. Ancora la difesa non è solidissima, ma la mentalità è quella di Italiano e, per il momento, basta questo – oltre a un attacco ritrovato -, per considerare la Viola una delle principali compagini della nostra Serie A. E lo sta dimostrando anche in Conference League.
JUVENTUS-VERONA 1-0 – Chi continua la sua corsa verso la Champions League è, invece, la Juventus. I bianconeri non falliscono l’appuntamento con i tre punti e si confermano estremamente cinici e in un ottimo momento di forma. L’uomo decisivo non è ancora Dusan Vlahovic, ma ancora una volta Moise Kean che ora sembra tornato veramente alla grande e più maturo, come prima della sosta per il Mondiale.
Il grande pro per i bianconeri è certamente la difesa, capace di portare a termine un altro clean sheet e con una grande prestazione dei centrali e stavolta anche Wojciech Szczesny. Massimiliano Allegri può gioire, a dispetto dei problemi giudiziari, a pochi giorni dalla partita contro l’Inter valida per la semifinale di Coppa Italia.
Si tratta di un’affermazione che, per molti, era scontata proprio perché i valori in campo erano sbilanciati, ma in altri periodi, e ci riferiamo soprattutto a inizio stagione, le insidie sarebbero state molte di più per i padroni di casa. Stavolta no, con ben poche occasioni di livello create dai veneti e un cinismo da parte della Vecchia Signora che ormai non può essere considerato casuale. La squadra lotta, vince contrasti, attacca sugli esterni e fa il bello e il cattivo tempo quando è in possesso del pallone e riesce a innescare le qualità dei suoi laterali e dei suoi attaccanti.
Certo, la sensazione è che i margini di crescita sul campo ci siano ancora e non siano affatto pochi. Quando gente come Angel Di Maria, Federico Chiesa e Paul Pogba troverà la continuità che in tanti si aspettano, sarà proprio quello il punto in cui tutti dovranno temere i bianconeri, anche in campo europeo. Poi c’è un altro discorso, quello giudiziario, che proprio non può restare fuori dal percorso puramente sportivo. La Juventus, infatti, attende con ansia il verdetto del CONI del 19 aprile, ma se la penalizzazione dovesse essere rimossa, a quel punto staremmo parlando della squadra seconda in classifica e con un’Europa League che potrebbe anche essere vinta. E non sarebbe roba di poco conto.
Dall’altra parte, questo Verona è quello che vi abbiamo raccontato per tutta la stagione e cioè una squadra che ha dei valori importanti, soprattutto fisici, ma ha poca precisione negli ultimi metri e sembra mancare soprattutto di calciatori pesanti, decisivi nei momenti più importanti. Ora che anche Josh Doig è calato, c’è veramente poco dei talenti che hanno acceso gli ultimi anni e la Serie B con i suoi fantasmi si avvicina sempre di più.
BOLOGNA-UDINESE 3-0 – Thiago Motta è sulla bocca di tutti, tra presente e futuro, e la cosa non sembra destinata a finire. Perché il Bologna, ancora orfano di Marko Arnautovic, ha sfoderato un’altra prestazione meravigliosa e ha demolito l’Udinese con il risultato di 3-0. A sbloccare il risultato, dopo pochi minuti, è Stefan Posch capace di sfoderare un grande destro dalla distanza e di sbloccare subito il risultato con il gol della domenica.
I rossoblù sembrano una macchina perfetta e trovano il raddoppio con un rientro e un destro precisissimo di Moro. L’attacco, però, grida vendetta e, a questo punto, ritrova il gol anche Musa Barrow, autore di un altro gol stupendo. Bardi, nonostante qualche incertezza ma anche tante parate, non subisce gol: un’altra domenica perfetta per Thiago Motta e i suoi ragazzi.
E stavolta lo stupore non è totale, lasciatecelo dire. Non perché i rossoblù abbiano fatto peggio di altre volte, anzi, ma perché le qualità degli emiliani sono messe al servizio di intenti tattici ripetuti in maniera ossessiva e che ormai abbiamo imparato a riconoscere settimana dopo settimana. Gli inserimenti dei centrocampisti sono precisi e puntuali, così come il lavoro effettuato dagli attaccanti, capaci di dialogare, posizionarsi bene, attaccare la porta, ma anche mandare in gol i compagni.
La partita contro l’Udinese è stata il tripudio della fase offensiva e il suo manifesto è arrivato già al terzo minuto, quando uno straordinario Posch ha semplicemente fatto quello che il suo allenatore gli dà la libertà di fare: attaccare e guardarsi davanti, con un occhio dietro. Non è tanto comune che un difensore arrivi al tiro da quella posizione e va elogiato, soprattutto in un calcio come quello italiano che è sempre più legato alla copertura, molto più che all’offesa. Benissimo così, a prescindere da quale squadra si sceglie di tifare, perché c’era bisogno di un’aria così fresca nella nostra Serie A e non possiamo che apprezzarla, sperando che l’aurea di Thiago Motta non vada a scemare tanto presto.
I friulani, invece, a parte la straordinaria prova contro il Milan, continuano a galleggiare in una mediocrità che sta diventando sempre più pericolosa da sconfiggere e che ha le sue travi nella fase offensiva. Beto è stato l’unico a salvarsi, anche perché è andato vicino a un gol della domenica che sarebbe stato veramente difficile da replicare. Alle sue spalle, Florian Thauvin fatica ancora tanto a essere quell’attaccante che tutti si aspettano, uno di quelli capaci di spaccare le partite e affettarle che i suoi dribbling e il suo mancino. La scommessa andava fatta, ma Gerard Deulofeu è altra cosa e a questa squadra mancano terribilmente i suoi spunti. Anche nei calci piazzati.
MONZA-LAZIO 0-2 – Il secondo posto in classifica non può far venire le vertigini alla Lazio di Sarri, sempre più la macchina perfetta che il tecnico aveva progettato, almeno in Serie A. E, infatti, i biancocelesti non sbagliano neanche stavolta e sfoderando una prestazione di primo livello anche contro un contendente non semplice.
Mattia Zaccagni crea il panico sulla fascia sinistra e poi arriva Pedro per sbloccare il risultato. A mettere in ghiaccio la partita poi è un grandissimo calcio di punizione di Sergej Milinkovic-Savic che torna al gol nella maniera più bella possibile, dopo un primo tempo ancora non brillantissimo. Con questo super risultato, la Lazio allunga al secondo posto in classifica e, in realtà, accorcia anche di tre punti sul Napoli.
Cosa si può dire di più a un Sarri per cui stanno finendo anche gli aggettivi? Sicuramente il cinismo dell’attacco non ci stupisce, anche perché già l’anno scorso aveva emozionato. Certo, uno Zaccagni in questo stato di forma e capace di destabilizzare così tanto le partite è merce rare e servirebbe quasi a tutti nella nostra Serie A. L’ex Verona è uno di quei calciatori che da soli riescono a essere una soluzione per la squadra e a saltare puntualmente gli avversari palla al piede, creando superiorità numerica. Poi, con questo bottino di gol, c’è veramente poco da dirgli e sarebbe ora che anche Roberto Mancini lo chiamasse in Nazionale, onestamente. Ma succederà anche questo.
Ciò che, invece, impressiona di più è certamente la fase di copertura e contenimento che la squadra riesce a adottare con una cura incredibile per i dettagli. Sicuramente la coppia formata da Nicolò Casale e Alessio Romagnoli è stato un grosso vantaggio in tal senso, ma anche Ivan Provedel non è un portiere così comune da trovare. Brava la Lazio a scovarlo e poi a dargli fiducia, come è stato bravo Sarri a continuare a dare fiducia a Milinkovic-Savic, nonostante non sembrasse più se stesso. Ora stiamo parlando di un calciatore ritrovato, non ancora al top della condizione, ma che con quella fisicità e quei piedi può essere letale contro tutti. E non dimentichiamo un Luis Alberto che potrà avere un carattere fumantino, ma ha già dimostrato quanto sappia essere prezioso per questa squadra.
Anche un gruppo organizzato come il Monza, e che in casa non ha lesinato di fare gol a tantissimi buoni club, si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti e cioè di una squadra che al momento appare imperforabile e lo è stata anche per il Napoli, la migliore della classe. I brianzoli comunque sono parsi brillanti in alcune fasi e siamo certi non si siano ancora arresi in questa stagione. Anche perché il decimo posto non è ancora totale utopia.
SPEZIA-SALERNITANA 1-1 – Cosa mancava al calendario? Una bella partita decisiva nella lotta per la salvezza, anche se le sfavorite a questo punto sono altre, ma i brividi è meglio toglierli dalla schiena il prima possibile. Ancora senza M’bala Nzola, i liguri si complicano subito le cose per colpa di un autogol di Mattia Caldara. La Salernitana esulta, ma non può farlo definitivamente. Infatti, nel secondo tempo, i bianconeri rimettono a posto le cose con la rete di Eldor Shomurodov: l’ex Roma non fallisce la rete del pareggio e blinda il risultato di 1-1.
Un pareggio che essenzialmente va bene a tutti, anche perché le tre dirette rivali per la salvezza hanno perso tutte e, dunque, sia Spezia sia Salernitana hanno guadagnato punti. Insomma, nessuno contento ma tutti contenti. Anche perché a questo punto, nelle fasi decisive della stagione, c’è veramente poco da recuperare e servirebbe portare a termine un filotto di vittorie che sarebbe storico a dieci giornate dal termine. Quindi, i liguri e i campani possono anche tirare un piccolo sospiro di sollievo e con dei valori tecnici che gli danno ragione.
I padroni di casa, infatti, pur con qualche buco qua e là non hanno fatto male. La spinta sugli esterni e il rigore a centrocampo non mancano e neppure la capacità di andare a far male, quando la squadra riesce ad alzare il suo baricentro e estendendosi anche sulle fasce. Certo, con Nzola lì davanti la musica è molto diversa. Il centravanti riesce a canalizzare tutte le attenzioni su di lui, a proteggere il pallone, poi anche a realizzare quando ce n’è bisogno e contribuendo in maniera decisiva alla casella dei gol fatti dalla squadra.
La Salernitana comunque, anche se i risultati non sono esattamente quelli di una big, da quando è arrivato Paulo Sousa sembra decisamente più quadrata. Una di quelle squadre che nessuno vorrebbe affrontare e che rischia anche di portare a casa i risultati pieni, come stava per succedere proprio contro lo Spezia. Insomma, se dovesse restare in Serie A, e le basi per pensarlo sembrano esserci tutte, dall’anno prossimo potremo vedere il culmine di un progetto decisamente diverso e che potrebbe portare a grandi soddisfazioni per tutto l’ambiente. Altro che Serie B: questo potrebbe essere l’inizio di qualcosa di importante e che potrebbe stupire davvero in tanti.
ROMA-SAMPDORIA 3-0 – La squadra di Mourinho è chiamata a una reazione immediata dopo il derby perso contro la Lazio. Una sconfitta che fa male, malissimo e che avrà bisogno di tante vittorie per essere metabolizzata. Inizialmente, i blucerchiati restano dentro la partita, ma poi sono costretti ad abdicare alla maggiore fisicità e qualità tecnica dei giallorossi.
L’espulsione di Jeison Murillo apre la strada della vittoria ai capitolini, ma è bravo un Georginio Wijnaldum che ora sembra in gran forma a mettere in rete l’assist di Nemanja Matic. La Roma con l’uomo in più continua ad attaccare e Paulo Dybala su rigore blinda la partita con il 2-0. C’è anche spazio per il gol di Stephan El Shaarawy che chiude i giochi.
È vero, neanche la squadra del tecnico portoghese è riuscita ad avere un rendimento così continuo nell’arco di tutta la stagione, anzi, alcune sconfitte e passi falsi parlano da sé. Il punto è che non è da tutti portano avanti comunque una mentalità sempre più solida e riuscendo così a riportare risultati positivi pesanti per la classifica. Infatti, nonostante la continuità non sia esattamente di casa, la zona Champions League è proprio lì, pronta per essere agguantata, e la lotta sarebbe comunque aperta anche la Juventus dovesse vedersi cancellata la corposa penalizzazione che ora decurta la classifica.
Il primo plauso, quindi, è alla voglia di vittoria e alla grinta messa in campo, anche a dispetto di un gioco che non sempre è sfavillante sotto il profilo della manovra offensiva. E poi come non parlare di alcuni singoli che, quando ci sono, innalzano sensibilmente la pericolosità della squadra. La difesa non è una novità e quello è sicuramente un marchio dato dall’allenatore, ma poi c’è da fare i conti anche con gente come Georginio Wijnaldum e Paulo Dybala. La Joya è andato in gol sul rigore e solo nel finale di partita, ma per tutto il match, quando è entrato in possesso del pallone ha tentato continuamente di creare pericoli. È lui la cifra in più di una squadra che quando c’è la sua luce in campo alza costantemente il livello della manovra offensiva.
L’olandese, invece, è arrivato per essere uno dei grandi acquisti della campagna estiva, insieme all’argentino, ma Mourinho per tutta la prima parte di stagione (o poco più) non l’ha avuto a disposizione a causa di un grave infortunio. Ora, anche grazie a lui, la musica a centrocampo è cambiata ed è fatta di fisicità, ribaltamenti di fronte, inserimenti precisi e letali in area di rigore, di quelli che possono cambiare le sorti di una partita. Ora finalmente stiamo vedendo quel giocatore essenziale che in molti si aspettavano e non possiamo che esserne felici, per il calciatore e per il livello di tutto il campionato.
Per la Sampdoria, invece, vale più o meno quello che abbiamo scritto per il Verona, ma con una postilla in più, quella relativa all’attacco. Nonostante la ristrutturazione di gennaio, le cose ancora non girano. A parte qualche partita in cui le cose sono andate un po’ meglio, raramente abbiamo visto i blucerchiati in palla a livello di pericolosità nella metà campo avversaria. E quando Manolo Gabbiadini è spento, come contro la Roma, è veramente difficile che gli altri facciano la differenza. Un vero peccato per chi è in corsa per la salvezza, ma ormai servirebbe un miracolo per invertire la rotta.
NAPOLI-MILAN 0-4 – È questa la partita più attesa, ma anche più sorprendente della giornata. Il Milan inizia subito il match con il piglio giusto e la manovra del Napoli, invece, non decolla, come non era mai successo quest’anno. A punire per primo i partenopei è Rafael Leao, implacabile con le sue discese sulla fascia sinistra. Straordinaria, però, è soprattutto la discesa di Brahim Diaz. Il trequartista pochi minuti dopo replica e con un’altra grande azione personale batte Alex Meret e chiude i giochi, già nel primo tempo.
La reazione del Napoli arriva solo a inizio ripresa, ma comunque non porta gol, anche perché è ancora un contropiede perfetto dei rossoneri con Leao a marchiare lo 0-3. Non è ancora finita, però, la serata difficilissima dei campani, visto che Alexis Saelemaekers si trasforma in Lionel Messi, salta tutti e cala il poker. Se questo era l’antipasto della Champions League, allora i giochi sono più che aperti, anzi il pronostico non è affatto scontato.
Di certo, qualche attenuante ci può essere per i padroni di casa, soprattutto quella della giornata in cui tutto può andare male e va male. La contestazione dei tifosi nei confronti del presidente Aurelio De Laurentiis in un’annata magica e che stona con quello che si è sentito e visto allo stadio Maradona è coincisa con l’infortunio a Victor Osimhen, una punta totale che ormai è sempre più essenziale per le dinamiche della squadra. E poi i problemi tra supporters sugli spalti, il Milan migliore della stagione… Insomma, gli ingredienti c’erano tutti per una disfatta che comunque è sorprendente.
Nella serata che doveva anticipare le fatiche europee, si sono visti i limiti di una squadra che sembrava imbattibile e che, invece, proprio contro gli avversari più importanti in lista, si è riscoperta umana. Ora, certo, si attende subito una reazione e non una crisi che proprio non ci starebbe con il gioco strabiliante che il Napoli è riuscito a mostrare fino a questo punto, fracassando anche la Juventus con il risultato di 5-1.
Concentrarsi solo sui demeriti dei partenopei, però, sarebbe profondamente sbagliato, anche perché nel big match della 28esima giornata abbiamo visto un Milan veramente stellare e che non assumeva queste vesti dalla scorsa stagione, quella in cui è arrivato uno scudetto storico e meraviglioso, anche perché inatteso da molti addetti ai lavori. Finalmente, poi, tralasciando le questioni relative un rinnovo di contratto che potrebbe arrivare, non arrivare o ci siamo quasi (e questo ritornello ci accompagnerà ancora per un po’), Rafael Leao è tornato nella sua versione più splendida. Il portoghese ha fatto letteralmente impazzire quella che era la retroguardia migliore del campionato per numeri e prestazioni con numeri di alta scuola e puntando dritto alla porta.
In coppia con lui non c’è stato un Olivier Giroud indimenticabile, ma uno dei Brahim Diaz migliori che abbiamo visto con la maglia rossonera. Quel piccoletto tra le linee, alle spalle di Stanislav Lobotka, ha letteralmente seminato il panico e riuscendo con una continuità incredibile a creare pericoli tra le linee, come in occasione del suo gol che ha sbilanciato il match e nell’assist per Leao. Certo, nel giorno del ritorno alla difesa a quattro, non poteva esserci risposta migliore, ma ben venga se la forma migliore è tornata nel momento decisivo della stagione. Era esattamente quello che serviva, anche per affrontare al meglio, sotto il profilo tecnico e mentale, i prossimi impegni in Champions League. E lì sarà ancora Napoli-Milan.
EMPOLI-LECCE 1-0 – La sfida tra i toscani e i pugliesi è essenzialmente quella tra due delle squadre più deludenti dell’ultimo mese, almeno nella parte destra della classifica. Questo era il match della resa dei conti per rinascere, ma vale solo per una delle due.
Non è un caso che il gol decisivo sia stata essenzialmente una questione identitaria e, infatti, l’ha firmato Ciccio Caputo nel secondo tempo. Al Lecce resta, invece, veramente poco da salvare con una fase offensiva che non funziona più e il solo Federico Baschirotto a tentare di tenere in piedi la baracca, ma senza risultati decisivi. I pugliesi, però, non sono ancora nei guai grossi, perché alle loro spalle si va a rallentatore.
Siamo sinceri: tra momenti negativi, le prestazioni si sono un po’ annullate. Sì, i toscani hanno fatto un po’ di più cercando continuamente di accerchiare gli avversari e di creare la superiorità numerica, soprattutto nel momento in cui bisognava andare in porta, ma senza riuscire a creare tantissimi pericoli a chi gli stava di fronte. In un periodo del genere, ciò che contava di più era sicuramente la vittoria e quella è arrivata senza neanche una prestazione così brillante, grazie a un attaccante che è da anni un’icona vera e propria da quelle parti, ma ancora la squadra travolgente della prima parte di stagione non è stata così evidente, se non per piccoli sprazzi. La speranza dei tifosi è che si possa partire da qui per tornare ai livelli a cui ci si era abituati. Ah, non dimentichiamo che con questa vittoria l’Empoli è praticamente salvo e non era per nulla scontato.
Per il Lecce la situazione è sicuramente peggiore, se non altro perché i pugliesi continuano a essere invischiati in una spirale e in una serie negativa che è veramente difficile da cancellare. Anche se l’obiettivo salvezza resta ancora vicino, non è possibile staccare la spina per più di un mese, senza portare a casa neanche un punto, e pensare che sia la stessa cosa. Resta una prima parte di stagione assolutamente in linea con l’obiettivo e che ha anche stupito in molti, ma ora l’attacco sembra la controfigura di quello che abbiamo imparato ad apprezzare. E dispiace tanto.
SASSUOLO-TORINO 1-1 – Può essere la sfida dello spettacolo, delle emozioni e anche quella del talento, quella che di lunedì sera chiude la 28esima giornata. Il Sassuolo parte meglio cercando di comandare il gioco e di andare al più presto alla via del gol. Il risultato si sblocca con chi i neroverdi hanno aspettato per tanto tempo, Andrea Pinamonti. Il bomber stavolta non sbaglia e mette immediatamente il suo marchio sul match. Nel secondo tempo, i neroverdi vanno vicini anche al raddoppio, ma il gol di Armand Laurienté viene annullato. Il Torino non demorde e trova anche l’1-1 con Antonio Sanabria. Nessuno segna più: la posta in palio viene divisa, ma con un punto a testa non possono essere tutti contenti.
La partita è stata godibile, non ci è affatto dispiaciuta, nonostante i ritmi non siano sempre stati infernali e non è comunque scontato, ancora di più nel nostro campionato che quasi mai va ai ritmi che si possono vedere in Premier League e in Bundesliga. Il Sassuolo avrebbe meritato qualcosina in più, a dir il vero, e soprattutto grazie a un attacco che, settimana dopo settimana, si conferma sempre più in palla. L’esplosione di Laurienté e il ritorno a pieno ritmo di Berardi rendono la fase offensiva dei neroverdi una delle migliori dell’intera Serie A e senza che nessuno possa contraddirci. I pericoli arrivano da entrambe le parti ed è un piacere anche per l’attaccante centrale, in questo caso Pinamonti, nell’ambiente ideale per ritrovarsi. Sicuramente la classifica ora ha poco da dire e gli obiettivi settimana dopo settimana sono sempre meno sia guardando avanti, sia alle spalle, ma confermare un assetto del genere fino a fine anno sarebbe veramente importante per costruire ancora una volta qualcosa di bello.
In termini diversi, ma la stessa cosa vale anche per il Torino. La squadra di Juric comunque ha un impianto difensivo importante e un centrocampo capace di soffrire, fare filtro, ma anche di proporre un bel calcio dalla metà campo in su. Il grosso fattore destabilizzante, al momento, è dato ancora una volta da Sanabria, uno che si è scoperto quasi infallibile in area di rigore, nonostante tutto il lavoro che riesce a fare per la squadra senza il pallone. Brave anche le mezze punte a raccordare il gioco e, in generale, ci impressiona sempre di più l’abnegazione di una squadra che non molla mai, soprattutto nei momenti cruciali della partita. Il tecnico ha fatto un ottimo lavoro e, se il calciomercato sarà generoso con lui, potrebbe raccogliere frutti ancora più gustosi tra qualche mese. Quest’anno, quindi, sarebbe servito come semina, ma bisogna comunque farlo.
La classifica della Serie A dopo la 28esima giornata: l’Inter crolla, Milan e Lazio balzano avanti
Alla luce della partita e dei risultati che vi abbiamo raccontato, la classifica cambia sensibilmente, anche per alcuni obiettivi caldi. Intanto, partendo dalle stelle, il Napoli resta a 71 punti e perde la possibilità di arrivare a 102 punti, il record che Antonio Conte aveva conseguito alla guida della Juventus. La Lazio, grazie al successo contro il Monza, accorcia e va a -16, ma è alle spalle dei biancocelesti che si sta formando un gruppone sempre più interessante. Ora, infatti, il Milan è terzo a +1 da Inter e Roma, ma con l’Atalanta subito dietro a 48 punti e che, con le ultime due vittorie, è a pieno titolo tornata in corsa.
Da notare la forte risalita della Juventus che, nonostante la penalizzazione da quindici punti, può credere a pieno titolo nell’Europa e nella qualificazione alla prossima Champions League (se non dovessero arrivare ulteriori stangate). Nella corsa per la salvezza, invece, sembrano quasi spacciate Cremonese e Sampdoria, mentre l’Hellas Verona è a -6 dallo Spezia quart’ultimo: anche questo è un margine rassicurante per i liguri, nonostante il pareggino contro la Salernitana. Di seguito vi proponiamo, quindi, la classifica completa.
Napoli 71
Lazio 55
Milan 51
Inter 50
Roma 50
Atalanta 48
Juventus 44**
Bologna 40
Fiorentina 40
Torino 38
Udinese 38
Sassuolo 37
Monza 34
Empoli 31
Salernitana 28
Lecce 27
Spezia 25
Hellas Verona 19
Sampdoria 15
Cremonese 13
** -15 punti di penalizzazione