Come sono andate le partite della 29esima giornata di Serie A

La 29esima giornata di Serie A, quella subito prima di Pasqua, si è appena conclusa e ha espresso le sue sentenze. Nuove delusioni per Inter e Milan che sono state bloccate sul pareggio da Salernitana ed Empoli. E sono risultati che costano caro, perché la Roma ha vinto a Torino ed è salita al terzo posto in classifica grazie a un rigore di Paulo Dybala. Il Napoli, invece, riprende la sua corsa e lo fa battendo un Lecce determinato e pericoloso in trasferta. Nuovo tonfo per l’Atalanta che perde in casa contro il Bologna delle sorprese e del bel gioco, ma anche della solidità difensiva. Lazio e Juventus si gioca ad alto agonismo e tra tante polemiche, ma finisce con il risultato di 2-1, permettendo ai biancocelesti di consolidare il secondo posto. Ecco come sono andate tutte le partite.

Milinkovic Zaccagni
Sergej Milinkovic-Savic e Mattia Zaccagni esultano dopo la rete contro la Juventus – Nanopress.it

Il calcio non si ferma, non del tutto, neanche quando siamo a un passo da Pasqua e con il calendario che resta pieno zeppo di impegni. Non si ferma neanche la crisi dell’Inter e di Romelu Lukaku con l’ex Antonio Candreva in grado di riprendere la Beneamata e di portarla sull’uno a uno. Il Milan, però, non allunga in pieno turnover e con la testa già proiettata probabilmente alla Champions League: l’Empoli resiste e il match termina 0-0. Il Napoli dimostra di volerla tenere bene a distanza la crisi: i partenopei vincono in casa del Lecce e allungano ancora sulle avversarie con lo scudetto che è sempre più vicino. Bene la Roma che suda, ma batte il Torino lontano dalla Capitale: un risultato pesantissimo in chiave qualificazione alla massima competizione europea. Lazio e Juventus chiudono la giornata con la vittoria dei biancocelesti, che allungano sulle altre pretendenti a un posto in Champions League.

Inter e Milan, non ci siamo proprio. Il Napoli vede lo scudetto, la Roma accarezza il sogno Champions League. La Lazio vola, non la Juventus

Non mancano le sorprese, le gioie e le delusioni, quindi le emozioni, nella 29esima giornata di Serie A. Dall’inizio alla fine, infatti, abbiamo visto solo partite equilibrate e, soprattutto in alcune occasioni, non ce l’aspettavo proprio. Il momento nero, e poco azzurro dell’Inter, infatti, non si ferma e continuando ad allarmare per le condizioni del suo attacco, incapace di trascinare e anzi grande tallone d’Achille della squadra. Se poi ci si mette di mezzo anche la sfortuna, allora c’è poco da fare per risalire la china. Il Napoli, invece, dimostra ancora il suo predominio territoriale e con lo scudetto sempre più vicino. Bene la Roma, e non era semplice, non il Milan che ricade nella solita discontinuità, stavolta anche per un turnover forse un po’ troppo spinto. Ma andiamo nel dettaglio analizzando le partite della giornata una per una.

La sorpresa, se così si può chiamare, è la vittoria della Lazio, non senza polemiche, contro la Juventus nella sfida che ha chiuso i giochi del 29esimo turno, e che, al netto della penalizzazione su cui il Collegio di garanzia del Coni si esprimerà il 19 aprile, conferma il secondo posto in classifica per la squadra di Maurizio Sarri, che ora ha battuto tutte le big del campionato, e ha allungato soprattutto sulle milanesi. Ecco, a proposito di questo, non accadeva dalla stagione 1942-43 che tra le prime non ci fosse una squadra delle tre più blasonate, e quell’anno lo scudetto se lo portarono a casa, e per la prima volta, i giallorossi.

Lukaku
Romelu Lukaku chiede scusa ai suoi tifosi dopo le reti fallite contro la Salernitana – Nanopress.it

SALERNITANA-INTER 1-1 – La squadra di Simone Inzaghi va a Salerno con l’intenzione di ritrovare finalmente la vittoria e, invece, si trova a combattere i soliti fantasmi a pochi giorni dai quarti di finale di Champions League. Una gara tutto sommato semplice per l’Inter, si trasforma nell’ennesima disfatta, la quinta in sei gare per i nerazzurri che sono costretti a inseguire per arrivare tra le prime quattro, anche con la Juventus fuori dai giochi (momentaneamente o no che sia).

Nel primo tempo, le cose si mettono subito bene: la spizzata di Romelu Lukaku favorisce l’inserimento di Robin Gosens che non sbaglia. La gioia, però, non è supportata dalla continuità del gioco, soprattutto offensivo. Sono tante le occasioni che ha l’Inter per chiudere la partita: il belga, a pochi passi dalla porta vuota, colpisce la traversa, Nicolò Barella si ferma al palo e Lautaro Martinez a campo aperto spreca malamente. La Salernitana prende coraggio e con tanti attaccanti in campo ci prova seriamente. Al 90esimo Antonio Candreva mette al centro un cross dalla destra che finisce direttamente in porta e beffa André Onana: il match termina 1-1 e anche stavolta con tante cose da recriminare, soprattutto per quanto riguarda l’attacco nerazzurro che ancora una volta, specialmente dopo la partita contro la Fiorentina di una settimana fa, non riesce a concretizzare le occasioni che crea.

Dei 25 tiri effettuati, undici dei quali nella porta difesa da Guillermo Ochoa, sicuramente il migliore in campo della squadra di Paulo Sousa, solo uno, infatti, è riuscire a fare davvero male ai granata che, dal canto loro, ora iniziano a credere più seriamente alla salvezza. Da quando è arrivato il tecnico portoghese, infatti, la Salernitana ha subito solo una sconfitta, e all’esordio, contro la Lazio, riuscendo poi a pareggiare tutte le altre partite, comprese quella contro il Milan, e vincendo anche contro il Monza di Raffaele Palladino in quella che, a inizio stagione, doveva essere una sfida per non retrocedere.

Sicuramente non si tratta di una buona notizia per i nerazzurri che devono scrollarsi di dosso un periodo decisamente negativo in Serie A e in cui i risultati non stanno arrivando. Rispetto alle ultime partite in casa, le cose si erano anche messe meglio, visto il gol immediato di Gosens che aveva subito scompaginato il libro della partita. La squadra, poi, è come se fosse paralizzata, paga o bloccata, soprattutto dal punto di vista della manovra offensiva. E quando si sbagliano così tanti gol, senza blindare i risultati, può succedere di tutto ed è successo. La classifica ora diventa terribilmente preoccupante, perché perdere la qualificazione in Champions League, a questo punto, vuol dire rinunciare a 60 milioni circa che sarebbero fondamentali per le casse della società e senza i quali molti big potrebbero dire addio per risanare i conti.

Una prospettiva che terrorizza i tifosi e che non potrebbe essere controbilanciata neppure dall’attuale percorso nella massima competizione europea. È vero che un successo contro il Benfica, con i portoghesi che partono come favoriti nel doppio confronto, potrebbe garantire una semifinale storica e altri soldi in cassa, ma la continuità tra le prime quattro posizioni della Serie A era data per scontata anche a livello di bilancio, dopo due annate in cui erano arrivati un primo e un secondo posto.

Ciò che preoccupa di più attualmente è sicuramente un attacco che fa una fatica estrema a esprimere tutto il suo potenziale. A inizio anno, la coppia formata da Lautaro Martinez e Lukaku prometteva faville, gol e trofei, ora sembra solo la brutta copia di quella che con Antonio Conte in panchina ha trascinato la Beneamata allo scudetto. Anche le alternative, Edin Dzeko e Joaquin Correa, non riescono ad avere l’impatto sulla partita che ci si aspetta da loro e ci si aspettava fin dal loro acquisto. Insomma, l’aria di smobilitazione, se le cose non dovessero cambiare nelle prossime settimane, si fa sempre più vicina e potrebbe iniziare dall’allenatore, non in grado di portare l’Inter ai livelli attesi. E, anzi, con una parabola calante che sembra ormai inevitabile.

LECCE-NAPOLI 1-2 – Dopo i quattro schiaffi presi dritti in faccia sul viso dai rossoneri campioni d’Italia, almeno per il momento, i partenopei hanno voglia di tornare alla vittoria e arrivare con il giusto spirito alla Champions League. I campani mostrano subito la loro forza, nonostante l’assenza di Victor Osimhen, costretto ai box per un infortunio rimediato con la nazionale nigeriana.

A sbloccare la partita ci pensa il capitano Giovanni Di Lorenzo su azione da calcio piazzato. Ma il Lecce non sta certo a guardare e con una reazione d’orgoglio importante e anche con un po’ di insistenza trova il gol con Federico Di Francesco. La maggiore qualità tecnica del Napoli emerge comunque e dopo un grave errore difensivo Antonino Gallo infila il pallone nella sua stessa porta. Termina così il match e con altri tre punti fondamentali per il Napoli nella corsa scudetto, ora sempre più vicino per la squadra di Luciano Spalletti che, sì, non è tornata quella battagliera che abbiamo visto fino a ora dopo la sosta – ma abbiamo già detto che manca il bomber del campionato -, ma che è comunque concreta e viva, e anche un pizzico fortunata, sì, ma non è mica una colpa.

Nell’analisi della partita, bisogna essere sinceri, è inevitabile sottolineare che nelle ultime settimane, anche a causa della stanchezza e degli infortuni, il Napoli sembra aver perso quello smalto e quella capacità di dominare in lungo e in largo la partita che ha caratterizzato il percorso dei partenopei fino a questo momento della stagione. Gli azzurri devono sicuramente recuperare gli uomini fondamentali, dal punto di vista del gioco e della forma fisica, e ci riferiamo a Osimhen, ma la mentalità resta quella giusta per raggiungere i massimi traguardi possibili in questa stagione.

Certo, con il Milan sarà tutt’altra storia, dato che i rossoneri stanno riversando la maggior parte delle loro energie nella sfida contro il Napoli, ma la squadra di Spalletti ha già ampiamente dimostrato quest’anno quanto sia brava a far valere il suo gioco e la manovra accerchiante che ormai viene naturale a questo gruppo anche nella massima competizione europea e non sarà affatto semplice contenerlo.

Per il Lecce, in ogni caso, non tutto viene per nuocere. I pugliese, dopo un periodo orribile sotto il profilo dei risultati, è riuscito a ritrovare le caratteristiche che l’hanno tolti dal novero delle squadre candidate alla retrocessione. Contro la capolista della Serie A, si è vista una grinta e una condizione fisica che non si vedevano da tempo e che possono tranquillizzare i tifosi dopo la caduta libera dell’ultimo periodo. Anche chi è sceso nella forma, ora dà risposte differenti e i segnali dal punto di vista mentale sono stati ottimi contro la squadra più incontenibile del campionato. Ora non resta che vedere se verranno confermati nelle prossime uscite o se si trattava di una reazione dettata dai nervi del match contro la prima della classe.

Pioli
Stefano Pioli dà indicazioni durante il match tra Milan ed Empoli – Nanopress.it

MILAN-EMPOLI 0-0 – Non ci sono altri risultati per il Milan se non la vittoria, specie perché la lotta per tornare, anche il prossimo anno, nel calcio che conta sta diventando serrata, e anche un po’ una corsa al massacro, o peggio a chi sbaglia di meno. Stefano Pioli, però, deve anche pensare alla Champions League di quest’anno e quell’impegno dei rossoneri contro il Napoli di mercoledì a San Siro che vale tantissimo, in termini di prestigio e non solo.

Con questo pensiero, il tecnico emiliano dà spazio a Divock Origi e Ante Rebic, con Olivier Giroud e Rafael Leao inizialmente in panchina. E non è un caso se i rossoneri fanno tanta fatica a creare occasioni nel primo tempo e i due attaccanti partiti titolari non sfruttano affatto l’occasione divorandosi un paio di gol non troppo difficili. Lo spartito, però, non cambia neanche nel finale, quando il vice campione del mondo e il portoghese entrano in campo. A dir la verità, Giroud trova anche la rete, ma il tocco di braccio ravvisato dal Var la cancella lasciando il risultato su un noiosissimo 0-0 che no, non fa bene a nessuna delle due squadre.

Se da una parte, infatti, i milanisti arrivano al momentaneo terzo posto, che potrebbe cambiare in base a quello che succederà soprattutto a Torino nella sfida tra la Roma e i granata di Ivan Juric, dall’altra, l’Empoli arranca ed è non troppo lontana dalle zone calde della classifica. E poi le cose non sono andate esattamente come serviva al Milan, ma anche all’Inter, visto che i giallorossi hanno portato a casa il bottino pieno.

In ogni caso, ciò che si ravvisa nei rossoneri è sempre la stessa critica degli ultimi mesi, dopo uno scudetto in cui probabilmente la maggior parte dei giocatori del Diavolo, hanno reso al massimo delle loro possibilità (e forse anche oltre). Certamente, ora Rafael Leao è tornato quel calciatore letale che l’anno scorso ha spaccato in due la Serie A e ha cestinato il calciatore abulico, svogliato e poco incisivo di inizio 2023. Il suo recupero ad alti livelli, a prescindere dall’ultimo risultato negativo contro l’Empoli, è decisivo anche per sperare di superare il Napoli nel derby italiano di Champions League.

Il ritorno alla difesa a quattro è un altro fattore essenziale nella crescita della squadra. La spinta dei terzini e il recupero di un calciatore in più sulla trequarti danno al gruppo maggiore sicurezza nell’uscita palla al piede e, in questo stato di forma, senza perdere sotto il profilo della concretezza difensiva. Quella compattezza che sta caratterizzando in Champions League i rossoneri ora sta tornando con sempre maggiore evidenza anche in campionato e rappresenta una buona notizia che non può essere ignorata nel percorso di crescita di un gruppo. Certo, nella doppia sfida contro il Napoli passa tanto della stagione del Milan e comunque la valutazione non può essere del tutto positiva per via delle incertezze in campionato.

L’Empoli, invece, porta a casa un buon punto in una partita sulla carta parecchio difficile e dopo aver vissuto un momento molto negativo per risultati e gioco espresso. Sono importanti i miglioramenti della linea difensiva e non sono banali nella crescita di un gruppo che è pieno di talenti, ma anche piuttosto inesperto. Vediamo come finirà la stagione, ma i toscani restano una realtà importante di questo campionato e un ottimo serbatoio di futuro.

UDINESE-MONZA 2-2 – In molti si attendevano gol e spettacolo e di certo non sono mancati nel lunch match della Dacia Arena tra l’Udinese di Andrea Sottil e il Monza di Palladino. A partire meglio, come spesso accade, sono i padroni di casa che trovano subito la rete del vantaggio con Sandi Lovric, che è arrivato, con oggi, al quarto gol in stagione. È solo l’antipasto, però, perché se il primo tempo scivola via senza altre grandi emozioni, al ritorno in campo sono gli ospiti che arrivano più agguerriti e nel giro di soli otto minuti ribaltano il risultato.

Il primo a colpire per i brianzoli è il giovane Andrea Colpani, finito anche nel mirino di qualche big, che sfrutta al meglio l’assist di Carlos Augusto, al 56esimo, poi, è il turno di un altro giovanissimo, Nicolò Rovella. Potrebbe essere il colpo del ko definitivo per i bianconeri che, però, ci credono fino alla fine e, complice un’ingenuità di Andrea Petagna in pieno recupero – tocca il pallone con la mano in area -, l’arbitro concede un calcio di rigore che Beto non sbaglia. Con due gol e un punto a testa, oltre che una bella di dose di reti per il sabato di Pasqua, si conclude la partita tra due squadre che forse non devono più chiedere granché al campionato, ma che forse vogliono dire la loro fino alla fine, dopo tutto mancano ancora nove giornate alla conclusione della stagione, e di sorprese ce ne possono essere ancora parecchie.

Se si pensa a queste due squadre, a questo punto della stagione, non si può non pensare al divertimento, alla testa libera che due club in linea con i propri obiettivi, e che non possono aspirare a tanto altro, hanno di sicuro. In più, entrambe hanno un’espressione tipicamente italiana – almeno per il quadro calcistico attuale – dal punto di vista tattico. I tre centrali difensivi forti fisicamente fanno da scudo alle potenzialità offensive dell’intero gruppo e portano avanti un credo calcistico di rilievo e che, lo si vede da altre realtà, sta funzionando anche in Europa. Il grosso vantaggio delle squadre di Palladino e Sottil è la spinta costante che regalano i due esterni di centrocampo e la regolarità con cui stanno arrivando a essere incisivi negli ultimi 30 metri, oltre all’apporto difensivo che è necessario, per forza di cose.

Carlos Augusto sta diventando temibile per tutti, ma lo stesso vale per Udogie che nel destino ha una big assoluta del calcio europeo, e questo è già accertato. Le differenze si vedono soprattutto nello stile della manovra offensiva con il Monza che ama portare dal centrocampo in su calciatori che sanno fare male puntando costantemente nell’uno contro uno, mentre l’Udinese ci arriva con il palleggio e l’inserimento dei centrocampisti, ma anche grazie alla potenza fisica e la capacità di punire in contropiede di Beto. Da qui a fine anno, per questi motivi, ci aspettiamo diversi acuti di rilievo da entrambe e chissà che non possano arrivare già nei prossimi due big match che attendono le due squadre contro Inter e Roma.

FIORENTINA-SPEZIA 1-1 – A un orario insolito, e dopo le fatiche della Coppa Italia, scende in campo anche la Viola di Vincenzo Italiano, attesa dalla prova Spezia, che lotta per non retrocedere. La Fiorentina entra in campo con la voglia di proseguire la striscia di risultati utili consecutivi (non perde, tra Serie A e coppe dalla sfida allo Stadium contro la Juventus del 12 febbraio, e ha pareggiato solo nel derby contro l’Empoli), ma ha anche la testa un po’ anche alla Conference League, in cui sarà impegnata contro il Lech giovedì, e che potrebbe garantire anche l’approdo in Europa League senza passare per la classifica.

Dopo tanti impegni, però, i toscani non sembrano particolarmente brillanti ma passano comunque in vantaggio grazie all’autogol di Przemyslaw Wisniewski al 25esimo, che si trova al posto sbagliato al momento sbagliato sul tiro di Cristiano Biraghi. È troppo presto, però, perché questa siano le slide del match dall’orario insolito e infatti i liguri non si arrendono, e vogliono continuare a lottare per non finire tra le ultime tre del campionato. Ci pensa il solito M’Bala Nzola sette minuti più tardi a mettere a segno la rete del pareggio che vale un punto che è oro, specie perché poco dopo andrà in scena uno scontro salvezza, quello tra Sampdoria e Cremonese, che potrebbe far gioire ancora di più la squadra di Leonardo Semplici. E intanto la cavalcata della Fiorentina prosegue, ora definitivamente fuori da quel periodo grigio che fino a qualche tempo fa la vedeva lottare quasi per salvarsi.

Sicuramente è uno stop che in molti non si aspettavano dai toscani dopo gli ottimi risultati conseguiti in coppa in questa stagione e le tante vittorie consecutive dell’ultimo periodo. Lo Spezia ha fatto la sua partita, attenta e concentrata soprattutto sotto il profilo difensivo, e ha chiuso tutti gli spazi possibili a una delle squadre più in forma dell’intero campionato. E  ce l’ha fatta. Certo, la prestazione che, dopo le tantissime partite già nelle gambe di questa stagione, hanno fornito gli esterni d’attacco stavolta non è stata eccezionale, non come nell’ultimo periodo. La fase offensiva è stata meno concreta e il risultato è variato di conseguenza, ma si tratta comunque di una pausa fisiologica che non incide sul percorso complessivo di una squadra fatta per pensare in grande, ma che – almeno in Serie A – ha avuto molti stop inattesi quest’anno e serie difficoltà a trovare continuità in entrambe le fasi di gioco.

Ora, però, le alternative non mancano e stanno innalzando tutte il loro livello di gioco, garantendo comunque grande tecnica e qualità tra le linee, ma anche con lo spazio davanti. Le vie della manovra viola, insomma, non deludono, anche perché il centrocampo riesce nell’opera di dare copertura e rilanciare l’azione con sempre più efficacia. Il gran momento di forma di Cabral poi riesce a compensare anche i momenti in cui la coppia con Jovic – o meglio la staffetta – non ha portato i risultati sperati e sicuramente finalizza tutta la mole di gioco creata dalla squadra di Italiano. L’Europa e la Coppa Italia diranno se questa squadra arriverà ad avere i connotati della storia o solo di qualcosa di bello, ma affrontare la Fiorentina, ora come ora, non è semplice per nessuno e dà al club toscano una dimensione molto più internazionale che italiana, rispetto a quanto ci si potesse attendere.

Le note di merito, però, vanno date anche a uno Spezia che ha mantenuto la grinta e le motivazioni che hanno caratterizzato la sua risalita in Serie A. I bianconeri blindano la difesa, ma poi hanno tutte le carte in regola per pensare di far male agli avversari dalla metà campo in su. Anche perché con uno Nzola così c’è veramente poco da affidarsi al caso, visto che la sua profondità, la cattiveria con e senza pallone, ma anche il fiuto per il gol la fanno da padrone in area di rigore quando la punta è in campo. Insomma, visto il vantaggio accumulato sulle ultime tre, le speranze stanno aumentando sempre di più per i liguri di rivedersi nella massima serie anche l’anno prossimo. E l’obiettivo stagionale sarebbe comunque raggiunto.

ATALANTA-BOLOGNA 0-2 – I bergamaschi fiutano il ritorno in Europa, ma c’è un ostacolo affatto semplice da superare: il Bologna di Thiago Motta, una delle squadre più in forma del campionato. I rossoblù entrano in campo molto più attenti, concentrati e con una migliore condizione fisica. Il gioco degli ospiti paga e Sansone conferma il suo grande periodo firmando il vantaggio. L’Atalanta cambia attaccanti e tenta il tutto per tutto, ma si scontra con l’ottima difesa del Bologna, praticamente insuperabile. In contropiede, Riccardo Orsolini firma il raddoppio e chiude la partita. Gli emiliani continuano a sognare e ora l’Europa non è affatto lontana.

Stupisce soprattutto, almeno rispetto alle attese di stagione, la qualità che gli ospiti riescono costantemente a dare in tutte le partite che hanno giocato nel 2023. Parliamo di una squadra moderna e all’insegna del ritmo che, quindi, spicca nel grigiore complessivo della Serie A dove anche alcuni dei club migliori o più in alto in classifica fanno fatica a comandare le partite e a concretizzare la mole di gioco creata. Il Bologna, invece, pur non avendo un parco giocatori così ampio, riesce a dare un’intensità alla manovra che è la grossa novità in Italia per una società di media classifica, senza dispendere lucidità e tecnica individuale.

Pur senza beneficiare della presenza di Marko Arnautovic al centro dell’attacco per lunghi tratti di questa stagione, gli emiliani riescono comunque a essere pericolosi e hanno ritrovato un Musa Barrow in ottima forma e che è il grosso sfogo offensivo della squadra, sia da esterno sia come falso nove. Il merito di Thiago Motta, e non è banale, è la valorizzazione dei giovani che dal nulla stanno riuscendo a imporsi anche agli occhi delle big del nostro campionato. Posch ormai è una certezza e neanche la dirigenza probabilmente si aspettava da lui una resa di questo tipo e anche una tecnica del genere. Lo stesso può valere per talenti come Moro o Dominguez e Ferguson che rispecchiano alla perfezione l’idea di gioco dell’allenatore, ma senza perderci in termini di qualità. I centrocampisti sono molto bravi a svolgere la doppia fase, ma per una squadra di media classifica riescono a spingersi alla grande anche in attacco e a rendersi pericolosi con inserimenti senza palla puntuali e costanti, che mettono in crisi gli avversari.

L’Atalanta, invece, deve arrendersi a una discontinuità che sembra ormai endemica nel gruppo bergamasco. L’attacco non funziona, non così tanto, e soprattutto il centrocampo nel corso degli anni sembra aver perso quella funzionalità e quel ritmo che l’aveva caratterizzato in gran parte della gestione Gasperini. Certo, il ritorno di Zapata a buoni livelli potrebbe essere decisivo per tornare in rete con continuità, ma soprattutto da giocatori come Jeremie Boga o Mario Pasalic ci si aspetta quel cambio di passo che può essere fondamentale per superare prove come quella contro il Bologna. La classifica, comunque, continua a dare ragione ai bergamaschi, dato che l’Europa è lì a un passo e con i problemi e le tante partite che hanno Inter, Milan e Roma non è detto che con un piccolo filotto l’Atalanta non possa avere la meglio. Restate sintonizzati per le prossime puntate.

SAMPDORIA-CREMONESE 2-3 – L’ultima e la penultima in classifica si giocano il tutto per tutto e soprattutto le residue speranze di conquistare la salvezza. I padroni di casa aprono le marcature con Leris, ma i lombardi reagiscono con Ghiglione trovando il pari. Tutto da rifare per i blucerchiati, ma con la grinta di Dejan Stankovic si riversano in avanti e trovano il vantaggio, al 66esimo, con una grande rete di Sam Lammers. Gli ospiti, però, hanno dimostrato in diverse occasioni di non essere disposti ad arrendersi ed è così che Lochoshvili firma il 2-2. Al 95esimo, però, proprio nel massimo sforzo dei padroni di casa, arriva la doccia gelata con un grandissima rete di Sernicola. Termina 2-3, un risultato che sa di beffa per la Sampdoria e soprattutto con la Serie B sempre più vicina.

Un risultato che, a conti fatti, non stravolge totalmente la corsa per i posti che valgono la salvezza, ma si tratta comunque di una sentenza che le ultime della classe possono assimilare a pieno per poi ripartire con un fare diverso. Sicuramente le cose ora si fanno quasi impossibili per i blucerchiati che nel match di questa giornata si giocavano una grande fetta delle residue speranze di sopravvivenza. Ma non è andata bene e le facce a fine partite erano quelle che abbiamo visto in diverse occasioni nei finali di partita di chi non ce la farà a mantenere la categoria.

L’impegno dei giocatori c’è stato, era visibile e costante, come la grinta nel voler raggiungere un risultato tondo fondamentale per le ambizioni del club. È stato schiacciato da un gioco che non è mai totalmente arrivato dalle parti di Genova e che spesso si è arreso a partite con baricentro molto arretrato e senza particolare voglia di far male agli avversari. Ora che il danno è fatto ricomporlo è impresa ben più complicata, anche perché sulla testa del club pesano gli enormi problemi societari che hanno condizionato fin dall’inizio di stagione.

Dall’altra parte, la classifica della Cremonese, anche dopo questo successo, non lascia presagire un miracolo che non dovrebbe comunque arrivare per i grigiorossi, ma ha il sapore di un’altra importante affermazione per chi sta vivendo a pieni polmoni un’esperienza in Serie A che è comunque storica per le ambizioni dei lombardi. E poi ricordiamoci che gli ospiti hanno una rosa in cui alcune individualità stanno spiccando a pieno: Dessers è un calciatore di rilievo internazionale che sta finalmente sbocciando del tutto anche in Italia dopo il periodo splendente al Feyenoord. Al suo fianco, le alternative non mancano e neppure un Sernicola che a volte concede un po’ troppo in fase difensiva, ma è bravo a offendere e soprattutto nel dribbling, come accaduto contro la Sampdoria. Comunque vada, non sarà un disastro totale, anche perché una semifinale di Coppa Italia non si gioca tutti i giorni.

Dybala
Paulo Dybala esulta dopo il rigore trasformato contro il Torino – Nanopress.it

TORINO-ROMA 0-1 – La squadra di José Mourinho deve sfruttare l’occasione dopo i passi falsi delle milanesi, ma il campo non è affatto semplice e in Piemonte tocca produrre lo sforzo massimo per cercare di portare a casa il massimo obiettivo. In realtà, le cose si mettono subito bene per gli ospiti, perché dopo un fallo di mano di Schuurs, l’arbitro assegna calcio di rigore. Paulo Dybala non sbaglia, dedica il gol alla mamma e conferma come sia lui il vero ago della bilancia della squadra. I ragazzi dello Special One producono la loro solita partita difensiva, chiudendo tutti gli spazi e non facendo passare praticamente mai i granata. Finisce 0-1 ed è un risultato importantissimo che lancia la Roma direttamente al terzo posto in classifica.

La prestazione dei giallorossi non ci ha fatto brillare gli occhi, siamo chiari. La squadra di Mourinho ha prodotto la solita partita a cui siamo abituati da quasi due anni a questa parte. La fase difensiva è encomiabile, attenta e decisiva per stabilire il percorso del club in Serie A come in Europa. Tutti dietro la linea del pallone e poi davanti qualcosa succede, ma prima cosa di tutto la priorità sta nel blindare la porta di Rui Patricio che spesso risulta inoperoso per l’ottimo lavoro dei calciatori che lo proteggono. Sicuramente non succede tutti i giorni di riuscire a creare un gruppo così concentrato, attento e focalizzato sul successo, un gruppo che ormai un anno fa è riuscito anche a conquistare la Conference League.

Le note dolenti, però, arrivano se si parla dell’attacco che lo Special One ha messo in piedi e in cui gli interpreti a disposizione fanno sempre più fatica a esprimersi. Abraham sembra involuto rispetto al calciatore (quasi) totale di un anno fa, non riesce a trovare continuità e neanche a essere il punto di riferimento essenziale per il futuro dei capitolini. Lo stesso discorso vale per Belotti, ansioso di avere un’occasione in una big assoluta del nostro campionato, ma ora senza riuscire a sfruttarla, un po’ perché il fiuto ossessivo per il gol se n’è andato, un po’ perché la condizione fisica non è quella straripante di tre o quattro anni fa. È inevitabile ce l’intero peso offensivo della squadra ricada su un Dybala tornato stabilmente a splendere dopo il doloroso addio alla Juventus. La Joya è capace anche in pochi secondi di spaccare in due le partite e incidere con il suo marchio indelebile sulle prestazioni dei suoi. Il suo acquisto è stato necessario, fortemente voluto e probabilmente esattamente ciò che serviva allo Special One per realizzare una squadra ancora più competitiva dell’anno prima.

Per questo, nonostante il gioco non brilli, i giallorossi possono sperare fino alla fine di dare filo da torcere a chiunque e di eccellere tra i primissimi posti della classifica. E chissà, magari questo percorso in continua crescita potrebbe portare anche alla conquista di una Champions League che resta comunque l’habitat naturale di Mourinho e in cui i suoi riuscirebbero a non sfigurare. Per ora, la squadra può godersi un terzo posto meritato, viste le incertezze costanti di tutti gli altri, e sperando che la classifica resti così fino alla fine.

VERONA-SASSUOLO 2-1 – I padroni di casa sono pronti al tutto per tutto per sperare ancora nella salvezza e contro un Sassuolo già pago hanno l’intenzione di fare bottino pieno. In realtà, a partire meglio sono proprio i neroverdi, che sfruttano la maggiore qualità del suo attacco e trovano la rete con Harroui, su assist di Domenico Berardi. Il Verona, però, non si arrende e compie il massimo sforzo nel finale, quando Alessio Dionisi aveva già sostituito i suoi big. È così che prima Ceccherini e poi Gaich al 95eimo portano a termine una rimonta fondamentale e trovano tre punti preziosissimi per continuare a sperare.

Inutile girarci intorno, i veneti, tra tutte le squadre ancora in lotta per la salvezza, sembrano quelli più capaci di tentare di agguantare un posto in Serie A anche per l’anno prossimo, anche se non è così semplice. I ragazzi di Zaffaroni conoscono bene la posta in palio e ogni partita di più stanno riuscendo a stupire per grinta e aggressività, con il pubblico che si sta riversando in massa allo stadio per spingere la squadra verso l’obiettivo stagionale. Certo, non si tratta più di quella squadra accerchiante, piena di talenti, che fino a due anni fa faceva impazzire la massima serie e sembrava un serbatoio di gioco e calciatori destinato a durare per anni, ma i valori tecnici non mancano e sembrano comunque valere una permanenza nella categoria. Sicuramente quello che è parso più difficile in questa stagione è stato trovare la giusta continuità negli attaccanti e nelle punte che raramente sono riuscite a fare la differenza per tanti match consecutivi. Ora Gaich potrebbe aver risolto il problema o almeno ce lo auguriamo per il Verona, che resta comunque una piazza storica di questo campionato.

Al Sassuolo resta l’amarezza di chi ha interpretato la partita con la consueta qualità dalla metà campo in su, ma senza riuscire mai veramente a blindare la partita. Con talenti del genere davanti, gente come Berardi e Laurientè, si può sperare di comandare le partite fino alla fine e senza colpo ferire, ma quando i maggiori trascinatori di gioco sono usciti dal campo, si è tornata a vedere una squadra che traballa in maniera preoccupante in fase difensiva. Da qui a fine stagione, nonostante la classifica non richieda particolari necessità, è importante non mollare la presa e programmare anche il futuro che potrebbe essere stupendo, qualora il lavoro di scouting intrapreso continuasse con questi risultati.

LAZIO-JUVENTUS 2-1 – Si tratta del big match prima di Pasqua, dell’ambizione, anche della sfida tra due identità. Lazio contro Juventus è anche la sfida tra Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri, tra Milinkovic-Savic e Adrien Rabiot e ovviamente Immobile contro Vlahovic, entrambi in campo dal primo minuto. Partono decisamente meglio i padroni di casa, tenendo il pallone e cercando lo spazio giusto per fare male. Il centrocampista serbo di Sarri è grande protagonista con almeno due palle gol non sfruttare. Poco dopo si riscatta, perché su assist di Mattia Zaccagni si libera di Alex Sandro e batte Wojciech Szczesny per il gol del vantaggio.

Milinkovic-Savic
L’esultanza incontenibile di Sergej Milinkovic-Savic dopo il gol – Nanopress.it

Rete che, in realtà, porta anche a diverse polemiche per una possibile spinta sul difensore brasiliano. La Juventus si riversa di rabbia in attacco e trova immediatamente il pareggio: su azione da calcio piazzato Adrien Rabiot svetta e in due tempi batte Ivan Provedel. Nel secondo tempo, però, la musica biancoceleste riparte e la squadra di Sarri trova di nuovo il vantaggio: stupendo colpo di tacco di Luis Alberto per liberare Zaccagni che di prima segna un gran gol, il decimo in campionato. La Juventus cambia modulo, inserisce anche Chiesa, e se la gioca con il 4-3-3 producendo diverse occasioni. La Lazio, però, resiste e porta a casa una vittoria importantissima, consolidando il secondo posto in classifica.

L’uscita dall’Europa League, e poi dalla Conference, anche se sembra un paradosso, ha fatto benissimo alla squadra di Sarri che sembra ormai essere incapace di fallire. I biancocelesti sembrano e sono in un momento di forma favoloso, in cui a farla da padrone è il bel gioco, tanto che sempre più addetti ai lavori paragonano lo stile della squadra della Capitale a quello del Manchester City di Pep Guardiola. Poi, certo, alcuni dei singoli a disposizione hanno iniziato a brillare come vere e proprie supernove nell’ultraspazio del tecnico ex Napoli. Zaccagni è a tratti incontenibile, capace di puntare con una regolarità pazzesca il diretto avversario e di seminare avversari come birilli per poi puntare la porta e andare in gol. Milinkovic-Savic, invece, dopo qualche giornata di appannamento, è tornato il centrocampista che la Serie A ha conosciuto e ammirato, ma anche che le grosse big europee desiderano.

Dall’altra parte, l’atteggiamento rinunciatario della Juventus nei primi sessanta minuti proprio non è piaciuto. I bianconeri hanno preferito lasciare l’iniziativa alla Lazio per poi tentare di sorprenderla in contropiede o di rimandare gli assalti finali all’ultima parte di match. Una strategia tipica del calcio di Allegri, ma che proprio non ha pagato e soprattutto non ha retto il paragone impietoso con la reazione che gli uomini del tecnico livornese sono riusciti ad avere in campo. Dopo il primo gol biancoceleste, il pareggio è arrivato di rabbia, qualità e potenza fisica in tempi comunque molto brevi. Quando la squadra di Sarri è tornata in vantaggio, Allegri ha deciso di mettere in campo il tridente e le cose sono andate anche meglio, finalmente valorizzando le caratteristiche di due calciatori letali come Chiesa e Di Maria. Questa sconfitta, quindi, potrebbe non essere sono un risultato negativo, ma anche una motivazione a fare ancora meglio. Magari a essere pure un po’ più offensivi, che male non farebbe.

La classifica dopo la 29esima giornata: l’Inter scivola al quinto posto, la Lazio consolida il secondo. Per il Napoli, lo scudetto è solo questione di tempo

La classifica di Serie A vede sempre una squadra in fuga, sola al comando e sempre più vicina allo scudetto come il Napoli. Subito dietro, la Lazio sta riuscendo ad aumentare il distacco sulle dirette rivali, mentre Inter e Milan sono sempre più risucchiate nel gruppo che spera nella Champions League e in cui potrebbero presto rientrare a pieno titolo Atalanta e Juventus, anche con la penalizzazione. È sicuramente la giornata della Roma che ha agguantato il terzo posto in classifica e punta a mantenerlo.

NAPOLI 74
LAZIO 58
ROMA 53
MILAN 52
INTER 51
ATALANTA 48
JUVENTUS 44 (-15 punti di penalizzazione)
BOLOGNA 43
FIORENTINA 41
UDINESE 39
TORINO 38
SASSUOLO 37
MONZA 35
EMPOLI 32
SALERNITANA 29
LECCE 27
SPEZIA 26
HELLAS VERONA 22
CREMONESE 17
SAMPDORIA 15

 

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