La 30esima giornata ha dato altre indicazioni su un finale di stagione che si fa sempre più caldo nella lotta per non retrocedere e soprattutto per conquistare un posto in Champions League. Inter e Milan non sanno più vincere e complicano maledettamente la loro posizione in classifica a ormai otto giornate dal termine: in particolare, il tonfo più pesante (e stavolta anche storico) è quello dei nerazzurri che perdono in casa contro il Monza e vedono allontanarsi il quarto posto. Non fa bene neanche la Juventus che perde in trasferta contro il Sassuolo e si tratta della seconda sconfitta consecutiva, sempre a cavallo degli impegni europei. A beneficiarne sono Lazio e Roma: i biancocelesti sono sempre più secondi, ma anche gli uomini di José Mourinho consolidano il terzo posto. Per il Napoli, invece, con la testa all’impegno contro il Milan, c’è uno scialbo 0-0 contro il Verona, ma che non altera il percorso verso lo scudetto.
Le sentenze sono ormai state espresse e recepite, quindi anche i verdetti di una giornata di Serie A, quella numero trenta, che per alcuni doveva significare riscatto, per altri continuità e, invece, ha portato a diverse delusioni per alcune delle big più blasonate del nostro calcio. Ovviamente, incide anche il percorso europeo che diverse di loro stanno portando avanti e che, invece, non interessa più la Lazio, capace ancora una volta di vincere e convincere, imponendosi ormai stabilmente come seconda forza del campionato. Bene anche la Roma che, nonostante l’assenza di Paulo Dybala, asfalta l’Udinese. Juventus, Inter e Milan totalizzano in tre solo un punto e i danni maggiori sono per le prime due, visto che i nerazzurri si allontanano così dal quarto posto in classifica, mentre i bianconeri vedono la rimonta Champions sempre più complicata. Ma il 19 aprile e il verdetto del CONI si avvicinano e potrebbero ribaltare la situazione.
Era una giornata insidiosa la 30esima di Serie A e per tanti motivi. Innanzitutto, perché arrivava dopo un turno speciale di coppe europee, quello dei quarti di finale, e poi perché il ritorno si giocherà già in infrasettimanale e non è un dettaglio da poco. Alcuni hanno fatto un turnover più aggressivo, altri meno, ma comunque i risultati sono cambiati di conseguenza e con un grosso vantaggio sotto il profilo delle energie e della grinta per chi gioca solo una volta a settimana. Ci riferiamo alla Lazio, brava a battere senza troppi problemi lo Spezia in trasferta, ma a tenere il passo dei biancocelesti è stata solo la Roma che si è scontrata contro un’Udinese non proprio in serata di grazia, a partire da Roberto Pereyra.
Male Inter, Milan e Juventus, ma la situazione peggiore è probabilmente quella dei nerazzurri. Simone Inzaghi e i suoi ragazzi hanno perso la terza partita consecutiva in casa senza segnare neanche un gol e raggiunto un record storico negativo: non era mai successo. Stefano Pioli, invece, ha lasciato tutti a riposo tranne Mike Maignan e non è andato oltre l’1-1 contro il Bologna. La Juventus aveva una grande occasione per accorciare in attesa del verdetto del CONI, ma ha perso contro il Sassuolo tra le lacrime di Nicolò Fagioli. Ripercorriamo di seguito tutte le partite della giornata.
CREMONESE-EMPOLI 1-0 – Il menù di giornata si apre con un match decisivo per la corsa salvezza, uno di quelli da dentro o fuori e che ha veramente poche attenuanti per chi vuole restare in vita e in Serie A l’anno prossimo. Cremonese ed Empoli si sfidano per i tre punti, perché ai grigiorossi serve di sicuro il bottino pieno per continuare a sperare, di certo non un pareggio che muoverebbe di poco la classifica. I toscani, invece, sono messi decisamente meglio, nonostante nell’ultimo periodo siano arrivate tante e importanti sconfitte e soprattutto considerando che manca ancora qualche punto per la certezza matematica, o presunta, di restare nella massima serie.
La Cremonese inizia la partita come chi sa di dover portare a casa ancora una volta il bottino pieno, dopo il successo in trasferta contro la Sampdoria, e cerca di dare qualità al suo gioco, impensierendo la retroguardia di Paolo Zanetti. Il pressing dei lombardi ha molto presto i suoi effetti, dato che al quarto minuto Leonardo Sernicola, protagonista con il gol decisivo contro i blucerchiati, stavolta serve l’assist per Cyriel Dessers che conferma il suo buon momento di forma e firma la rete dell’1-0. La partita sembra essersi messa in discesa per i padroni di casa, ma non è esattamente così. L’Empoli, infatti, cerca di manovrare il pallone con la qualità del suo centrocampo e di creare pericoli costanti per raggiungere il pareggio. In realtà, a prevalere è spesso, o quasi sempre, la difesa dei padroni di casa, abili a chiudere il centro dell’area, a dispetto dei tantissimi gol subiti quest’anno.
Francesco Caputo proprio non riesce a trascinare i suoi in questa partita, anzi resta rinchiuso nelle maglie serrate degli avversari e lo stesso vale per i suoi partner di reparto che raramente riescono a creare occasioni da rete. Al 78esimo si rivede in campo anche Mattia Destro, a lungo rimasto ai box in questa stagione dopo un buon inizio di campionato, ma anche lui nei dodici minuti più recupero giocati fa tanta fatica a vincere duelli e a mostrare il fiuto del gol che l’ha caratterizzato in carriera. La partita termina, quindi, con una vittoria di corto muso, con un 1-0 che avvicina la Cremonese alla speranza di poter rimontare, anche perché i grigiorossi accorciano di tre punti secchi sullo Spezia poco dopo. La buona notizia per gli uomini di Davide Ballardini è una solidità difensiva finora sconosciuta in questa stagione e che, invece, proprio a cavallo delle partite decisive della stagione sta arrivando. Poi anche la spinta sulle fasce che sfrutta la qualità di Sernicola, uno che nel 2023 ha aumentato nettamente il suo livello di prestazione. Anche Dessers, per lunghi tratti oggetto misterioso della rosa e dopo essere stato grande colpo estivo, ora sta iniziando a rendere con buona continuità. Sono tutte notizie che lasciano ben sperare sulle ultime otto gare e con la certezza che, comunque vada, la Cremonese avrà dato tutto.
L’Empoli, invece, è costretto a consegnarsi a una realtà che lo vede ricco di talenti e di qualità, ma anche tremendamente discontinuo, soprattutto nella seconda parte dell’anno. Per il rush finale toccherà ritrovare l’attacco dei tempi migliori e l’apporto in zona gol anche dei centrocampisti, altrimenti qualche sudore freddo potrebbe sopraggiungere sulla fronte dei ragazzi di Zanetti. E a metà stagione sembrava impossibile.
SPEZIA-LAZIO 0-3 – La macchina perfetta di Maurizio Sarri si affaccia a una trasferta che potrebbe sembrare sulla carta scontata, ma che in realtà presenta molte insidie, a partire dalla volontà dello Spezia, una squadra capace di battere l’Inter e di mettere in difficoltà molte squadre in questo campionato con la sua aggressività. E poi in trasferta nessun esito è scontato in Serie A, soprattutto quando è tempo di rush finale, quello in cui si decidono gli appuntamenti importanti e si centrano o si falliscono gli obiettivi stagionali.
A questo punto, però, la Lazio vuole proseguire il suo ottimo momento di forma e tentare di agguantare la quarta vittoria consecutiva che vedrebbe i biancocelesti mettere un altro tassello importante nella corsa per la Champions League. È così che gli ospiti prendono subito in mano la situazione e imprimono il loro marchio sulla partita. Gli uomini di Sarri fanno girare il pallone con la qualità del loro centrocampo e cercando di indirizzare la sfera verso Mattia Zaccagni e Felipe Anderson, capaci di puntare con continuità gli avversari nell’uno contro uno e mettere in crisi praticamente tutte le retroguardie della Serie A.
Lì davanti Ciro Immobile tenta di divincolarsi, ma almeno all’inizio fa fatica a creare spesso occasioni da gol, anche per via dell’aggressività della difesa dello Spezia che non gli lascia molto margine di manovra. Il grosso pro di quest’inizio di gara è il grande lavoro della linea di Sarri, con Alessio Romagnoli bravissimo a contenere M’Bala Nzola, sicuramente l’uomo più temibile dello Spezia, e nonostante il forfait all’ultimo minuto di Nicolò Casale per infortunio. Rischiando veramente poco, alla lunga emerge anche il gioco offensivo della Lazio che continua a mettere pressione sui bianconeri fino a trovare la via del gol. Al 36esimo, infatti, è proprio Immobile a sbloccarsi dal dischetto dopo due mesi di astinenza e trovando il gol dell’1-0.
Il secondo tempo inizia anche meglio con la squadra ospite che sprigiona tutta la sua qualità nel gioco e trova il raddoppio grazie a Felipe Anderson che capitalizza una grande azione corale. Il doppio vantaggio tranquillizza tutto l’ambiente, ma la Lazio non perde concentrazione e, nonostante i tanti cambi effettuati dai liguri, non rischia quasi nulla. Nel finale arriva anche il primo gol di Marcos Antonio in Serie A con un contropiede tutta velocità a campo aperto e che ha le sembianze della ciliegina sulla torta in una partita dominata dagli ospiti. Poco prima era stato espulso anche Ethan Ampadu per doppia ammonizione. Si tratta di una vittoria importante che permette alla squadra di Capitale, alla quarta vittoria consecutiva, di avvicinarsi sensibilmente all’obiettivo Champions League e di blindare il secondo posto in classifica. Dall’eliminazione in Conference League e con un solo impegno a settimana, i ragazzi di Sarri sono riusciti a mantenere un livello di gioco sempre più alto, sopperendo a una rosa non proprio profonda. Certo, nelle prossime due partite almeno mancherà di nuovo Immobile, ma ora si può guardare con fiducia sempre maggiore al futuro che si preannuncia splendido per Claudio Lotito e soprattutto in linea con gli obiettivi stagionali. Lo Spezia, invece, si condanna a soffrire fino alla fine, anche perché in questa giornata diverse squadre sono riuscite a scappare e accorciare: servirà una reazione di nervi e la consapevolezza finale di non essere ancora al sicuro.
BOLOGNA-MILAN 1-1 – Il menù del sabato, invece, è interamente dedicato alle squadre che nella settimana successiva dovranno onorare gli impegni in Champions League e la prima a scendere in campo è un Milan con la pancia piena dopo la vittoria nei quarti di finale contro il Napoli, ma con la testa molto più sulla coppa che sul campionato. Il punto è che il Bologna è un avversario parecchio difficile da affrontare, che sta iniziando ad avere delle ambizioni europee di primo piano e non ha alcuna intenzione di mollare la presa, anche per via di un gioco moderno e di alta intensità che sta riuscendo anche a sopperire a un’alternativa di primo livello come Marko Arnautovic.
La grossa novità, in tal senso, è la scelta di Stefano Pioli di cambiare addirittura dieci su undici rispetto alla formazione titolare e soprattutto rispetto alla squadra che ha battuto il Napoli. Una scelta conservativa per arrivare al top della condizione alla partita di ritorno di martedì, ma che indica anche come, in questo momento, la testa della società sia soprattutto focalizzata a conquistare una semifinale di Champions League storica, molto più che la qualificazione per l’anno prossimo. L’inizio di partita prosegue proprio su questa scia con il Bologna che passa subito in vantaggio. L’aggressività del centrocampo emiliano paga e Stefan Posch sulla destra serve un assist al bacio per Nicola Sansone che da pochi passi batte Maignan per l’1-0.
La rete immediata impone una scossa per il Milan che inizia ad attaccare con razionalità, ma alzando nettamente il baricentro della squadra per mettere in difficoltà l’organizzazione di Thiago Motta. Il più pericoloso dei rossonero è Tommaso Pobega che vince contrasti a centrocampo e si fa vedere con continuità nella metà campo avversaria con i suoi preziosi inserimenti. È proprio il mancino dell’ex Torino a impattare in maniera precisa e senza possibilità di risposta il pallone che bacia il palo e finisce in rete: è ancora il primo tempo, ma il risultato è già sull’1-1 e la sensazione è che regni l’equilibrio, perché comunque il Bologna è bravo a rendersi pericoloso in contropiede. Nel secondo tempo, per forza di cose, continuano le rotazioni di Pioli che rispolvera Junior Messias, ma alla lunga inserisce anche Rafael Leao e Brahim Diaz per cercare di vincere la partita.
L’occasione più grande è proprio per il trequartista che sta mettendo in grossa difficoltà il Napoli che, però, da buona posizione, spara il pallone alto sopra la traversa. L’esterno d’attacco portoghese, invece, pur creando un paio di opportunità importanti, non riesce proprio a spaccare in due il match, nonostante il Bologna lasci diversi spazi in contropiede. Gli emiliani sembrano un po’ in difficoltà rispetto alle ultime uscite, incapaci di dare fluidità alla manovra e soprattutto di essere pericolosi in attacco, con l’assenza di una punta di peso che con il passare dei minuti si fa sentire sempre di più.
Nessuna delle due squadre, però, riesce ad andare a segno e il Milan deve accontentarsi di un uno a uno che poco serve nella lotta per il quarto posto, ma è comunque meglio di una sconfitta che sarebbe stata difficile da metabolizzare a pochi passi dalla Champions League. Da sottolineare comunque le brutte prove di Ante Rebic e Divock Origi, ancora poco incisivi in attacco e con tanti duelli persi all’attivo. In questa fase dell’anno, serve che ritrovino la migliore condizione per essere in linea con gli obiettivi stagionali, ma soprattutto un feeling con il gol che hanno smarrito. Invece, il Bologna porta a casa un altro risultato utile che potrebbe essere importante nella corsa alla Conference League, sperando che il magic moment di Thiago Motta e dei suoi ragazzi non sia finito qui.
NAPOLI-VERONA 0-0 – Lo stesso discorso del Milan vale ovviamente anche per il Napoli, ma con molte pressioni in meno, almeno in campionato. I partenopei, infatti, dopo aver macinato moltissimo per tutto l’anno, sono a pochissimi passi dalla conquista di uno scudetto storico e che in pochissimi avevano pronosticato ad agosto. Il match contro un Verona in continua difficoltà quest’anno, ma reduce dalla vittoria contro il Sassuolo, sembra l’appuntamento ideale per mettere un altro mattoncino, ma con il ritorno di Champions League a pochi giorni, anche Spalletti sceglie di operare un turnover ragionato, ma non massiccio come quello di Pioli.
Al centro dell’attacco c’è Giacomo Raspadori, ma con Victor Osimhen che torna in panchina dopo lo stop delle ultime due settimane che l’ha costretto a non esserci all’andata contro i rossoneri. Riposano anche Piotr Zielinski e Mario Rui, ma soprattutto Amir Rrahmani nel cuore della difesa, visto che sarà costretto agli straordinari, in assenza di Kim Min-Jae, in coppa. Il copione della partita è quello previsto con la capolista che mantiene saldamente il possesso del pallone e cerca di non farci capire nulla ai veneti, ma trovando pochi spazi in attacco. Anche in questo match, l’assenza di un attaccante di peso e capace di vincere duelli con i diretti difensori avversari si fa sentire non poco, con la difesa capitanata da Hien e un Tameze scatenato in mezzo al campo che chiudono tutti gli spazi e non lasciano possibilità ai partenopei per andare in gol.
A fine primo tempo, il risultato è ancorato sullo 0-0 e pare anche giusto perché il Napoli non fa tantissimo per alzare il ritmo e mettere il suo marchio decisivo per vincere la partita. Il problema del Verona risulta essere ancora una volta l’attacco con Lasagna e Gaich ben controllati da Rrahmani e Juan Jesus. La partita ha una svolta solo quando entra in campo Victor Osimhen, un po’ per ritrovare confidenza con il campo, un po’ per tentare di sbloccare una partita che era ancora sullo 0-0 negli ultimi venti minuti. Il nigeriano dà la scossa, mettendo letteralmente in crisi la difesa avversaria con i suoi appoggi, il suo attacco al pallone e mostrando già di essere in forma in vista della Champions League che, di sicuro, è la notizia più importante. L’ex Lille va anche a un passo dal gol con una traversa piena che aveva fatto gridare tutto lo stadio Maradona al gol. Poco male, perché nonostante il match sia finito 0-0, di sicuro il Napoli, almeno in Serie A, ha tanto da sorridere, mentre nella massima competizione europea ci sarà da rimontare il Milan in casa.
Di sicuro, la squadra non sta vivendo lo stato di forma eccelso che, fino a due settimane fa, sembrava portare i partenopei tra le primissime squadre in Europa. Diversi calciatori sono calati di condizione, soprattutto il centrocampo dove Anguissa e Zielinski stanno vivendo una pausa dopo una stagione da protagonisti. Inutile dire che molto sul prossimo futuro del Napoli passerà dai piedi della coppia formata da Kvaratskhelia e Osimhen che dovranno scardinare la difesa del Milan e Spalletti cercherà di metterli nelle condizioni di dominare la partita.
La bella notizia è soprattutto per il Verona che comunque nella partita più difficile che offre il campionato italiano in questo momento porta a casa un buon punto per smuovere la classifica e avvicinarsi passo dopo passo a lottare fino alla fine per la salvezza. Le buone sensazioni evidenziate in Campania comunque dovranno trovare la conferma del campo anche nelle prossime uscite e già se nelle prossime settimane arriveranno dei segnali in tal senso, allora Zaffaroni e i suoi ragazzi potranno pretendere di agguantare e superare lo Spezia. Ma, al momento, non è questa la possibilità più probabile.
INTER-MONZA 0-1 – La più grande delusa della giornata, però, è ancora una volta l’Inter e, a questo punto, agguantare un posto valido per la prossima Champions League non è né scontato, né probabile. Ma andiamo con ordine per valutare al meglio la partita e quello che è successo anche stavolta alla Beneamata. Dopo la bella vittoria in trasferta contro il Benfica, i nerazzurri arrivavano al derby lombardo contro il Monza con tutta l’intenzione di riprendere il percorso anche in campionato, dopo essere stati superati dalla Roma e essere arrivati a occupare addirittura il quinto posto in classifica che quindi estrometterebbe il club di Milano dalla massima competizione europea per l’anno prossimo.
Proprio per questo motivo, Inzaghi non ha fatto ricorso a un turnover abbondante, se non in attacco, dove Edin Dzeko e Lautaro Martinez sono stati sostituiti da Romelu Lukaku e Joaquin Correa, e in regia dove Marcelo Brozovic ha riposato per Kristjan Asllani. L’inizio della partita, in realtà, è come ci si aspettava con i padroni di casa, di fronte a un San Siro strapieno, che fanno girare il pallone e fanno la partita con la solita qualità in mezzo al campo, ma senza concretizzare la mole di gioco creata. Anche contro il Monza, infatti, Big Rom resta imbrigliato nelle maglie avversarie e trova pochi spazi per andare al tiro o guadagnarsi occasioni da gol. A Correa va anche peggio: l’argentino sembra svogliato, sicuramente impreciso e raramente ha i lampi che hanno caratterizzato il suo percorso alla Lazio.
Entrambi non vanno in gol su azione dai primi bagliori di stagione nel 2022 e un motivo ci sarà a conti fatti. Comunque, con gli ospiti totalmente arroccati nella loro metà campo, a emergere sono le qualità dei vari Henrikh Mkhitaryan e Nicolò Barella, ma anche Asllani che gioca una buona partita in impostazione. Ancora insufficienti, invece, Denzel Dumfries e Robin Gosens che non saltano mai l’avversario e vengono controllati con relativa facilità dagli esterni del Monza. Il primo tempo si conclude così con il risultato di 0-0, ma anche con la sensazione che l’Inter debba fare di più dalla metà campo in su per vincere il match.
Oltre ai demeriti dei singoli, infatti, i nerazzurri devono scontrarsi con la grande prestazione di Michele Di Gregorio e di tutta la difesa dei brianzoli. Il portiere respinge due tentativi importanti di Correa e Lukaku e fissa il punteggio sullo 0-0. La ripresa, però, vede un copione un po’ diverso, perché l’Inter inizia a fare molta difficoltà a impostare l’azione e si vedono sempre di più i limiti di una squadra che fa una fatica tremenda a saltare l’avversario nell’uno contro uno. Inzaghi inizia a inserire qualche big, come Lautaro Martinez e Brozovic, ma le cose peggiorano pure, dato che il Toro sembra totalmente aver smarrito il feeling con il gol. Allora, il Monza inizia a partire in contropiede e sfruttando gli spazi che gli avversari concedono, alla fine trova anche il gol. Su un calcio d’angolo battuto da Patrick Ciurria, Luca Caldirola, che aveva già punito l’Inter all’andata, è colpevolmente lasciato libero e di testa non ha alcun problema a punire la sua ex squadra.
Entra anche Dzeko e cerca di creare qualche occasione in più con il tridente pesante, ma si tratta di tentativi isolati e fuori dall’arco complessivo di gioco. Poi ci pensa Di Gregorio ad abbassare definitivamente la saracinesca negando ancora una volta il gol su azione a Lukaku. Finisce 0-1 ed è un risultato pesante che allontana ancora di più l’Inter dal quarto posto che vale la Champions League e a pochi giorni dal ritorno contro il Benfica. Lì ci si aspetta una nuova reazione per centrare almeno la semifinale, ma da questa squadra si pretende molto di più in campionato e, invece, la via della mediocrità – soprattutto in attacco – è ancora quella più battuta. La Beneamata, infatti, ha totalizzato l’undicesima sconfitta in Serie A quest’anno e solcato un altro record negativo: è arrivato il terzo ko in casa senza fare un gol, non era mai successo. Un bagno di sangue che Inzaghi dovrà trovare il modo di fermare, ne va anche del suo futuro.
LECCE-SAMPDORIA 1-1 – Dopo un sabato che comunque ha riservato diverse sorprese, il programma della 30esima giornata riprende di domenica con una partita che ha il sapore della salvezza in piena regola. Il Lecce, infatti, dopo molte sconfitte consecutive, sfida la Sampdoria per strappare una salvezza che a un certo punto sembrava scontata e, invece, ora è tornata improvvisamente in gioco. I blucerchiati, invece, devono dimostrare di essere ancora vivi e vogliono farlo dopo la pesante sconfitta casalinga contro la Cremonese, per cui molti li danno per spacciati, colpa anche dell’ultimo posto in classifica, dei problemi offensivi e di quelli societari che da mesi attanagliano il club ligure.
La partita inizia sul solco della qualità dei pugliesi, capaci di imprimere il loro marchio sul gioco come facevano fino a qualche settimana fa. Gabriel Strefezza, in particolare, sembra aver ritrovato lo smalto di inizio stagione e semina il panico nella linea difensiva degli ospiti, ben chiusa per tentare di non subire gol, almeno in questa occasione. Al 31esimo, però, la partita si sblocca: proprio Strefezza innesca Ceesay e porta in vantaggio i suoi. Sarebbe un mattone fondamentale per la corsa salvezza, ma non finisce qui. Infatti, a fine primo tempo, tremendamente deluso dall’ennesima partita incolore dei suoi, Dejan Stankovic opera quattro cambi tutti insieme, sostituendo Nuytinck, Lammers, Djuricic e Zanoli con Murillo, Jesé, Sabiri e Cuisance.
In realtà, le cose migliorano, perché la Sampdoria inizia ad attaccare con più continuità nella metà campo avversaria e iniziando finalmente a creare dei pericoli a ruota grazie alle qualità di un Jesé che sembra lontano dai primi scampoli al Real Madrid, ma comunque in una condizione migliore rispetto a quando è arrivato. È proprio l’attaccante spagnolo a firmare l’1-1 al 75esimo sull’assist di Manolo Gabbiadini e si tratta di un gol importante per smuovere la classifica – anche se ormai sembra esserci veramente poco da fare -, ma anche per il morale. Infatti, il risultato non cambia più e consegna alle due squadre un punteggio di cui si fanno veramente poco, soprattutto la Sampdoria.
Dal Lecce ci si aspettava di più, soprattutto dopo le tante sconfitte in fila, con solo due punti totalizzati nelle ultime sette partite, e soprattutto dopo un secondo tempo in cui la squadra è calata. È vero che i pugliesi meritavano comunque la vittoria, visto i trenta tiri totali effettuati, ma di fronte a una contestazione enorme del pubblico, forse anche un po’ troppo severa. A tal proposito, Federico Baschirotto è andato sotto la sua curva per confrontarsi con la sua curva ed esclamando con tristezza e per diverse volte a Samuel Umtiti: “Così non si fa, così non si fa, andiamo via”. Vedremo come evolverà la vicenda, ma la sensazione è che i tifosi debbano supportare la squadra in momenti del genere, soprattutto se questa squadra è comunque in linea con un obiettivo stagionale complicato e che la spesa della società non aveva supportato a pieno. Una brutta pagina di questa domenica che purtroppo non si può cancellare.
TORINO-SALERNITANA 1-1 – La partita tra Torino e Salernitana, in realtà, non ha tanto da dire dal punto di vista della classifica, perché i padroni di casa sono comunque in linea con l’obiettivo stagionale e l’Europa è un miraggio lontano che con ogni probabilità non verrà agguantato. Gli ospiti, invece, a furia di pareggi, vedono la salvezza sempre più vicina settimana dopo settimana e anche attraverso dei risultati prestigiosi contro Inter e Milan.
La sfida della 30esima giornata tra le due squadre si preannuncia, quindi, estremamente equilibrata e con il Torino che probabilmente ha qualcosa in più sul piano fisico e del gioco, ma qualcosina in meno nelle motivazioni in una stagione che si avvia alla fine. A inizio partita, nessuna delle due squadre riesce a imprimere un gioco continuo alla manovra offensiva e tralasciando qualcosa anche sotto il piano della qualità, ma la squadra di Ivan Juric è comunque quella che fa meglio, pur venendo gelata dagli eventi della partita.
Infatti, già al nono minuto, gli ospiti passano in vantaggio. Piatek innesca Vilhena che torna al gol e segna una rete pesantissima per il discorso dei suoi che, non matematicamente ma nei fatti, permetterebbe un grosso balzo in avanti nel discorso salvezza. Il Torino, ovviamente, tenta immediatamente di reagire e riversandosi nella metà campo avversaria con diversi uomini, senza perdere comunque nella manovra e nel ritmo, anzi. Il primo tempo, però, finisce con un nulla di fatto per i piemontesi che si ritrovano in svantaggio e con la volontà di rimontare nella ripresa. Juric deve fare a meno anche di Samuele Ricci, uscito dal campo per infortunio, e precisamente a causa di un problema muscolare al polpaccio, e sostituito da Nikola Vlasic.
In realtà, il secondo tempo vede il Torino prendere subito in mano la situazione e rimettere – almeno in parte – a posto le cose. Aleksej Miranchuk serve un assist d’oro per Antonio Sanabria che conferma il suo ottimo momento di forma, almeno sotto il profilo realizzativo, e al 57esimo pareggia i conti. La Salernitana prova a smuovere una situazione sempre più difficile da contenere e con un tris di cambi Paulo Sousa tenta di dare una scossa alla squadra. In realtà, riesce nell’intento, perché l’arrembaggio del Toro si conclude con un nulla di fatto e il risultato non cambia più.
I campani continuano la loro serie clamorosa di pareggi che li ha portati comunque a distanziare la zona più calda, quella che in cui ora è rimasto invischiato anche lo Spezia. Il Torino fa un altro passettino in avanti che conferma il trend di una squadra mai realmente in crisi, ma neanche capace di dare una sterzata in avanti in questa stagione. Di certo, la notizia più bella è costituita sicuramente dalle prestazioni che Sanabria sta garantendo e che lo portano tra i migliori bomber in Serie A nel 2023. Non era affatto scontato dopo l’addio doloroso di Andrea Belotti a parametro zero e, invece, ad averci guadagnato sembra ancora il Torino.
SASSUOLO-JUVENTUS 1-0 – La Juventus ha un’occasione ghiotta per accorciare sulla zona Champions League e a sempre meno giorni dal verdetto del CONI che deciderà sulla penalizzazione da 15 punti. Soprattutto è la giornata in cui Inter e Milan hanno perso altri punti e una vittoria contro il Sassuolo vorrebbe dire mettere un altro tassello importante per riavvicinarsi, a prescindere dalle vicende giudiziarie.
In realtà, la giornata non si preannuncia delle più positive per i bianconeri. La prestazione della Vecchia Signora è decisamente scialba, priva di acuti e con un attacco che fatica tantissimo a creare occasioni da gol. La coppia composta da Dusan Vlahovic e Arkadiusz Milik fa veramente tanta fatica a essere servita all’interno dell’area di rigore e a innescare dei veri e propri pericoli che possano davvero impensierire un Sassuolo comunque in forma.
Dall’altra parte, con Domenico Berardi assente illustre, Armand Laurientè non riesce proprio a entrare in partita e con la difesa della Juventus che controlla gli avversari senza troppi patemi. Il match è talmente bloccato che nessuna delle due squadre riesce mai a tirare in porta nei primi 45 minuti. I tifosi dei bianconeri pretendono di più e lo fa anche Lapo Elkann che poi commenta: “È un dovere fare meglio”.
Nella ripresa semplicemente la squadra di Massimiliano Allegri ci prova di più, ma pago dazio in fase difensiva. Dopo un brutto errore di Nicolò Fagioli, i padroni di casa si lanciano in contropiede e trovano una grande rete con Gregoire Defrel. Nonostante le tante sostituzioni e l’ingresso di Federico Chiesa e Angel Di Maria, il risultato non cambia più e proprio il golden boy Fagioli finisce tra le lacrime. La Juventus perde terreno sulla zona Champions League e subisce la seconda sconfitta consecutiva in Serie A. E tornano le discussioni sul gioco che Allegri ha dato alla sua squadra, ancora insufficiente.
È proprio questo il problema principale che viene imputato ai bianconeri nelle analisi postpartita. Il centrocampo funziona solo a tratti e dipende soprattutto dagli strappi di Rabiot, l’uomo capace di fare davvero la differenza quest’anno, soprattutto in zona gol, ma anche per fisicità, non solo per possesso. Lo stesso non si può dire per Paredes, sempre più oggetto misterioso e lontano da essere il metronomo di un progetto che ad agosto sembrava vederlo come protagonista. Il reparto è ancora orfano di Paul Pogba che avrebbe sicuramente alzato i giri del motore, ma la sola assenza del francese non basta a giustificare una squadra che può dare tanto di più con il pallone tra i piedi e nell’accompagnare l’azione. Fagioli e Miretti sono giovani preziosi, ma devono crescere con calma e senza l’ossessione di dover determinare tutte le partite, proprio perché a loro deve essere concesso anche qualche errore per poi non ripeterlo più.
La nota più dolente, però, è certamente quella relativa l’attaccante centrale, perché vedere un Vlahovic così lontano dalla porta e dall’area di rigore è talmente innaturale che ora anche uno dei migliori bomber dell’intera Serie A sembra involuto e in parabola discendente. Allegri, insomma, ha ancora tanti dilemmi da risolvere, ma già giovedì avrà la possibilità di strappare un pass storico per la semifinale di Europa League e non sarebbe affatto scontato. Magari anche con 15 punti in più che potrebbero essere restituiti in campionato.
ROMA-UDINESE 3-0 – Visti i risultati di tutte le altre, la Roma è chiamata a vincere e a convincere contro l’Udinese nonostante l’assenza di Paulo Dybala e le condizioni non perfette di Tammy Abraham che, infatti, parte dalla panchina. La partita inizia nel segno dei giallorossi che cercano subito di comandare il gioco, portare gli esterni stabilmente nella metà campo avversaria e anche di creare occasioni da gol.
Ben presto la partita si sblocca per un fallo di mano in area di rigore di Roberto Pereyra. Dopo un controllo al Var l’arbitro indica al dischetto e, dopo i recenti errori, non si presenta Lorenzo Pellegrini dagli undici metri, ma Bryan Cristante che poco prima aveva avuto la peggio in un contrasto area. Il mediano, però, colpisce palo pieno ma sulla ribattuta è fortunata la Roma: il pallone arriva a Edoardo Bove che ribadisce il pallone in rete di prima intenzione. Da questo momento in poi, la partita va in discesa per i giallorossi, o almeno così sembra.
Al 55esimo, arriva un altro mattone sul match ed è la rete di Pellegrini. Il centrocampista esce da un brutto momento di forma e sfrutta l’assist di Andrea Belotti per firmare il 2-0. I giochi sembrano fatti, ma poco dopo arriva un calcio di rigore anche per gli ospiti. Pereyra, però, in giornata decisamente negativa, sbaglia il penalty che viene respinto da Rui Patricio. A questo punto, c’è anche spazio per il terzo gol della Roma: lo confeziona Leonardo Spinazzola, entrato nel secondo tempo, e lo segna Tammy Abraham. Con questo pesante risultato i capitolini dimenticano la sconfitta in Europa League e consolidano il terzo posto in classifica, quando mancano solo otto giornate alla fine dell’anno.
La notizia più bella è finalmente una verve offensiva che la Roma ha a lungo lasciato da parte nelle ultime stagioni per dedicarsi maggiormente alla fase difensiva e a blindare la porta di Rui Patricio. Contro l’Udinese, i giallorossi sono scesi in campo per vincere, più alti e con gli esterni pronti a far male: i risultati si sono visti, consegnando tre punti fondamentali alla classifica e meritati sotto il profilo del gioco. Pian piano, l’attacco sta tornando a girare con continuità e a fare la differenza sono stati proprio alcuni dei singoli più criticati nell’ultimo periodo e per l’intera stagione.
Pellegrini è tornato al gol proprio alle porte del periodo più decisivo dell’anno, quello che decide chi raggiunge gli obiettivi e chi è costretto ai rimpianti. Belotti ancora non si è sbloccato, ma ha lottato e ha fornito un assist niente male, puntualmente messo a segno. Abraham, infine, proprio quando in pochi se l’aspettavano, ha recuperato a tempo record e ha gonfiato anche la rete nei minuti di recupero. Dato che presto tornerà a disposizione anche Dybala, sicuramente la Roma può dormire sonni tranquilli e soprattutto i tifosi possono ben sperare per un finale di stagione che si preannuncia ricco di impegni, ma che potrebbe regalare anche grosse soddisfazioni. Ora sognare è certamente lecito, anche perché la qualificazione alla prossima Champions League è lì a pochi passi e sarebbe un delitto non agguantarla proprio ora che, anche per crisi degli altri, sembra veramente alla portata. Speciale o non più, Mourinho sta riuscendo anche in questa impresa.
FIORENTINA-ATALANTA 1-1 – A chiudere il programma della 30esima giornata, di lunedì sera, ci sono Fiorentina e Atalanta in una partita che promette emozioni e spettacolo, nonostante la squadra di Vincenzo Italiano abbia giocato anche giovedì in Conference League e battendo il Lech. Dopo lo spavento di coppa, Nico Gonzalez è regolarmente a disposizione e in campo, mentre Giacomo Bonaventura beneficia di un turno di riposo. Al centro dell’attacco, invece, non c’è staffetta per Arthur Cabral, in un momento straordinario di forma e ormai sempre presente nello scacchiere dei toscani.
Pronti, via la Viola riesce subito a guadagnare il dominio del gioco e lo fa con un possesso palla di grande qualità e intensità. Ciò che colpisce di questa partita è il ritmo che riescono a dare le due squadre e che non si compone solo di folate, ma anche di duelli fisici e cattiveria agonistica. A stappare la partita, però, è Joakim Maehle bravo a incunearsi nella difesa avversaria e a segnare il gol del vantaggio ospite. Il terzino zittisce il pubblico e viene anche ammonito, accendendo un po’ gli animi della partita.
In realtà, si tratta di un vantaggio un po’ immeritato e nel secondo tempo la Fiorentina legittima la sua ottima partita con il pareggio. Rafael Toloi tocca il pallone con il braccio e, dopo revisione al Var, viene assegnato calcio di rigore. Per i toscani, si presenta dal dischetto Cabral questa volta e non Nico Gonzalez, ma il bomber, in un momento strepitoso di forma, non sbaglia. Poi, entra Cristiano Biraghi, giusto in tempo per battere una punizione dal limite dell’area che centra in pieno la base del palo. Proprio quando la Fiorentina sembra produrre il massimo sforzo, si scopre e dà ai bergamaschi la possibilità di vincere la partita. Boga, però, praticamente a campo aperto, sbaglia l’assist per Luis Muriel e l’azione si perde. Il risultato non cambia più, nonostante la Fiorentina alzi ulteriormente i giri del motore. La Viola comunque trova l’ennesimo risultato utile consecutivo e forse crede ancora nell’Europa. L’Atalanta, invece, non riesce ad avanzare ulteriormente e resta alle porte della Champions League, ma senza agguantarla del tutto.
I bergamaschi, rispetto alla squadra dominante di qualche tempo fa, continuano a deludere sotto il punto di vista offensivo, e oggi, nonostante la squadra fosse ben messa in campo, il confronto contro una Fiorentina in ottimo stato di forma è stato praticamente impietoso. I centrocampista centrali della Dea hanno fatto tremenda fatica a entrare in possesso del pallone e ne hanno toccati ben pochi nella prima frazione di gioco, lasciando il comando del match soprattutto ai padroni di casa. Certo, le colpe maggiori, però, sono degli attaccanti, per lunghi tratti impalpabili. Zapata ha lottato fisicamente con i diretti avversari e ha fatto il suo, ma mancano le sue discese, il suo talento nell’uno contro uno e anche la capacità di farsi trovare pronto in zona gol rispetto alle stagioni passate. Hojlund ha talento, ma deve ancora crescere tanto per fare la differenza con continuità. Insomma, il cammino per essere tra le primissime è ancora lungo, ma il tempo per migliorare c’è da qui alla fine dell’anno.
La classifica di Serie A, aggiornata dopo la 30esima giornata, ha ancora tante cose da dire. Il Napoli non vince, ma conserva comunque un ricco vantaggio da 14 punti sulla seconda, che è sempre più la Lazio, ora avanti ben dieci punti sul quinto posto. Bene anche la Roma, ora a cinque lunghezze dall’Inter, mentre il Milan resta quarto, ma rischia sempre di più di perdere il pass. Chi è messa peggio è proprio la squadra di Inzaghi, quinta e a meno due dai cugini proprio nella giornata in cui avrebbe potuto effettuare il sorpasso. In zona retrocessione, oltre alla risalita della Cremonese, da sottolineare quella del Verona, a sole tre lunghezze dallo Spezia.
NAPOLI 75
LAZIO 61
ROMA 56
MILAN 53
INTER 51
ATALANTA 49
JUVENTUS*, BOLOGNA 44
FIORENTINA 42
SASSUOLO 40
TORINO, UDINESE 39
MONZA 38
EMPOLI 32
SALERNITANA 30
LECCE 28
SPEZIA 26
HELLAS VERONA 23
CREMONESE 19
SAMPDORIA 16
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