Il finale di stagione entra nel vivo e in Serie A diversi verdetti devono ancora arrivare, soprattutto per quanto riguarda la zona Champions League e la corsa per non retrocedere. In questa giornata, brilla ancora l’Inter, capace di vincere anche a Roma contro i giallorossi che ora si allontanano dalla massima competizione europea, almeno via campionato. Bene anche il Milan che supera senza troppi problemi la Lazio di Maurizio Sarri e si rilancia per il quarto posto. Il terzo scontro diretto del 34esimo turno va alla Juventus con Dusan Vlahovic in gol per la seconda giornata consecutiva e un Samuel Iling-Junior in grande spolvero. Nella corsa per non retrocedere, il colpo è del Verona che riesce a vincere in trasferta contro il Lecce e in questo momento sarebbe salvo. In coda, invece, arriva il primo vero e proprio verdetto: la Sampdoria perde contro l’Udinese ed è matematicamente retrocessa a quattro giornate dal termine.
L’Inter mette, quindi, il turbo nel momento più importante della stagione e dopo i tanti passi falsi, anche contro squadre sulla carta sfavorite. La vittoria contro la Roma, dopo aver battutto di recente anche la Lazio, proietta i nerazzurri tra le favorite assolute per conquistare uno dei quattro posti validi per la prossima Champions League. Può sorridere anche la Juventus che sta ritrovando certezze e anche giovani in grado di rappresentare il futuro, oltre che il presente, della squadra. Contro l’Atalanta il test era uno dei più complicati che ci potesse essere e, invece, la Vecchia Signora ha ritrovato tutta la solidità del caso e portato a casa il bottino pieno. In un ottimo momento è anche l’Empoli che ha superato la Salernitana e ora è a solo un punto da una salvezza che ormai pare vicinissima. Proprio pochi giorni dopo che il Genoa ha staccato il pass per risalire in Serie A, il nostro massimo campionato saluta la Sampdoria di Dejan Stankovic, oggi sconfitta dall’Udinese.
C’è chi resta a galla, chi vola, chi molla e chi non vuole mollare. La Serie A è così, fatta di grinta, valori tecnici che si stanno dimostrando elevati, ma anche di lacrime, quella di chi deve alzare bandiera bianca per mille motivi, ma non ha perso l’amore dei tifosi. Il tutto a due giorni da una semifinale di Champions League tutta italiana tra Milan e Inter come non accadeva da anni e avrà il suo fascino e la sua bellezza travolgente. Intanto, però, anche la classifica di Serie A dà delle indicazioni ben precise su come potrebbero andare le cose e, stavolta, Milano ha battuto Roma.
In una giornata dove tutte le attenzioni erano concentrate sulla zona Champions League e ancora sulla festa del Napoli davanti ai suoi tifosi, la scena però la ruba la corsa salvezza. Intanto, è arrivato il verdetto peggiore che si possa assimilare, quello della retrocessione in Serie B, per la Sampdoria, ma cambia anche la terz’ultima in classifica, vista la sconfitta dello Spezia e il colpaccio del Verona a Lecce. Ora le gerarchie sembrano improvvisamente cambiate su chi potrebbe restare nella massima serie italiana e chi, invece, potrebbe tornare in Serie B, ma ancora ci sono quattro match per ribaltare i pronostici e tirare un grosso sospiro di sollievo. Ma ora entriamo di più nei dettagli delle singole partite per capire come siano andate davvero.
MILAN-LAZIO 2-0 – I rossoneri, delusi dal risultato contro la Cremonese, arrivano al match contro la terza in classifica con tante motivazioni e la necessità di trovare punti fondamentali per tornare a giocare la Champions League anche l’anno prossimo. Per questo, l’inizio di partita è fortemente a marchio Milan e ben presto arrivano anche i gol, anzi il gol di Ismael Bennacer. Al 17esimo, il mediano sfrutta un assist di Olivier Giroud e non sbaglia un altro dei gol pesantissimi della sua stagione. La reazione della squadra di Sarri è faticosa, anzi non arriva, dato che i biancocelesti non riescono neanche ad arrivare con continuità alla porta di Mike Maignan.
Al 29esimo, infatti, c’è anche il raddoppio che di fatto chiude il match già nel primo tempo: Theo Hernandez parte in azione personale e conclude l’azione con un bellissimo tiro di mancino che non lascia scampo a Ivan Provedel facendo impazzire tutto San Siro. Sono tre punti fondamentali per il Milan che con questa vittoria sale al quinto posto in classifica a 61 lunghezze.
Quello che stupisce è la forza con cui i rossoneri sono riusciti a imporre le loro qualità anche al cospetto di un avversario che fino a poche giornate fa era riuscito a conquistare il secondo posto in classifica e con un distacco considerevole rispetto a tutte le altre. Anche dopo il forfait praticamente immediato di Rafael Leao, uno dei talenti più importanti che Stefano Pioli ha a disposizione, l’impostazione della squadra non è cambiata e si è basata sulle fughe laterali che hanno messo in tremenda difficoltà gli ospiti, ma soprattutto su un centrocampo ben folto, che si è occupato di tenere a bada le incursioni di Mattia Zaccagni e compagni, per poi ripartire al massimo dell’intensità.
Rispetto all’ultimo stop contro la Cremonese, sicuramente il Diavolo ha ritrovato un’efficacia offensiva che è una componente essenziale per portare a casa i risultati e le partite e che potrebbe fare da viatico anche nella preparazione di un match importante come quello di Champions League contro l’Inter, che oltre a essere un derby è anche una semifinale. Vedremo se alla fine Leao stringerà i denti e sarà regolarmente in campo, ma il match contro i biancocelesti ha dimostrato come anche Alexis Saelemaekers sia un calciatore capace di fare la differenza, puntare regolarmente l’avversario e creare la superiorità numerica. E poi da quel lato c’è sempre un Theo Hernandez capace di spingere con una forza e un talento che sono veramente complicati da ritrovare in quella zona di campo, un po’ in tutta Europa.
La Lazio, al contrario, sta vivendo una netta flessione nella velocità del gioco, nella conduzione del pallone e soprattutto negli sprint che gli attaccanti riescono a dare all’azione d’attacco. Ciro Immobile sembra la controfigura di se stesso in questa stagione e anche contro il Milan ha steccato, non riuscendo praticamente mai a impensierire Maignan. Di certo, ora Sarri dovrà ritrovare qualche geometria che sta mancando in mezzo al campo, ma anche individualità come Sergej Milinkovic-Savic, anche lui irriconoscibile sotto il punto di vista della qualità e dell’applicazione rispetto al centrocampista dominante che abbiamo tutti negli occhi e che, negli ultimi mesi, sembra svanito. La nota positiva resta comunque quella di una classifica che continua a sorridere ai capitolini e, alla fine, quel vantaggio potrebbe rivelarsi decisivo per stabilire chi giocherà la coppa dalle grandi orecchie l’anno prossimo.
ROMA-INTER 0-2 – Le emozioni di giornata, però, non sono finite (anzi forse erano appena iniziate) e sbarcano direttamente allo stadio Olimpico dove si gioca un altro match decisivo per un posto in Champions League, quello tra Roma e Inter. I giallorossi, però, devono fare i conti con tanti infortuni e con delle defezioni importanti praticamente in ogni zona di campo e, in particolare, in difesa. La squadra di Simone Inzaghi ne approfitta e conduce il gioco senza forzare e con qualità, cercando lo spazio giusto per fare male alla squadra di casa. Dopo una lunghissima azione e con un possesso palla sfrenato, arriva il gol che sblocca la partita già nel primo tempo. Denzel Dumfries sfonda sulla fascia destra e mette al centro un gran pallone per Federico Dimarco, l’altro quinto di centrocampo, che deve solo spingere il pallone in porta. La partita diventa sempre più fisica e aggressiva, ma José Mourinho mette in mezzo anche Paulo Dybala, nonostante non stia ancora bene sotto il profilo muscolare.
I padroni di casa si scoprono e l’Inter punisce: Lautaro Martinez lancia Romelu Lukaku che fredda Rui Patricio con il mancino. La partita si conclude con il risultato di 0-2 e con i nerazzurri che consolidano il quarto posto in classifica, non prima di un altro bel tentativo dell’argentino, che si spalma sulla traversa.
Come accennato qualche riga fa, di certo la prestazione dei nerazzurri ha mostrato come le qualità pazzesche della Beneamata siano caratterizzate, almeno in questo stralcio di stagione in Serie A, da una qualità nel possesso palla e nel gioco che sta diventando finalmente anche abbastanza prolifica. Se si guardano le statistiche, l’Inter ha segnato undici gol nelle ultime tre partite piazzandosi direttamente alle spalle del Napoli come miglior attacco del nostro campionato. In più, proprio nel momento decisivo della stagione, sono tornati a vedere la porta con una certa regolarità campioni della fase offensiva come Dzeko, Lautaro Martinez e anche Lukaku, dopo i tanti mesi che il belga ha dovuto passare ai box per infortunio.
La musica è cambiata anche dopo le famose undici sconfitte dell’Inter in questa stagione, un dato fin troppo negativo per non considerarlo, ma che ancora può essere recuperato dai nerazzurri e già gli ultimi 20 giorni hanno dato tanto in tal senso. Ora i nerazzurri occupano il terzo posto in classifica con un piccolo vantaggio dal Milan, ma anche con cinque lunghezze in più di Roma e Atalanta che, alla fine, vista la penalizzazione che potrebbe piombare sulla testa della Juventus, è probabilmente il distacco di cui tenere più conto. Di sicuro, avere in mezzo anche la finale di Coppa Italia e soprattutto le due partite della semifinale di Champions League non sarà per nulla facile, ma ora è il momento di guardare dritto all’obiettivo e senza più pensare a quello che è stato o che potrebbe essere, perché un errore a questo punto potrebbe essere semplicemente fatale.
Se c’è qualcosa a cui Mourinho deve appellarsi, invece, è la sfortuna, non tanto a questa ossessione per gli arbitri che francamente è diventata un po’ stucchevole. Il tecnico portoghese, infatti, è arrivato allo scontro diretto contro l’Inter con quasi metà rosa fuori e, per molti versi, si tratta di titolarissimi di cui lo Special One non può fare affatto a meno. Con l’Europa League e una semifinale contro il Bayer Leverkusen che incombe, è fondamentale recuperare forze ed energie decisivi per andare avanti, ma anche per continuare a sperare anche in Champions League. Prima di tutto, pensiamo alla difesa, dove l’assenza di Chris Smalling si sta facendo sentire e come con la sua forza fisica e la sua leadership. E poi – ammettiamolo – senza Dybala lì davanti cambia tutto e cambia soprattutto la dose di pericolosità che la squadra riesce ad avere in campo e negli ultimi metri, con i suoi dribbling, la sua fantasia e le sue splendide giocate.
Vedremo se Mourinho, che è anche un grande simbolo della storia dell’Inter e non l’ha dimenticato, riuscirà a fare in modo di garantire le migliori prestazioni possibili con chi ha a disposizione e a portare avanti la rimonta in campionato, ma rispetto a due settimane fa, la corsa è sicuramente più complicata di prima. E non è, di certo, colpa dell’allenatore.
CREMONESE-SPEZIA 2-0 – Dopo una scorpacciata di big chiamate a centrare la Champions League, c’è uno scontro con vista direttamente sulla salvezza. Il Cremonese si gioca le sue residue di permanenza in Serie A contro la squadra che, più di tutte, ha bisogno di una vittoria per uscire dalla crisi e restare in Serie A. I padroni di casa partono forte e alla lunga fanno valere il loro miglior impatto sulla partita. Al 41esimo, il match lo sbloccano proprio i lombardi con uno dei loro massimi simboli: Daniel Ciofani torna al gol ed è una rete importantissima per la salvezza. Nel secondo tempo, non arriva neanche il pareggio dello Spezia, anzi c’è il raddoppio della squadra di Stefano Ballardini. Johan Vasquez non sbaglia e chiude la partita, con buona pace dei liguri che ora rischiano davvero la Serie B.
I padroni di casa hanno legato i loro successi in questa stagione a un unico motto, che in realtà non è mai banale, quello del non mollare mai e del far valere la loro forza mentale anche a dispetto di qualche mancanza tecnica e fisica che è evidente rispetto ad altre realtà di questa Serie A. Se si guarda ai numeri conseguiti quest’anno, la Cremonese non può essere di certo la migliore squadra del nostro torneo, ma non è neppure la peggiore e neanche di poco: parliamo di un gruppo che ha totalizzato in tutto 31 gol in Serie A, meglio di tutte le altre squadre in lotta per la salvezza, ma che ha anche incassato 59 gol. Peggio ha fatto solo la Sampdoria e non può essere un dato che non va la differenza per chi deve guardarsi avanti e ormai non più dietro per aggrapparsi allo scoglio che porta alla massima categoria anche il prossimo anno.
Insomma, di strada da fare ancora ce n’è tanta, soprattutto considerando che il Verona è ancora avanti di sei punti a quattro partite dal termine e di margine per recuperare, quindi, non ce n’è poi tanto. Resta comunque una favola bellissima quella dei lombardi, capaci di sfornare un bel calcio, senza parcheggiare nessun pullman davanti la porta, e cercando quantomeno di dare dignità alla loro idea di football, una volta arrivati al palcoscenico più inatteso e importante della loro storia. E anche in semifinale di Coppa Italia. La voglia di sognare evidentemente ancora non è passata e neppure quella dei tifosi di ambire al massimo, che non è affatto un sentimento banale o che si può mettere da parte a poche giornate dal termine.
Lo Spezia, che un po’ si sentiva Cremonese un paio di anni fa, invece sta colpevolmente svanendo sul più bello di una stagione che non ha mai dato la tranquillità assoluta ai liguri, ma neanche il panico, almeno prima di questo momento. I bianconeri, invece, in questa parte di stagione sono letteralmente crollati con quattro sconfitte nelle ultime cinque giornate e la sensazione di essere tremendamente scoperti alle spalle, ma anche poco efficaci in attacco. M’Bala Nzola ha a lungo trascinato i suoi, ma senza di lui la fatica nell’arrivare al gol è tremenda e vincere le partite così diventa praticamente impossibile.
Ora che il Verona è scappato via servirà uno sforzo non indifferente per mantenere una categoria che, quest’anno più di altri, sembrava veramente alla portata e, invece, rischia di sfuggire dalle mani. Una vera e propria beffa che sta permettendo al Verona di salvarsi proprio quando ormai se lo aspettavano in pochi, anche perché i veneti non hanno mai davvero accelerato a livello di gioco e vittorie, almeno non per lunghi periodi. Per risolvere una situazione sempre più intricata, però, ci sono ancora quattro partite e dodici punti a disposizione, che potrebbero essere abbastanza (anche qualcosa in meno). Servirà dare il meglio, però, e servirà anche quell’attaccante imprescindibile che per lo Spezia fa nascere tutte le cose belle.
ATALANTA-JUVENTUS 0-2 – La Champions League è sicuramente un obiettivo importante per entrambe, ma sembra difficile per l’Atalanta per via delle avversarie che restano in corsa, ma anche per la Juventus che potrebbe perdere punti in classifica in caso di altre penalizzazioni. La partita è bloccata nel primo tempo, però esplode nella ripresa e a marchio bianconero. A segnare il gol dello 0-1 è Samuel Iling-Junior, esterno mancino di Massimiliano Allegri che sfrutta un assist dalla sinistra e firma il vantaggio, alla sua prima presenza da titolare in Serie A. Nel finale, arriva anche il gol che chiude i giochi, ancora a opera di Dusan Vlahovic, alla seconda rete consecutiva dopo un periodo di astinenza. La Juventus vola al secondo posto, ma alla fine potrebbe non bastare.
Sicuramente sono tanti i dati importanti che emergono da questa partita e che fanno perno sulla prestazione dei bianconeri. La Vecchia Signora in pochi casi è riuscita a prevalere sotto il profilo del gioco, soprattutto quando l’Atalanta è riuscita ad accelerare e a mettere seriamente in difficoltà gli avversari con i suoi attacchi esterni, il lavoro del centrocampo e anche la salita dei terzi di difesa. Quello che è mancato è stato l’apporto da parte dei centravanti che raramente sono riusciti a mettere in crisi i centrali di Massimiliano Allegri, sempre attenti e concentrati. Il primo tempo, quindi, se n’è andato come se ne vanno le partite equilibrate e piene di muscoli, con uno 0-0 che sembrava lasciare spazio a qualsiasi risultato e così effettivamente è stato.
Gli ospiti poi hanno messo in atto uno dei piani tattici preferiti dal loro tecnico e, quindi, quello che prevede accelerazioni improvvise attraverso i singoli o sulle fasce, soprattutto quella di sinistra che è comunque quella più importante per ribaltare l’azione, almeno per i torinesi. La nota più lieta è certamente la prestazione di Iling-Junior. Parliamo di un ragazzo giovanissimo, uno che ha un fisico poderoso e un passo che nei prossimi anni potrebbe porlo tra i migliori in assoluto nel suo ruolo. Il gol è solo la punta di diamante di una stagione in cui è riuscito ad accendersi in momenti decisivi, ad esempio nella seconda sfida contro il Benfica nella fase a gironi, anche se poi non sempre è riuscito a ribaltare da solo un risultato. Di sicuro, parliamo di un calciatore che merita spazio, di sbagliare e poi di crescere, esattamente come sta succedendo a Nicolò Fagioli e Fabio Miretti, ad esempio. La Juventus del futuro passa da loro, ancor di più per i risvolti giudiziari che sono all’orizzonte.
Non sappiamo se sarà nella squadra che sarà, ma sicuramente Vlahovic è una risorsa tecnica ed economica che non può passare inosservata, e ancora di più come un flop. Il serbo, nonostante tutti i problemi fisici e ambientali che ha avuto in questa stagione, è un calciatore di livello assoluto, uno di quelli che può cambiare la partita da un momento all’altro, se metto nelle condizioni necessarie per farlo. E forse un po’ in troppi se l’erano dimenticato. Poi c’è da scrivere anche del brutto episodio che conta più della partita e del suo risultato. Gli insulti che lo stadio ha riservato al centravanti non possono essere accettabile e tantomeno come Gasperini ha scelto di commentarli. Il razzismo deve essere combattuto e mai accettato, sempre e comunque. Senza scuse o altri aggettivi che possano descriverlo.
L’Atalanta, invece, è costretta a leccarsi le ferite per una sconfitta tra le mura amiche che, per forza di cose, ridimensiona le ambizioni di Champions League per la squadra di Gian Piero Gasperini. I nerazzurri ci hanno anche provato, ma negli spazi stretti che ha concesso la Juventus non sono proprio riusciti a sfondare. Ancora, però, ci sono dodici punti in palio e, se proprio i bianconeri dovessero essere esclusi dalla giustizia sportiva, a quel punto crederci sarebbe ancora d’obbligo, anche a dispetto delle tante squadre ancora in ballo. Certo, bisognerà trovare una continuità che fino a questo momento è parsa una lontana conoscenza dei bergamaschi. E ora è un lusso che nessuno può concedersi.
TORINO-MONZA 1-1 – Sia il Torino, sia il Monza non hanno ormai grandi ambizioni di classifica, ma i brianzoli possono godersi una classifica che è ben oltre le aspettative di inizio stagione e sorride da ogni punto di vista da quando Raffaele Palladino si è seduto su quella panchina. Il match, in realtà, è parecchio equilibrato, almeno fino al 37esimo minuto quando, però, la rete viene annullata per un tocco di mano di Aleksey Miranchuk. L’acuto del Monza arriva, invece, a inizio secondo tempo e precisamente al 46esimo quando Antonio Sanabria va ancora una volta in gol e sblocca il match in favore dei suoi. Il Monza, però, non si arrende e riesce a portare almeno un punto a casa: Andrea Petagna, subentrato nel secondo tempo, serve l’assist per Gianluca Caprari che, nei minuti finali, firma il pareggio. Un punto per uno non fa male a nessuno, e in questo caso più di altri.
La partita è stata gradevole, perché nessuna delle due aveva così tanto interesse a difendersi, a mantenere per forza il risultato di vittoria o a serrare i ranghi per cercare di raggiungere l’obiettivo stagionale. Semplicemente il Torino ha basato la sua prestazione sui suoi grossi punti di forza che gli hanno permesso di avere, a questo punto, un finale tranquillo, anche se non fantastico. La difesa a tre impostata da Juric regge l’urto, anche perché fonda i suoi principi su un filtro attento e preciso da parte del centrocampo che raramente perde la posizione e riesce a condurre una fase di pressing di buona qualità, soprattutto a mettere in difficoltà qualsiasi squadra voglia portare avanti un possesso palla ragionato e per arrivare poi alla porta avversaria. Per diversi tratti, questo è successo anche con l’intensità e la qualità che il Monza riesce a portare tra le linee, senza che i brianzoli potessero davvero arrivare dove volevano e, quindi, verso la porta di Vanja Milinkovic-Savic.
La partita, in questo caso, l’ha scompaginata un po’ l’ingresso di un bomber vecchio tipo, se così si può chiamare, come Andrea Petagna che ha dato diverse soluzioni e soprattutto maggiore fisicità negli ultimi metri. L’assist dei minuti finali ha dimostrato quanto sia importante per Palladino averlo in rosa e sfruttarlo in base alla partita e al suo andamento, un po’ come succede per le grandi squadre o come il Napoli di qualche anno fa. Vedremo se il Monza riuscirà ad arrivare a quel livello o semplicemente quanto tempo ci vorrà, ma i brianzoli quest’anno, dal cambio di allenatore in poi, hanno essenzialmente stupito tutti e l’hanno fatto per voglia di far male ai diretti avversari, per le qualità tecniche che sono riusciti a mettere in campo, ma soprattutto per la grinta e l’intensità che è insita nell’approccio di squadra e che Palladino è riuscito a infondere fin dai giorni subito successivi al suo insediamento in panchina.
Comunque sia, Torino e Monza sono due gruppi che meritano la posizione che occupano in classifica e che, con un po’ di fortuna e qualche scelta diversa, potevano ambire anche a qualcosa di più. Magari la volta buona per centrarlo sarà il prossimo anno, con una preparazione in più alle spalle e qualche colpo sul calciomercato ben studiato. In questo finale, non resta altro se non la voglia di stupire, ma potrebbe essere anche abbastanza.
NAPOLI-FIORENTINA 1-0 – Il Napoli, fresco vincitore del terzo titolo di campione d’Italia, si presenta davanti al pubblico di casa per festeggiare ancora una volta il traguardo del terzo scudetto, il primo dopo 33 anni, e anche il primo senza Diego Armando Maradona, quell’uomo, quel talento, quel genio a cui ha adesso è dedicato lo stadio San Paolo.
Come spettatori non paganti di questa gioia che accomuna un popolo arriva la Fiorentina di Vincenzo Italiano, che in realtà ha più da chiedere ad altre competizioni che alla Serie A, in cui è salva, ma ha poco velleità di arrivare in Europa. E quindi basta il solito Victor Osimhen a Luciano Spalletti per vincere anche contro la Viola, dal dischetto, dopo il primo errore, meglio dopo la prima parata di Pietro Terracciano, qualche minuto prima, il nigeriano non sbaglia e fa riesplodere la festa.
Una festa tutta azzurra che a Napoli aspettavano da 33 anni e che ora ha un’onda talmente lunga da non poter passare inosservata anche ai meno attenti. In tutto ciò, il match contro la Fiorentina passa anche in secondo piano, siamo sinceri, per la cornice stupenda che decora lo stadio Diego Armando Maradona e ha tutto della storia, dal sottofondo al ritmo e senza possibilità di non restare ammaliati, per chi è tifoso ovviamente. Il tecnico di Certaldo, che in cuor suo sta anche pensando a come portare avanti le sue rotazioni e far sì che siano comunque vincenti per onorare gli ultimi scampoli di una stagione storica, è riuscito a portare anche a portare a casa tre punti che non sono importantissimi per la classifica, anzi, ma che hanno contributo ad aumentare ancora di più la magia del panorama a cui tutti stavamo assistendo. Insomma, il Napoli può avere l’unico rimpianto della Champions League, dove invece è passato il Milan, ma è arrivato al rush finale esattamente come doveva e con il massimo obiettivo che è finito in bacheca per la terza volta nella storia.
Dall’altra parte, c’era una Fiorentina che ha giocato più di tutti quest’anno e che quelle rotazioni è costretta a portarle avanti, perché altrimenti la stanchezza e potenzialmente gli infortuni altrimenti avrebbero la meglio anche sulla voglia e sull’ambizione di tornare a casa con il bottino pieno. Se il campionato non può più riservare grosse soddisfazioni ormai, il discorso è completamente diverso per quanto riguarda la Coppa Italia e la Conference League. Nel primo caso, infatti, la disputa sarà con un’Inter che sarà certamente stanca per le tante fatiche del doppio confronto con il Milan in Champions e che ha ancora bisogno di macinare altri punti in campionato. Il discorso è ancora più importante per l’altra competizione, perché la Viola ha la grande opportunità di portare a casa un trofeo europeo e non era così semplice neanche arrivare tra le prime quattro. Insomma, i toscani stanno arrivando alla parte finale della stagione senza aver raccolto il massimo delle loro possibilità in Italia, ma sicuramente giocandosi due opportunità che in molti avrebbero giurato non avrebbero avuto. Merito di Vincenzo Italiano e dei suoi ragazzi, ovviamente, ma il meglio deve ancora venire, o almeno questo è quello che pensano tanti tifosi. E, quindi, una sconfitta con il Napoli ci può anche stare a questo punto, purché serva a prevenirne altre più pesanti.
LECCE-VERONA 0-1 – Terzultimo contro quintultima si sfidano al via del Mare per una partita che vorrebbe dire fare un salto in avanti e levarsi da quelle zone brutte e cattive, oppure accendere speranze che in stagione mai sono state accese. Ad avere la meglio sono gli ospiti del Verona, guidati da Marco Zaffaroni, a cui basta Cyril Ngonge (che non segnava dal 13 febbraio nella sfida contro la Salernitana) per dirsi per la prima volta salvi dopo tanto. Di strada da fare, però, ce n’è ancora tantissima, e quindi anche il Lecce di Marco Baroni, che pure nella seconda parte di campionato non è stato brillante, per vivere la stessa gioia, ma il 4 giugno.
Si tratta di un risultato certamente pesante per gli equilibri della lotta per la salvezza, più per il Verona che per il Lecce. I pugliesi, infatti, hanno ancora un po’ di margine per sperare di mantenere la categoria, mentre i veneti hanno conquistato tre lunghezze che pesano come un macigno e che hanno messo finalmente alle spalle lo Spezia. La squadra di Zaffaroni, inoltre, ha mostrato di avere tutte le carte in regola per sperare fino alla fine, sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda l’aspetto mentale, e quindi la grinta con cui la squadra approccia alle partite e poi cerca di portarle a casa. La solidità del Verona la dimostra la settimana che hanno vissuto: senza troppi giri di parole, dopo una sconfitta pesantissima contro l’Inter che ha segnato addirittura sei gol in trasferta senza subirne, era difficilissimo presentarsi allo stadio Via del Mare e sfoderare una prestazione del genere, fatta di talento e soprattutto di qualità.
Avere un’arma come Ngonge in panchina poi è un lusso che, da quelle parti di classifica, non possono concedersi in tanti. Dopo un impatto devastante con la maglia gialloblù, il trequartista si era un po’ spento per poi riaccendersi in uno dei match in assoluto più importanti della stagione. Ora guai ad abbassare la guardia, perché comunque ci sono ancora quattro partite da portare a casa nel migliore dei modi e mantenendo una posizione che, per lunghi tratti della stagione, sembrava assolutamente insperata.
Il Lecce, allo stesso tempo, deve leccarsi le ferite. Proprio quando sembrava essere uscito dal periodo di crisi di gioco e risultati, i tifosi devono assimilare un ko che rimette tutto in gioco nella lotta per non retrocedere e ritira dentro anche i pugliesi. L’attacco ha fatto veramente poco per permettere alla squadra di Marco Baroni di vincere la partita e soprattutto calciatori come Strefezza e Di Francesco, solitamente abili a puntare l’uomo e creare la superiorità numerica, non sono riusciti a spargere la loro qualità negli ultimi 40 metri, cosa che solitamente gli riesce senza troppi problemi. Insomma, quella verve e quella grinta che si erano viste anche nel difficile match contro la Juventus sono svanite sul più bello, ma a questo punto non c’è tempo per disperarsi, solo per macinare punti che potrebbero comunque bastare per non salutare la Serie A. E ora non siamo per nulla a quel punto.
EMPOLI-SALERNITANA 2-1 – La prima partita delle 18:30 del lunedì di Serie A ha il senso di garantire alle due squadre impegnate al Carlo Castellani, l’Empoli di Paolo Zanetti e la Salernitana di Paulo Sousa di garantirsi la quasi salvezza matematica. Ad arrivare a un passo dal traguardo, nei fatti manca un punto, sono i padroni di casa che sbloccano la gara al 38esimo con Nicolò Cambiaghi e poi raddoppiano al 63esimo con Francesco Ciccio Caputo. Nel finale, però, c’è spazio anche per Krzysztof Piatek: il polacco, infatti, torna al gol con la maglia dei granata dopo oltre sei mesi, ed è una liberazione, che però non fa rima con vittoria.
Si tratta della seconda vittoria consecutiva per i toscani ed è un’affermazione particolarmente pesante dal punto di vista della classifica. Ora, infatti, gli uomini di Paolo Zanetti sono nettamente staccati dal gruppo che dietro lotta per restare in Serie A e con ben undici punti: questo vuol dire che, di fatto, bastano solo altri due punti per mantenere ufficialmente la categoria e con un parco giocatori e dei talenti del genere non sembra affatto impossibile centrare l’obiettivo.
Nelle ultime partite è esploso, infatti, un attaccante come Nicolò Cambiaghi che, una volta tornato dall’infortunio muscolare che sembrava aver condizionato inevitabilmente il suo finale di stagione, si è preso il posto da titolarissimo in attacco al fianco di Francesco Caputo e ora sembra assolutamente intoccabile nelle gerarchie offensive della squadra. Il suo è stato il terzo gol consecutivo e all’Empoli quest’anno non c’era mai riuscito nessuno, neanche chi è tornato a gennaio ed è un calciatore amatissimo in società e per tutti i tifosi. Bene così, perché chi potrebbe rappresentare il futuro dell’Italia e di un intero sistema va apprezzato e tutelato, soprattutto va condotto alle massime espressioni del suo gioco e delle sue potenzialità.
Non è l’unica perla che bisogna tenere d’occhio in una squadra come l’Empoli. Tommaso Baldanzi, infatti, ha dimostrato anche nelle ultime uscite di essere uno dei segreti dei toscani, quel calciatore che cuce il gioco anche nello stretto con qualità e intelligenza tattica, riuscendo naturalmente a portare in avanti i suoi compagni e a tramutare i colpi potenziali in rete con estrema tecnica. Chissà se l’anno prossimo lo vedremo ancora lì a scorrazzare tra le linee, ma di sicuro stiamo parlando di un trequartista dall’avvenire sicuro e che presto potrebbe trasferirsi direttamente in una big conclamata del nostro campionato.
Dall’altra parte, la Salernitana deve arrendersi a una sconfitta dopo un periodo estremamente positivo sotto il profilo del gioco e dei risultati. È vero, non sono arrivate vittorie in serie e non sempre la squadra ha dominato, ma da quando Paulo Sousa siede su quella panchina i campani sono diventati una squadra difficilissima da battere e con delle individualità importanti che non è affatto facile trovare anche in squadre ben più blasonate. Pensiamo soprattutto a Boulaye Dia, che nella partita di oggi è rimasto a secco, ma che in quelle precedenti ha dimostrato come sia capace di dominare i match e destabilizzare i risultati grazie a una forza nelle gambe, un’esplosività e un fiuto per il gol clamorosi per questi livelli. Vedremo se anche tra qualche mese l’ambiziosa proprietà e i tifosi potranno goderselo o se toccherà lasciarlo partire, incassando però una cifra importante da reinvestire sul calciomercato.
Nonostante il risultato non sia quello sperato, i campani possono comunque sorridere per una classifica che li vede fuori dal novero di chi rischia di più e soprattutto a più otto dallo Spezia a quattro giornate dal termine. Un vantaggio che la Salernitana dovrà amministrare sapientemente, ma rassicurante. E chissà che non possa essere l’inizio di qualcosa di ancora più importante l’anno prossimo, quando si ripartirà tutti da zero e con una preparazione estiva alle spalle, stavolta guidata da Sousa.
UDINESE-SAMPDORIA 2-0 – La sconfitta contro l’Udinese costa la matematica retrocessione ai blucerchiati di Dejan Stankovic, e fa male, soprattutto perché solo domenica gli eterni rivali del Genoa hanno raggiunto la promozione. Per il derby, ci saranno altri momenti. La Sampdoria è costretta, quindi, a salutare ancora una vola la Serie A e a ripartire dalla cadetteria con tutto ciò che comporta e, quindi, la necessità di rivoluzionare, di una nuova guida tecnica (con ogni probabilità), di tanti calciatori nuovi e, allo stesso tempo, in uscita.
La partita inizia subito con un chiaro marchio bianconero, tanto che i friulani dopo non molto riescono a sbloccare la situazione. Già al nono minuto, infatti, Ebosele serve un pallone d’oro a Roberto Pereyra che non sbaglia la rete del vantaggio. Sembra ed è già l’indicazione di come andrà la partita e la Sampdoria, infatti, fa una tremenda fatica a reagire e prendere in mano il gioco, un po’ il leitmotiv di tutta la stagione. Al 34esimo, poi, arriva anche il raddoppio che, di fatto, blinda la partita: a fare il bello e il cattivo tempo è ancora Sandi Lovric, probabilmente l’uomo più in forma che Andrea Sottil ha a disposizione. È, infatti, ancora del centrocampista centrale il pallone decisivo per Adam Masina che non sbaglia e firma il 2-0. Quando un terzo di gara è appena trascorso, sembra già difficilissimo che le cose possano cambiare.
I blucerchiati cercano di rispondere con iniziative personali sugli esterni e cercando di innescare la qualità dei loro uomini offensivi, soprattutto all’inizio del secondo tempo, ma sono veramente poche le occasioni in cui Manolo Gabbiadini e compagni riescono a creare dei pericoli. Con il passare dei minuti la partita si spegne definitivamente e con lei anche le possibilità residue della Sampdoria di restare nella massima serie, ed erano già al lumicino. Con quest’affermazione, inoltre, i bianconero riescono a portarsi a 46 punti in classifica, nel gruppo fornito piazzato alle spalle e a grande distanza da Roma e Atalanta che, intanto, continuano a sperare in un piazzamento europeo di lusso, nonostante le sconfitte di questa giornata.
SASSUOLO-BOLOGNA 1-1 – Al gol del solito e instancabile Domenico Berardi, risponde poco dopo Nicolas Dominguez: un gol e un punto a ciascuno, quindi, nel derby emiliano tra Sassuolo e Bologna, e va bene così. Ma andiamo con ordine per capire l’andamento della partita e le reali motivazioni che hanno portato a un risultato di parità che, in realtà, accontenta un po’ tutti. I neroverdi si avvicinano al match con la tranquillità di una salvezza ormai in cassaforte, e in questa stagione non è stato sempre così, ma con tanta voglia di regalare ancora un po’ di spettacolo prima di pensare alla prossima stagione.
Inoltre, dopo essere tornato dall’infortunio, Berardi sta risalendo di condizione e, dopo la doppietta recapitata all’Empoli e la buona prestazione contro la Lazio, vuole lasciare il segno anche contro il Bologna. I rossoblù di Thiago Motta, invece, dopo aver spaccato in due la Serie A nel 2023 per il gioco proposto e la qualità del centrocampo e del gioco, stanno vivendo un periodo piuttosto importante di calo, dovuto a un po’ di stanchezza, alla mancanza di tante alternative in tutte le zone del campo e soprattutto all’assenza di veri e propri obiettivi a cinque giornate dal termine.
A inizio partita, la parte più importante la fa proprio il Sassuolo che fa girare bene il pallone e cerca di trovare gli spazi giusti per far male ai diretti avversari. Il Bologna, invece, difficilmente riesce ad avere un’intensità tale da battere Andrea Consigli e impensierirlo. L’acuto è la giocata del campione, quella di Berardi, appunto. L’attaccante italiano sposta il pallone e scarica un pallone fortissimo sotto la traversa che non lascia scampo. Uno a zero e palla al centro, ma anche un’altra perla che dimostra come l’esterno d’attacco sia l’epicentro del gioco di Alessio Dionisi, anche al netto dei tanti infortuni patiti anche in questa stagione.
Poco dopo è sempre il calabrese a ispirare l’azione offensiva che i compagni non concretizzano nel migliore dei modi. Pian piano, però, soprattutto nella parte finale del primo tempo, esce la qualità del Bologna. Andrea Cambiaso scarica un pallone importante per vie centrali e precisamente a Nico Dominguez che trova una bellissima conclusione dalla distanza: è il centro dell’1-1 che arriva al 42esimo, quasi al gong finale della prima frazione di gioco.
Nella ripresa c’è una girandola di cambi da una parte e dall’altra che non cambia comunque gli equilibri in campo, ma serve a iniettare forze fresche per entrambi gli allenatori, senza cambiare l’architrave complessiva del match. Si rivede, però, in campo almeno per uno spezzone Marko Arnautovic, colui che sembrava dover caricarsi sulle spalle le sorti della squadra, ma che è stato assente illustre per tanti mesi e ha costretto la squadra a basarsi su altro. Il risultato, però, non cambia per un 1-1 che non altera affatto gli equilibri della classifica e neanche le ambizioni finali di entrambe, ma che ha regalato anche un buono spettacolo che poi è quello che ci si aspettava in un match del genere.
La classifica di Serie A è stata totalmente ridisegnata da quello che abbiamo visto in campo negli ultimi tre giorni. È evidente il passo in avanti dell’Inter, che si porta a un solo punti dalla Lazio, ma anche della Juventus, ora da sola al secondo posto in classifica, in attesa della probabile prossima penalizzazione che dovrebbe arrivare entro un mese. Bene anche il Milan che, però, per il momento, resta al quinto posto in graduatoria, mentre ora sono un po’ più staccate Atalanta e Roma, dopo le sconfitte del weekend. Cambia tutto anche nella corsa per la salvezza, visto che la Cremonese resta in corsa nella settimana in cui retrocede la Sampdoria. Lo Spezia scende, invece, al terzultimo posto e sorride il Verona che ora è fuori dalle ultime tre. Da notare tutte le squadre che ora ci sono a pari punti all’ottavo posto, ma che con ogni probabilità non parteciperanno alle prossime coppe europee.
NAPOLI 83
JUVENTUS 66
LAZIO 64
INTER 63
MILAN 61
ATALANTA, ROMA 58
FIORENTINA, UDINESE, BOLOGNA, MONZA 46
SASSUOLO 44
EMPOLI 38
SALERNITANA 35
LECCE 31
VERONA 30
SPEZIA 27
CREMONESE 24
SAMPDORIA 17
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