La stagione 2022/2023 della nostra Serie A, nonostante oggi fosse l’ultima giornata, non è ancora finita. Perché se il Napoli ha finalmente potuto alzare al cielo lo scudetto già conquistato alla Dacia Arena nel pareggio contro l’Udinese di esattamente un mese fa, e l’Atalanta e la Roma giocheranno la prossima edizione dell’Europa League, con una grande incognita per quanto riguarda la Juventus, che se non dovesse arrivare nessuno stop della Uefa andrà in Conference, per quanto riguarda il discorso retrocessione la lotta tra Spezia e Hellas Verona non si è ancora conclusa.
Con la sconfitta sia degli uomini di Leonardo Semplici contro i giallorossi di José Mourinho, sia di quelli di Marco Zaffaroni contro il Milan di Stefano Pioli, già ampiamente qualificato per la Champions League dell’anno prossimo, la terza sfortunata a dover abbandonare il nostro massimo campionato si saprà solo dopo lo spareggio di domenica 11 giugno, spareggio che tra l’altro non si vedeva dal 2005 quando nel derby emiliano il Parma ebbe la meglio nella doppia sfida sul Bologna. Da segnalare, però, in quest’ultima giornata finita più tardi del previsto per il recupero monstre dello stadio Olimpico, c’è anche il secondo posto della Lazio di Maurizio Sarri, e l’addio ai rossoneri e al calcio giocato di Zlatan Ibrahimovic, a cui i suoi tifosi hanno dedicato cori, striscioni e applausi, e anche lacrime, le stesse che si sono viste anche sul viso dello svedese nella cerimonia che gli è stata dedicata dopo la partita vinta contro il Verona.
Il campionato di Serie A più lungo di sempre è quasi finito. Iniziato con il caldo di ferragosto, stoppato a causa dei Mondiali in Qatar, a cui la nostra Nazionale azzurra, si sa, non ha partecipato, si è concluso ufficialmente oggi, dieci mesi (su per giù) più tardi e con ancora un verdetto da darci.
Perché sì, questo 4 giugno è stato il giorno in cui il Napoli ha alzato al cielo lo scudetto 33 anni dopo l’ultima volta – uno scudetto che in realtà si era vinto esattamente un mese prima e alla Dacia Arena di Udine -, è stato il giorno in cui la Lazio ha sancito il miglior piazzamento dell’era di Claudio Lotito, ritornando in Champions League a due anni di distanza da quando questo traguardo era stato tagliato dalla squadra di Simone Inzaghi. È stato il giorno in cui Inter e Milan sono arrivate rispettivamente terza e quarta grazie alla penalizzazione alla Juventus, che si dovrà capire se giocherà o meno la Conference League, a cui è stata costretta per le vittorie di Atalanta e Roma contro cui si stava giocando, invece, l’Europa League. È stato il giorno dei saluti di Sampdoria e Cremonese, ma non lo è stato né per lo Spezia e per l’Hellas Verona che, la prossima settimana, si sfideranno per capire chi avrà il diritto di rimanere a lottare con i grandi, oppure dovrà farsi un giro, o forse più nelle forche caudine della cadetteria. È stato un giorno lungo, lunghissimo, un viaggio che per alcuni è stata goduria immensa, per altri un purgatorio. E quindi vediamole insieme queste ultime (ma non ultime) dieci partite, che non iniziate tutte oggi, però.
SASSUOLO-FIORENTINA 1-3 – Perché è in una giornata di festa, come quella della Repubblica, che ha avuto il via l’ultima giornata della nostra Serie A e a inaugurarla sono state un Sassuolo salvo da un pezzo e una Fiorentina che più di un pensiero ce l’aveva alla finale di Praga contro il West Ham del 7 giugno che, se si dovesse vincere, varrebbe non solo un trofeo, sfiorato anche a Roma nella finale di Coppa Italia contro l’Inter, ma anche l’entrata in Europa League per l’anno prossimo per la squadra di Vincenzo Italiano.
E siccome vincere aiuta a farlo, a questo ultimo della Conference League i Viola ci volevano arrivare con tre punti in saccoccia, che tra l’altro potevano garantire anche un ottavo posto che, ancora, se la Juventus venisse penalizzata dalla Uefa, appunto, potrebbe valere a prescindere una nuova qualificazione in Europa per la stagione che verrà.
Nel primo tempo sono gli ospiti a crederci di più: Arthur Cabral, già al decimo minuto, va vicinissimo al gol, ma è il palo a negargli la gioia, ed è ancora lui a provarci, dalla distanza, e stavolta è il portiere della squadra di Alessio Dionisi che stoppa i suoi sogni di gloria. L’unico squillo degli emiliani arriva allo scadere della prima frazione con Andrea Pinamonti che si coordina in area, calcia, ma non riesce a fare male a Michele Cerofolini, e quindi si va negli spogliatoi a quota zero reti, da una parte e dell’altra.
Alla ripresa, la partita del Mapei Stadium si accende. Ad aprire le danze ci pensa, ora per davvero, il brasiliano che si trova al posto giusto al momento giusto e sulla ribattuta riesce a battere Alessandro Russo, alla sua prima presenza in Serie A. È il 46esimo, però, e di strada da fare ce n’è ancora tantissima. A rendersi protagonista della sfida è ancora una volta Cabral, che tocca la palla con il braccio nella sua area, concedendo a Domenico Berardi l’occasione di presentarsi dal dischetto. Come sempre, il calabrese non sbaglia e pareggia i conti al 71esimo.
L’1-1 dura relativamente poco, perché otto minuti più tardi, sale in cattedra Riccardo Saponara che, dal limite dell’area, piazza il pallone proprio sul sette non dando neanche la possibilità al portiere del Sassuolo di pensare di prenderla. Per i padroni di casa è la prima doccia fredda, la seconda, infatti, arriva all’81esimo quando Juan Tressoldi, già ammonito, si fa sventolare il secondo giallo della partita lasciando la sua squadra in dieci. A dimostrazione, ancora, che non c’è mai fine al peggio, due minuti dopo mette la firma sul match anche Nicolas Gonzales, che arriva di testa su un assist al bacio dell’ex Milan (e si schianta anche sul palo). Ma non solo, perché i neroverdi chiudono la partita in nove per il rosso diretto, all’87esimo, di Rogerio, reo di essersi lamentato in maniera troppo scomposta per il fischio del direttore di gara.
Con questa vittoria, che dicevamo vale poco per la classifica, i neroverdi salutano il pubblico di casa con una sconfitta che sicuramente non fa male, la Fiorentina, invece, manda un messaggio direttamente a Londra: “Per la finale di Praga, cari hammers, ci siamo anche noi, e faremo di tutto per portare a Firenze il trofeo“.
TORINO-INTER 0-1 – Chi altro doveva mandare un messaggio in Inghilterra, ma a Manchester, sponda City, era l’Inter di Inzaghi, che è scesa in campo subito dopo la vittoria del secondo titolo stagionale degli uomini di Pep Guardiola – e in un derby – e con la sola speranza di arrivare secondi, davanti alla Lazio. Certo, la gara del Filadelfia contro il Torino di Ivan Juric, anche lui ampiamente salvo e tranquillo, serviva anche a fare rodaggio, appunto, in vista della gara più importante dell’anno, la gara più importante che si possa giocare, ovvero quella di Champions League del 10 giugno a Istanbul.
E siccome un pensiero, o forse anche più di uno, è proprio là, il mister piacentino fa un po’ di turnover. Tra i pali, per esempio, ci va Samir Handanovic, per cui potrebbe essere anche l’ultima partita in nerazzurro considerato che ha un contratto in scadenza (non rinnovato) a fine giugno. Come lui c’è anche Roberto Gagliardini, e pure lui viene messo nella mischia dall’ex biancoceleste, esattamente come Romelu Lukaku, l’attaccante di campionato a cui, però, si potrebbe non rinnovare il prestito oneroso per la prossima stagione.
A partire più forti sono i padroni di casa, che ci provano dalla distanza con Samuele Ricci, al 13esimo. Dalle parti di Vanja Milinkovic-Savic, poi, si fa vedere anche il belga, e grazie a un lancio lungo del portiere sloveno, il tiro dell’ex Chelsea, braccato dai difensori avversari, esce però al lato. La partita continua a scorrere, con qualche occasione da una parte e dell’altra, specialmente quella di Wilfried Singo con un colpo di testa e per cui ci vuole la migliore versione di Handanovic per evitare il gol, e specialmente, ancora, quella che sblocca il match al 37esimo. Su assist di Lukaku che va a prendersi la palla sulla mediana, da fuori area Marcelo Brozovic tira fuori dal cilindro una perla che non lascia scampo al serbo, ed è 1-0, esattamente come l’andata quando era stato sempre il numero 77 croato a regalare i tre punti all’Inter.
Nel secondo tempo, arriva il tempo di Edin Dzeko, che al 55esimo vuole copiare il compagno di squadra e spiazzare Milinkovic-Savic dalla distanza, a lui non riesce il colpo, troppo angolato, ma è un chiaro sintomo che i nerazzurri sono vivi, e non si vogliono accontentare di una vittoria di misura. Lo si intuisce anche quattro minuti dopo, quando su una punizione calciata da Brozovic, Gagliardini sfiora di testa e va vicino al 2-0. Il Torino, però, non vuole stare a guardare, e un’altra parata, come quella a cui ci aveva abituato un tempo, del capitano su Yann Karamoh evita il pareggio agli uomini di Inzaghi.
La situazione non cambia neanche quando al posto di Handanovic entra Alex Cordaz, perché adesso è lui a togliere la gioia del gol ad Antonio Sanabria che aveva deviato una palla di Nicola Vlasic. Dopo questi due spaventi, i nerazzurri non vogliono più rischiare: a tu per tu con il numero 32, però, e dopo aver dialogato con Lukaku, il bosniaco ex Roma colpisce il palo. Non sono ancora le sliding door del match, perché anche il paraguaiano solo davanti al portiere dell’Inter sbaglia clamorosamente il colpo del pareggio, e ora sì che finisce la partita. In attesa della Lazio, gli uomini di Inzaghi sono secondi, e carichi per la partita contro i Citizens, gli undici di Juric, invece, devono chiudere il campionato con una sconfitta, che non consente di agganciare la Fiorentina all’ottavo posto, ma non permette neanche di sognare per un ritorno in Europa già dal prossimo anno neanche se i cugini della Juventus verranno penalizzati. Peccato.
EMPOLI-LAZIO 0-2 – Di peccato, o di occasioni sprecate, almeno non in campionato, non può parlare la Lazio di Maurizio Sarri, che ha in mano e nei piedi il suo destino. Con la penalizzazione della squadra di Massimiliano Allegri, i biancocelesti sono certi da tempo che l’anno prossimo giocheranno nell’Olimpo del calcio, ma vogliono comunque prendersi quel secondo che nel pomeriggio l’Inter gli ha strappato. Già dal secondo minuto, contro un Empoli che, nella stessa giornata in cui i capitolini si sono aggiudicati la Champions, hanno stravinto contro i bianconeri precludendogli, sul campo, la possibilità di tornarci loro, Pedro Rodriguez impegna Guglielmo Vicario, che riesce però a scampare il pericolo e indirizzare male la partita.
È sempre uno dei portieri migliori della nostra Serie A, per cui stanno suonando sirene importanti anche dall’estero, a negare il gol al talento spagnolo. Ed è sempre uno dei portieri migliori della nostra Serie A, ma non il migliore perché quello è Ivan Provedel, a metterci i guantoni e deviare in angolo un colpo di testa di Ciro Immobile. Poi ci mette i piedi, d’istinto, e lo fa anche con Patric, che ci aveva provato dalla distanza, e ci rimette le mani, ancora, su uno scavetto del numero 17. È un assedio, in pratica, ma i toscani rimangono a galla, almeno fino al primo momento.
Perché alla ripresa bastano poco meno di tre minuti ad Alessio Romagnoli per firmare il gol dell’1-0, anticipando di testa tutti su un corner teso di Luis Alberto, e anche per sancire l’effettivo sorpasso sui nerazzurri e quindi quel secondo posto che la Lazio e Sarri, che non è in panchina per squalifica, hanno meritato, in questa partita, ma anche in tutto il cammino da agosto a oggi. A dimostrazione di questo, non si adagiano sugli allori e continuano a macinare occasioni, e ci provano sia Mattia Zaccagni, sia (ancora e ancora) il capitano.
Il primo squillo degli uomini di Paolo Zanetti arriva all’88esimo con un tiro al volo dal limite dell’area del giovane e promettente Nicolò Cambiaghi, che stavolta è bravo il portiere azzurro a intercettare, non cambiando neanche le carte in tavola a pochi minuti dal triplice fischio. Nello sviluppo dell’azione, però, l’attaccante dell’under 21 di Paolo Nicolato fa un fallo sull’esterno con il numero 20 e lascia i suoi in dieci, praticamente con le speranze ancora più azzerate di pareggiare i conti. Per non rischiare, comunque, ci pensa il Mago, su assist di Immobile, e dalla distanza, con un gioiello che chiude la partita, e sancisce per davvero un secondo posto che a inizio stagione sarebbe sembrato un’utopia, ma che è diventato giornata dopo giornata un sogno che si è realizzato grazie al lavoro dell’allenatore, e ai giocatori, quasi sempre gli stessi, che hanno assimilato alla perfezione i suoi dettami. Per l’Empoli, invece, era già stata una festa contro la Juventus, ora è solo un’uscita di scena brutta, ma perdonabile.
CREMONESE-SALERNITANA 2-0 – La Cremonese vuole chiudere al meglio per salutare la Serie A e mettere a segno un’altra vittoria importante per la storia di questo club. La Salernitana, però, non è affatto un avversario facile visto quello che è riuscito a fare nella seconda parte di stagione. A prevalere, però, è l’orgoglio dei lombardi che imprimono subito il loro marchio alla partita blindando la difesa e facendo male in attacco. Già a metà del primo tempo, infatti, arriva l’evento che cambia il match: l’arbitro assegna un calcio di rigore per i padroni di casa e Bonaiuto non sbaglia dagli undici metri. La Salernitana ci prova in diversi modi a centrare il pareggio, ma alla fine, proprio quando la gara sembrava volgere al termine, arriva anche il gol del raddoppio. A realizzarlo è Tsadjout. Il match si chiude così con il risultato di 2-0 e dona un’altra piccola gioia per la Cremonese, in una Serie A difficile e sfortunata.
NAPOLI-SAMPDORIA 2-0 – Per il Napoli è ancora il giorno della festa, quella che sembra infinita nel capoluogo campano e che racchiude un intero popolo che ha una voglia incredibile di godersi il terzo titolo della sua storia. Tra le bandiere, i rumori, le urla, però, c’è anche il campo e pure quello stasera ha avuto tante cose da dire. La partita è iniziata con un ritmo piuttosto lento e con il Napoli, come era prevedibile, che prende il possesso del gioco e cerca di fare male all’ultima in classifica. Nel primo tempo, quindi, le emozioni non sono tante, ma nella ripresa i partenopei riescono a festeggiare anche l’ultima vittoria della stagione. I nuovi campioni d’Italia conquistano un rigore che Victor Osimhen realizza al 64esimo, poi c’è spazio per una serie di sostituzioni e anche per un po’ di sfortuna. Gaetano, infatti, dopo aver avuto un paio di buone chance per trovare il gol, deve uscire dal campo per infortunio e lascia i suoi in dieci. Simeone, però, pesca una stupenda conclusione dalla distanza che vale il 2-0 finale. La sua esultanza è meravigliosa con la maglia numero 10 di Diego Armando Maradona da sventolare nello stadio a lui intitolato. Bello anche il tributo a Fabio Quagliarella che esce dal campo tra gli applausi dei suoi tifosi e di quelli avversari, per quella che potrebbe essere la sua ultima presenza in carriera.
ATALANTA-MONZA 5-2 – Per l’Atalanta non è ancora tempo di vacanze o di prendersela con comodo, perché i bergamaschi sono attesi dall’ultima prova contro il Monza che vale un posto in Europa League, di fatto il grande obiettivo stagionale. Per questo i padroni di casa partono subito forte e trovano il gol del vantaggio dopo solo dodici minuti con Teun Koopmeiners di testa, che non è proprio così usuale. Sarà una grande serata per il centrocampista olandese, ma ora ve lo raccontiamo. Il 2-0, infatti, è ancora del trequartista di Gasperini che al 46esimo indirizza molto bene il match. A inizio secondo tempo, però, il Monza accorcia le distanze e lo fa con una grande conclusione di mancino del super talento Andrea Colpani. Proprio quando le cose sembravano essersi messe meglio per gli ospiti, il derby lombardo ha una nuova svolta: Marlon viene espulso per una follia un minuto dopo il suo ingresso in campo. A questo punto, i bergamaschi dilagano e lo fanno prima al 74esimo con Rasmus Hojlund, poi cinque minuti dopo con la tripletta di Koopmeiners con un mancino da distanza enorme che potrebbe essere tranquillamente uno dei più belli della Serie A. All’81esimo, c’è spazio per il 4-2 quando Andrea Petagna di potenza inganna mezza difesa avversaria e la mette in porta. Negli attimi finali, Luis Muriel sfrutta l’assist di Ademola Lookman e fissa il punteggio sul 5-2. L’Atalanta è in Europa League, il Monza invece si condanna a non sperare neppure nella Conference League, neanche con il miglior incastro possibile.
LECCE-BOLOGNA 2-3 – Il Lecce vuole chiudere al meglio la stagione di fronte al proprio pubblico dopo aver già acquisito il risultato che vale la salvezza. Gli ospiti, però, vogliono chiudere al meglio l’anno e centrare il nono posto in classifica. L’andamento della partita, nelle fasi iniziali, sembra in realtà a favore dei giallorossi che sbloccano il match con l’assist di Gabriel Strefezza e con un bel tiro di Banda che gonfia la rete. La reazione dei felsinei, però, non si fa attendere e Marko Arnautovic segna il gol del pareggio che poi gli viene tolto al Var per il fuorigioco di Riccardo Orsolini. Nel secondo tempo, però, l’attaccante austriaco riesce davvero a gonfiare la rete e lo fa con un bel gol che non lascia scampo a Falcone. All’81esimo, i rossoblù completano la rimonta con un’altra bellissima rete, questa volta di Zirkzee. Proprio quando gli uomini di Thiago Motta sembrano pronti a incassare altri tre punti, il Lecce reagisce e trova il 2-2 con Oudin. Questo Bologna, però, non si arrende e il subentrante Lewis Ferguson calcia benissimo a giro sul secondo palo e segna un bellissimo gol che fissa il risultato sul 2-3. È la rete che per gli ospiti vale il nono posto in classifica.
MILAN-HELLAS VERONA 3-1 – Quella di San Siro è una delle partite che contano di più in questa ultima giornata ricca di emozioni, e anche di gol. Non conta tanto per il Milan di Stefano Pioli, già ampiamente dentro la prossima edizione della Champions League e impossibilità a raggiungere il secondo e il terzo posto, conta per il Verona di Marco Zaffaroni, che con un occhio anche alla sfida di Roma dello Spezia, spera di salvarsi all’ultimo e quindi rimanere in Serie A anche per l’edizione 2023/2024 della Serie A.
La gara non inizia esattamente nel migliore dei modi per i gialloblù, perché sono i rossoneri ad attaccare di più e a rendersi più pericolosi. Ci vuole, però, un rigore al 46esimo del primo tempo di Olivier Giroud per sbloccare il match da tutto esaurito, e forse anche per spegnere ulteriormente le speranze degli ospiti, che per vengono riaccese con il gol al 72esimo di Davide Faraoni, che nei fatti manda in visibilio i tifosi del Verona e lo staff stesso.
La gioia dura poco meno di un quarto d’ora, però (e ancora), perché a rimandare la squadra di Zaffaroni nel Purgatorio ci pensa Rafael Leao che subito dopo il gol corre ad abbracciare Zlatan Ibrahimovic, un altro dei protagonisti, seppur neanche sceso in campo, di questa giornata. Dopo la seconda rete del portoghese e il triplice fischio, anche della partita della Capitale, quindi con la certezza che a decretare la terza a dover lasciare il nostro massimo campionato dovrà essere uno spareggio, l’attaccante svedese annuncia l’addio al Milan e al calcio giocato tra le lacrime, sue, e dei tanti rossoneri che sono andati allo stadio anche per omaggiarlo per quello che ha fatto con la maglia del Diavolo in tutti questi anni.
ROMA-SPEZIA 2-1 – I giallorossi vogliono reagire dopo la sconfitta in finale di Europa League contro il Siviglia che ha lasciato diverse scorie mentali e fisiche. José Mourinho, senza aver chiarito il suo futuro, però, vuole chiudere al meglio la stagione e soprattutto trovare un piazzamento valido per la prossima Europa League con la Juventus che intanto spinge alle spalle. In realtà, l’inizio migliore è della squadra ospite che si gioca la vita, che nel calcio è la permanenza in Serie A. Nikolaou gonfia la rete con un bel colpo di testa che vale il vantaggio. I capitolini, però, reagiscono e iniziano a macinare gioco schiacciando sempre di più gli avversari. Un atteggiamento che alla lunga sfocia nell’1-1 segnato da Zalewski: l’esterno mette al centro un bel pallone tagliato che Bove va vicino a colpire, ma che poi finisce direttamente in porta. La rete viene assegnata al laterale. Il secondo tempo vede Paulo Dybala salire in cattedra dal punto di vista tecnico, ma anche lo Spezia va in diverse occasioni vicino al gol. Alla fine, proprio quando la partita sembrava avviata verso l’1-1 e la salvezza dei bianconeri, la difesa di Semplici gestisce male una situazione difensiva e regala un calcio di rigore ai padroni di casa. Sul dischetto si presenta proprio la Joya che non sbaglia. È il 2-1 che per la Roma vale l’Europa League, mentre lo Spezia è condannato a uno spareggio thrilling contro il Verona dopo essere stato in vantaggio per gran parte del campionato.
UDINESE-JUVENTUS 0-1 – La Juventus ha ormai assimilato la penalizzazione da dieci punti e chiuso le questioni giudiziarie che hanno dilaniato gran parte della stagione, ma ora hanno bisogno di una vittoria e di sperare in un passo falso degli altri per qualificarsi alla prossima Europa League, che è comunque meglio della Conference. Per questo, i ragazzi di Massimiliano Allegri hanno bisogno di spingere forte sull’acceleratore e di trovare una vittoria che vale tanto anche per avvicinarsi al meglio alla prossima stagione. Dopo un primo tempo che, in realtà, non regala tante emozioni, se non una traversa di Leonardo Bonucci e in cui regna l’equilibrio, nel secondo tempo arriva l’acuto del campione a sbloccare la situazione. Federico Chiesa, infatti, al 68esimo si smarca alla grande dal lato sinistro dell’area di rigore e trova un destro stupendo sul secondo palo che non lascia scampo a Silvestri. Si tratta del gol che vale la vittoria, ma non la qualificazione alla prossima Europa League, visti i risultati di Roma e Atalanta. Sempre in attesa dell’UEFA.
Napoli 90
Lazio 74
Inter 72
Milan 70
Atalanta 64
Roma 63
Juventus* 62
Fiorentina 56
Bologna 54
Torino 53
Monza 52
Udinese 46
Sassuolo 45
Empoli 43
Salernitana 42
Lecce 36
Spezia 31
Hellas Verona 31
Cremonese 27
Sampdoria 19
*dieci punti di penalizzazione
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