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Come sono andate le ultime quattro partite degli ottavi di finale di Coppa Italia

Martedì, alle 21:00, con la sconfitta ai calci di rigore del Napoli, capolista in Serie A, a favore della Cremonese, fanalino di coda del massimo campionato, è iniziata la seconda parte degli ottavi di finale di Coppa Italia, che oggi hanno viste impegnate l’Atalanta, la Lazio e la Juventus, tutte qualificate alla fase successiva, quella dei quarti che si giocheranno a partire dal 31 gennaio e si concluderanno il 2 febbraio.

Moise Kean e Weston McKennie dopo la rete dell’1-0 – Nanopress.it

Gli incroci per i quarti vedranno sfidarsi l’Inter contro i bergamaschi di Gian Piero Gasperini, che stanno vivendo, tra l’altro, un momento di ottima forma, la Roma contro gli uomini di Davide Ballardini, subentrato al posto di Massimiliano Alvini sulla panchina dei grigioverdi, i biancocelesti di Maurizio Sarri contro la Vecchia Signora, e poi il Torino di Ivan Juric contro la Fiorentina, ma questo già si sapeva dalla scorsa settimana. Vediamo insieme come sono andate le partite.

Ottavi di finale di Coppa Italia, il Napoli cede ai rigori alla Cremonese. Bene Atalanta, Lazio e Juventus

Con in mezzo la sfida di Supercoppa italiana tra Inter e Milan, vinto dai nerazzurri di Simone Inzaghi, ieri, a Riad e senza appello – un rotondo 3-0 firmato da Federico Dimarco, Edin Dzeko e Lautaro Martinez -, si sono conclusi oggi gli ottavi di finale di Coppa Italia, in cui c’è stata un’altra grandissima sorpresa.

Se, infatti, nelle prime quattro partite il rimpianto maggiore lo devono provare gli uomini di mister Stefano Pioli, per quanto riguarda questi ultimi quattro match, a piangere è ed è stato il Napoli di Luciano Spalletti, il primo della classe in Serie A, eliminato ai rigori dal fanalino di coda del massimo campionato, la Cremonese di Davide Ballardini. A passare, oltre ai grigiorossi, anche l’Atalanta, protagonista di un’altra goleada dopo quella contro la Salernitana di domenica, la Lazio e la Juventus.

NAPOLI-CREMONESE 2-3 (dopo calci di rigore) – Il calcio è fatto di sorprese e forse sono proprio quelle sorprese che ci fanno andare allo stadio e ci tengono incollati al teleschermo. Il Napoli sta dominando il campionato, per chi non se ne fosse accorto e non per una casualità voluta dal destino, piuttosto per una sete di vittorie mista a qualità tecniche e tattiche che sono veramente difficili da trovare non solo in Serie A, ma anche in alcune delle maggiori competizioni europee.

Inoltre, chi parlava di un calo netto dei partenopei si è dovuto rimangiare i suoi pensieri, dato che il big match contro la Juventus ha messo in luce una squadra in condizione pazzesca, nonostante la pausa per il Mondiale in Qatar. I partenopei hanno letteralmente asfaltato la Vecchia Signora e l’hanno fatto con una grinta, una ferocia e soprattutto con una qualità rare e che forse non vedevamo da tempo dalle nostre parti.

Queste premesse ci conducevano direttamente al match contro contro la Cremonese, perché con questo calendario non c’è possibilità di riposo, di recuperare le energie e godersi anche un po’ le vittorie conquistate. La sbornia del Napoli si è vista in Coppa Italia e si è visto soprattutto l’orgoglio dei lombardi, che con l’arrivo di Ballardini in panchina sembrano rinati e vestendo i panni di chi vuole mettere i bastoni tra le ruote a tutto e a tutti, pur di raggiungere i suoi obiettivi.

In più Spalletti opera uno studiato, ma ampio turnover che è anche un messaggio diretto alla squadra, del tipo che lui si fida di tutta la rosa e che non ha paura di dimostrarlo quando conta. Qualcosa, però, non funziona contro la Cremonese e si vede già dall’avvio della partita: il centrocampo fa più fatica a costruire del solito e la manovra non pare particolarmente fluida, soprattutto per i livelli a cui ci hanno abituato negli ultimi mesi. Un’evidenza che si trasforma in certezza quando l’intero stadio Maradona, in preda al maltempo per tutto il giorno tanto da prospettare il rinvio della partita, resta gelato dalla Cremonese: al 18esimo, infatti, David Okereke offre un assist a Charles Pickel che porta in vantaggio gli ospiti.

In realtà, non è una gioia che dura poi tanto. Al 33esimo, infatti, proprio uno di quelli che Spalletti aveva scelto per far riposare i titolari va a segno. Juan Jesus pareggia i conti e sembra far rifiatare i tifosi della capolista di Serie A dall’ansia dei minuti precedenti. Un sospiro di sollievo che allarga ancora di più i polmoni tre minuti dopo, perché anche Giovanni Simeone sfrutta la sua occasione di coppa e completa la rimonta del Napoli.

Il peggio sembra passato, dalla svogliatezza alle gambe pesanti e ormai nessuno pensava che la Cremonese potesse davvero rientrare in partita, per i valori tecnici totali palesati in questa stagione. In realtà – e vi avevamo avvertito all’inizio – il calcio è imprevedibile e si alimenta della sua imprevedibilità. Gli uomini di Ballardini, infatti, sono rientrati in campo con la forza e le motivazioni giusti. Hanno cercato di esprimere il calcio per cui sono stati progettati e senza esitazioni. Il Napoli, invece, si siede un po’ troppo sul risultato, non con preziosismi che non sarebbero stati richiesti, ma con una mancanza di ritmo che può capitare anche ai migliori.

Gli allenatori operano diversi cambi a testa, forze fresche, ma anche senatori per i partenopei. Infatti, Spalletti sceglie Kim Min-Jae e Piotr Zielinski, pensando di blindare il risultato, ma le cose sono andate anche peggio. All’87esimo, infatti, i lombardi hanno trovato il pertugio giusto per pareggiare i conti. A segnare ci pensa un talento: Felix Afena-Gyan. Sì, proprio lui, l’attaccante che ha lanciato lo scorso anno José Mourinho alla Roma che da prodigio poi si è trasformato in pasticcione. Il suo marchio storico è finito sulla partita di Coppa Italia e i suoi tifosi non potranno mai dimenticarlo.

Il suo gol, infatti, ha trascinato le due squadre ai tempi supplementari e senza troppo contradditorio. Il Napoli ci ha provato pure nell’extra-time a rimettere a posto le cose, ma il 2-2 non si è smosso e la Cremonese ha ottenuto ciò che voleva: la lotteria dei calci di rigore. È qui che quella sorta di profezia si è compiuta, che Davide ha battuto Golia.

I giocatori della Cremonese che festeggiano il passaggio del turno contro il Napoli al Diego Armando Maradona – Nanopress.it

Politano e Vasquez non hanno sbagliato e così è andata anche per Simeone e Buonaiuto, Zielinski e Tsadjout. Fino a quando non si arriva a Stanislav Lobotka, proprio lui, il metronomo di una squadra a tratti perfetta: lo slovacco, però, ha sbagliato il penalty e soprattutto non l’hanno fatto Valeri, Osimhen – subentrato nelle fasi finali del match – e Afena-Gyan. Sì, ancora lui. Il rigore dell’ex Roma ha condotto la Cremonese ai quarti di finale di Coppa Italia e soprattutto ha eliminato il Napoli. In questa maniera, inattesa e un po’ rocambolesca, si è scritta la storia. I partenopei si concentreranno su Serie A e Champions League, la Cremonese sta scrivendo un sogno. E da cui nessuno vorrà svegliarsi, sono tutti avvertiti.

ATALANTA-SPEZIA 5-2 – La valanga Atalanta è tornata ad abbattersi su una squadra di calcio, lo ha fatto contro la Salernitana in campionato, dicevamo, e lo ha fatto anche oggi contro uno Spezia che solo il 4 gennaio era stato raggiunto quando vinceva per 2-0 dagli stessi uomini di Gian Piero Gasperini. Lo ha fatto con dei nuovi eroi che, molto probabilmente, prenderanno lo spazio a chi c’è da molto più tempo, Duvan Zapata e Luis Muriel su tutti – il primo, tra l’altro, si è anche fatto male, segno che questa non è proprio la sua stagione, e con lui si è infortunato anche Davide Zappacosta, anche il terzino non particolarmente fortunato negli ultimi tempi.

Ademola Lookman che batte Petar Zovko – Nanopress.it

In due minuti, dal decimo al 12esimo, comunque, i bergamaschi sono già avanti di due gol, a mettere la firma è sempre lui: Ademola Lookman, che prima raccoglie un assist di Giorgio Scalvini, poi mette in rete sul passaggio decisivo del colombiano. Due colpi che avrebbero tramortito chiunque, ammettiamolo, ma non gli spezzini di Luca Gotti che, come se nulla fosse successo, accorciano le distanze due minuti dopo con Albin Ekdal.

Che non è un pomeriggio tranquillo, come se non fosse chiaro fin da subito, ci è data prova dodici minuti dopo: sempre Zapata, infatti, manda in gol anche Hans Hateboer, ed è 3-1 per la Dea, straripante come non si vedeva da tempo. Ma la prima frazione non si chiude così, anzi, perché i liguri non vogliono fare le comparse e vogliono far vendere cara la pelle all’Atalanta non rendendo la qualificazione ai quarti di finale solo una formalità: su assist di Viktor Kovalenko, partecipa alla festa del gol anche Daniele Verde, alla prima partita da titolare nel 2023.

Nel secondo tempo dopo una girandola di cambi da parte di entrambi gli allenatori, sono, però, sempre i nerazzurri ad andare in gol mettendo stavolta davvero in cascina la vittoria e il passaggio del turno. Sono Muriel e Rasmus Hojlund i protagonisti: il colombiano ex Lecce passa la palla al danese che si libera e cancella un bolide che finisce dritto sulla traversa ma diventa gol nel momento in cui rimbalza. È nata una stella? Può darsi, per ora godiamoci le magie di quest’attaccante che ancora non ha vent’anni ma già sta dimostrando una forza sovrumana e una capacità di andare in rete da campione – ha segnato in tutte e quattro le ultime partite dell’Atalanta, e non può essere un caso.

A dare il colpo del definitivo 5-2, non bugiardo, non gonfiato, ma sintomo, dicevamo, che la squadra di Gasperini è tornata in grande spolvero, è Ethan Ampadu, che si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato. Non sarebbe comunque cambiato granché, è vero, ma non è il massimo salutare la competizione così. In ogni caso, sarà per la prossima volta.

LAZIO-BOLOGNA 1-0 – Non è solo un ottavo di finale di Coppa Italia tra i biancocelesti di Maurizio Sarri e il Bologna di Thiago Motta, è un omaggio a chi da calciatore (con la Lazio) e poi da allenatore (con i felsinei) è stato un’icona: Sinisa Mihajlovic. Il provento della gara, innanzitutto, verrà devoluto all’Admo, l’Associazione donatori midollo osseo, così come i soldi che si faranno dalla vendita della maglia numero 11 del campione serbo con le due società, che sono state firmate da tutti i giocatori.

Ma c’è stato anche il pubblico a dare una mano per rendere l’atmosfera emozionante, uno striscione, esposto in Curva Nord, ha campeggiato mentre lo speaker raccontava dell’ex difensore e mentre sono passate le immagini di lui sui maxischermo dell’Olimpico. E poi la famiglia di Sinisa in campo, le lacrime, i cori, la gioia che abbatte la morte, infine lo scambio di maglie: c’è tutto questo in questo freddo Lazio-Bologna di Coppa Italia che diventa caldo d’amore nell’emozione di chi scritto la storia e ora non è più tra i vivi.

La partita, poi, sì, anche se pare fare un po’ da contorno a questa magia che accomuna tutto lo stadio, dal primo all’ultimo tifoso. Le formazioni schierate in campo sono pressoché quelle titolari, il tecnico toscano dà una nuova possibilità a Maximiano, che già in campionato non aveva proprio brillato, anzi, e lui risponde presente nelle poche sortite offensive dei rossoblù. La storia dell’estremo difensore è decisamente particolare: proprio contro il Bologna, all’esordio in Serie A, aveva preso il pallone con le mani fuori dall’area ed era stato espulso. Da lì era stato totalmente accantonato per fare spazio a un Ivan Provedel che ha sbagliato raramente in questa stagione e ha dimostrato di poter tenere il livello richiesto da Sarri.

Felipe Anderson dopo la partita vinta contro il Bologna – Nanopress.it

Tutta la gara comunque è praticamente un assolo dei biancocelesti che sprecano anche tante occasioni. Non al 33esimo, quando Pedro sfrutta un errore difensivo, così come fu nel derby contro la Roma, per giunta, e manda in rete Felipe Anderson che solo davanti a Lukasz Skorupski non può sbagliare, e infatti non lo fa. L’errore che manda in porta i padroni di casa è quello di Joaquin Sosa, probabilmente in un eccesso di confidenza nella gestione del pallone. C’è da aprire una parentesi sul centrale classe 2002: Thiago Motta aveva dichiarato in settimana che i suoi attaccanti avevano timore di affrontarlo in allenamento, un attestato di stima importante per un calciatore che ha davanti un futuro brillante e probabilmente l’uomo giusto in panchina per tirare fuori le sue qualità. Finora in campo non ha brillato, ma la sensazione è che in futuro sentiremo ancora tanto parlare di lui. Senza se e senza ma.

Tornado a Felipe Anderson, il brasiliano prosegue il suo momento magico di forma: anche nell’ultima uscita in campionato, l’ex West Ham è andato a segno, chiudendo la partita. In quel ruolo da finto nove sta dimostrando di poter essere veramente importante e magari di non far rimpiangere un Ciro Immobile che ne avrà ancora un po’ per i suoi guai muscolari.

Sui piedi del brasiliano può arrivare il gol del raddoppio, così come per la testa di Sergej Milinkovic-Savic che stacca benissimo da parte poi la piazza in maniera poco convinta. Le azioni del serbo sono un leitmotiv della partita: il Sergente è ovunque. Crea superiorità numerica dalla trequarti in su, impone la sua fisicità rispetto a quella degli avversari, va al tiro ma con poca precisione, soprattutto dalla distanza. Nonostante la sua forma fisica non sia certamente quella dei tempi migliori, continua a fare la differenza e zittendo le voci di calciomercato che lo vorrebbero lontano dalla Capitale.

Intanto, di gol non ne arrivano più. Ma intanto basta quello agli uomini di Sarri per passare con facilità al turno successivo, basta anche poco per tornare convincenti, così come non erano stati nei primi due incontri del 2023. Quanto al Bologna, una piccolissima reazione di orgoglio c’è stata, non abbastanza per ribaltare la gara e provare ad arrivare lei più in là degli ottavi.

JUVENTUS-MONZA 2-1Juventus, ma chi sei? No, non è una locuzione di stupore per qualcuno che è fin troppo grande per classificarlo. È il dubbio di chi si trova davanti una squadra veramente difficile da decifrare e che potrebbe sorprendere in positivo e in negativo ogni volta. Riavvolgendo il nastro, ricordiamo che i bianconeri il weekend prima hanno perso nettamente contro il Napoli. Una sconfitta che ha ridimensionato le ambizioni bianconere, relegando gli uomini di Massimiliano Allegri a una distanza abissale dal Napoli primo e soprattutto restando invischiati nella zona Champions League a braccetto con Inter e Milan, sperando di avere la meglio su Lazio, Roma e Atalanta che corrono alle spalle.

La batosta contro la capolista ha riportato la Vecchia Signora sulla terra, anche di più rispetto alle vicende giudiziarie – almeno dal punto di vista sportivo -. Cinque reti subite in una sola sera, quando nelle precedenti otto partite non avevano subito neppure un gol sembra veramente troppo per una difesa che, in realtà, ha mostrato diverse falle, messa sotto pressione da chi il pallone sa farlo girare veramente bene per poi attaccare con forza e coraggio l’area di rigore. Insomma, per arrivare al dunque, la Juventus arrivava alla Coppa Italia un po’ con le ruote e il morale sgonfio, senza riuscire a concretizzare una rimonta durata mesi dopo un inizio catastrofico e tornando a una realtà difficile da accettare per chi, per definizione, punta sempre alla vittoria.

Contro il Monza, però, i bianconeri dimostrano subito di non aver perso la testa. Allegri opera un turnover parziale, ma comunque evidente, facendo riposare diversi dei suoi titolari sulla linea difensiva, ma anche a centrocampo e in attacco, dando soprattutto una nuova opportunità a un Leandro Paredes campione del Mondo che finora a Torino non ha mai reso davvero. Davanti poi c’è Moise Kean che ha trovato spazio e gol prima del Mondiale, ma ora sembra tornato a una dimensione che non può essere quella dell’attaccante titolare di una grande squadra. In panchina, invece, Arkadiusz Milik e Angel Di Maria, non per demeriti: contro il Napoli sono stati gli unici a salvarsi dall’insufficienza in pagella e il Fideo ha anche messo a segno un gol di rara bellezza.

La partita contro il Monza, invece, inizia subito nel segno bianconero. I lombardi occupano il campo in maniera pulita, ordinata, mantenendo il loro calcio e mettendo in mostra il calcio allenatore e voluto da Raffaele Palladino. I ragazzi di Allegri, invece, la mettono sulle caratteristiche che più gli piacciono: la fisicità, la difesa blindata e le ripartenze. E lo spiraglio del vantaggio arriva subito: già all’ottavo minuto, infatti, Kean marchia la partita con il gol dell’uno a zero, sfruttando l’assist di Weston McKennie.

La Juventus non si esalta più di tanto: si piazza per bene in difesa, forse rinuncia un po’ al gioco, ma dà la sensazione di controllare la partita e poter far male quando si spinge oltre la sua metà campo. Quest’atteggiamento, però, viene punito dall’intraprendenza del Monza. I brianzoli, infatti, trovano il pareggio già al 24esimo: Mattia Valoti, che il suo feeling con il gol l’ha dimostrato in diverse edizioni della Serie B, si ricorda come si fa e gonfia la rete per l’1-1.

Durante il secondo tempo, c’è tanto equilibrio e azioni da una parte e dell’altra parte, con la sensazione che tutte e due le squadre possano portarla a casa. Al 61esimo entra Federico Chiesa e la partita cambia. Passano 17 minuti ed ecco il gol del campione, quel lampo atteso dal 6 gennaio di un anno fa e che tutti i tifosi bianconeri aspettavano. L’ex Fiorentina scarta un avversario, se lo porta a spasso, poi entra in area e, nonostante diversi avversari di fronte, scarica un destro di collo che a giro non lascia scampo ad Alessio Cragno. Un gol meraviglioso e una di quelle giocate che lasciano di stucco i giocatori in campo, i tifosi e anche gli avversari.

L’Allianz Stadium, infatti, non trattiene l’urlo di gioia e forse è anche un po’ più forte perché il gol l’ha realizzato proprio Chiesa dopo il calvario dell’infortunio. La partita, prima di quello straordinario gesto tecnico, sembrava stregata: Kean aveva trovato la doppietta, ma il gol gli è stato immediatamente annullato per fuorigioco e nell’incredulità dell’attaccante italiano. I supporters bianconeri ne stanno parlando molto sui social, ovviamente esaltando le qualità del loro numero sette, ma anche con qualche stoccata alla gestione da parte di Allegri.

Federico Chiesa, Adrien Rabiot e Manuel Locatelli che festeggiano il ritorno al gol del numero 7 bianconero – Nanopress.it

Dopo la rete di Chiesa comunque le cose succedono. Il Monza si rituffa in avanti e prova a superare la linea difensiva avversari, soprattutto con gli sprazzi di talento di Colpani. La retroguardia dei padroni di casa, invece, tiene e subisce veramente poco. Al massimo è la Juventus ad avvicinarsi al tris: Milik in girata a botta sicura trova la respinta di un avversario, poi Di Maria – che intanto è subentrato – salta un uomo e tenta il gol dell’anno in rabona, ma Cragno è attento e non si fa sorprendere. Il Monza ci prova ancora nei minuti di recupero, forse anche con il nervosismo di chi sa di essere vicino all’eliminazione, ma il risultato non cambia più: passa la Juventus che incontrerà la Lazio in un quarto di finale dai mille significati e che sarà sicuramente ricco di tensione. Nota di merito per Samuel Iling-Junior: questo ragazzo strappato al Chelsea a solo sedici anni ha talenti e sulla fascia lo dimostra tutto. È il futuro del club.

Quali saranno gli incroci per i quarti di finale e quando si giocheranno

Vista l’abbondanza di impegni delle squadre, alcune impegnate in Champions League, altre in Europa League e altre ancora in Conference League – e tutte quante, ovviamente, in campionato – i quarti di finale, che si giocheranno in partita secca (per le semifinali, invece, ci sarà andata e ritorno) andranno in scena dal 31 gennaio al 2 febbraio.

I primi a scendere in campo saranno l’Inter e l’Atalanta, poi sarà il turno di Roma-Cremonese e Fiorentina-Torino (entrambe mercoledì) e a chiudere ci sarà la sfida tra Juventus e Lazio.

Guardando ancora oltre, e quindi al penultimo turno, che si giocherà il 5 e il 26 aprile, si sfideranno la vincente della prima gara contro chi uscirà meglio dalla partita tra biancocelesti e bianconeri, e così via e quindi una tra Roma e Cremonese e una tra i Viola e i granata. La finale, poi, si disputerà il 24 maggio.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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