Le finali delle tre coppe europee, Champions League in testa, sono apparecchiate, e in tutte e tre c’è almeno una squadra della nostra Serie A: l’Inter in quella più importante, la Roma in Europa League, e la Fiorentina, infine, in Conference. Passerà anche da questi ultimi atti, a cui si aggiunge anche la finale di Coppa Italia di mercoledì tra i nerazzurri e la Viola, la qualificazione alle prossime edizioni delle competizioni Uefa, ma passerà soprattutto dal nostro campionato e, volendo, anche dalle aule di un tribunale (sportivo per il momento).
E per il momento, ancora, l’unica squadra certa di esserci, nella prossima edizione della Champions League, è il Napoli, che ha vinto lo scudetto con cinque giornate d’anticipo, ma in lotta ci sono anche gli uomini di Simone Inzaghi, la Lazio di Maurizio Sarri, il Milan, i giallorossi di José Mourinho, l’Atalanta, e ovviamente anche la Juventus. Ecco su di loro si deve fare un discorso a parte, perché con i 69 punti conquistati sul campo sarebbero praticamente dentro, ma la procura federale della Figc e anche la Uefa potrebbero cambiare non poco il futuro di Madame. In base, poi, alla penalizzazione che sicuramente verrà data alla squadra di Massimiliano Allegri, dovrebbero cambiare anche altri rapporti di forza, ma questo è tutto in divenire.
Di certezze, a due giornate (e mezzo) dalla fine della stagione 2022/2023 di questa Serie A, ne sono arrivate tre. La prima è che il Napoli, 33 anni dopo l’ultima volta, quando in campo c’era quel Dios che era Diego Armando Maradona, ha vinto lo scudetto, la seconda e la terza sono che la Sampdoria, e la Cremonese l’anno prossimo non giocheranno più nel massimo campionato (al loro posto, al momento, ci sono invece Frosinone e Genoa e una terza deve arrivare con i playoff con squadre molto interessanti come Bari, Parma, Cagliari, Sudtirol, Reggina e Venezia che se la giocheranno fino all’11 giugno).
Se per l’ultima a retrocedere è una lotta tra Lecce, Spezia e Hellas Verona, con gli uomini di Marco Zaffaroni che partono leggermente sfavoriti rispetto ai primi due, la corsa per la Champions League è un discorso un po’ più complicato, e per diversi fattori. Innanzitutto perché non è detto che tutti i verdetti arrivino dalla classifica della Serie A, in seconda battuta perché quella stessa graduatoria potrebbe cambiare già a partire da domani, quando la Corte d’appello federale si riunirà, in diversa composizione rispetto al 30 gennaio, e infliggerà (cosa certa) nuovi punti di penalizzazione alla Juventus di Massimiliano Allegri.
E partiamo proprio da loro, perché è in parte anche dai bianconeri che passa il futuro delle altre. Al momento, gli uomini del tecnico livornese sono secondi a quota 69 punti, tutti conquistati sul campo, non hanno raggiunto la finale di Coppa Italia, che avrebbe potuto garantire loro la qualificazione all’Europa League, e neanche quella della stessa seconda competizione Uefa, che invece se fosse stata vinta li avrebbe riportati nell’Olimpo del calcio.
Secondo quanto riferito dal Corriere dello sport nell’edizione odierna, Giuseppe Chiné, il procuratore federale, dovrebbe chiedere per loro almeno un meno 12 che li farebbe scendere al settimo posto, a cinque lunghezze dal Monza di Raffaele Palladino (che hanno una partita in più) e con l’unica possibilità di tornare in Europa, in questo caso la Conference League, che arriverebbe solo se vincessero gli acerrimi nemici dell’Inter contro la Fiorentina mercoledì 24 maggio.
In realtà, però, questo potrebbe non bastare, perché, come già detto qualche giorno fa, otto dirigenti della Juventus sono stati deferiti dalla procura della Figc per il filone della manovra stipendi, quello degli agenti e quello dei club “amici”, che potrebbe portare altri punti in meno, ma forse non in questa stagione (dipende da quanto si andrà veloci), ma anche per volontà della Uefa, che dovrebbe agire in maniera tale da estromettere Madame da tutte le competizioni europee forse per un anno, o chissà.
Ammesso e concesso che dal secondo posto i bianconeri scenderanno, la strada sarebbe più semplice soprattutto per i nerazzurri di Simone Inzaghi, ancora non del tutto certi di riuscire a entrare nella prossima edizione della Champions League, ma con più possibilità degli altri di arrivarci. Oltre al terzo posto (ora), dall’alto dei 66 punti conquistati, i nerazzurri hanno la finale del 10 giugno di Istanbul con il Manchester City da giocarsi, e quindi diciamo che sì, hanno un piede quasi dentro, e una storia bellissima o chissà tutta da scrivere, anche nel torneo nazionale.
Nel concreto, senza la penalizzazione, all’Inter basterà portare a casa cinque punti nelle prossime tre partite per vedersi già dentro, con una penalizzazione, invece, i calcoli si dovrebbero rifare in base ai punti che verranno tolti alla Juventus. Se fossero solo nove, ne servirebbero comunque cinque, se fossero poi 12 o 15, con due pareggi sarebbe qualificata.
Poi c’è la Lazio. Ecco, i biancocelesti di Maurizio Sarri, quarti a 65 punti, sono stati i primi ad abbandonare le coppe europee con l’obiettivo (non dichiarato) di raggiungere il prossimo anno la coppa dalle grandi orecchie. Dopo un primo momento in cui le cose sono andate piuttosto bene, la situazione si è resa un po’ più complicata, ma non compromessa. Come ai nerazzurri, senza la penalizzazione per la Juventus, agli uomini dell’ex Napoli basterebbero cinque punti per essere dentro, così come con il meno nove. Con il meno 12, ne servirebbe ancora quattro, e con il meno quindici con una vittoria (o tre pareggi) i giochi sarebbero conclusi.
La situazione del Milan, forse più di tutte, è legata a doppio filo a quella delle altre. Con una partita in più rispetto alle altre in lotta (ovvero il 5-1 di ieri contro i blucerchiati di Dejan Stankovic), eliminati dalla Champions League dai “cugini” sul più bello, possono tornarci, senza la penalizzazione della Vecchia Signora, solo se la Juventus ne perdesse tre su tre, e se l’Inter e la Lazio facessero meno di cinque punti nelle ultime tre partite.
Con il meno nove della squadra dell’ex Allegri, invece, dovrebbero arrivare due vittorie su due (e una sarebbe anche nello scontro diretto di domenica prossima, a Torino), con il meno 12, ancora, e ancora di più con il meno 15, basterebbero quattro punti, ma solo per quello che potrebbe succedere per Atalanta e Roma, che sono le ultime due squadre che ancora possono sperare di arrivare alla prossima edizione della coppa dalla grandi orecchie.
Per quanto riguarda i giallorossi, il 90% della loro stagione passerà dalla finale di Europa League contro il Siviglia, i re della competizione che hanno fatto fuori giovedì la Juventus, del 31 maggio. Se nella Puskas Arena di Budapest fossero gli uomini di José Mourinho, come un anno fa (più o meno), a trionfare avrebbero automaticamente accesso alla Champions League, ma se così non fosse dovrebbero, a prescindere dal discorso dei bianconeri, vincere tutte e tre le ultime partite, sperando anche che le altre non facciano i punti necessari. E per i bergamaschi di Gian Piero Gasperini, che non hanno nemmeno il salvagente della seconda competizione Uefa, vale lo stesso discorso, ma potrebbero comunque accontentarsi di tornare in Europa.
Nel campo delle ipotesi, tenendo conto dell’incognita che pende sul futuro della Juventus, anche chi c’è oltre il settimo posto potrebbe correre il rischio (sì, è un’esagerazione) di andare in Europa e nello specifico in Conference League. Per far sì che questo accada si devono verificare almeno due condizioni: che la Fiorentina non vinca la Coppa Italia contro l’Inter, perché in quel caso una qualificazione alla competizione già vinta dalla Roma arriverà dal sesto posto, che la Uefa punisca ulteriormente la squadra del tecnico livornese o, in alternativa, che anche il secondo processo nei confronti dei bianconeri si concluda prima del 30 giugno.
Se entrambe le cose dovessero accadere, ci sarebbero speranze per il Monza, certo, che al momento ha 52 punti, ma anche per il Bologna, il Torino, la stessa Viola (che in realtà se vincesse la finale del 7 giugno contro il West Ham andrebbe in Europa League), tutte a 50 punti, e anche l’Udinese, che ora di punti ne ha 46, ma rispetto alle altre ha una partita in meno, ovvero quella di stasera contro la Lazio.
Per quanto riguarda i brianzoli, sarebbe sì il miglior risultato di sempre – considerato che questa stagione è stata la prima in Serie A -, ma servirebbe una vittoria sia contro il Lecce, desideroso di punti per salvarsi con una giornata d’anticipo, sia contro l’Atalanta all’ultima, e pure qua di cose in ballo ce ne sono. Per gli uomini di Thiago Motta, invece, c’è lo scoglio dei partenopei e dei salentini, per i granata di Ivan Juric quello dello Spezia, che lottano come gli undici di Marco Baroni per non cadere in cadetteria, e i nerazzurri di Milano, infine i friulani, oltre ai biancocelesti, devono vedersela contro la Salernitana e quella Juventus a cui potrebbero rubare il posto.
Insomma, con due giornate (e mezzo) ancora da disputare, quattro finali da giocare e una o più sentenze ancora da scrivere, il nostro massimo campionato è ancora tutto da gustare, ma con la certezza che siamo tornati grandi.
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