Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres dopo il raid attuato da Israele nei confronti della città di Jenin in Cisgiordania e dopo la notizia dell’ampliamento israeliano, ha ribadito nuovamente la sua preoccupazione per la crescita degli insediamenti israeliani sul territorio palestinese occupato e la notizia emersa dei nuovi progetti, dei quali potrà decidere e disporre a piacimento il ministro di ultra destra israeliano Smotrich ha generato il caos tra la comunità islamica e in maniera, ovviamente, più profonda tra quella palestinese.
Guterres ha chiesto ad Israele di interrompere immediatamente tutte le attività di insediamento e ha descritto i piani di costruzione come una fonte di “tensioni e violenza“. Secondo il capo delle Nazioni Unite, gli insediamenti israeliani costituiscono un grave ostacolo alla pace duratura nella regione.
Cosa ha detto il capo delle Nazioni Unite Guterres sui contrasti tra palestinesi e israeliani
Le affermazioni di Guterres sono state fatte in seguito agli scontri che hanno avuto luogo nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania, dove sei palestinesi sono stati uccisi e oltre 90 sono rimasti feriti, tra cui un ragazzo di 15 anni. Questi scontri rappresentano uno dei più gravi episodi di violenza degli ultimi anni nella regione. Nonostante non sia stato di certo il primo attacco compiuto dal governo Netanyahu a Jenin, questa volta il raid è parso diverso e ciò ha sollevato timori per una possibile escalation della violenza tra fazioni palestinesi e islamiche contro Israele.
La comunità internazionale ha ripetutamente condannato gli insediamenti israeliani illegali sul territorio palestinese occupato, considerandoli una violazione del diritto internazionale. L’Unione Europea e altri paesi hanno chiesto a Israele di fermare la costruzione di insediamenti e di ritirarsi dai territori occupati. Il governo israeliano ha però continuato a trasferire sempre più cittadini israeliani nei territori occupati in Cisgiordania, provocando profonde tensioni e numerosi conflitti con la popolazione palestinese.
Nel primo attacco di tale portata in quasi 20 anni, l’esercito israeliano ha lanciato razzi contro obiettivi nel campo profughi di Jenin nella Cisgiordania occupata, mentre i combattenti palestinesi hanno resistito per ore con armi leggere e ordigni esplosivi, mettendo fuori uso diversi veicoli militari israeliani e intrappolando le truppe all’interno. Gli scontri, che sono durati quasi dieci ore, hanno causato feriti tra le truppe israeliane, con otto soldati rimasti feriti, secondo quanto riferito dai testimoni.
In risposta agli attacchi, il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha ribadito la sua posizione sulla questione degli insediamenti israeliani illegali nel territorio palestinese occupato, definendoli una “flagrante violazione del diritto internazionale”.
La comunità internazionale ha in passato condannato gli insediamenti israeliani illegali come una violazione delle leggi internazionali.
In linea con la sua posizione sulla questione degli insediamenti israeliani illegali nel territorio palestinese occupato Guterres ha affermato che l’espansione di tali insediamenti rappresenta un motore significativo di tensioni e violenze nella regione, aumentando i bisogni umanitari.
Secondo quanto riportato dal vice portavoce del segretario generale Farhan Haq, Guterres ha anche sottolineato come gli insediamenti illegali rafforzano ulteriormente l’occupazione israeliana del territorio palestinese e vanno a invadere terra e risorse naturali ma sopratutto ostacolano la libera circolazione della popolazione palestinese e minano i diritti legittimi del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla sovranità.
Il conflitto israelo-palestinese richiede una soluzione pacifica e duratura, basata sul rispetto dei diritti umani, della legge internazionale e della sovranità dei popoli.
La decisione di Israele di modificare le procedure di pianificazione degli insediamenti e di accelerare i piani per nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme est, rappresenta una violazione del diritto internazionale e un ostacolo alla pace nella regione. Secondo quanto riportato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente approvato piani per migliaia di nuove unità abitative nella Cisgiordania occupata, conferendo al ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ampi poteri per accelerare la costruzione di insediamenti illegali.
La comunità internazionale ha ripetutamente condannato gli insediamenti israeliani illegali e sta chiedendo a Israele di fermare la costruzione di nuovi insediamenti e di ritirarsi dai territori occupati. Come sopra citato, Israele ha continuato ad avere mire espansive in un territorio che è occupato da una popolazione che non può sparire ed è radicata nella regione da sempre, ma sembra che questo non sia importante per Netanyahu, dato che l’ampliamento degli insediamenti significa tensione e altra occupazione del suolo palestinese.
L’approvazione di oltre 4.000 unità abitative negli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme est, rappresenta una fonte di tensione e conflitto nella regione. Il piano di espansione degli insediamenti israeliani sembra mettere Netanyahu in rotta di collisione con gli Stati Uniti, il suo più stretto alleato, che si sono detti “profondamente turbati” dalla notizia dell’espansione degli insediamenti e delle modifiche ai processi di pianificazione e approvazione degli insediamenti nei territori palestinesi occupati.
I gruppi palestinesi hanno espresso preoccupazione per il fatto che l’intera Cisgiordania possa presto finire sotto il controllo israeliano a causa dell’espansione degli insediamenti.
Il piano di espansione degli insediamenti israeliani sembra mettere Netanyahu in rotta di collisione con gli Stati Uniti, il suo più stretto alleato, che si sono detti “profondamente turbati” dalla notizia dell’espansione degli insediamenti e delle modifiche ai processi di pianificazione e approvazione degli insediamenti nei territori palestinesi occupati.
Guterres ha spiegato che: “L’espansione di questi insediamenti illegali è un motore significativo di tensioni e violenze e accresce i bisogni umanitari”.
Aggiungendo anche che: “Rafforza ulteriormente l’occupazione israeliana del territorio palestinese, invade la terra palestinese e le risorse naturali, ostacola la libera circolazione della popolazione palestinese e mina i diritti legittimi del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla sovranità”.
La scelta di Netanyahu di procedere nelle sue intenzioni espansive in Palestin, nonostante le condanne, ha suscitato preoccupazione in tutto il mondo, con molti Paesi e organizzazioni per i diritti umani che hanno chiesto a Israele di fermare la costruzione di nuovi insediamenti e di rispettare il diritto internazionale.
Secondo Khaled Elgindy, membro anziano del Middle East Institute con sede a Washington DC, le parole forti del capo delle Nazioni Unite riguardo all’espansione degli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata devono essere sostenute da azioni concrete sul campo.
Elgindy ha affermato che le azioni del governo israeliano hanno accelerato tendenze negative come la violenza, l’espansione degli insediamenti, gli sgomberi e la costruzione di nuovi insediamenti. Effettivamente senza un’azione concreta da parte di attori chiave come gli Stati Uniti o l’Unione Europea, queste parole forti rischiano di essere ignorate.
Pertanto, Elgindy ha sottolineato la necessità di azioni sul campo per sostenere le parole del capo delle Nazioni Unite, che finora non sono state sufficientemente visibili.
Nonostante le raccomandazioni occidentali sempre più pressanti, il governo di Israele e in prima persona Netanyahu non hanno intenzione di rinunciare all’espansione Cisgiordania e hanno avvertito che potrebbero essere attuate altre azioni per sradicare il terrorismo islamico dalla regione. Le autorità Tel Aviv hanno sottolineato quanto sia importante il lavoro svolto dall’autorità militari israeliane per la stabilità Del Medio Oriente.
È stato riferito da Channel 12 almeno quattro coloni israeliani sono stati uccisi in una sparatoria vicino all’insediamento illegale di Eli, nel nord della Cisgiordania occupata, e altre quattro persone sono rimaste ferite.
La sparatoria è avvenuta martedì e i servizi di emergenza di Magen David Adom hanno confermato le quattro morti. Al momento non è ancora stata rivendicata la responsabilità per l’attacco e non ci sono ulteriori informazioni sulle circostanze dell’incidente.
La posizione di Israele dopo il raid al Jenin e come mai è stato scelto
Le autorità internazionali si sono scagliate duramente contro la scelta di Israele e di attuare un raid di tale violenza che ha visto introdotte armi che non si vedevano da oltre vent’anni come l’elicottero Apache che, stando alle informazioni riferite direttamente dalla polizia israeliana, è stato necessario per poter trarre in salvo i soldati israeliani che erano rimasti bloccati a seguito della bomba fatta esplodere dai palestinesi che si sono ribellati al lancio di razzi e attacchi aerei.
Jenin è un territorio nel quale la vita pacifica sembra quasi un’utopia, dato che è spesso teatro di scontri ed e feroci attacchi da parte delle truppe israeliane e spesso è stata sollevata la domanda da parte della comunità globale sul come mai questo campo profughi, istituito a seguito dell’occupazione israeliana prema così tanto al governo di Netanyahu e quale siano le effettive ragioni di questo accanimento sul territorio.
Il campo profughi di Jenin è stato istituito nel 1953 per ospitare i palestinesi che sono stati costretti a lasciare le loro case durante la ‘pulizia etnica’ della Nakba del 1948. Eventi che ha, poi, portato alla fondazione di Israele.
Il campo è stato distrutto quasi completamente nel 2002 durante la seconda Intifada, quando i soldati israeliani gli hanno teso un’imboscata, uccidendo almeno 52 palestinesi, tra cui donne e bambini, secondo un’indagine condotta da Human Rights Watch. Nel corso degli anni Jenin ha visto molti disordini ed è diventata un importante simbolo della resistenza palestinese.
Gli attacchi delle forze israeliane a Jenin sono aumentati negli ultimi tempi, poiché i giovani palestinesi seguono sempre più la strada della difesa del territorio armandosi e questo per la mancanza di protezione da parte dell’Autorità palestinese ma soprattutto per la crescente pressione dell’occupazione. Il campo ospita combattenti armati di diverse fazioni, il che fa sì che gli israeliani lo considerino un centro di attività “terroristiche” piuttosto che di resistenza.
Ma l’attenzione globale che ha visto anche Washington preoccuparsi nuovamente per le azioni intraprese dal suo storico alleato Israele sembra non turbare Netanyahu e il suo governo, riguardo al raid attuato a Jenin nella giornata di lunedì 19 giugno, le istituzioni israeliane hanno affermato di essere soddisfatte in primo luogo per l’esito dell’attacco ma hanno sollevato anche timori e preoccupazioni facendo intendere, come riportato anche da Al Jazeera, che non si tratterà dell’ultimo raid sul territorio e questo soprattutto dopo la bomba piazzata lungo il percorso del veicolo israeliano.
Durante una visita alle truppe rimaste ferite durante il in un raid dell’esercito nella città di Jenin in Cisgiordania, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che “tutte le opzioni sono sul tavolo” alludendo ad una possibile operazione più ampia nell’area.
Lunedì, sei palestinesi sono stati uccisi e quasi 100 feriti negli scontri a fuoco a Jenin, i più violenti dalla precedente incursione israeliana a gennaio. Otto soldati israeliani sono stati feriti, alcuni gravemente, a causa di una bomba fatta esplodere contro un veicolo dell’esercito. Gallant ha dichiarato di aver istruito l’establishment della difesa a intraprendere azioni offensive ovunque ci sia un pericolo per la vita dei cittadini israeliani e delle forze armate.
Il ministro israeliano Gallant ha dichiarato senza il minimo dubbio che Israele agirà in ogni modo necessario per preservare la propria libertà di azione e che tutte le opzioni sono sul tavol. Alcuni alti legislatori della coalizione hanno chiesto all’IDF di condurre un’offensiva militare più ampia nella regione. Durante l’operazione di lunedì, un elicottero Apache ha lanciato missili per permettere l’evacuazione delle truppe ferite dall’area agli ospedali in Israele, dopo che uomini armati erano stati identificati nella zona.
Il gruppo terroristico della Jihad islamica palestinese, sostenuto dall’Iran, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato che ha causato la morte di sei palestinesi e ferito otto soldati israeliani a Jenin in Cisgiordania. La milizia ha affermato che tre dei palestinesi uccisi negli scontri erano membri della loro organizzazione. L’establishment della difesa israeliana ha dichiarato che è presente un livello significativo di influenza e finanziamenti iraniani per i gruppi terroristici palestinesi in Cisgiordania, soprattutto alla luce della bomba posizionata strategicamente sul ciglio della strada e fatta esplodere al passaggio del convoglio di veicoli dell’esercito.
Gli Stati Uniti hanno sollecitato una riduzione della tensione tra Israele e i palestinesi dopo la battaglia mortale a Jenin e due incidenti separati, tra cui un presunto attacco con un’auto contro soldati israeliani e un palestinese ucciso dopo aver lanciato una bomba incendiaria contro le truppe. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha chiesto a entrambe le parti di astenersi da azioni che inaspriscano le tensioni. Le tensioni tra Israele e i palestinesi sono aumentate negli ultimi anni, con incursioni israeliane quasi notturne in Cisgiordania e attacchi terroristici palestinesi letali. Secondo il Times of Israel, 124 palestinesi della Cisgiordania sono stati uccisi quest’anno, la maggior parte durante scontri con le forze di sicurezza israeliane, ma alcuni erano civili non coinvolti e altri sono stati uccisi in circostanze poco chiare.