Come ti alzo il PIL con l’economia circolare

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Se l’Italia vuole sperare di uscire in maniera decisa dalla crisi economica deve darsi nuove opportunità. Per scongiurare i nefasti effetti che l’economia lineare ha mostrato di avere negli ultimi decenni sul Prodotto Interno Lordo – e dunque sulla vita di cittadini e lavoratori – bisogna trovare il coraggio di ripensare alla base il modello di economia a cui siamo stati abituati per anni. Dobbiamo invertire la tendenza secondo cui per fare impresa e produrre beni e servizi si consumano risorse ambientali limitate, generando rifiuti da smaltire producendo ulteriori costi. Questo prezzo da pagare non è più sostenibile, e non solo da un punto di vista ambientale.

D’altronde negli ultimi anni i principi dell’economia circolare stanno conquistando un numero sempre maggiore di aziende, che hanno capito i tanti vantaggi di un sistema ideato per ottimizzare, per non sprecare risorse ed energia, provvedendo a rigenerarsi in autonomia attraverso il riciclo e il riutilizzo degli scarti. Un sistema, insomma, dove i rifiuti si trasformano diventando una vera risorsa da recuperare e non più un problema, limitando al massimo il loro impatto sull’ambiente.
A seguire i cardini dell’economia circolare in un’ottica di innovazione e migliore efficienza ci sono già diverse aziende, anche in Italia, anche tra le ”profit”. Se l’industria dell’auto ha, in un certo senso, svolto una funzione di ”apripista” grazie a progetti di car sharing urbano, impiego di materiali riciclabili e recupero di componentistica usata nei nuovi prodotti, indiscussa capofila di questo nuovo modo di intendere il mercato è Enel con il progetto Futur-e, un colossale piano strategico di riconversione sostenibile dei siti non più produttivi che mira all’evoluzione e allo sviluppo di questo nuovo modo di fare economia, un’economia sana e vincente basata sulle buone pratiche, che è destinata a fare aumentare la produttività nazionale.
Ciò che ormai appare sempre più evidente è che l’attuale sistema economico basato su risorse estinguibili è insostenibile. Enel ha capito già da tempo che c’è bisogno di un cambiamento strategico per il rilancio di un’economia sana e innovativa, che produca sviluppo guardando al futuro. Per questo sta proseguendo il percorso di riconversione e vendita di una serie di siti non più in uso.

Economia circolare: Enel capofila nella nuova sfida

Il progetto Futur-e di Enel è davvero imponente, interessa 23 centrali in Italia, sparse da Nord a Sud. Alcuni impianti sono già stati riqualificati (Assemini in Sardegna e Porto Marghera in Veneto), alcuni sono in vendita (Carpi in Emilia Romagna, Livorno in Toscana e Camerata Picena nelle Marche), mentre per altre centrali elettriche obsolete sono ancora attivi dei bandi per la selezione delle migliori proposte di recupero o trasformazione (i siti interessati sono quelli di Alessandria, Augusta, Bari, Bastardo, Campomarino, Genova, Giugliano, La Spezia, Larino, Maddaloni, Montalto di Castro, Pietrafitta, Piombino, Porto Tolle, Portoscuso, Rossano, Termini Imerese, Trino – Leri Cavour).
Sfogliando le proposte per la conversione di impianti Enel notiamo che riguardano i settori più diversi, dal commercio al turismo, dai servizi all’industria, dalla cultura allo sport. Non mancano le idee per rinnovare e restituire alla comunità queste zone creando occasioni di sviluppo, segno che il cambiamento orientato a un’economia circolare più sostenibile ed efficiente è una realtà e finalmente anche l’Italia ne è consapevole.

L’economia circolare alimenta il PIL

L’economia circolare può dunque davvero creare guadagni e ricchezza tali da far crescere la società? Sì. Basti pensare che già nel 2014 la Commissione europea aveva stimato che, grazie all’economia circolare, “un uso più efficiente delle risorse lungo l’intera catena di valore potrebbe ridurre il fabbisogno di fattori produttivi materiali del 17-24% entro il 2030, con risparmi per l’industria europea dell’ordine di 630 miliardi di euro l’anno”. E ancora, il settore “potrebbe realizzare notevoli risparmi sul costo delle materie e innalzare potenzialmente il PIL dell’Ue fino al 3,9%”.
Il quadro è chiaro: per investire in un’economia sana e preservare il nostro Pianeta, la strada indicata è quella dell’economia circolare, che, a detta di numerosi esperti, può valere, da qui a dieci/quindici anni, qualcosa come 4.500 miliardi di dollari a livello globale. Se prendiamo i dati da Circular economy – Dallo spreco al valore (edizioni Egea) di Peter Lacy, Jakob Rutqvist e Beatrice Lamonica), appare chiaro che con la sola introduzione di energia rinnovabile, combustibili e materiali di natura biologica si possono guadagnare 1.700 miliardi e dare un taglio allo spreco di risorse. Riciclando e recuperando materiali si possono guadagnare 1.300 miliardi, mentre altri 900 miliardi possono essere ricavati riducendo a zero gli sprechi nei cicli di vita dei prodotti, attraverso la riparazione, il riuso e il riciclo. Un aumento della condivisione, della comproprietà e del coutilizzo.

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