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Categories: Spettacoli

Compagni di viaggio, il reality di La5 tra adventure ed educational

Il reality on the road è diventato oramai un trend del piccolo schermo: ha aperto le danze Pechino Express, è recentemente sbarcato sui nostri teleschermi Flight 616 ed ora è La5 a fare del viaggio il tema principe di una delle sue nuove proposte: Compagni di viaggio, in onda il martedì in seconda serata.

Quattro sono i gruppi di avventuristi che partecipano al programma, cimentandosi in favolosi ed emozionanti itinerari tra Vietnam, Giappone, Brasile e Canada. Interessante è che ciascun gruppo ha una connotazione ben precisa: c’è la family costituita da mamma, papà e le due figlie; ci sono gli over, non più giovanissimi a livello anagrafico ma con grande spirito di avventura e voglia di divertirsi; poi, ancora, le girls e, per finire, i lovers: due coppie di giovani innamorati. Ogni squadra rappresenta dunque una tipologia diversa di viaggiatore, con esigenze e dinamiche relazionali differenti.

Compagni di viaggio viene presentato come un educational game. L’elemento che, a livello concettuale, differenzia questo programma dagli altri reality on the road è proprio il fatto che la componente di adventure risulta meno marcata, provocando una certa perdita di pathos e della capacità di creare un coinvolgimento più adrenalinico dello spettatore.

E’ piuttosto l’aspetto culturale, educational appunto, ad emergere con maggior forza, grazie, soprattutto, alle spiegazioni fornite dalla voce fuori campo. Curiosità, tradizioni, usanze, riferimenti storici degli splendidi luoghi che fanno da scenario al reality divengono, spesso, il principale elemento d’interesse di questo programma che, anche per lo stile di ripresa, restituisce un sapore quasi amatoriale.

Nel complesso Compagni di viaggio risulta un prodotto senza una chiara e marcata identità: contiene la componente più culturale del documentario senza, tuttavia, voler essere un reale documentario; propone prove e sfide per i concorrenti, ma non gioca sufficientemente la carta dell’adrenalina, tipica del game.

Un programma nel complesso abbastanza gradevole in virtù dei meravigliosi luoghi che ci mostra, ma che sembra non riuscire ad andare oltre la propria funzione di branded content (c’è infatti – a supporto degli avventuristi – una nota compagnia del settore assicurazione viaggi): un prodotto che non riesce a fidelizzare realmente, non totalmente capace di vivere di vita propria, al di là della funzione legata all’advertising.

Maria Elisabetta Santon

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