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Comunione ai divorziati? La questione è stata sempre motivo di scontro in Vaticano, anche perché rappresenta una delle particolarità insite alla Chiesa cattolica e alla sua dottrina. Papa Francesco già da tempo aveva dimostrato una certa apertura nei confronti del quesito, ma adesso un volume, scritto da cinque cardinali e da altri quattro studiosi, mette in discussione quanto il Pontefice aveva mostrato di accogliere sulla possibilità di concedere uno “strappo alla regola”.
Il libro riporta il titolo “Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica”. Il testo, che uscirà l’1 ottobre, è molto atteso, anche perché manca poco al Sinodo che riguarda proprio la famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.
La tesi dei cardinali
Gli autori del volume sostengono apertamente e fermamente che il Nuovo Testamento è incentrato sulla figura di Cristo che proibisce il divorzio e altre nozze oltre alle prime. Tutto ciò sarebbe confermato dal piano originale di Dio, che si deduce dal libro della Genesi. Le aperture non sono affatto sostenute e nemmeno può trovare accoglimento una soluzione misericordiosa. Una possibile concessione, che vedrebbe l’opportunità della comunione ai divorziati, viene condannata come contraria a ciò che è riportato nella Bibbia. Anche se ci sono state delle eccezioni, gli autori del libro ritengono che non possono essere considerate dei modelli da seguire.
I cardinali che si oppongono a Papa Francesco, che aveva discusso della questione in nome dell’apertura, dimostrandosi “rivoluzionario”, sono: Raymond Leo Burke, Gerhard Ludwig Muller, Walter Brandmuller, Carlo Caffarra e Velasio De Paolis. Nel testo scritto dai cinque cardinali, che si oppongono a Papa Francesco, ritornano alcune immagini fondamentali. Una è quella della risposta che diede Papa Clemente VII a Enrico VIII, quando il Papa non accettò di sciogliere il matrimonio del re inglese. Questo rifiuto sta alla base dello scisma della Chiesa anglicana.
Poi c’è anche un’altra figura di riferimento, quella della donna adultera, a cui lo stesso Gesù disse: “Va e non peccare più”. Secondo i cardinali non si tratterebbe di regole inventate dalla Chiesa, ma il tutto sarebbe da rapportare ad una legge divina, che la Chiesa stessa non può cambiare.