Continua la mediazione di Mario Draghi all’interno dell’ampio e policromo governo di cui è a capo, riguardo la normativa che concerne la normativa sulle concessioni balneari.
Intercessione necessaria nel tentativo di realizzare le richieste vincolanti all’ottenimento dei fondi per il P.N.R.R., il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ideato per la rivitalizzazione dell’economia e delle istituzioni del Bel Paese, mediante i fondi forniti dall’Unione Europea in risposta alla crisi innescata dai due anni di lockdown per l’epidemia di Covid-19.
Tra i temi più caldi delle ultime settimane vi è sicuramente il rinnovo delle concessioni balneari. La consuetudine pressocché ereditaria delle stesse, nonché un carico impositivo molto variegato lungo la penisola e sovente non in linea ai parametri di legge, ha prodotto un mercato ristagnate e un’offerta turistica spesso poco innovativa, data la quasi sicurezza dei proprietari degli stabilimenti di vedersi riassegnata la concessione indipendentemente dal livello del servizio offerto.
Situazione questa che è stata più volte denunciata dall’Unione Europea, e che ora, attraverso gli aiuti del NextGeneratioEU, vede Bruxelles pretendere una significativa svolta dal governo di Roma. A difesa della categoria dei lavoratori si è schierato il centro-destra, che per propensione ideologica e storica si pone a difesa degli imprenditori, nonostante la norma richiesta dall’UE vado proprio incontro a quelle che dovrebbero essere le logiche del libero mercato e dell’imprenditoria.
Le gare per la concessione del suolo pubblico atto alla balneazione ed al turismo dovrebbero partire dal 1° gennaio 2024. Per tentare di venire incontro ai malumori di parte del governo è arrivata in data odierna, 24 maggio 2022, la proposta del forzista Gilberto Pichetto Fratin, viceministro presso il Ministero per lo Sviluppo Economico.
Secondo la mozione, ai Comuni viene offerta la possibilità di prolungare di un ulteriore anno le concessioni già in essere, ma solo in presenza di specifici elementi, quali: contenziosi aperti o difficoltà oggettive nella realizzazione del bando di gara.
Si prevede anche un indennizzo per coloro che dovessero perdere il rinnovo dell’appalto, calcolato “sulla base delle scritture contabili o di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza”, ciò, naturalmente, al netto di eventuali strutture o impianti abusivi. Tale riparazione sarebbe a carico del concessionario subentrante.
Il tempo stringe e Mario Draghi ha più volte sollecitato parlamento e governo affinché il testo definitivo esca entro maggio; l’Italia, lo si ripete da troppo tempo nondimeno nulla purtroppo si è fatto per evitare di dirlo una volta di più, non può permettersi di perdere quest’ulteriore occasione per dare ai suoi cittadini uno Stato efficiente di cui essere fieri.
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