Mosca annuncia la ritirata delle truppe da Kherson con le forze armate ucraine che sono rientrate nei territori precedentemente occupati. Il Cremlino fa sapere però che la Russia ritiene valida la sua annessione.
La questione della ritirata russa da Kherson ha sollevato molto stupore ma è stata accolta come un segnale positivo, che può significare forse la ripresa del dialogo per eventuali trattative di pace. Ma, nonostante la dichiarazione di Shoigu e Surovikin, che hanno confermato di essere in difficoltà militare, nella zona arriva la notizia che frena l’entusiasmo globale.
La giornata di ieri ha segnato un momento di positività collettiva in merito alla guerra tra Russia e Ucraina. I due alti generali dell’esercito russo, Surovikin e Shoigu, hanno dichiarato apertamente che la Russia attualmente era più debole rispetto all’esercito ucraino e che la priorità era salvaguardare la vita dei soldati russi, quindi via da Kherson, con i russi che hanno spostato tutte le truppe sulla riva est del fiume Dnepr e lasciato libera la zona.
Il ministro della difesa russo ha dichiarato: “Durante il trasferimento sulla riva sinistra del Dnipro, non è stato lasciato un solo pezzo di equipaggiamento militare né un’arma sulla riva destra, tutto il personale militare russo ha attraversato il fiume” ha concluso poi: “Non sono state consentite perdite di personale, armi, equipaggiamento e materiale del gruppo russo“.
Anche il messaggio ufficiale di Maria Zakharova, la portavoce del Cremlino, che ha affermato nuovamente che Mosca è aperta al dialogo, ha fatto intuire che la Russia fosse aperta a una possibile trattativa, che ha entusiasmato non poco l’Occidente. Questo perché la stessa Unione europea ha specificato, alcuni giorni fa, che un segnale positivo sarebbe stata proprio la ritirata russa dalla città.
Che ha provocato un arresto dell’Ue nel fornire ulteriori armi all’Ucraina e ciò per capire come si sarebbero evolute le cose. Gli Usa invece hanno dichiarato ieri che è stato disposto un pacchetto di aiuti militari pari a 400 milioni di dollari. Oggi è arrivata però un notizia dal portavoce presidenziale Peskov che ha decisamente smorzato la possibilità di un dialogo.
Le truppe ucraine sono rientrate nei territori occupati dai russi. Il governatore di Kherson Yaroslav Yanushevych ha mostrato un video dove la 59esima brigata motorizzata avanza verso la città.
Kherson però fa parte delle quattro province annesse alla Russia con i referendum contestati dalle maggiori autorità mondiali. Il ritiro aveva fatto ben sperare ma nonostante la mossa inattesa è arrivata la precisazione da Mosca.
Peskov ha detto riguardo a Kherson: “Il territorio è della Federazione Russa, questo status è legalmente definito e fissato. Non ci sono e non possono esserci cambiamenti”.
Una dichiarazione chiara e concisa che mette in luce la posizione di Mosca. Ora le autorità si chiedono quale sarà la prossima mossa e cosa ci si deve aspettare.
Il primo a non credere nella buona fede della Russia è Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino crede che ci sia sotto qualcosa come per esempio un nuovo attacco per il quale si stanno preparando.
Mentre accade questo si apprende che durante la notte la città più vicina a Kherson ovvero Mykolaiv è stata colpita e un palazzo civile di cinque piani distrutto provocando morti e feriti. Le operazioni di ricerca stanno continuando e le autorità ucraine dichiarano che è l’ennesimo brutale attacco che scatta dopo che i russi si sono resi conto di essere in difficoltà sul campo.
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