[didascalia fornitore=”ansa”]Attiviste in lacrime dopo la conferma della condanna a 30 anni per aborto per Teodora del Carmen Vásquez [/didascalia]
Condannata a 30 anni per aver partorito un bimbo morto, Teodora del Carmen Vásquez, 34enne di El Salvador, si è vista respingere l’appello dal Tribunale che le ha così confermato la condanna per omicidio. Il caso di Teodora è rimbalzato sui media internazionali, rompendo il silenzio sulla situazione delle donne salvadoregne in carcere per aborto, come Evelyn Beatriz Hernàndez Cruz, 19 anni, condannata a 30 anni per aver abortito dopo uno stupro. Teodora, Evelyn e altre 15 donne sono rinchiuse in una prigione secondo una delle leggi più restrittive in fatto di aborto, approvata nel 1998, per cui è vietato interrompere la gravidanza in ogni caso, compresa la violenza o il pericolo per la gestante. La 34enne dunque dovrà rimanere in carcere fino alla completa espiazione della pena.
Il caso di Teodora è solo l’ultimo balzato agli onori della cronaca fuori dal confine del Salvador. La vicenda risale al 2007 quando la donna, al nono mese di gravidanza, si sentì male mentre era al lavoro. Secondo la sua versione, aveva avuto fortissimi dolori all’addome e aveva iniziato a sanguinare, chiedendo aiuto prima di svenire in bagno, dove venne ritrovata accanto al bimbo, nato morto. La polizia, giunta sul posto, la arrestò con l’accusa di essersi indotta un aborto e aver ucciso il bambino.
Condannata a 30 anni, Teodora ha provato a far riaprire il suo caso, anche per rivedere il primo figlio, all’epoca dei fatti di soli 3 anni, senza riuscirci. “È un altro schiaffo in faccia a Teodora che non ha mai commesso alcun crimine”, ha commentato al Guardian Nancy Northup, presidente e amministratore delegato del Centro per i diritti riproduttivi. “La corte salvadoregna sta continuando a perseguire penalmente le donne che soffrono le complicazioni durante la gravidanza, negando loro dignità, libertà e diritti. Oggi la corte ha scelto di negare a Teodora un giusto processo”.
Come lei, altre 16 donne sono attualmente in prigione in Salvador per aver abortito. Nel gruppo, noto agli attivisti dei diritti umani come “Las 17“, c’è anche Evelyn Beatriz Hernàndez Cruz, 19enne condannata a 30 anni per aver abortito dopo uno stupro.
El Salvador è una delle sole 5 nazioni al mondo a vietare l’aborto in ogni caso, compresa la violenza sessuale e il pericolo per la gestante, con una legge voluta dal partito di destra Alianza Republicana Nacionalista nel 1998: gli altri sono la Repubblica Dominicana, il Nicaragua, Malta e il Vaticano.
Come ricorda Univision, lo scorso anno il parlamentare di Arena Ricardo Andrés Velásquez Parker, ha presentato una proposta di legge per aumentare la pena in caso di aborto fino a 50 anni, equiparandolo all’omicidio aggravato.
Secondo il Ministero della Sanità di El Salvador, tra il 2005 e il 2008 ci sono stati 19.290 aborti di cui il 27,6% su minorenni. Essendo tutti illegali, è impossibile sapere quanti hanno provocato la morte della madre, ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei paesi in cui l’aborto è completamente proibito, solo un aborto su quattro avviene in condizioni di sicurezza. In El Salvador, il 30% delle donne che hanno partorito nel 2015 erano ragazze di età compresa tra i 10 e i 19 anni.
Anche Zeid Ra’ad Al Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, visitando il Paese lo scorso mese ha denunciato la situazione, dicendosi “costernato” per le donne che si trovano in carcere con l’accusa di aborto per aver avuto aborti involontari, volontari o problemi ostetrici durante la gravidanza.