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Condannata all’ergastolo la dottoressa sarda che prometteva di curare i tumori con gli ultrasuoni

Condannata all’ergastolo Alba Veronica Puddu, la dottoressa sarda che prometteva ai pazienti di curare il tumore con gli ultrasuoni. Era diventata (tristemente) protagonista di un servizio alle Iene nel 2017, a cui erano seguite le indagini, che avevano portato a diversi capi d’accusa e cioè omicidio doloso, omicidio volontario, circonvenzione di incapace, truffa aggravata e lesioni colpose aggravate. Adesso finalmente pare che questa storia abbia avuto una fine.

Iene – Nanopress.it

Cosa c’è di peggio di lucrare sulla salute delle persone? Forse niente. Negli anni abbiamo assistito, inermi, a tantissimi casi di truffe che al centro avevano il delicato tema delle terapia oncologiche. Medici che millantavano cure miracolose, presunti specialisti che in realtà volevano solo speculare sulla malattia, terapie che promettevano di arrivare dove la medicina tradizionale si ferma, ma in realtà erano solo uno spreco di soldi e tempo. In tutto ciò, a rimetterci erano sempre e solo i pazienti. Tutti loro – facendo un quadro della situazione e ampliando il raggio di azione – hanno sempre avuto in comune una cosa: la paura di non farcela, il timore che le cure tradizionali potessero non bastare, il desiderio di guarire in fretta. Eppure, nella maggior parte dei casi, non solo queste cure non servivano al loro scopo, ma peggioravano solo il problema, perché si sostituivano a cure che in realtà sarebbero potute essere efficaci. Rientra in questo caso, quello di Alba Veronica Puddu, la dottoressa sarda protagonista di una tristissima puntata delle Iene nel 2017, su cui la Corte d’Assise si è espressa solo questa mattina, dichiarandola colpevole.

Il caso della dottoressa che prometteva di curare i tumori con gli ultrasuoni

2017: le Iene iniziano un’inchiesta su una dottoressa sarda. Si chiama Alba Veronica Puddu, è di Tertenia, in provincia di Nuoro, è una chirurga estetica e le sue accuse – gravissime – sono legate al suo lavoro: pare infatti che facesse credere ai suoi pazienti di poter curare i tumori con una terapia a ultrasuoni. Il caso, da mediatico, diventa ben giudiziario.

Sì, perché in effetti le sue “terapie” non solo non hanno prodotto alcun beneficio, ma hanno addirittura causato la morte di alcuni di loro. Uno, nello specifico, affetto da tumore al fegato e all’intestino, avrebbe smesso di curarsi con la chemioterapia, dopo essere stato illuso dalla dottoressa, che gli aveva promesso di poter guarire con gli ultrasuoni. Alla fine, dopo un netto peggioramento, il paziente era morto proprio nello studio della chirurga.

Il servizio delle Iene – contattate da Angelica, la mamma di un ragazzo affetto dalla sindrome di Tourette recatasi da lei per curare suo figlio e a cui la Puddu aveva proposto lo stesso trattamento che avrebbe curato anche i tumori – è emblematico: a occuparsene è Silvio Schembri, che si finge suo paziente. Durante un esame la dottoressa gli diagnostica un tumore al pancreas (che in realtà non ha) e gli propone – sembra quasi inutile dirlo – gli ultrasuoni, dicendogli: “Il principio della tecnica è l’oncotermia. Quando mando del calore sulle cellule tumorali, che hanno un dna instabile, le faccio scoppiare. Come io faccio scoppiare la massa, lei perde il tumore. (…) Io sono contraria alla chemio perché se si risolve il problema del linfoma, poi le viene un altro tumore”.

Le immagini raccolte dalle Iene bastano: il caso ormai è aperto. Pochi giorni dopo la messa in onda del servizio, la dottoressa viene iscritta al registro degli indagati dal procuratore di Lanusei. I carabinieri del Nas fanno irruzione nello studio di Tertenia e sequestrano diversi dispositivi (tra cui gli ultrasuoni). Pochi giorni dopo Alba Puddu viene radiata anche dall’ordine dei medici. La dottoressa è indagata per vari capi d’accusa, tra cui omicidio doloso, omicidio volontario, circonvenzione di incapace, truffa aggravata e lesioni colpose aggravate.

2019: la Procura di Lanusei ha chiesto il rinvio a giudizio della dottoressa. La consulenza medico-legale, richiesta dal pm, ha escluso il nesso di causalità tra il decesso dei pazienti e il comportamento della Puddu, pur avendo accertato, però, che i trattamenti da lei somministrati erano completamente inutili.

Tribunale – Nanopress.it

Arriviamo al 2023. 19 gennaio: la Corte d’assise di Cagliari pronuncia la sua sentenza, con sommo stupore di tutti i presenti.

La condanna della dottoressa

Ormai è ufficiale, Alba Puddu è colpevole. E non basta la condanna chiesta dalla pm Giovanna Morra, che a dicembre aveva chiesto una reclusione di 24 mesi: la dottoressa, che non era presente al momento della lettura del dispositivo, dovrà trascorrere in cella il resto della sua vita, con sei mesi di isolamento diurno.

I pazienti deceduti a causa delle sue terapie sono tre. Tre persone che in comune avevano la malattia, la voglia di vivere, la paura di affrontare terapie che potessero nuocere oppure non essere efficaci. E così si erano affidati a lei, credendo che potesse aiutarli, salvare loro la vita. Tutti in comune avevano una cosa: avevano riposto nella dottoressa massima fiducia, tanto da arrivare ad accettare di sospendere le terapie convenzionali in favore di quelle così “particolari” proposte da lei.

I familiari delle tre vittime si sono costituiti parte civili, sostenuti dagli avvocati Gianfranco Sollai, Marco Spano, Mauro Massa, Stefano Porcu e Rita Dedola, e, durante l’udienza di oggi, hanno pronunciato le loro arringhe. Dal canto suo, la dottoressa, nell’udienza del 15 dicembre si era difesa negando di aver indotto i suoi pazienti a sospendere le terapie e sostenendo di aver invece solo tentato di migliorare la qualità della loro vita. Dopo queste dichiarazioni davanti alla Corte d’assise di Cagliari – presieduta da Tiziana Marogna –  l’avvocato Sollai (il legale dei figli di una delle vittime, Davide Spanu), aveva chiesto una perizia psichiatrica, per verificare lo stato in cui versava la Puddu ed essere sicuro che fosse capace di intendere e di volere, ma la Corte non aveva accolto la sua proposta.

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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