Falso in atto pubblico e abuso d’ufficio per coprire un buco di bilancio di 170 milioni. Sono i reati per cui Giuseppe Scopelliti, attuale governatore della Calabria del NCD, ex PdL, è stato condannato come ex sindaco di Reggio Calabria a sei anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici. La decisione del Tribunale ha avuto anche ripercussioni politiche con l’attuazione della legge Severino, la stessa che ha portato alla decadenza di Silvio Berlusconi e l’avvio della procedura per la sospensione dalla carica di Presidente della Regione di 18 mesi. Lo stesso Scopelliti ha però anticipato l’iter annunciando la volontà di dimettersi. “Sono rispettoso delle sentenze. È necessario fare un passo indietro. Quella delle dimissioni è l’unica soluzione che si potesse prendere”, ha spiegato.
La vicenda che ha portato alla condanna dell’ex sindaco di Reggio nasce dalle indagini relative al suicidio dell’ex dirigente comunale Orsola Fallara, morta nel 2010 per aver ingerito acido muriatico in circostanze poco chiare, legato alle autoliquidazioni che, secondo la Procura, la donna aveva emesso a suo favore. Si trattava di parcelle come incarico di rappresentante del Comune nella Commissione Tributaria pari a 750mila euro.
L’inchiesta si è poi estesa nell’ottobre 2011 arrivando con una serie di accertamenti tecnici sui conti del Comune a rilevare irregolarità nei bilanci tra il 2008 e il 2010 pari a 170 milioni di euro. Una situazione di cui Scopelliti, all’epoca sindaco, era a conoscenza e che aiutò a coprire firmando bilanci e atti pubblici falsificati.
Il buco di 170 milioni emerge anche dai rapporti degli ispettori del Ministero dell’Economia per il disavanzo maturato tra il 2006 e il 2010. Secondo l’accusa i bilanci erano stati truccati con artefici contabili per coprire il disavanzo creato dalla gestione “personalistica” dei soldi con le autoliquidazioni.
Le indagini sono durate un anno e mezzo con l’inizio del processo a novembre del 2012. Per il governatore della Regione, il pm Sara Ombra aveva chiesto 5 anni di reclusione e altrettanti di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza invece ha voluto inasprire la pena, portandola a sei anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Condannati per falso a tre anni e sei mesi di reclusione anche gli ex revisori dei conti: Carmelo Stracuzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici.
Scopelliti era stato interrogato dai giudici il 2 novembre del 2009 e confermò di aver chiestoalla Fallara delle autoliquidazioni delle parcelle. “Mi vergogno, ma è tutto vero”, fu la risposta che gli diede la dirigente. “Da quel momento i nostri rapporti si interruppero”, disse l’ex sindaco ai giudici.
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