Condannato per aver denunciato l’offensiva in Ucraina da parte della Russia, Yashin sconterà una pena di 8 anni.
A confermarlo è stato il tribunale in appello e la notizia riportata da Ansa si inserisce in un contesto molto ampio fatto di persone che vengono punite per essersi opposte apertamente a Putin condannando il suo operato. Quello che sta compiendo in Ucraina viene considerato non solo un conflitto ma un vero e proprio genocidio dove non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai bambini che vengono deportati con la forza dai territori colpiti e anche internamente da un posto all’altro della Russa, come fossero pacchi postali. Un dramma sotto tanti punti di vista che si compone di tasselli molto gravi, dalle manovre dell’imprenditore Uss che illecitamente ha rifornito l’esercito del Cremlino di armi di fabbricazione americana, alla vicenda della ragazza allontanata dal padre perché a scuola ha detto “No alla guerra” tramite un disegno a favore del popolo martoriato. La bandiera blu e gialla dell’Ucraina tinge il mondo unendo tutti in un solidale abbraccio ma quando a mostrare solidarietà sono i cittadini della Federazione la cosa cambia, ecco quindi che vengono arrestati ed educati a servire Putin senza contestare le sue azioni. Ilya Yashin è solo l’ultimo di una grande lista di coloro che hanno messo la propria faccia per opporsi a quello che viene considerato un dittatore.
Confermata la condanna a Yashin
Il 39enne Ilya Yashin era stato condannato a dicembre dal tribunale di Mosca per aver denunciato le azioni dell’esercito russo in Ucraina. Ritenuto colpevole di aver commesso reato di diffusione di informazioni false sulle forze militari del Cremlino, l’uomo è stato condannato in via definitiva a scontare una pena di 8 anni di reclusione.
La sentenza pronunciata in primo grado a dicembre rimane invariata. Il giudice ha ritenuto colpevole l’oppositore di Putin, confermando le accuse mosse verso di lui dopo che ha detto la verità sulla strage di Bucha, compiuta nel marzo del 2022.
Yashin era considerato l’ultimo dei grandi politici dell’opposizione a essere rimasto in libertà, ovviamente prima dell’arresto avvenuto la scorsa estate seguendo uno schema ben consolidato. Con una scusa è stato tratto in arresto e poi condannato in base all’articolo introdotto nel codice civile russo dopo l’invasione in Ucraina, appositamente per punire queste persone. Tale norma rende punibili coloro che parlano della guerra e della politica dello Stato in modo difforme dalla versione ufficiale del Cremlino. Ciò prevede una pena fino a 15 anni.
Lui ne ha ricevuto 8 e in questi mesi ha dato grande prova di dignità, a partire da prima dell’arresto quando si è rifiutato di scappare all’estero come gli era stato consigliato per sfuggire alla contorta giustizia russa. Yashin è rimasto, il politico 39enne vanta 20 anni di attività politica iniziata fra i liberali a fianco dell’amico Alex Navalny, altro importante oppositore di Putin, condannato a 9 anni in circostanze analoghe.
Protagonista delle grandi proteste in piazza del 2011 e 2012 contro il presidente della Federazione russa, è diventato un oppositore ancora più accanito dopo il 24 febbraio dell’anno scorso, criticando senza mezzi termini la guerra. Non smette di farlo nemmeno ora che si trova in reclusione, chiaramente non ha a disposizione il suo canale Youtube con più di 1 milione di followers ma la sua voce arriva ugualmente forte e chiara, come ad esempio durante una recente intervista.
L’intervista dal carcere
Nessun passo indietro sulla strage di Bucha, l’episodio che ha denunciato e che molti ancora continuano a negare, specialmente i politici corrotti d’Europa, amici di Putin, così come lui stesso li ha definiti.
Il prigioniero è apparso molto provato ma ammette ai giornalisti che sapeva le conseguenze di ciò che stava facendo. Fin dai primi giorni dell’invasione, dire la verità riguardo alla guerra è diventato un reato, in Russia. Questo ha portato al suo arresto in una prigione di Mosca e poi è stato trasferito a mille chilometri, in un carcere sotto gli Urali. L’intenzione delle autorità è probabilmente quella di diminuire i contatti con il mondo esterno, allontanandolo il più possibile.
Questo il parere del 39enne che al momento trova consolazione solo nei tanti followers che gli scrivono e nelle visite che riceve dai genitori e dagli avvocati, nonostante la lontananza. Questi non hanno mai smetto di battersi per lui, che in questo momento si trova in condizioni di prigionia molto severe.
Ha raccontato che nella sua cella non ha televisore né frigorifero, inoltre deve stare attento a mangiare perché più volte nel pasto ha trovato sassolini che hanno rischiato di rompergli i denti.
“questo è il nostro sistema penitenziario, accade anche di peggio”
ha detto scoraggiato. Il suo morale è a terra ma negli occhi c’è ancora la scintilla della giustizia e lui sa che ha fatto la cosa giusta ma che sarà difficile che altri lo facciano perché la sua punizione è un esempio che i russi vogliono date per zittire il popolo. Un popolo che sempre di più ha voglia di mostrare solidarietà e non può farlo, in una terra dove una bambina di poco più di 10 anni è stata allontanata dal padre perché ha fatto un disegno dove condanna la guerra. Questo e altri soprusi simili sono all’ordine del giorno e in Russia regna un regime di terrore dove si ha paura a parlare e fare qualsiasi cosa, insomma una dittatura vera e propria.
Fino ad alcuni anni fa tanti, anche in Occidente, guardavano a Putin come un modello da seguire e auspicavano leader simili anche altrove, oggi è diventato un demone che sta sterminando un’intera popolazione.
Yashin rivela ai giornalisti che si aspettava un tale accanimento giudiziario perché l’aveva fatta grossa: ha denunciato apertamente l’eccidio di Bucha citando testimoni e rapporti dell’Onu e dell’Osce.
“ho detto senza mezzi termini che putin è un assassino e le sue azioni sono criminali”.
In aula ha avuto parole molto dure anche contro il giudice, accusando l’intero sistema giudiziario russo. Lo fa di nuovo in questa occasione riportando la percentuale degli assolti in Russia che non supera lo 0,5% degli imputati, mentre ad esempio nel periodo di Stalin i dati erano intorno al 5%. Questo dà ancora meglio l’idea della durezza del regime putiniano.
La strage di Bucha
L’eccidio di Bucha è stato quello che ha portato all’arresto di Yashin, o meglio la denuncia dei fatti riportando dettagli molto precisi. Riferendosi a quella strage avvenuta a marzo, il politico ha detto che chi ancora ha il coraggio di negarla si sta sporcando le mani di sangue.
Il massacro in questione è stato compiuto nel marzo del 2022 durante l’occupazione della località ucraina che si trova a nord di Kiev. I militari russi e i ceceni della Guardia nazionale tentarono di accerchiare e prendere il controllo della capitale ucraina ma senza successo, lasciando una scia di devastazione e vittime.
Dopo che le forze ucraine ripresero il controllo di Bucha cacciando i nemici, iniziarono a circolare testimonianze sui crimini di guerra commessi dai russi. Giornalisti da tutto il mondo arrivarono sul posto documentando i cadaveri sparsi ovunque, lasciati in strada come spazzatura. Molte vittime avevano anche le mani legate.
Il sindaco riferì che c’erano delle fosse comuni dove erano stati gettati molti corpi e poi ancora, tanti bambini massacrati e civili vittime di vere e proprie esecuzioni, corpi mutilati e quant’altro. Tutto ciò venne largamente testimoniato dai residenti che si salvarono dal massacro e dal primo cittadino, che evidenziò che le atrocità avevano coinvolto addirittura gli animali domestici.
Le prove sembrano indicate che l’esercito russo avesse individuato i civili ucraini per poi ucciderli in modo organizzato. Fra coloro che si diedero da fare per diffondere tutto ciò ci fu appunto Yashin che ne parlò sul suo canale Youtube alimentando un forte odio verso Putin.
La cosiddetta legge russa sulle “fake news”, utilizzata nel caso di Yashin, mira a censurare e a mettere a tacere le voci indipendenti, impedendo loro di mettere in discussione le decisioni del governo russo e in generale, riportate i fatti sulla guerra additando la Russia come responsabile. La decisione odierna del tribunale è politicamente motivata ma rimane inaccettabile. L’Ue ha invitato più volte le autorità russe a rilasciare immediatamente e senza condizioni Ilya Yashin e tutti gli altri prigionieri perché hanno semplicemente detto la verità e ancora è tornata a farlo insieme a tanti sostenitori dell’uomo.