A Roma si è concluso il processo di appello nato dall’inchiesta “Alba Pontina” che ha visto come imputati i membri del clan Di Silvio. Secondo i giudici della Corte di appello è stata confermata l’associazione mafiosa. Il capo del clan detto Lallà, Armando Di Silvio, è stato condannato a 20 anni di carcere, sua moglie Sabina De Rosa a 13 anni e 4 mesi. Queste due le pene più pesanti degli otto incriminati.
Tutti gli altri hanno ottenuto una pena che va da un anno ad un massimo di 5 anni. Varie le accuse a loro carico, la Corte d’Appello ha deciso di confermare la sentenza già emessa dal Tribunale di Latina, unica differenza non è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa in due capi d’accusa questo ha portato a una leggera riduzione delle pene. Previste anche le somme che il clan dovrà versare a favore delle tre parti civili Regione Lazio, Comune di Latina e Associazione Caponnetto.
Concluso il processo di appello per l’inchiesta Alba Pontina che coinvolge il clan Di Silvio
Si è concluso a Roma il processo di appello nato con l’inchiesta “Alba Pontina” contro i membri del clan Di Silvio che hanno scelto di essere giudicati attraverso il rito ordinario.
I giudici della Corte di appello hanno scelto di confermare l’impianto accusatorio già presentato dalla Direzione distrettuale antimafia della città di Roma, quindi è stata anche confermata la natura dell’associazione mafiosa.
Sono state inoltre accolte gran parte delle richieste presentate dal Procuratore generale che aveva chiesto di confermare le sentenze già emesse dal Tribunale di Latina lo scorso luglio 2021.
In secondo grado però le pene sono state leggermente ridotte, il clan aveva avuto nella prima sentenza un totale di 64 anni di carcere, oggi invece ha ottenuto 52 anni e 7 mesi di carcere complessivi.
Questo “calo” della pena è dovuto al fatto che i giudici hanno scelto di escludere l’aggravante mafiosa per due capi d’accusa che interessano lo spaccio di stupefacenti.
Le pene detentive e pecuniarie
In conclusione perciò il capo dell’organizzazione criminale Armando Di Silvio detto “Lallà” è stato condannato a 20 anni di carcere, sua moglie Sabina De Rosa è stata condannata a 13 anni e 4 mesi di carcere.
La figlia della coppia, Genoveffa Di Silvio, ha avuto 4 anni di carcere, mentre il marito di quest’ultima, Federico Arcieri, ha avuto 3 anni e quattro mesi di carcere.
Tra gli imputati ci sono poi Angela Di Silvio che è stata condannata a 5 anni di carcere, Francesca De Rosa che è stata condannata a 2 anni e nove mesi, Giulia Di Silvio condannata a 1 anno e nove mesi e infine Tiziano Cesari condannato a 2 anni e cinque mesi di reclusione.
Questi membri del clan Di Silvio hanno dovuto rispondere a varie accuse tra cui associazione di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, favoreggiamento, violenza privata, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e reati elettorali.
La sentenza ha stabilito anche le somme di denaro che il clan dovrà versare alle tre parti civili nel provvedimento, previsti 10mila euro all’Associazione Caponnetto, 30mila per la Regione Lazio ed infine 40mila per il Comune di Latina.