Il congedo mestruale potrebbe arrivare anche in Italia. È infatti giunta alla Camera dei Deputati la proposta di legge a firma delle deputate del Partito Democratico Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato, che potrebbe dare alle donne che soffrono di dismenorrea la possibilità di stare a casa dal lavoro per 3 giorni al mese senza riduzioni dello stipendio. La proposta è stata presentata ad aprile 2016 e, dopo quasi un anno di attesa, è giunta in discussione a Montecitorio: se venisse approvata, darebbe un segnale importante nella lotta alla parità di genere sul lavoro, tema che, fuori dalle classiche date “da donna” come l’8 marzo, viene troppo spesso dimenticato.
La proposta di legge è composto di un solo articolo e prevede per tutte le donne che soffrono di dismenorrea la possibilità di astenersi dal lavoro per un massimo di tre giorni al mese con la giornata lavorativa pagata grazie al congedo mestruale.
Per poterne usufruire bisognerà presentare certificazione medica specialistica che accerti la problematica, da rinnovare entro il 31 dicembre di ogni anno e presentare al datore di lavoro entro il successivo 30 gennaio. Il congedo non rientrerà nel computo dei giorni di malattia, né a fini retributivi né contributivi e si applicherà a tutte le lavoratrici del settore pubblico e privato, con contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato, determinato o a progetto.
La proposta di legge equipara tutte le posizioni lavorative per le donne che ogni mese devono affrontare il disturbo legato al ciclo mestruale. La dismenorrea, o mestruazioni dolorose come spesso vengono impropriamente definite, è un vero e proprio disturbo, che colpisce le donne durante il ciclo con dolori fortissimi, spesso anche invalidanti, nelle zone del basso ventre.
I sintomi della dismerronea prevedono dolori costanti e senso di pesantezza in tutta la zona bassa della schiena e fino alle cosce, con spasmi e crampi nella parte inferiore dell’addome: in molti casi si possono avere vertigini, nausea, mal di testa, vomito, dissenteria e forti dolori articolanti creando condizioni di sofferenza che rendono necessario un riposo assoluto, oltre alla somministrazione di anti dolorifici.
Già ora moltissime donne sono costrette a stare a casa dal lavoro. I dati della dismenorrea in Italia, evidenziati dalle relatrici della legge, parlano chiaro: dal 60 al 90% delle donne soffrono durante il ciclo mestruale, con casi gravi nel 30%, e questo causa tassi dal 13 al 51% di assenteismo a scuola e dal 5 al 15% nel lavoro.
Il problema è già stato affrontato nel mondo, in particolare in Asia, dove molti paesi prevedono da tempo il congedo mestruale nella convinzione che chi soffre di dolori mestruali forti potrebbe avere problemi nel parto. In Giappone il “seirikyuuka“, cioè il congedo mestruale, è previsto dal 1947, in Indonesia dal 1948: gli ultimi ad adottarlo sono stati Sud Corea (2001) e Taiwan (2013). Anche in Occidente il tema è entrato nell’agenda delle grandi imprese, a partire dalla Nike che lo prevede per le sue lavoratrici dal 2007. Il tema era tornato alla ribalta dopo la decisione della Coexist, azienda di Bristol, che ha introdotto il congedo mestruale permettendo alle impiegate di rimanere a casa durante il ciclo, visto che i dolori non consentono di svolgere al meglio il proprio lavoro: la società prese la decisione anche perché notò che, terminato il ciclo, le donne erano tre volte più produttive.
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