Congiuntivo, gioie e dolori, qual è il suo uso corretto in italiano? Quali sono le regole che dominano questo modo verbale così ostico per tutti? Di sicuro ce lo hanno insegnato a scuola, ma una tendenza degli ultimi anni fa sì che il congiuntivo stia pian piano scomparendo dal nostro vocabolario sostituito dal più semplice e immediato indicativo. Un vero peccato, però ci si chiede se sia meglio vederlo scomparire o ascoltarlo storpiato. A tutti capita di sbagliare qualche congiuntivo, noi per primi, soprattutto quando vai ad impelagarti con tonnellate di subordinate, una di fila all’altra: inevitabile perdere di vista la principale, generando così caos e confusione.
Tuttavia ci sono persone che sbagliano regolarmente ad usare i congiuntivi (e non solo: che dire della virgola e della d eufonica?), sia nella lingua scritta che in quella parlata, forse anche condizionati da fulgidi esempi televisivi come Lapo Elkann, per esempio, tanto per citarne uno. Che ne dite dunque se proviamo a ripassare le regole del congiuntivo? Magari potrebbe esserci d’aiuto. Innanzitutto a cosa serve? Il congiuntivo è un modo verbale che deve essere utilizzato per sottolineare la dimensione soggettiva, individuale, non fondamentale, ipotetica di una frase. Per fare questo, l’italiano ci propone quattro tempi verbali appartenenti al congiuntivo:
– Congiuntivo presente: che io mangi, che io beva, che io giochi
– Congiuntivo imperfetto: che io mangiassi, che io bevessi, che io giocassi
– Congiuntivo passato: che io abbia mangiato, che io abbia bevuto, che io abbia giocato
– Congiuntivo trapassato: che io avessi mangiato, che io avessi bevuto, che io avessi giocato
Grazie a questi quattro tempi verbali siamo in grado di conferire alle nostre frasi un senso dubitativo, irreale, ipotetico. Normalmente il congiuntivo si usa nelle frasi subordinate, introdotto dalla preposizione ‘che’. Un esempio potrebbe essere: ‘Pensavo che avessi mangiato’. Vediamo adesso brevemente l’uso del congiuntivo nelle subordinate:
– subordinate oggettive: si usa il congiuntivo introdotto da ‘che’ a seguito di solito di verbi pensiero, opinione, dubbio, desiderio, volontà. Per esempio ‘Penso che tu debba mangiare’, ‘Credo che tu debba mangiare’, ‘Vorrei che tu mangiassi’
– subordinate soggettive: talvolta il congiuntivo si usa dopo frasi soggettive introdotte da espressioni impersonali, normalmente formate dal verbo essere + un sostantivo/aggettivo. Per esempio ‘E’ impossibile che si giochi così tanto’
– subordinate concessive: alcune frasi concessive reggono l’indicativo, ma ce ne sono altre che usano congiunzioni come malgrado, nonostante, benché e sebbene o pronomi come chiunque, dovunque, comunque, qualunque che vogliono necessariamente il congiuntivo
– subordinate comparative: di solito il congiuntivo si usa nelle frasi secondarie che indicano un termine di paragone, per esempio ‘E’ più buono di quel che sembri’
– subordinate relative: nelle relative che indicano limitazioni o requisiti, si può usare sia il congiuntivo che l’indicativo, ma dipende dal significato che voglio dare alla frase, a seconda che voglio indicare un fatto reale o uno ipotetico
– interrogative indirette: in realtà puoi usare sia l’indicativo che il congiuntivo nelle subordinate interrogative, dipende dal tuo gusto. Per esempio ‘Urlano: mi domando chi è’ oppure ‘Urlano: mi domando chi siano’
– subordinate ipotetiche: se le ipotetiche sono introdotte da congiunzioni come qualora, caso mai, nel caso che, allora bisogna usare il congiuntivo
Un altro piccolo dettaglio: in alcuni casi, il ‘che’ introduttivo della subordinata col congiuntivo può essere eliminato, ma solo con i verbi che indicano incertezza e timore, mentre tutti quelli che parlano di volontà non vogliono questo costrutto. In rarissimi casi, il congiuntivo si può eccezionalmente utilizzare in caso di proposizione principale, soprattutto quando si parla di un desiderio o di un’esortazione: ‘Che tu possa mangiare tutto’
Capitoletto a parte spetta alle regole della concordanza verbale che per il congiuntivo seguono delle norme ben precise, ma che di solito ci scordiamo. Se la frase principale è al presente, la subordinata potrà essere al congiuntivo presente per indicare contemporaneità (Mario pensa che io mangi), al congiuntivo passato per indicare anteriorità (Mario pensa che io abbia mangiato) o al futuro semplice per indicare posteriorità (Mario pensa che mangerò). Se invece la frase principale al passato, allora la subordinata potrà essere al congiuntivo imperfetto per indicare contemporaneità (Mario pensava che io mangiassi), al congiuntivo trapassato per indicare anteriorità (Mario pensava che io avessi mangiato) o al condizionale passato per indicare posteriorità (Mario pensava che io avrei mangiato). E’ più o meno chiaro?