Congo capitale degli stupri: l’inviata Onu definì il Paese di Butungu «il posto più pericoloso per una donna»

Congo

Il Congo, il Paese di origine di Guerlin Butungu, il capobranco accusato degli stupri di gruppo a Rimini, sarebbe «il posto più pericoloso al mondo per una donna». Margot Wallstrom, inviata speciale delle Nazione Unite per la violenza su donne e bambini nei conflitti, definì la Repubblica democratica del Congo «la capitale mondiale dello stupro».
La donna, era il 2010, spiegò: «Le donne non sono mai al sicuro: né sotto il tetto di casa propria, né dentro i loro letti, quando viene la notte. Vivono un’esistenza di paura e violenza».

Margot Wallstrom auspicò l’intervento dell’Onu affinché mettesse in moto interventi per proteggere le vittime e prevenire il reato: «Se le donne continuano a subire violenze sessuali, non dipende dal fatto che non esistano leggi per proteggerle ma perché queste leggi non vengono applicate come si deve».

Secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), in Congo nel primo trimestre del 2010 furono violentate 1.244 donne: «Una media di 14 violenze al giorno». In tantissimi casi si trattava dei cosiddetti “gang rape”, stupri di gruppo. Come a Rimini.

Tra le cause dell’impunità, secondo la Wallstrom, una società, quella congolese, «profondamente maschilista e patriarcale», con la tendenza a sminuire un reato grave e disgustoso.
Non che queste cose accadano solo nel paese africano. Basti pensare a quando, pochi mesi fa, un sindaco definì «una bambinata ormai passata» lo stupro di gruppo ai danni di una ragazzina. Dove? In Italia. A Pimonte, vicino Napoli.

L’ex militare congolese: «Ho stuprato 53 donne e bambine di cinque anni»
Le parole di Margot Wallstrom sono state ripescate sette anni dopo proprio per la nazionalità di Guerlin Butungu, il rifugiato congolese secondo le accuse a capo della banda che ad agosto ha stuprato a Rimini una turista polacca e una trans peruviana.

A proposito degli stupri in Congo, il Giornale (cavalcando l’attuale ansia anti-rifugiati) ha riportato anche degli spezzoni di un’intervista a due ex militari congolesi intervistati nel 2013 dal Guardian. Uno dei due raccontò: «Eravamo in venticinque e abbiamo stabilito che avremmo violentato dieci ragazze a testa… Io ne ho stuprate 53 ed anche bambine di cinque o sei anni».

Un altro: «Non ho violentato perché ero arrabbiato, ma perché ci dava piacere. Quando siamo arrivati qui abbiamo incontrato tante donne. Potevamo fare quello che volevamo».

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