Congo e M23, il Paese sta vivendo un momento di massima tensione come non si vedeva da anni. Dopo il massacro che il 29 novembre ha colpito il viaggio di Kishishe, attribuito al gruppo M23, la situazione è peggiorata repentinamente.
Il terribile attacco nell’est del Congo sembrava aver provocato cinquanta morti ma il governo della Repubblica Democratica del Congo ha comunicato un nuovo bilancio che vede i decessi triplicati. Le autorità congolesi hanno attribuito al gruppo di ribelli M23 il massacro. Si riaccendono le tensioni tra Congo con il Rwanda e l’attenzione è massima, dato che il confitto tra le due nazioni ha radici profonde.
Il Congo ha ripreso le ostilità con il Ruanda dopo il massacro avvenuto nel villaggio di Kishishe che si trova nella provincia di Kivu Nord il 29 novembre. Le autorità congolesi hanno dichiarato che l’attacco organizzato è stato compiuto dal gruppo ribelle M23. Inizialmente l’ex governatore della provincia e ora ministro dell’industria ha comunicato un bilancio di 50 morti nel massacro.
La milizia ribelle M23 ha rigettato le accuse e sopratutto il numero delle vittime affermando che i decessi erano stati otto e a causa di proiettili vaganti mentre stavano combattendo con altri ribelli. Il portavoce del governo ha invece informato pubblicamente mediante una conferenza congiunta con il ministro dell’industria che il bilancio ufficiale dei decessi era triplicato e si è ampliato a 300 vittime accertate.
Vittime che non fanno parte di gruppi armati ma sono semplici civili che abitavano il villaggio. Tra loro purtroppo sono stati confermati 17 bambini. Una strage che ha rigettato nel caos il Paese.
Una ripresa delle ostilità tra il Congo che accusa il Ruanda di sostenere i ribelli del gruppo M23. Da quando il gruppo ha ripreso la sua attività, dopo dieci anni di stop, le tensioni sono peggiorate e i tentativi di riappacificarsi tra le due nazioni sono falliti.
La disputa tra i due paesi nasce più di dieci anni fa quando il malcontento e l’isolamento del popolo Tutsi ha portato alla formazione del gruppo degli insorti del 23 marzo ovvero i ribelli M23.
Per capire la provenienza e il perché della nascita del gruppo ribelle M23 dobbiamo però andare più indietro di dieci anni. Innanzitutto va precisato che la maggioranza dei componenti di questo gruppo fa parte della minoranza etnica Tutsi. Questo popolo ha sempre subito una certa emarginazione nonostante fossero a tutti gli effetti parte del Congo.
Il 2004 è l’anno in cui i Tutsi hanno deciso di deciso di disertare i ranghi dell’esercito governativo congolese per formare una milizia a parte. Questo perché si sentivano emarginati e non presi in causa dal governo del Congo. Hanno così formato il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo o CNDP, non soltanto per combattere le forze governative ma anche per difendersi dai genocidi hutu, attuati dai ruandesi, ma chi chi scappava, cercando di sopravvivere, si spostava proprio nelle zone dove risiedevano i Tutsi.
La milizia ha occupato le zone del nord est del Congo e ha cominciato una lunga lotta con le forze militari governative. Il 23 marzo del 2009 i miliziani del CNDP sono stati, in gran parte, reintegrati nell’esercito tradizione del Congo. Sono stati raggiunti degli accordi che prevedevano integrazione e diritti per i Tutsi. Le promesse dello stato però non sono mai state onorate, così nella primavera del 2012 si è formato il movimento degli insorti del 23 marzo. Il loro nome M23 rievoca per l’appunto gli accordi del 2009 mai rispettati.
Una guerra violenta e sanguinaria che visto moltissimi civili morire per mano dei combattenti e che ha visto coinvolto anche il Ruanda che è stato accusato dal Congo di sovvenzionare l’M23. A sua volta il governo ruandese accusa quello congolese di sovvenzionare il gruppo ribelle e anti statale FDLR. L’intervento dell’Onu e la pressione degli Stati vicini ha fatto sì che l’M23 venisse fermato dopo la sua impresa di conquista incredibile. Sconfitto ma non smantellato del tutto io gruppo armato ha continuato ad esistere e a organizzarsi seppur relegato nella zona di Kivu nord.
Dallo scorso anno le tensioni tra Ruanda e Congo si sono riaccese e il malcontento dell’M23, che vede tutt’ora violati i diritti del popolo Tutsi, si è riacceso violentemente. A fine novembre il massacro nel villaggio che ha portato alla morte centinaia di civili dimostra che le difficoltà sono ancora ben presenti e soprattutto dimostra che, se le autorità governative ma anche quelle internazionali non studieranno ed attueranno una soluzione fattibile ma di impatto si rischia di ripercorrere orrori già visti nella storia di questi popoli che potrebbero fare rischiare la vita ad una minoranza etnica intera.
Il Kenya si è già inserito nella trattativa di pace tra Ruanda e Congo, schierando anche le proprie truppe a Kivu e più precisamente della capitale di regione. Si teme un’escalation anche nei paesi confinanti come l’Uganda dato che gli sfollati ora in fuga dal Congo sono decine di migliaia.
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