I pensionati italiani scoprono con grande sorpresa di ricevere un assegno inferiore rispetto a quello di dicembre 2014, con una decurtazione ben mascherata alla voce “conguaglio pensione da rinnovo”. La rivalutazione delle pensioni – applicata secondo un meccanismo di perequazione – ha costretto l’Inps al prelievo di 12 euro ogni 1000 euro di pensione. La circolare numero 1/2015, pubblicata dall’Istituto nazionale di previdenza, specifica che il prelievo non è stato circuito alla sola mensilità di gennaio, bensì caso identico anche per febbraio.
Per il conteggio pensionistico è applicato un tasso di rivalutazione che con l’indice dei prezzi al consumo rilevati dall’ISTAT considera un proporzionale adeguamento degli assegni all’inflazione registrata nei 12 mesi precedenti. Sono state individuate discrepanze e nette differenze tra il tasso provvisorio di rivalutazione delle pensioni per l’anno successivo e quello per l’anno in corso: nella pratica il tasso provvisorio 2014 era pari all’1.2%, mentre quello definitivo – reso noto a novembre – è risultato pari all’1.1%. Il tasso provvisorio per il 2015 si attesta a 0.3%. Il calcolo generale che sottende alla rivalutazione è determinato dalla doppia differenza tra il tasso provvisorio 2014 per il tasso definitivo 2014, a cui si sottrae il tasso ora provvisorio – aspettando quello definitivo – per il 2015.
La rivalutazione odierna è stimata allo 0.2%. Il dato provvisorio, applicato sui ratei pensionistici del 2014, superiore al dato definitivo 2014 ha portato risultati contrastanti. L’Inps ora, a causa di un’inflazione ai minimi storici, richiede il rientro degli importi calcolati e versati a causa di una perequazione automatica che in previsione non ha tenuto conto di un andamento negativo – perequazione rilevatasi negativa per un decimale di punto -.
Prendendo ad esempio il caso di un pensionato che nel 2014 ha incassato mensilmente un assegno di 1000 euro, decurtando lo 0.1 – la differenza tra tassi provvisori e definitivi – otteniamo circa 12.87 euro. In soldoni, il valore reale tra il pareggio delle due partite contabili del 2014 equivale a 988.14 a cui si somma la rivalutazione percentuale provvisoria fissata per il 2015 – ripetiamo, 0.3% -. Il totale ammonta a 1002.1. Al netto del conguaglio l’aumento annuale lordo – fissato a 26.13 euro – diventa 13.26.
La rivalutazione annuale provvisoria fissata allo 0.3% si applica soltanto per gli importi che raggiungono tre volte il valore minimo definitivo per l’anno in corso – ci riferiamo ai pensionati che percepiscono assegni sino ad un totale di 1502.64 euro lordi al mese -. Per importi superiori alle tre volte il minimo fissato ed entro le quattro volte, il tasso corrispone allo 0.285%. A seguire, oltre quattro volte e non oltre le cinque, il tasso applicato è dello 0.225%. Infine – parliamo per pochi pensionati – oltre le cinque volte e non superando le sei il tasso scende a quota 0.15%. Per assegni mensili che superano per sei volte il minimo la rivalutazione è vicina allo 0.135%.
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