24 aprile 2020 – Aggiornamento
Come prevedibile, il Consiglio europeo andato in scena nella giornata di ieri ha infine dato il suo via libera all’attivazione di MES sanitario, Bei e Sure a partire dal mese di giugno: approvato dunque nella sua interezza il pacchetto di aiuti economici da circa 500 miliardi di euro lasciato in eredità dall’Eurogruppo lo scorso 9 aprile. Sul versante degli strumenti più innovativi è stata invece riconosciuta, su richiesta dell’Italia e del Presidente Conte, l’“urgenza” di un Fondo per la ripresa, alla cui elaborazione lavorerà nel corso delle prossime settimane la Commissione europea. I dettagli sul suo funzionamento sono dunque ancora tutti da definire, ma nonostante questo il premier Conte si dice soddisfatto: “Uno strumento del genere era impensabile fino adesso e renderà la risposta europea più solida e coordinata. La Commissione – continua Conte – lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico”. Al Consiglio europeo il compromesso tanto atteso sembrerebbe dunque essere stato raggiunto.
Consiglio europeo, le proposte in campo
23 aprile 2020
È iniziato il tanto atteso Consiglio europeo che dovrà decidere del pacchetto di aiuti da mettere in campo per rispondere alla crisi economica scatenata dalla pandemia di Covid-19 e da cui, più in generale, dipenderanno le sorti future dell’Eurozona. Passaggio fondamentale della trattativa in corso in Europa, il vertice, che vede riuniti in videoconferenza i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri dell’UE, cercherà di arrivare ad un accordo che possa accontentare tutte le parti in gioco, nonostante siano ancora numerosi i nodi da sciogliere e gli ostacoli da superare per arrivare ad un accordo che possa dirsi risolutivo. Vediamo dunque nel dettaglio quali sono le proposte che saranno oggetto del dibattito odierno al Consiglio europeo.
Primo punto della trattativa interna al Consiglio europeo sarà il pacchetto di aiuti da circa 540 miliardi di euro individuato dall’Eurogruppo lo scorso 9 aprile, costituito da tre strumenti economico-finanziari: un programma di aiuti da circa 200 miliardi di euro da parte della Banca europea degli investimenti (Bei); il programma di cassa integrazione europea proposto dalla Commissione europea denominato Sure (100 miliardi); il MES senza condizionalità per le spese sanitarie per un massimo di 240 miliardi di euro. Se per i primi due strumenti sembrano non esserci grossi problemi, sul MES la partita non è ancora del tutto chiusa: in particolare, resta da chiarire ancora la posizione dell’Italia a tal riguardo, con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che dovrà valutare l’effettiva assenza di condizionalità.
Oltre a questi strumenti però, in molti si aspettano anche un’accelerata su soluzioni più innovative che permettano una risposta conforme all’eccezionalità e alla gravità del momento. Accantonati, a quanto sembra definitivamente, gli eurobond proposti dall’Italia a causa dell’opposizione dei Paesi del Nord Europa, Olanda e Germania in primis, la discussione si è spostata, nel corso dell’ultimo Eurogruppo, sulla creazione di un Recovery fund, un Fondo per la ripresa che abbia la possibilità di stanziare una cifra piuttosto considerevole. Nelle intenzioni della Commissione europea il Recovery fund dovrebbe essere un fondo temporaneo finanziato, almeno inizialmente, da un aumento delle risorse proprie del bilancio UE, dunque attraverso maggiori contributi dei Paesi membri al bilancio europeo.
Il Fondo per la ripresa, la cui entità sempre secondo la Commissione europea dovrebbe essere di circa 300 miliardi di euro, dovrebbe poi essere in grado di emettere obbligazioni europee – i cosiddetti Recovery bond – tramite cui raccogliere sui mercati finanziari risorse per 320 miliardi di euro da trasferire ai Paesi in difficoltà. Secondo la proposta avanzata dalla Spagna poi, questi titoli di debito europei, garantiti da un aumento del bilancio UE, dovrebbero essere perenni, dunque senza scadenza: i Paesi beneficiari non dovrebbero cioè restituirli, ma sarebbero tenuti solo al pagamento degli interessi. Su questi temi, tuttavia, l’accordo sembrerebbe essere ancora piuttosto distante. Insomma, la partita sul tavolo europeo è ancora tutta da giocare.