Giuseppe Conte, capo politico M5S, critica l’alleanza elettorale di Partito Democratico e Azione ribadendo l’alterità grillina ad ogni coalizione in campo e la necessità, per il partito, delle parlamentarie.
Nelle febbrili ore che stanno portando partiti e gruppi parlamentari al confronto per la definizione di alleanze e programmi elettorali, Giuseppe Conte si trova a dover gestire un gruppo andato in pezzi ed ora costretto a rinnovare buona parte del suo quadro dirigente per la regola dei due mandati.
Innanzitutto l’ex avvocato del popolo si fa continuatore della concezione diretta di democrazia di cui il partito fondato da Grillo si è sempre fatto promotore. Infatti, dopo la decisione definitiva di non derogare il vincolo dei due mandati, disposizione a cui Conte è dovuto sottostare per l’impuntarsi del garante genovese, ora il partito perderà molti dei parlamentari che nell’ultimo decennio hanno collaborato nelle fila pentastellate.
Urge quindi, per l’ex premier, convocare immediatamente le parlamentarie 5S, visto anche il poco tempo che intercorre al voto politico nazionale del 25 settembre.
Ora, con il termine parlamentarie si intende, grossomodo, ciò che nel PD sono le primarie, svolte però online e a libero accesso per qualunque cittadino. Difatti la procedura prevede che chiunque, presentando la documentazione richiesta, possa divenire potenziale candidato ad essere un parlamentare pentastellato.
A questo punto, la rosa dei pretendenti è vagliata, tramite votazione online, dagli iscritti al partito contiano e coloro che ricevono le maggiori preferenze diverranno i candidati di seggio. Nessun vincolo di curriculum, competenze, origine sociale o geografica; si starebbe valutando solo il da farsi intorno al “principio di territorialità”, norma che imporrebbe al candidato di presentarsi solo nella propria regione di provenienza.
Dopo aver ribadito importanza ed imminenza di questa dimostrazione di democrazia diretta e dal basso, Giuseppe Conte fa il punto sulle alleanze elettorali.
Un primo commento non può che essere rivolto alla definizione della coalizione tra PD di Letta e Azione di Calenda. L’ex alleato del “campo largo” è bollato quale “ufficio di collocamento” dal capo politico M5S: ossia i Dem sarebbero ormai divenuti un luogo ove reclutare e redistribuire fuoriusciti e transfughi di altre formazioni.
Da questa impostazione non può che discendere il patto di cui sopra, un’ammucchiata (sempre parole di Conte antecedenti a quanto qui riferito) di personalismi inconciliabili e uniti solo dal calcolo aritmetico dei sondaggi.
Questo per Conte determinerà un’alleanza che potrà anche allargarsi all’infinito fino magari a vincere nelle votazioni, ma che poi non sarà in grado di governare perché priva di un programma unitario e condiviso.
Per tale ragione il gruppo grillino darà peso solamente a proposte, temi e programmi con il fine di strutturare un ardito e articolato progetto riformatore per l’Italia. A fondamento di tale manifesto saranno posti i pilastri dell’agenda del Movimento: transizione ecologica, giustizia sociale e pacifismo.
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