Antonio Conte è un concentrato di vittorie, talento tattico e determinazione assoluta, in un mix tutto suo e difficile da ritrovare anche sulle panchine delle maggiori big internazionali. La fiamma del tecnico, però, si sta spegnendo al Tottenham: sicuramente una questione di calcio puro, ma anche di distanza rispetto all’ambiente degli Spurs. I risultati, a conti fatti, sono deludenti – se non fallimentari – e l’esonero, a questo punto, appare sempre più vicino. In Inghilterra sono convinti che accadrà già nei prossimi giorni, addirittura in settimana, mentre in Italia in tanti si interrogano su un suo possibile ritorno in Serie A, in primis all’Inter e non alla Juventus, ma anche al Milan o alla Roma. Ma sarebbe davvero un affare? E soprattutto sarebbe utile?
Dove c’è odore o sapore di vittoria, Antonio Conte in qualche modo cerca di inserirsi. E se non lo può fare con la potenza economica o dei vari club, lo fa con le armi proprie che sa usare meglio, quelle della tattica, della determinazione e dell’ossessione per un obiettivo ben preciso: arrivare al trofeo. Ora il tecnico leccese, però, è arrivato a un nuovo bivio della sua carriera: la sua storia d’amore con il Tottenham, se mai è sbocciata, ora sembra ai titoli di coda dopo l’eliminazione meritata dalla Champions League e un percorso nel massimo campionato inglese sempre più farraginoso e che ormai non pare poter portare grandi soddisfazioni. Anzi, c’è un esonero all’orizzonte e sicuramente uno scollamento con l’ambiente che non sembra più recuperabile. L’Italia, di fronte a un allenatore così, non può che farsi due domande e chiedersi a chi potrebbe davvero fare comodo da giugno in poi. Il tempismo, però, sembra quello sbagliato stavolta per l’ex Juventus. Uno che, di solito, è abituato a far pensare in grande tutti, ma che forse ha buttato al vento qualche occasione di troppo in nome della sua ambizione per la perfezione.
Partiamo dai numeri freddi e spietati per comprendere il terremoto che sta per investire il calcio italiano e internazionale. Conte, sì proprio il tecnico capace di arrivare allo scudetto dalle macerie con Juventus e Inter e poi di brillare con la Nazionale italiana, è pronto a muoversi. E, di solito, quando succede, porta in dote una serie di investimenti, vittorie e futuro che non è facile di arginare. È questione soprattutto di appeal, di ambizioni, caratteristiche mentali che poi diventano anche fisiche e che alla fine fanno succedere le cose nel mondo del calcio, anche più del vile denaro.
Ma partiamo dalla ricostruzione di ciò che sta accadendo nelle ultime ore e, in generale, in questa stagione. Nella scorsa stagione, l’allenatore pugliese si è imposto un obiettivo ben chiaro: riportare la sua mentalità in Inghilterra e farlo da primo della classe, mettendo il suo lavoro e la sua ossessione positiva al servizio di un club come il Tottenham, che non ha le possibilità di Manchester City, United, Liverpool e Chelsea, ma con le giuste indicazioni e gli uomini giusti può diventare una grande realtà del football europeo, e poi anche internazionale.
La stagione, però, non ha riservato grosse sorprese, soprattutto non in positivo. Gli Spurs si piazzano al quarto posto in classifica, ma con un finale in crescendo che lascia ben sperare per l’anno dopo, quello in cui i metodi del tecnico sarebbero già dovuti essere assimilati da tutti. E, invece, si continua a parlare della preparazione atletica sfiancante impostata da Conte, di come i calciatori stavolta proprio non la reggano e di un gruppo che non pare quello giusto per rappresentare le volontà tecniche e tattiche dell’allenatore, nonostante i diversi acquisti, anche dal campionato italiano, che la società ha sottoscritto.
Le cose, però, con il tempo, vanno peggio del previsto. Il percorso in Champions League non decolla e soprattutto aleggia una sensazione di discontinuità che è difficile cancellare dalla testa dei tifosi e degli addetti ai lavori. Alla fine, la qualificazione agli ottavi di finale della massima competizione europea arriva, ma con tanta fatica e soprattutto una manciata importante di fortuna. In Premier League, invece, non c’è mai la sensazione che gli Spurs possano entrare nella corsa al titolo, di fronte a squadre sicuramente più attrezzate come Manchester City e United, ma anche in confronto a un Arsenal che sta stupendo tutti e enfatizzando ancora di più i fallimenti dei londinesi in maglia bianca e blu.
La fase a eliminazione diretta contro il Milan, in realtà, sembra abbordabile anche per un Tottenham non incontenibile, ma i rossoneri escono vittoriosi dal doppio confronto, anche se di misura, e soprattutto gli uomini di Conte non segnano neanche un gol e non contro una difesa imperforabile della nostra Serie A. Da lì in poi, le cose sembrano andare sempre peggio, soprattutto perché qualcosa sembra essersi definitivamente rotto con l’ambiente. L’atteggiamento degli Spurs non è stato quello giusto in campo, e non è una questione di qualità. Si tratta banalmente di grinta, di determinazione, di gettare il cuore oltre l’ostacolo, proprio quelle caratteristiche che per Conte sono imprescindibili per far parte del suo gruppo.
Sensazioni che poi si sono trasformate in realtà nel momento in cui l’allenatore si è lasciato andare a uno sfogo carico di rabbia, ma anche disillusione e frustrazione, dopo il 3-3 contro il Southampton: “Continuo a vedere giocatori egoisti in campo e fuori, e questo è il nostro problema. Abbiamo dimostrato di non essere una squadra. Giocatori che non vogliono aiutarsi, non giocano con il cuore… una cosa cui qui al Tottenham ci siamo abituati da tempo”. Parole che la società non ha preso affatto bene, anche se poi Conte ha chiarito che si trattava di dichiarazioni contro la squadra e non contro la società e i suoi insuccessi passati.
Il punto è che la furia di Conte l’ha portato a una conferenza da cui difficilmente si può tornare indietro e non sono parse semplicemente focalizzate a innescare una reazione nei suoi ragazzi, o almeno in quelle che lo erano: “Ma i giocatori? Dove sono i giocatori? La storia del Tottenham è questa: da 20 anni non hanno mai vinto qualcosa e lo sapete perché? Secondo voi la colpa è solo della società o di tutti i tecnici che arrivano?”.
A proposito di fratture, il Tottenham sembra essersi schierato dalla parte proprio di quei calciatori a cui Conte è andato contro, per i contenuti, ma soprattutto per i modi, e pare essere arrivato alla conclusione che così non si può proprio più andare avanti. Per questo, la decisione dell’esonero appare sempre più imminente e a scriverlo oggi è stato addirittura il “Telegraph”. Il noto quotidiano, infatti, ha scritto chiaramente che i giorni della sosta per le Nazionali sono quelli fondamentali per l’addio. Daniel Levy, infatti, starebbe già lavorando per concordare la buonuscita per l’allenatore e tutto il suo staff. Al suo posto, inoltre, sarebbe già pronto Ryan Mason, che aveva già avuto quel ruolo nel 2021 per una manciata di partita. Un traghettatore in piena regola, quello perfetto per il Tottenham, soprattutto per la sua storia. Insomma, tutto sembra pronto per un addio fragoroso e da porte sbattute in faccia, ma che ha soprattutto ribaltato la situazione in casa Spurs. Infatti, dopo l’eliminazione dalla Champions League per mano del Milan, lo stesso tecnico ex Inter aveva affermato che il suo futuro si sarebbe definito al termine della stagione, alla scadenza del suo contratto. Prima la situazione l’aveva in mano proprio lui, ora pare essere il Tottenham a non voler più continuare insieme.
Conte, inoltre, è tornato in Italia in questi giorni. Una scelta che aveva preso già in passato nei lunghi stop dettati dalle Nazionali, ma che ora sembra alimentare le voci che vorrebbero l’allenatore sempre più nostalgico rispetto al Bel Paese. La Serie A d’altronde non può essere insensibile nei confronti di un tecnico che ha vinto così bene e così tanto, ma la situazione ora sembra essere decisamente diversa rispetto a quella di due o più anni fa.
Se si discute del futuro di Conte, quasi in maniera ossessiva, si parla di Inter. Le voci degli ultimi giorni – che presto potrebbero diventare fatti – sono arrivate proprio nell’ennesimo momento di alti e bassi per i nerazzurri. Simone Inzaghi e i suoi ragazzi sono riusciti a centrare la qualificazione ai quarti di finale di Champions League, un obiettivo storico per il club e che non arrivava da oltre un decennio, ma in campionato le cose vanno decisamente peggio e sicuramente al di sotto degli obiettivi e delle prospettive dei nerazzurri.
Le ultime due sconfitte contro Spezia e Juventus non sono facili da digerire, per motivi diversi, per i tifosi e sono state aspramente criticate dagli addetti ai lavori. E la classifica piange, rispetto alle attese: il terzo posto ora è la realtà e la Beneamata è lontanissima da un Napoli imprendibile, ma che a inizio stagione sembrava alla portata. Vedremo come andrà da qui a fine anno, soprattutto il doppio confronto contro il Benfica, ma ora anche in Serie A una reazione sembra indispensabile per garantire a Inzaghi la panchina di uno dei club più prestigiosi in Italia.
Se, invece, l’Inter da qui a fine anno dovesse sprofondare è a quel punto che le cose potrebbero andare in rovina anche per l’ex tecnico della Lazio e, quindi, si aprirebbe la possibilità del ritorno di Conte su una panchina dove ha riportato lo scudetto, ma con tutte le richieste e le difficoltà del caso. In caso contrario, ma anche solo se dovesse arrivare un posto tra le prime quattro, è difficile che Giuseppe Marotta e il resto della società decidano di dare il benservito a un allenatore come Inzaghi che comunque ha impostato un gioco e una mentalità europei e che sta portando dividenti anche dal punto di vista economico, oltre che sportivo. E poi non sarebbe l’unica opzione a disposizione dei nerazzurri, dato che c’è anche Thiago Motta, un allenatore che sta stupendo in tanti in Serie A e a livello internazionale e che costerebbe sicuramente di meno. Cambiare per cambiare non avrebbe senso, ma se ce ne fosse la necessità, non saremmo così sicuri che l’Inter sceglierebbe Conte.
E neppure il Milan. Anche per i rossoneri stanno tornando insistenti le voci che vorrebbero il tecnico leccese alla guida del Diavolo. In realtà, la situazione è in divenire, ma non è così semplice la pista che porta all’ex Juventus. In primis, gli ostacoli sarebbero di natura economica, ma anche nei miglioramenti da apportare alla rosa. L’attuale allenatore del Tottenham – lo dimostra la sua storia in Italia – ha sempre chiesto nuovi calciatori di livello per mettere in atto i suoi progetti tattici e che stessero al passo delle sue ambizioni. Non sarebbe facile fargli sposare il progetto rossonero in tutto e per tutto.
E poi comunque scalzare Stefano Pioli sarebbe un’impresa non di poco conto. Parliamo comunque dell’allenatore del club campione d’Italia dello scorso anno, un tecnico che ha fatto rinascere dalle ceneri un Milan che sembrava intorpidito in una spirale di scelte insoddisfacenti, stravolgimenti societari e calciatori sbagliati. Insomma, Pioli è un eroe e un tecnico capace di raggiungere i quarti di finale di Champions League. Anche se il quarto posto non dovesse arrivare, non sarebbe per forza la fine di tutto, anche se sarebbe un dramma. Ma intanto siete così certi che il percorso nella massima competizione europea sia destinato a finire qui per i rossoneri?
Infine, almeno in Italia, c’è la Roma. Molti rilanciano con forza questa pista, altri la etichettano come una semplice voce destinata a svanire nel nulla. In realtà, i giallorossi hanno un progetto in ascesa, anche economicamente, e il sistema tattico aiuterebbe l’inserimento di Conte. Permetterebbe soprattutto al club della Capitale di tentare l’assalto allo scudetto, quello che sicuramente il tecnico desidererebbe fin da subito per dimostrare il suo valore e anche perché è la sua missione da sempre, quasi per sua intrinseca ambizione. E non di certo ora le cose non sono cambiate al Tottenham, anche se in modi e modalità che molti non hanno capito o hanno definito sbagliate.
E poi José Mourinho non sembra affatto sicuro della sua permanenza in giallorosso. Probabilmente è lui il più in bilico tra le guide tecniche dei tre club italiani sopracitati e non per volontà della Roma, ma i segnali di nervosismo dello Special One e anche in questo caso gli alti e bassi nel gioco non possono essere ignorati. È pur vero che in Europa League le cose stanno andando più che bene e, quindi, neanche in questo caso si può parlare di addio imminente, ma di situazione da valutare a fine anno. Di notizie certe, infatti, al momento non ce ne sono, nonostante in molti spingano quella del ritorno all’Inter.
Un po’ per quello che era riuscito a fare in nerazzurro, un po’ per richiesta di tanti tifosi, oggi sono stati in molti a twittare sul possibile rewind, la maggior parte con giudizio positivo, altri desiderando un profilo e un nome diverso. Questo è anche causa del fatto che Conte difficilmente si sia legato a lungo a un progetto, lasciando squadre stanche e costringendo le società a trovare sul più bello un sostituto. Molti gli imputano, inoltre, un’eccessiva cura della tattica, quasi ossessiva o peggio robotica, a volte a discapito delle qualità individuali. Comunque vi raffiguriamo di seguito la situazione con una serie di tweet.
Infine, ma non per importanza, attenzione anche alle strade che portano all’estero. L’Atletico Madrid, infatti, potrebbe decidere di separarsi dopo tanti anni da Diego Simeone e anche al PSG le cose non sono andate come previsto. Se la panchina dei parigini dovesse saltare, Conte potrebbe essere comunque nel novero degli allenatori preferiti.
In ogni caso, non abbiamo bisogno della forma sbiadita, nervosa, probabilmente incompresa del tecnico leccese. Ma sicuramente l’ex Juventus in Italia ha una marcia in più, perché conosce meglio le dinamiche, l’ambiente, sa far presa sui suoi calciatori e sa tirar fuori il massimo possibile. Il tempismo, però, sembra sbagliato, ma come si fa a rinunciare a uno come lui? Probabilmente riuscirà ad accaparrarselo chi farà peggio di qui alla fine e con la certezza di fare un gran colpo. Intanto, lo aspettiamo, anche se non ne avremmo bisogno e con il suo solito – e ben congeniato – 3-5-2 potrebbe fare male veramente a tanti, anche perché sa farlo meglio di tutti gli altri. E anche la Juventus ne sa qualcosa.
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